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EVE - ELITE VALUE EXCHANGE

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#dareprimadichiedere

Chi siamo

EVE-Elite Value exchange è una community che coinvolge Professionisti, Consulenti aziendali e PMI. I nostri obiettivi sono: favorire alleanze interprofessionali, la creazione di relazioni fra persone che condividono i nostri stessi valori, lo scambio di conoscenze e la divulgazione di contenuti formativi ed informativi che vadano a creare una cultura aziendale basata sul valore delle risorse umane e del win to win. Il nostro motto “dare prima di chiedere” racchiude il valore che diamo allo scambio in abbondanza ed alla reciproca fiducia, come base di collaborazione. Crediamo nel networking guidato da valori condivisi. Essi sono per noi: la libertà, la fiducia, il rispetto e la solidarietà. Non siamo un banale marketplace. Una community è, per definizione, molto di più e molto di più è quello che possiamo raggiungere insieme. Far parte della community è semplice. Siamo inclusivi eppure selettivi. La nostra arena di gioco è LinkedIn e la piattaforma di lancio il sito eveplatform.it. Ai membri di EVE non viene richiesta nessuna quota di adesione, bensì supporto e sostegno. Come? Seguendoci su LinkedIn, formalizzando l’adesione sul sito, commentando e condividendo i contenuti pubblicati tanto da EVE come dagli altri membri. #dareprimadichiedere si mette in atto facendo questo “lavoro” di sostegno ai membri della community che risponderanno facendo altrettanto. Dopo una prima fase di rodaggio, dove si dimostra il senso di appartenenza, concediamo uno spazio sul portfolio del nostro sito. Negli EVEnti organizzati da EVE diamo spazio alla conoscenza degli associati. Sono momenti d’incontro e di crescita. Invitare imprenditori, amici, conoscenti e clienti a partecipare è un requisito indispensabile per dare supporto allo sviluppo della nostra rete. Anche questo vuol dire #dareprimadichiedere. In ogni momento del percorso insieme potrai contare con l’aiuto dei fondatori e dei membri più veterani. Chiedi e ti sarà dato. Iscriviti, seguici e vinci insieme a noi.

Sito Web
https://eveplatform.it/
Settore
Servizi pubblicitari
Dimensioni dell’azienda
11-50 dipendenti
Sede principale
Perugia, PG
Tipo
Non profit
Data di fondazione
2020
Settori di competenza
pubbliche relazioni, consulenza manageriale, strategia di impresa, formazione, strategia di marketing, sviluppo vendite, pianificazione strategica, finanza di impresa, imprenditoria, analisi di bilancio, assistenza legale, investimenti, diritto del lavoro, mediazione, passaggio generazionale, diritto di impresa, sviluppo organizzativo, risorse umane, social media, digital marketing, analisi e gestione dei rischi e consulenza/assistenza assicurativa

Località

  • Principale

    Via I° Maggio, 06089 - Miralduolo Fraz. di Torgiano (PG)

    Perugia, PG 06089, IT

    Ottieni indicazioni

Dipendenti presso EVE - ELITE VALUE EXCHANGE

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    Visualizza il profilo di Alessandro Bertoldi

    Imprenditore | CEO | Affianco Imprenditori con 20/100 Collaboratori nel far crescere le proprie Imprese | oltre 400 | Imprenditori | seguiti in 25 anni di attività | Vivo in | Spagna | Lavoro ovunque

    Oggi ho riposato a lungo, i 1.100Km percorsi in auto ieri sono stati intensi... Se volete sapere il perché, potrete leggere il mio ultimo articolo, dove non troverete roboanti notizie ma una riflessione riguardante le nostre #Emozioni. Auspico potere ricevere i vostri contributi e vi auguro un buon fine settimana! ELITE ACADEMY Formazione Integrale per il Tuo Business EVE - ELITE VALUE EXCHANGE

