Soulstice - Recensione

Le Chimere Briar e Lute lottano contro il tempo per sventare una minaccia in grado di piegare il mondo conosciuto.

Soulstice - La recensione

LA RECENSIONE IN BREVE

  • Un hack 'n' slash frenetico come vuole il genere ma, sorprendentemente, retto da una storia ben scritta in cui si intravede la passione per il manga di Claymore.
  • Sistema di combattimento ricco, variegato, pronto a metterci in difficoltà ma anche a darci tutti i mezzi per affrontare ogni sfida con la corretta consapevolezza.
  • A volte gli effetti particellari sono eccessivi, mentre la telecamera in certi frangenti è più d'intralcio che aiuto.

Dimmi che ti piace Claymore senza dirmi che ti piace Claymore. Questo pensiero mi ha accompagnato per larga parte della mia esperienza con Soulstice, l'hack 'n' slash sviluppato dagli italiani di Reply Game Studios, e ai titoli di coda è diventata una certezza, una di quelle che confermi col sorriso sulle labbra perché le mie undici ore sono state un rivivere appieno il manga di Norihiro Yagi. In futuro, se dovessi pensare a un videogioco che si è reso omaggio di un'altra opera, so che tra i primi ci sarà per certo Soulstice.


L'avventura di Briar e Lute, però, è loro soltanto. Sebbene mi abbia ricordato in più occasioni Claire e nel complesso il contesto dark fantasy in cui Claymore è ambientato, non si parla di una sua copia carbone; non lo è nei personaggi né nella storia di per sé, che non nasconde l'ispirazione ma va per la propria strada, offrendo dei personaggi che saranno in grado di imprimersi per essere loro stessi. Non è diverso il discorso per quanto riguarda il gameplay, con dei chiari richiami a Bayonetta e/o Devil May Cry ma assolutamente in grado di spiccare di suo, offrendoci una interpretazione personale della formula hack 'n' slash che queste due serie ci hanno trasmesso dai tempi che furono fino a oggi. Infine, Soulstice è un gioco che si presta benissimo a uno o più seguiti dei quali, francamente, non vedo l'ora; ha delle sbavature qui e lì ma sono tutte cose che si possono regolate in un secondo capitolo, così come hanno fatto la nostra strega Umbra preferita e il figlio del diavolo più figo stiloso dell'universo videoludico.

Seguitemi dunque e scoprite perché il gioco di Reply Game Studios è una "piccola" gemma tutt'altro che grezza.

Storia di due Chimere

Ovviamente, della trama vi dirò lo stretto indispensabile perché nel suo intreccio non mancano colpi di scena o più in generale situazioni che si devono vivere con lo stupore della prima volta. Impersoneremo Briar e Lute, due sorelle Chimere al servizio dell'Ordine della Lama Cinerea. Il loro compito, ma in generale di queste entità non più umane, è debellare la progenie del Caos ovunque si manifesti, così da mantenere quella pace conquistata con sangue, sudore e fatica in passato.

Vengono così mandate nell'imponente città di Ilden, una delle tre sacre, vittima di una misteriosa breccia che ha causato morte e distruzione lungo le sue strade. L'obiettivo è soprattutto fornire supporto ad altre due Chimere, essendo Briar e Lute considerate deboli, ma per un motivo o l'altro si troveranno parecchio coinvolte in una trama che nasconde sotto di sé più di quanto mostra. Inizia così il lungo viaggio attraverso Ilden, che si fa base per ogni aspetto del gioco: la città vive e respira come ben poche volte, azzerderei nessuna, mi è capitato di vedere.

Briar e Lute, le due sorelle Chimere.

Ilden, la sacra e la corrotta

Una delle cose più "rivoluzionarie" di Soulstice è proprio la sua ambientazione. Una singola città che, per estensione, viene coperta con senso logico e diventa pressoché l'unica area del gioco. Offrire seriamente un senso di ampiezza e distanza è cosa rara ma Reply Game Studios ci è riuscita in un percorso il cui peso si sente tutto; si sente ed è giusto così perché, assime alle due sorelle, stiamo letteralmente attraversando la città dal porto alla cattedrale e quando si vede quest'ultima in lontananza, già dal primo capitolo, la distanza che ci separata non è indicativa, fittizia o messa lì tanto per fare. È proprio quella che andremo a coprire.

