Nonostante i progressi compiuti negli ultimi decenni, il divario di genere (“gender gap”) nelle libere professioni resta una questione aperta. I dati più recenti evidenziano come, in settori cruciali come la psicologia, la medicina e l’avvocatura, le donne continuino a incontrare ostacoli che ne limitano la piena realizzazione professionale. Secondo le ultime rilevazioni, le psicologhe rappresentano oltre il 75% della categoria, eppure, in posizioni apicali come quelle accademiche e dirigenziali, la loro presenza si riduce drasticamente. Lo stesso accade nel settore medico: il numero di dottoresse è in crescita, ma la percentuale di donne che accedono ai ruoli di primariato resta inferiore al 20%. Anche nel campo dell’avvocatura, dove la presenza femminile è in costante aumento, si registra un significativo divario retributivo, con le avvocate che guadagnano in media il 40% in meno rispetto ai colleghi uomini. Il problema non riguarda solo le retribuzioni e l’accesso ai ruoli di leadership, ma anche le difficoltà nella conciliazione tra vita lavorativa e privata. Molte professioniste si trovano a dover gestire carichi di lavoro elevati senza adeguati strumenti di supporto, una realtà che incide direttamente sulla possibilità di carriera e sulla qualità della vita. A livello normativo, sono stati introdotti strumenti per ridurre il divario, come la certificazione di parità di genere e i fondi PNRR dedicati all’inclusione lavorativa. Tuttavia, affinché queste misure siano realmente efficaci, è necessario un impegno concreto da parte delle istituzioni e degli ordini professionali nel monitorare e promuovere l’equità di genere. Rendere il mondo del lavoro più equo e inclusivo non è solo una questione di giustizia sociale, ma un passo fondamentale per valorizzare appieno le competenze e le potenzialità di tutte le professioniste. Per approfondire 👇🏻 https://lnkd.in/dzn9VZsW
Consiglio Nazionale dell'Ordine degli Psicologi
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Il CNOP è l'istituzione che rappresenta la professione di psicologo sul piano nazionale ed internazionale.
Chi siamo
ll Consiglio nazionale dell'Ordine degli Psicologi è stato istituito con la Legge n. 56 del 1989. È composto dai presidenti dei Consigli regionali, delle provincie autonome di Trento e di Bolzano, e da un rappresentante della sezione B dell'Albo. Ha il compito di rappresentare la professione di psicologo nei contesti nazionali e internazionali, di predisporre ed aggiornare il codice deontologico, vincolante per tutti gli iscritti, sottoponendolo all'approvazione per referendum. Cura l'osservanza delle leggi e delle disposizioni concernenti la professione relativamente alle questioni di rilevanza nazionale; designa i rappresentanti dell'Ordine negli enti e nelle commissioni a livello nazionale. Questa pagina non sostituisce i canali di comunicazione ufficiali, per le richieste di informazioni mettersi in contatto attraverso il sito ufficiale del Consiglio Nazionale www.psy.it.
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Dipendenti presso Consiglio Nazionale dell'Ordine degli Psicologi
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Luca Bernardelli
Psicologo autore del libro "Guida Psicologica alla Rivoluzione Digitale" | Dir. Scientifico Master in Psicologia dell'Esperienza Digitale | CEO @…
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Luca Longo
Work & organization psychologist | Organization Development consultant
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Stefano Manzo PhD
Tribunale per i Minorenni di Napoli
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Dott.Daniela Carnemolla
Psicologo Clinico Albo A, Ordine degli psicologi della Lombardia
Aggiornamenti
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L’intelligenza artificiale sta rivoluzionando molti settori, ma può davvero sostituire uno psicologo? La risposta è no. Il caso dello studente americano che ha scelto di confidarsi con un chatbot per affrontare il proprio disagio lo dimostra chiaramente. Affidarsi esclusivamente a strumenti digitali per ricevere supporto psicologico non solo è un’illusione, ma può rivelarsi rischioso, perché priva la persona di un vero percorso terapeutico e di un supporto umano qualificato. Secondo una recente indagine, il 20% della Gen Z ha già utilizzato l’IA per ricevere supporto emotivo. Questo dato solleva interrogativi preoccupanti: perché sempre più giovani scelgono un chatbot invece di rivolgersi a un professionista? Le risposte possono essere molteplici: la rapidità, l’accessibilità immediata, l’assenza di un costo diretto. Ma il punto è un altro: un supporto così impersonale può davvero sostituire il