  • SOSTENIBILITÁ AMBIENTALE E TRADUZIONE TRADURRE PER L’AMBIENTE QUANTO CONTRIBUISCE LA FIGURA DEL TRADUTTORE E DELL’INTERPRETE ALLA SALVAGUARDIA DELL’AMBIENTE? Rinomata la neutralità della figura del Traduttore e dell’Interprete. Si dice che… L’Interprete e il Traduttore non debba mostrare emozione, provare sentimento particolare, o esprimersi riguardo certe questioni. Vero fino a un certo punto. Con il presente Articolo vorrei smentire un luogo comune e, forse, anche un approccio diffuso nella categoria in generale. Fermo restando che la soggettività e la peculiarità di ciascuno di noi resta; In qualità di Interprete e Traduttrice Come mi pongo a riguardo dunque? Premesso che il rispetto e la salvaguardia dell’ambiente sono un dovere civico e morale spettante alla collettività in generale e a ogni singolo essere umano, il tentativo di preservare l’equilibrio dell’ecosistema è una sfida che, ultimamente, sembra interessare molte persone e non solo gli Addetti ai Lavori, o “Stakeholder” se preferite il termine inglese. Lo testimonia l’inconfutabile presa di coscienza, mostrata e dimostrata soprattutto a partire dal 2018, “Annus Mirabilis”, ovvero l’anno che ha segnato l’aumento della consapevolezza nella lotta al cambiamento climatico, nonché il ricorso mirato allo sviluppo sostenibile. PERCHÉ L’INTERPRETE E IL TRADUTTORE PUÓ CONTRIBUIRE A SALVARE L’AMBIENTE? Se, da un lato, i soggetti internazionali progettano, comunicano e interagiscono sempre più con il mondo intero, lo fanno grazie a testi tradotti, o a discorsi interpretati, in tutte le lingue. ABRACDABRA O MAGO MERLINO? Nessun potere o capacità sovrannaturale; semplicemente questione di competenza, studio e preparazione. Un lieve accenno ai recenti avvenimenti catastrofici verificatisi in varie regioni italiane, Toscana compresa (l’immagine riprodotta in foto, da me scattata, ne è la prova evidente). Non voglio apparire estrema e “Cassandra”, eppure: a causa degli effetti sempre più marcatamente devastanti del cambiamento climatico, le questioni ambientali hanno assunto una particolare importanza con la conseguente necessità di tradurre i numerosi documenti prodotti. Interpreti e Traduttori: Salvatori dell’ambiente dunque. Non abbiamo questa pretesa: facciamo semplicemente il nostro lavoro secondo Scienza e Coscienza. (...segue) 👇 CONTINUA LA LETTURA dell'articolo di Cecilia Di Pierro 👇 Link 👉 https://lnkd.in/dVnpXxk5

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    Progetti di scrivere il tuo manuale e hai raccolto le fonti bibliografiche? Bene. Ora si tratta di studiarLE. Ti può sembrare banale come affermazione, lo so. Ma…   … l’esperienza di training mi racconta che una delle maggiori difficoltà nel rapporto con le fonti bibliografiche è la mancanza di un metodo di studio delle fonti.   Per questa ragione, eccoti qualche suggerimento per orientarti in questa fase.   In che senso studiare?   Dalle scuole primarie fino al termine dell’università siamo stati abituati a uno studio finalizzato a imparare una serie (lunghissima) di nozioni.   Senza dubbio ciò è parzialmente corretto: del resto, siamo chiamati ad apprendere, secondo una precisa progressione didattica e pedagogica, gli strumenti comunicativi, culturali in senso stretto e poi orientati in un determinato settore.   Ma, terminato il ciclo scolastico e con tutto il bagaglio di nozioni e informazioni che abbiamo appreso, siamo chiamati a compiere il passo decisivo verso la maturità cognitiva: iniziare a studiare.   “Studiare” comporta una serie di step precisi e cioè - mettere a terra le nostre conoscenze applicandole nel settore professionale scelto - confrontarle con le conoscenze altrui nel medesimo settore - prendere contezza che la professione è una realtà complessa e quindi - giungere a quell’ approccio olistico che consente di porre le nostre conoscenze in relazione alla complessità - vagliare con senso critico, farsi domande e fare domande e chiedersi se non ci sia di più, se c’è qualcosa da cercare “oltre” - fare ricerca di ciò che ci accorgiamo mancare e alla fine - studiare quello che abbiamo trovato e che sentivamo mancante oppure - sulla base di ciò che abbiamo studiato e appreso, studiare il mondo che vediamo e che non esiste ancora   Questo è “studiare”.   2) Dal macro al micro   Uno dei modi migliori per gestire le fonti prima del loro studio e per tutta la durata della scrittura è procedere muovendo dal generale al particolare. (...segue) 👇 CONTINUA LA LETTURA dell'articolo di Katia Bovani, alla quale vogliamo fare oggi i nostri migliori AUGURI di BUON COMPLEANNO! 👇 Link 👉 https://lnkd.in/dqfekV6W