Un capitolo alla volta, un'area alla volta, un distretto alla volta, Ilden si apre davanti a noi nella sua miseria e tragedia, con tutta l'intenzione di ostacolarci in un modo o nell'altro. Vuoi per i Corrotti che la infestano, oppure perché le macerie di per loro non semplificano certo le cose; insomma, laddove nella maggior parte dei casi (hack 'n' slash in particolare) i livelli passano di palo in frasca quando entrano in causa le ambientazioni, Soulstice prende un elemento soltanto e lo ripartisce in più sezioni, offrendoci una ragione sensata per attraversare Ilden e dando, non smetterò mai di ripeterlo, il senso della distanza percorsa. Non è semplice, tutt'altro, stabilire una sola ambientazione (peraltro una città, per quanto grande) e farne il fulcro del tuo gameplay nonché della tua storia; il giocatore deve sentirsi motivato in quello che fa, anche se parliamo di un genere dove la narrazione non è che abbia poi un ruolo predominante. Per questo la scelta degli sviluppatori è stata rischiosa, quasi pericolosa in certi punti dove il peso di questa infinita traversata sembrava schiacciante.

Vedete il raggio di luce sullo sfondo? Dovete arrivare lì. A piedi.

Qualcuno potrebbe citare i primi Assassin's Creed, che bene o male facevano di una singola città il perno di tutta l'avventura, ma oltre a parlare di due generi diversi non è proprio la stessa cosa in termini di movimento e possibilità, perché in AC si è comunque bene o male liberi, il parkour era la sua essenza e attorno a quello ruotava. Soulstice è un gioco che sostanzialmente va su binari (porta da A fino a B senza distrazioni nel mezzo che non siano piacevoli massacri in grande stile), semilineare nel suo design eccezion fatta per alcune deviazioni nelle quali trovare segreti o potenziamenti. Per questo mi ha sorpreso la decisione e, alla fine, impressionato come gli sviluppatori siano riusciti a reggerla fino alla fine anche grazie al comparto narrativo.

Una storia ben dosata, che non diventa una pappardella inutile di filmati riempitivi e dialoghi privi di scopo ma, anzi, sa quando introdurre il giusto colpo di scena per sollevare l'animo spingendo a continuare una missione disperata. Il peso di Briar e Lute diventa anche il nostro, la fatica per arrivare fino alla cattedrale una sensazione condivisa e per i nostri sforzi il gioco ci premia con una trama ben scritta nella sua semplicità, altro fattore che viene spesso perso per strada nella ricerca di una originalità a volte superflua.

Ilden non è solo enorme ma anche ingegnosa nei collegamenti.

Da sottolineare inoltre la cura nel design della città in sé, che non solo presenta aree ciascuna con il nome specifico (quartiere dell'usuraio, banchina del distretto portuale e via dicendo, giusto per fare esempi veloci), ma si evolve di capitolo in capitolo, con lenta costanza, facendoci di fatto respirare l'ampiezza di Ilden nonché la differenza che c'è tra città alta e bassa. Pur nella rovina che la avvolge infatti, si percepisce nettamente lo stacco tra chi viveva negli agi e nello sfarzo e chi invece doveva lottare per sopravvivere.

Essere una Chimera

Di basso o alto grado, una Chimera dispone sempre di un più che discreto arsenale per sbarazzarsi delle minacce. In tal senso, Briar non fa eccezione e nel corso della storia entrerà in possesso di diverse armi, ognuna utile a modo suo nonché dotata del rispettivo set di potenziamenti. Non abbiate timore di non saper padroneggiare una o un'altra, visto che il gioco vi spiega come funziona e contro quali nemici ha più effetto; senza contare che occasioni per sperimentare non mancheranno di certo. A livello di gestione, ho trovato molto apprezzabile la scelta di non implementare un menu di equipaggiamento che sarebbe presto diventato tedioso, assegnando invece ciascuna arma a un tasto direzionale. All'inizio potrà non sembrare molto intuitivo ma con nemmeno troppa pratica vi verrà naturale.

Soulstice è pensato per farvi usare tutto l'arsenale, presto o tardi, motivo per cui le creature che presenta tendono a soffrire più un particolare tipo di arma soprattutto quando si tratta di riempire l'indicatore dello stordimento. Come in tutti gli hack 'n' slash che si rispettino, sfruttarle al meglio è la base per sopravvivere più a lungo e ottenere il miglior punteggio possibile a fine combattimento. Diversamente da, per dire, Devil May Cry che ha la valutazione anche nel bel mezzo dello scontro, Soulstice tiene conto della vostra performance e soltanto alla fine decreterà il voto in base a tre elementi: il punteggio, il tempo speso e le vite perse. Il primo criterio risulta il più complicato perché terrà molto in considerazione la varietà sia in termini di armi utilizzate sia di combo messe a segno: insomma, la ripetitività porta alla noia e la noia a un punteggio basso. Con un arsenale del genere a disposizione, è persino un peccato non sfruttarlo.

L'arsenale di Briar. Lo si potenzia grazie a un PNG o a fine capitolo.