valore di una relazione terapeutica basata sull’ascolto attivo e sulla comprensione profonda dell’individuo? Uno psicologo non si limita ad ascoltare: è un professionista formato per analizzare le emozioni, interpretare i segnali verbali e non verbali, e accompagnare la persona in un percorso terapeutico strutturato e personalizzato. L’IA, per quanto sofisticata, si basa su risposte predefinite, algoritmi e pattern linguistici, ma non può cogliere le sfumature emotive, la sofferenza nascosta dietro le parole, il tono della voce, lo sguardo esitante. Come ha affermato David Lazzari, Presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi, “L’intelligenza artificiale è un modello di simulazione della realtà e delle relazioni, mentre l’intelligenza umana è capacità di comprendere e dare significato alla realtà e alle relazioni”. Questa differenza è cruciale: affidarsi a un algoritmo significa rinunciare alla profondità del rapporto umano, all’empatia, alla capacità di costruire un percorso di cura personalizzato. Di fronte a una difficoltà psicologica, la soluzione non può essere una macchina. Rivolgersi a uno psicologo significa scegliere un supporto autentico, competente e costruito sulla relazione umana. La salute mentale merita attenzione, professionalità e sensibilità: siamo sicuri di volerla delegare a un chatbot? Per approfondire 👇🏻 https://lnkd.in/dWMYc8Sz
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La Giornata Mondiale contro il Cancro ci ricorda l’importanza della prevenzione, della ricerca e del sostegno ai pazienti e alle loro famiglie. Ogni anno, oltre 1,5 milioni di persone in Europa ricevono una diagnosi di cancro. Dietro questi numeri ci sono vite, famiglie, battaglie quotidiane fatte di speranza, resistenza e coraggio. Affrontare il cancro significa prendersi cura della persona nella sua totalità. Non si tratta solo di cure mediche, ma anche di garantire un supporto psicologico adeguato, un aspetto ancora troppo trascurato. Oggi, solo un malato oncologico su cinque riceve un aiuto psicologico nel sistema pubblico, un dato che deve far riflettere. È tempo di colmare questa lacuna e riconoscere il diritto all’assistenza psicologica come parte integrante del percorso di cura.
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Il presidente Nazionale dell’Ordine degli Psicologi David Lazzari denuncia un fenomeno in aumento che allarma i professionisti della salute psicologica: «L’IA ha uno sviluppo inevitabile, ma che va governato» e la cui gestione vede tutti «in ritardo». Perché sempre più persone e soprattutto i giovani chiedono aiuto a un’intelligenza artificiale piuttosto che a un terapeuta? «Oggi molti giovani sono smarriti e disorientati e hanno bisogno di ascolto. Serve una rete pubblica di psicologia accessibile, come lo psicologo scolastico o lo psicologo di base. Senza un servizio pubblico diffuso, il primo ascolto spesso non è garantito e non tutti possono permettersi un aiuto privato a pagamento. C’è un bisogno insoddisfatto. Quali sono i limiti più evidenti di una psicoterapia simulata da un algoritmo? «Oltre alla mancanza di una reale comprensione emotiva, c’è un altro aspetto fondamentale da considerare: la comunicazione umana non si basa solo sulle parole. Occorre considerare la cosiddetta comunicazione non verbale, fatta di gesti, espressioni, toni di voce. L’intelligenza artificiale potrà mai essere all’altezza di quella umana in questo senso? «L’intelligenza umana è profondamente diversa da quella artificiale, perché è incarnata e si sviluppa attraverso il vissuto corporeo e attraverso le emozioni. Riesce a integrare cognizione — quindi pensiero logico — ed emozioni in un equilibrio che l’intelligenza artificiale, essendo un puro algoritmo, non potrà mai raggiungere». È fondamentale introdurre normative che garantiscano maggiore trasparenza nell’utilizzo di questi strumenti. Inoltre, uno dei ruoli chiave della scuola dovrebbe essere quello di educare i ragazzi a un uso consapevole dell’intelligenza artificiale. Dobbiamo sviluppare una cultura in cui la tecnologia sia uno strumento utilizzato con estrema consapevolezza. Dobbiamo essere noi a utilizzarla per i nostri scopi e non possiamo lasciare che sia lei a utilizzarci per i suoi. Dobbiamo tenere bene a mente questo principio». Qui il reportage del Messaggero sul sempre più crescente numero di giovani che utilizzano l’Ai per consulenze psicologiche 👇🏻 https://lnkd.in/d552WP3E Qui l’intervista integrale al presidente del Cnop David Lazzari 👇🏻 https://lnkd.in/dJRiZJjK