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  • ASCOLTO ATTIVO E GESTIONE DELLE CRITICITÀ NEI LUOGHI DI LAVORO: UNA NECESSITÀ UMANA E STRATEGICA IN TEMPI DI CAOS IL CONTESTO ATTUALE: UN MONDO IN FIAMME E IL PESO DELL’INCERTEZZA Viviamo un’epoca segnata da contraddizioni estreme. Guerre, riarmi, crisi climatiche e tensioni geopolitiche dominano i titoli dei giornali, creando un rumore di fondo che penetra ogni ambito della vita quotidiana. Questo clima di instabilità non si limita a influenzare le dinamiche macroeconomiche o politiche, ma si insinua nei luoghi di lavoro, alterando percezioni, emozioni e relazioni. I collaboratori, dalle maestranze ai manager, portano con sé un carico di ansie collettive e individuali che, se ignorate, rischiano di minare la coesione, la produttività e persino il senso stesso di appartenenza all’organizzazione. PERCHÉ L’ASCOLTO DIVENTA UN ATTO RIVOLUZIONARIO L’ascolto non è mai un gesto passivo. È un processo attivo, politico e trasformativo. In contesti caotici, dove l’insicurezza diventa cronica, intercettare le criticità dei lavoratori significa riconoscere la loro umanità oltre il ruolo professionale. Significa accogliere paure, dubbi e frustrazioni senza banalizzarli. Le organizzazioni che investono in pratiche di ascolto strutturato non stanno semplicemente “migliorando il clima aziendale”, ma formano anticorpi contro il disimpegno, l’alienazione e il conflitto interno. DALLA TEORIA ALLA PRATICA: COSTRUIRE SPAZI DI VULNERABILITÀ CONDIVISA Il primo passo è abbandonare l’illusione del controllo. Nessun protocollo o regolamento può sostituire l’autenticità di un dialogo aperto. Creare momenti dedicati all’ascolto, attraverso riunioni one-to-one o forum, permette di decodificare bisogni spesso taciuti per paura di giudizi o ripercussioni. Importante è formare leader e manager in grado di gestire queste conversazioni con empatia, senza cadere nella trappola del paternalismo. La vulnerabilità, quando condivisa orizzontalmente, genera fiducia e la fiducia è il collante di qualsiasi comunità, incluso il luogo di lavoro. LE PAROLE CHIAVE: SICUREZZA PSICOLOGICA E COMUNICAZIONE NONVIOLENTA Gli studi organizzativi dimostrano che ambienti caratterizzati da sicurezza psicologica, dove gli individui sentono di potersi esprimere senza rischi, migliorano performance e innovazione. Strumenti come la comunicazione nonviolenta (CNV), sviluppata da Marshall Rosenberg, offrono un framework concreto per focalizzarsi su osservazioni oggettive, bisogni condivisi e richieste negoziabili, anziché su accuse o generalizzazioni. Applicare questi principi significa trasformare potenziali conflitti in opportunità di crescita collettiva. (...segue) 👇 CONTINUA LA LETTURA dell'articolo di Pasquale Di Matteo 👇 Link 👉 https://lnkd.in/d54k8KAQ