Il gioco non manca assolutamente di fluidità, seguendo il ritmo che gli imponiamo senza subire alcun calo sensibile di frame e dunque permettendo una gestione ottimale del campo di battaglia; unica eccezione, la telecamera, che in alcuni casi e soprattutto quando siamo a ridosso del muro non gioca esattamente a nostro favore. Va però detto che Soulstice, data la tendenza a non lesinare sulla quantità di avversari, non è proprio quel gioco che necessita di un lock on costante; anzi, spesso è persino meglio non averlo sia per la frenesia dello scontro, sia perché, anche qui, il lock on di cui sopra a volte fatica a passare tra i nemici quando gli diamo l'input. Detto questo, in tutta la mia partita non ho riscontrato problemi di sorta in modalità performance.

Finora ho parlato solo di Briar, ma le Chimere sono due e lavorano sempre in coppia: Lute, anche chiamata Ombra, è letteralmente l'angelo custode della sorella. Grazie a lei ci si può difendere da moltissimi attacchi in arrivo, premendo il tasto corrispondente e, a seconda del livello di potenza di Lute, della distanza nonché del nostro tempismo, porre un malus al mostro che stava cercando di colpirci: si passa dal rallentamento fino al respingimento completo e la sua efficacia è suddivisa per classe di nemico. All'inizio Lute ci difende da quelli di classe bassa ed entro alcuni limiti, ma a mano a mano che potenziamo le sue abilità diventerà più efficiente anche contro le creature di classe alta. Non solo, potrà persino agire in autonomia laddove al nostro occhio dovesse sfuggire un comando; non pensatela però come una soluzione a cui affidarsi completamente: rimanete comunque voi i primi responsabili della vostra incolumità.

Uno dei poteri di Lute. Vale lo stesso discorso che per Briar.

Se pensate che Lute sia solo difesa, be' non è così. La sorellina se la cava benissimo anche in attacco, dandovi il più possibile supporto con attacchi magici che si possono incrementare sempre passando dai potenziamenti. In tal caso, parlando di offesa, agisce sempre in autonomia e non le si possono impartire ordini, ma nel complesso si mostra molto efficiente nel coprirci le spalle o magari nell'insistere sul nostro obiettivo per facilitarci il compito. Personalmente, non ho mai sentito la necessità che facesse di più.

Anche perché non è finita qui. Lute infatti ha un ultima, importantissima capacità: creare campi di energia scarlatti o cobalto che, l'avete capito lo so, servono per sconfiggere determinate tipologie di nemici come i Posseduti e Spettri (questi ultimi a volte assumono anche il ruolo di Possessori ma lo vedrete giocando). I campi di forza sono essenziali per sopraffare queste creature, però non possono essere usati senza il minimo criterio: evocarli genera Entropia, il cui eccessivo accumulo si può tradurre in un Sovraccarico per Lute. Ciò significa che per un breve tempo scomparirà, non potendo più supportarci in alcun modo; una meccanica che dà al combattimento un ulteriore strato di complessità e che va a farsi sentire soprattutto nei livelli più avanzati, quando le creature saranno sufficientemente potenti e fastidiose. In ogni caso, persino un aspetto a doppio taglio come i campi di forza (utili anche durante l'esplorazione) può rivelare sorprese: lo scoprirete quando darete un'occhiata all'ormai noto menu dei potenziamenti.

Non lo sentite anche voi, il richiamo di Claymore?

Soulstice però non si accontenta qui e, in perfetto stile Claymore, introduce la Furia. Concettualmente, non è una condizione diversa dall'Ira degli Dèi di Kratos, prendendo il primo esempio che mi viene in mente. Briar cede alla sua parte bestiale, cambiando aspetto e diventando più letale a discapito della difesa (non potrete, cioè, usare Lute per tale scopo) fino ad accumulare abbastanza energia da scatenare una potente mossa finale che cambia sulla base dell'allineamento di Lute legato sempre ai potenziamenti.

Qual è la fregatura per un tale potere? In teoria nessuna, se non che da un certo punto della storia in avanti si corre il rischio di scivolare nella Follia: in questo stato, Briar non ha pressoché alcun controllo e l'unico modo per aiutarla è far sì che Lute riesca a restituirle un po' di ragione. Nulla può ferirla e il suo attacco aumenta in modo esponenziale, ma il prezzo da pagare, qualora non riusciste a riportarla indietro, è il game over: Briar sfocerà nella Trascendenza e non avrà alcuna possibilità di redenzione. Cedere alla Follia è sempre una vostra scelta, poiché l'input è lo stesso della Furia ma si attiva solo quando le vite sono a livello critico. Comunque, per sbloccare uno di questi status occorre che tra le due sorelle ci sia il giusto livello di sinergia. Come si accumula? Colpendo in continuazione i nemici, eseguendo combo e non subendo mai danni (basta un singolo colpo per annullare totalmente l'agognato accumulo di Sinergia).