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📚Benvenuti nella Biblioteca del CNOP! Il CNOP lancia La Biblioteca del CNOP, un’iniziativa digitale che raccoglie tutti i quaderni pubblicati negli ultimi anni. Un progetto pensato per rendere accessibili e condivisibili le conoscenze e le esperienze della comunità professionale degli psicologi. 📎 Il volume "Psicologhe, psicologi e pari opportunità: i risultati del follow-up" nasce dall’impegno del Gruppo di Lavoro sulla Ricerca e del Comitato Pari Opportunità del CNOP. La ricerca segue il primo studio del 2018, approfondendo le esigenze emergenti della professione e le strategie attuate per rispondere ai cambiamenti del contesto sociale e sanitario. Il volume documenta i progressi compiuti e le aree su cui è necessario concentrare l’attenzione per garantire un futuro sempre più equo e inclusivo per la categoria. Questa pubblicazione rappresenta un contributo fondamentale per il dibattito sulla professione psicologica e le pari opportunità, offrendo dati aggiornati e spunti di riflessione utili per orientare le future iniziative del CNOP e dell’intera comunità professionale. 🔗Scopri il Quaderno completo e inizia il viaggio nella nostra biblioteca digitale: https://lnkd.in/dUgihhyx
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Essere genitori oggi significa affrontare un livello di stress senza precedenti. Secondo il Surgeon General degli Stati Uniti, Vivek Murthy, il 33% dei genitori dichiara livelli di stress molto elevati, rispetto al 20% della popolazione adulti. Questo aumento, in atto da oltre dieci anni, è legato a fattori come difficoltà economiche, gestione della tecnologia, preoccupazioni per la sicurezza dei figli e la crescente solitudine sociale. L’American Psychological Association (APA) paragona la genitorialità a un impiego lavorativo ad alta pressione, con carichi emotivi e aspettative costanti. Il peso emotivo della genitorialità ha conseguenze significative non solo sulla salute mentale dei genitori, ma anche sul benessere familiare complessivo. L’assenza di un supporto strutturato e l’aumento delle richieste sociali contribuiscono alla sensazione di inadeguatezza. Inoltre, alcuni genitori affrontano situazioni aggravanti come discriminazioni, instabilità economica o difficoltà relazionali, rendendo la gestione dello stress ancora più complessa. Alla pressione sociale si aggiunge una nuova forma di stress: l’enorme quantità di consigli sulla genitorialità. Oliver Burkeman definisce questo fenomeno “l’industria dei consigli per bambini”, in cui la ricerca di risposte univoche si trasforma in un’esposizione continua a regole e strategie contraddittorie. Un’analisi del Washington Post evidenzia come i social media amplifichino questa dinamica: più i genitori cercano informazioni, più vengono sommersi da nuovi contenuti, aumentando il senso di insicurezza. In un contesto in cui il sovraccarico informativo può diventare fonte di ansia, è fondamentale selezionare le fonti con attenzione. Il confronto con professionisti qualificati e la costruzione di una rete di supporto solida possono offrire strumenti più concreti rispetto alla ricerca ossessiva della risposta perfetta. Accettare l’incertezza come parte del percorso educativo e concedersi margini di errore è essenziale per vivere la genitorialità con maggiore serenità. Nessun genitore è perfetto, ma sviluppare fiducia nelle proprie capacità può fare la differenza nel costruire relazioni familiari più sane ed equilibrate. Per approfondire 👇🏻 https://lnkd.in/dvn4WJdG
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“Il benessere psicologico non è solo un obiettivo individuale, ma un pilastro fondamentale della salute pubblica.” Con queste parole, David Lazzari, Presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi, sottolinea l’importanza di una visione integrata della salute, che includa il benessere psicologico come fattore determinante per la qualità della vita, una buona gestione della salute, la prevenzione delle malattie. “La ricerca scientifica dimostra che il nostro stato psicologico incide direttamente sulla salute fisica. Un disagio psicologico prolungato aumenta il rischio di malattie cardiovascolari del 68%, di malattie respiratorie del 103% e di diabete del 63%. D’altra parte, un buon livello di benessere riduce il rischio di malattia e favorisce un recupero più rapido, con un miglioramento della prognosi del 22%.” Secondo Lazzari il benessere psicofisico, che include gli equilibri adattivi, la gestione delle emozioni e comportamenti positivi, è un determinante fondamentale della salute e del superamento delle malattie. Nella psicologia anglosassone si parla di flourishing, ovvero quella condizione che permette all’individuo di fiorire, sviluppare un buon funzionamento e resilienza e migliorare la propria realizzazione. “Investire nel benessere significa promuovere migliori strategie di gestione dello stress, emozioni più equilibrate e scelte di vita più salutari.” Lazzari evidenzia la necessità di un cambio di paradigma: “Prevenzione e cura devono procedere insieme. Il benessere psicologico non è un lusso, ma una necessità sociale. Serve un impegno concreto per promuoverlo, sin dall’infanzia, nelle scuole, nei luoghi di lavoro e nelle comunità.” Un approccio che non solo migliora la qualità della vita, ma contribuisce anche a ridurre il peso delle malattie sulla sanità pubblica. “Investire nel benessere psicologico è uno dei migliori investimenti per il futuro della salute.” Per approfondire 👇🏻 https://lnkd.in/dKKjGg8b