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  • “Basta…”, non basta; “BASTA!”, basta Se mi avessero dato un centesimo per tutte le volte che ho sentito qualcuno (compreso il sottoscritto…) esclamare “basta” ad una situazione che non riesce più a sopportare e ci ha poi ripensato, sarei un miliardario. Va be’… lo sfogo ci sta: è normale, è… umano! Ciò non toglie che quel basta si porti dietro un carico di stanchezza, di frustrazione e spesso di rabbia che va in qualche modo gestito. Aspettare che passi quel “momento” per ristabilire un equilibrio interiore è non soltanto poco sano proprio dal punto di vista della salute fisica e mentale, ma non è sostenibile nemmeno per altri equilibri: familiari, sociali, lavorativi, ecc. Nella stragrande maggioranza dei casi, il “basta” risuona come un miagolio nella nostra mente e quando è continuo può dare sui nervi e poiché diventa molesto, a lungo andare, non ci rimangono che due scelte: zittire il miagolio o trasformarlo in ruggito. Nel primo caso significa interrompere tutte quelle piccole e fastidiose interferenze che producono lo stato di disagio, mentre nel secondo caso significa decidere di dare un taglio netto alla situazione che ci sta procurando malessere ed aprire un nuovo capitolo. A dirla così sembra una cosa semplice, ma in realtà si tratta quasi sempre di una decisione che può essere anche molto dolorosa: una separazione/divorzio, chiudere con una professione o un lavoro a cui si è dedicato molto tempo ed energia, licenziarsi da un’azienda, lasciare un luogo diventato “ostile” per qualche motivo, rompere un’amicizia di lunga data, ecc. Diversamente da situazioni gravi, come un tradimento, una totale perdita di fiducia verso qualcuno o qualcosa, una profonda mancanza di rispetto subita… dove il ruggito sorge spontaneo e con veemenza, il miagolio è più difficile da gestire perché lo riteniamo poco minaccioso e tutto sommato innocuo a piccole dosi… non pensando che a furia di piccole dosi ci si scava una fossa che non vediamo finché non ci si cade dentro.   Uccidi il micio prima che diventi un leone Ormai 40 anni fa ero impiegato in un’azienda del carrarese e avevo un capufficio piuttosto rompi che mi riprendeva per qualsiasi cosa. Questo mi dava ovviamente fastidio, ma un po’ per rispetto dell’età (io avevo 27 anni, lui già più di 40) e naturalmente per la sua posizione, continuavo ad ingoiare fiele… tanti piccoli miagolii che mi stavano lentamente avvelenando l’anima. Fu quando lavoravo ancora lì che decisi di fare il mio primo corso di crescita personale e leadership che diede una direzione completamente nuova alla mia vita. Ero carico come una molla quando tornai in azienda di ritorno dal corso e aspettai che quel mio superiore dicesse o facesse la prima stupidaggine per sbranarlo. (...segue) 👇 CONTINUA LA LETTURA dell'articolo di Alessandro Carli 👇 Link 👉 https://lnkd.in/d-7yutjD

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  • Qualche anno fa, mentre sorseggiavo un aperitivo in spiaggia con un mio amico, Gianni, lui mi racconta che per la sua azienda ha deciso di cambiare banca. Con i suoi soci aveva già fatto con me anni prima un corso base sul controllo di gestione e pianificazione, ma ora si trovava a dover gestire una questione bancaria reale. Era stanco del trattamento che la sua vecchia banca gli riservava e voleva aprire un nuovo conto corrente con un fido per la sua azienda. Gianni aveva già in mente un istituto, perché alcuni conoscenti gliene avevano parlato bene. Io, avendo avuto a che fare con alcuni funzionari di quella banca per altri clienti che ne erano effettivamente soddisfatti, gli segnalai semplicemente il nome di una funzionaria che stimavo, perché sapevo essere gentile e preparata.   L’incontro in banca e la sorpresa. Gianni prende appuntamento, va in banca, spiega le sue esigenze e chiede di ottenere le stesse condizioni del conto che aveva con la sua attuale banca. La funzionaria gli dice che faranno il possibile per venire incontro alle sue richieste. Dopo giorni di scambi di email e trattative, finalmente aprono il conto. Passa poco tempo e iniziano ad arrivare le prime contabili… e sorpresa. Le condizioni applicate non erano quelle concordate. Gianni, giustamente, chiama la funzionaria per capire cosa stesse succedendo. Il suo messaggio è chiaro: se non avessero rispettato gli accordi, avrebbe chiuso subito i conti. Lei, un po’ imbarazzata, gli dice che la situazione le è sfuggita di mano, ma che avrebbe ricontrollato tutto in fretta e provato a sistemare le cose. Dopo un po’, la funzionaria lo richiama e parte con una spiegazione molto tecnica, in “banchese” stretto. Rating, spread sull’Euribor, scoring, centrale rischi, analisi degli indici del bilancio al 31/12… Un sacco di termini tecnici.   “Ma che cavolo ha detto?!” (...segue) 👇 CONTINUA LA LETTURA dell'articolo di Patrizio Gatti 👇 👉 Link https://lnkd.in/dHfXyayX

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    Imprenditore | CEO | Affianco Imprenditori con 20/100 Collaboratori nel far crescere le proprie Imprese | oltre 400 | Imprenditori | seguiti in 25 anni di attività | Vivo in | Spagna | Lavoro ovunque