Lui imparerete a detestarlo. Meno di altri ma a sufficienza.

Come vedete, Soulstice mette tanta carne al fuoco ed è molto probabile che negli scontri più impegnativi vorrete mettervi le mani nei capelli (io, almeno, avendo scelto di partire subito con la massima difficoltà possibile, l'ho fatto), ma mai come in questo caso vale il detto che "la pratica rende perfetti". Sentirsi inizialmente sopraffatti è normale, ma piano piano vedrete che ogni tassello andrà al suo posto; non dico che svilupperete una visuale periferica per individuare gli L1 a lato dello schermo mentre voi picchiate qualcuno sul fronte opposto, però ci andrete vicino. Sperimenterete molto e ne trarrete la giusta soddisfazione, anche grazie a un'ottima varietà di nemici e delle combinazioni in alcuni casi forse un po' troppo eccessive. L'unica pecca di un tale sistema di combattimento è l'uso a tratti eccessivo degli effetti particellari, che tendono a creare confusione lì dove ce n'è già a sufficienza; non sono in ogni caso invalidanti, ma generano solo un po' di fastidio nelle aree piccole e fin troppo affollate (simile discorso vale per la telecamera).

Laddove sembra strafare, in realtà il gioco bilancia bene tutte le possibilità a disposizione e il fatto che in certi casi lo abbia trovato ingiusto ritengo sia dovuto all'aver scelto, spinta da un istinto suicida, la modalità Paladino per cominciare. Gli hack 'n' slash non sono generi che si affrontano così alla leggera senza prima averli interiorizzati, ma io ho deciso di andare a testa bassa e pagarne (a volte) le conseguenze. Già sapendo cosa mi aspettava, ma dopo una prima eventuale sconfitta riuscivo a gestire il combattimento molto meglio. Ci sono state persino boss fight risolte al primo tentativo, perciò in termini di bilanciamento il gioco tende a essere onesto e solo in rari casi passa il segno. Diverso è il discorso delle Sfide, sparse lungo i vari livelli e pensate apposta per darvi fastidio: sono un buon mix tra quelle viste in DMC e i tanto famigerati portali Alfheim di Bayonetta. Una volta trovati, che li abbiate completati o meno, non importa: li ritroverete nella sezione extra del menu principale, pronti per essere giocati ancora e ancora in un comodo sistema di raccolta.

Comparto artistico e tecnico

Soulstice, essendo un richiamo in particolare a Claymore ma in generale molto orientato verso lo stile giapponese, ne presenta i tratti senza tuttavia eccedere. Cerca e riesce a restare sempre con i piedi per terra quanto possibile, a dispetto dei classici occhi "manga" dei personaggi, un po' più grandi rispetto al normale, ma nel complesso è molto ben realizzato e godibile. Potrebbe non trovare il favore di tutti, ma personalmente ho apprezzato il fatto che non si sia voluto puntare a un realismo simil Devil May Cry rischiando un risultato meno efficace di quanto invece non risulti questo. Dalle creature ai personaggi, la varietà non manca, in particolare per gli Spettri e i Posseduti, e ciascuno sa imprimersi a suo modo.

La storia di Briar e Lute è ammantata di tragedia.

Tecnicamente parlando, come ho già scritto, il gioco non ha mostrato cali di frame in modalità prestazione, nemmeno in una situazione molto carica che avrebbe giustificato una minima incertezza. Tutto è filato liscio, tanto nel gameplay quanto nei filmati, che peraltro mettono in scena scontri di tutto rispetto che ovviamente starà poi a noi concludere.

Verdetto

Soulstice è un gioco che ha tutto il diritto di guardare verso i mostri sacri del genere, come Bayonetta e DMC, al punto da rendersi un potenziale candidato al pantheon degli hack 'n' slash (anche per il fatto che lascia spazio a un seguito e dunque alla serialità). La storia di Briar e Lute è semplice nel suo intreccio ma ben scritta e accompagna il gameplay sempre più stratificato, dando inoltre un senso a Ilden in quanto unica ambientazione del gioco. L'utilizzo che Soulstice fa della città e il senso di progressione e distanza che riesce a trasmettere sono probabilmente il suo aspetto più rivoluzionario, almeno nel genere di cui fa parte. Un'ottima prova da parte di Reply Game Studios, nonché un gioco che risulta ambizioso senza aver mai voluto esserlo.

In questo articolo

Soulstice

Forge Reply | 20 Settembre 2022
  • Piattaforma
  • PS5
  • XboxSeries
  • PC

Soulstice - La recensione

9
Ottimo
Un ottimo hack 'n' slash che può ergersi in piedi, con orgoglio, vicino ai mostri sacri del genere.
Soulstice
Approfondisci
Commenti