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L’isolamento sociale tra gli adolescenti in Italia è quasi raddoppiato dopo la pandemia, secondo una nuova indagine pubblicata su Scientific Reports. Il numero di giovani che non frequentano più amici al di fuori dell’ambiente scolastico è passato dal 5,6% del 2019 al 9,7% del 2022, mentre i cosiddetti “lupi solitari” sono triplicati, dal 15% al 39,4%. Questo fenomeno, assimilabile agli hikikomori giapponesi (termine che descrive ragazzi che si autoisolano, evitando ogni contatto sociale per lunghi periodi), rischia di trasformarsi in un serio problema endemico. La ricerca, svolta su studenti delle scuole superiori, si è concentrata sul ritiro sociale e sui fattori che lo alimentano. L’incremento è correlato a difficoltà nelle relazioni familiari, bassa fiducia nei confronti di genitori e insegnanti, cyberbullismo, iperconnessione e scarso coinvolgimento in attività sportive extrascolastiche. «L’iperconnessione è principale responsabile tanto dell’autoisolamento quanto dell’esplosione delle ideazioni suicidarie giovanili: il passaggio massiccio alle relazioni umane al mondo virtuale, accentuato dalla pandemia, rischia di accrescere il senso di solitudine. Secondo i ricercatori, il virtuale tende dapprima a sostituire i contatti reali. In seguito, i giovani finiscono per ridurre anche le interazioni online, rinunciando gradualmente a ogni forma di socialità. Il fenomeno è trasversale, colpisce sia ragazzi che ragazze, senza differenze territoriali o di status economico, e fa emergere una questione radicata. Gli esperti sottolineano l’urgenza di misure educative e di sostegno, rivolte sia alle famiglie sia al corpo docente, per riconoscere tempestivamente i segnali di disagio. Psicologi e specialisti in ambito psicoeducativo possono contribuire, offrendo supporto mirato per contrastare l’autoisolamento e le sue conseguenze sul benessere individuale. Intervenire prima che il distacco diventi cronico consente di salvaguardare la crescita equilibrata degli adolescenti, evitando un aggravamento del disagio psicosociale. Per approfondire 👇🏻 https://lnkd.in/dzqMTqPZ
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L’insonnia non è solo una difficoltà a dormire: è un segnale che può indicare problemi più profondi, come ansia o depressione. In Italia, circa il 20% della popolazione soffre di insonnia, spesso in forma cronica. Come spiega Claudio Mencacci, co-presidente della Società Italiana di Neuro Psico Farmacologia (SINPF): “L’insonnia non è solo un sintomo, ma può diventare un precursore di disturbi mentali, aggravando la sofferenza del paziente.” Durante il XXVI Congresso SINPF, svoltosi a Milano, è stato presentato un importante documento di consenso. Questo strumento, elaborato grazie al contributo di esperti internazionali, mira ad essere di supporto nella gestione dell’insonnia, indicando strategie per integrare trattamenti personalizzati e passare in sicurezza da una terapia a un’altra. La psicoterapia, in particolare la terapia cognitivo-comportamentale (CBT) è uno degli approcci più efficaci per migliorare la qualità del sonno e, al contempo, alleviare i sintomi dei disturbi psicologici associati. L’importanza di trattare l’insonnia non si limita al riposo notturno: ignorare il problema può portare a un peggioramento della qualità della vita, aumentando il rischio di cronicizzazione e ricadute. “Integrare il trattamento dei disturbi del sonno nei piani terapeutici dei pazienti permette di ridurre significativamente i rischi di peggioramento, migliorando il benessere psicologico e fisico,” aggiunge Mencacci. Affrontare l’insonnia significa prendersi cura del benessere complessivo, prevenendo problemi più gravi e offrendo alle persone strumenti per ritrovare equilibrio e serenità. Con strategie integrate e cure mirate, è possibile restituire alle persone un riposo di qualità e migliorare significativamente il loro benessere psicologico. Per approfondire 👇🏻 https://lnkd.in/d9N4aMJt