    Oggi, a pochi giorni di distanza dal nono compleanno di ELITE ACADEMY Formazione Integrale per il Tuo Business, parlo di noi. Malgrado l'articolo possa volutamente sembrare promozionale, le Persone più attente vi troveranno, al suo interno, un aspetto sul quale - specialmente se sono dei #CEO - potranno trarre uno spunto di riflessione che auspico sarà utile nella gestione delle proprie #Imprese. Dunque grazie per i vostri contributi e buon fine settimana! EVE - ELITE VALUE EXCHANGE

  • Traduttori e Interpreti La “Categoria invisibile” eppure essenziale Why should we be invisible? We’re not ghosts. People need us to communicate and to understand each other if they don’t speak the same language. We exist, we behave and speak. How could a ghost listen to them and translate?   Perché dovremmo essere invisibili? Non siamo fantasmi. Le persone hanno bisogno di noi per comunicare e comprendere/comprendersi reciprocamente se non parlano la stessa lingua. Esistiamo, abbiamo una nostra condotta e parliamo. Come potrebbe mai un fantasma ascoltare e tradurre? Ricordiamo che, prima di tutto, un Traduttore e/o un Interprete ascolta prima di parlare.   Il silenzio dei Traduttori Donne e/o Uomini, Professionisti, invisibili. Sembra un film. Il Regista? Sono io, a nome della categoria che rappresento, perché dotata di uno spiccato senso di collegialità e fortemente incline alla difesa e tutela della Professione. Perché dico questo? Come Professionista, non mi piace restare nell’anonimato, nell’ombra ed essere ignorata. Sono solita dire, scherzosamente, ma non troppo “Stiamo lavorando per voi”, riferito alla mia attività di Traduttrice e Interprete. Mentre scrivo, traduco e interpreto, ascolto, recepisco e riproduco parole, discorsi e pensieri. Non faccio magie, non lavoro nell’oscurità, anche se, spesso, canto e ballo con Bruce. Ciò non significa che non esisto, solo perché le persone non mi vedono fisicamente, in caso di traduzione, o in presenza, in caso di interpretariato, perché sono nascosta in quello che definisco, ironicamente il mio “loculo”. Parlo, dunque esisto e sono viva. (...segue) 👇 CONTINUA LA LETTURA dell'articolo di Cecilia Di Pierro 👇 Link 👉 https://lnkd.in/dq2kWUY5

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  • Per scrivere della nostra professione è sufficiente conoscerla? La risposta sembrerebbe scontata. Invece no. Ma, per scrivere della nostra professione o di un suo segmento, non basta conoscerla. Bisogna - cercare il maggior numero possibile di fonti e saperle amministrare (quest’ultimo aspetto lo vedremo in un altro post). Quali sono, in concreto, le fonti? -      cercare la bibliografia -      Testi che, per primi, abbiano trattato l’argomento sia in lingua originale (se non sono stati scritti in italiano) sia la loro traduzione in italiano: potresti avere qualche utile sorpresa. -      documenti formati su di esso -      articoli che ne hanno parlato -      foto, video, sonori -      statistiche, grafici -      carteggi, testimonianze -      visite in Archivi di Stato, Musei e presso ogni Istituto o Istituzione in cui siano conservati elementi rilevanti sulla questione -      Ricerca bibliografia Sei già al corrente di quanti e quali siano i libri scritti sull’argomento del tuo testo? Sei un mago. Ah, non sei un mago? Allora, ecco due consigli: -      Non smanettare su Google senza conoscere la tecnica di ricerca tematica sul web. Anche se può sembrare strano, non basta digitare “cambiamento climatico” per trovare tutti i libri che hanno parlato del cambiamento climatico. -      “Tornate all’antico e sarà già un progresso!” scriveva Giuseppe Verdi nel 1871. In tema di ricerca bibliografica, è proprio così. Assumi informazioni circa l’ubicazione e il nome della biblioteca ( o delle biblioteche) in cui sono conservati libri che trattano dell’argomento di cui vuoi scrivere. Inizia con una consultazione del “catalogo per soggetti” avendo cura di stilare, prima di iniziare, una serie di key words da utilizzare per questo tipo di ricerca. Continua con una ricerca per autore. E non trascurare i “repertori bibliografici aggiornati”, ovvero veri e propri libri in cui sono riportate sino alle più recenti pubblicazioni su un certo ambito. Non è difficile. Solo un po’ complesso specie se ti misuri con ricerche di questo tipo per la prima volta. Sappi che non devi affrontare tutto da solo: posso aiutarti. Katia Bovani Link 👉 https://lnkd.in/dVvQDn2b

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