Quanto pesano le pressioni e le aspettative delle famiglie sul malessere psicologico degli studenti universitari? Quando, dopo il liceo, ci si iscrive all’università, si è in un’età ponte tra l’adolescenza e il mondo adulto. Si hanno nuove responsabilità, si possono compiere le proprie scelte, ma spesso non si è ancora indipendenti dai genitori, da un punto di vista sia economico che emotivo. I genitori si sentono spesso ancora in dovere di controllare e guidare i figli, come quando erano più piccoli, facendo loro domande continue sul percorso universitario, sugli esami, sui voti, sull’importanza di laurearsi in tempo per trovare un buon lavoro in futuro. I figli, dall’altra parte, avvertono spesso questa pressione e in molti casi si trovano a mentire sul proprio percorso per paura di non deludere le aspettative dei propri familiari e di essere giudicati negativamente. Mancanza di comunicazione all’interno delle famiglie e una società che porta - sia i genitori che i figli - a vivere come fallimento ogni interruzione, rallentamento, cambio di percorso o risultato deviante da quelli riconosciuti come “standard”, sono alcuni tra i fattori principali che contribuiscono al malessere psicologico degli studenti. Abbiamo approfondito le cause del disagio che molti studenti e studentesse vivono negli anni dell’università, cercando di capire se esiste un problema strutturale legato al sistema universitario italiano, nel nostro podcast-inchiesta “Come stare sott’acqua”. Sono uscite ieri le ultime due puntate: potete ascoltarle su tutte le principali piattaforme di streaming. Link nel primo commento 👇
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"You can’t fix what is wrong in the world if you don’t know what’s actually happening": spieghiamo il mondo ai ragazzi, con parole semplici e attraverso i loro mezzi di comunicazione. Crediamo in una nuova generazione più consapevole, curiosa e informata.
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"Non sei fregato veramente finchè hai da parte una buona storia e qualcuno a cui raccontarla." Danny Boodman T.D. Lemon Novecento
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Tecnico Audio | Podcast | Fonico Sound Designer | Regista Radiofonico | Docente Formatore
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Dormire poche ore a notte o alzarsi molto presto al mattino viene spesso considerato il segreto del successo. La narrazione che ne consegue è che chi non riesce a ridurre il numero di ore dormite o si alza tardi al mattino è pigro, svogliato e che se non raggiunge gli obiettivi che si è prefissato è perché “è causa del suo male” non avendo la necessaria forza di volontà. Tuttavia, il numero di ore necessarie di sonno e gli orari in cui si preferisce dormire non sono fattori puramente legati all’abitudine ma alle caratteristiche genetiche che variano da persona a persona. C’è chi riesce a dormire cinque ore a notte per essere pieno di energie e riposato, chi invece ne ha bisogno di 9-10; chi si alza presto naturalmente e chi invece è più produttivo lavorando la sera e svegliandosi tardi al mattino. Le ore di sonno cambiano anche con l’età: gli adolescenti, ad esempio, avrebbero bisogno di dormire più di 8 ore a notte, da adulti la quantità di ore può diminuire. In ogni caso non bisognerebbe mai dormire meno di 4 ore a notte, per evitare conseguenze gravi per la salute psicofisica. Etichettare chi ha bisogno di dormire molto o di alzarsi tardi come “pigro/a” e alimentare la retorica del dormire poco come motivo di successo non solo è sbagliato perché crea un senso di colpa in chi non si adegua a questo standard, ma anche perché la deprivazione cronica di sonno può portare, paradossalmente, a conseguenze negative per la produttività di cui tanto si millanta. La mancanza cronica di sonno può portare a mancanza di concentrazione, difficoltà a prendere decisioni, alterazione della memoria, stanchezza e con il tempo aumenta l’ansia e lo stress, tutti fattori che non solo fanno stare male la persona ma che non contribuiscono certo a svolgere bene le proprie attività. Nella nostra società cerchiamo il più possibile di lavorare sfruttando le ore di luce naturale, ma la verità è che per far sì che le persone siano serene, motivate e anche produttive bisognerebbe rispettare il più possibile i ritmi circadiani di ognuno, anche introducendo, dove possibile, orari flessibili e più personalizzati.
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Oggi è la Festa del Papà, un’ottima occasione per riflettere su tanti luoghi comuni che ancora circolano sulla figura del papà. L’immagine stereotipata li dipinge come spesso assenti, troppo indaffarati e presi dal lavoro, poco capaci di aprirsi per parlare di questioni intime ed emotive. Si tratta di preconcetti che è il momento di superare: nella realtà, com’è ovvio, non esiste un “padre tipo”, semplicemente perché ogni persona è unica e crea con i propri figli dei legami unici, la cui qualità non ha nulla a che vedere con il genere del genitore. Gli stereotipi che esistono, però, si riflettono anche nella realtà politica e nelle istituzioni. È per questo che in Italia i padri, dopo il parto, l’adozione o l’affidamento di un figlio, hanno diritto a un congedo di paternità obbligatorio incredibilmente breve: solo 10 giorni, a oggi disponibili solo per i lavoratori dipendenti (pubblici e privati). Un periodo di tempo troppo breve, che non consente ai papà di essere presenti fin da subito nella vita dei propri figli quanto la mamme. Basti pensare che per queste ultime il congedo di maternità obbligatorio ammonta a 5 mesi. Si tratta di uno squilibrio che si riflette, automaticamente, nell’asimmetria esistente tra uomini e donne rispetto al lavoro di cura, da cui spesso i padri, pur volendo, finiscono per essere esclusi. Di stereotipi e di ruoli di genere legati alla genitorialità, e in particolare alla paternità, abbiamo parlato ieri sera, nella tappa di Torino di Tipico Maschio Italiano, il progetto con cui stiamo girando per l’Italia per parlare di maschile, per ascoltare storie, dubbi e riflessioni su un modello di maschilità che spesso incasella, schiaccia, soffoca. E rispondere a una domanda: ma esiste davvero il Tipico Maschio Italiano? In queste settimane siamo stati a Milano, Roma e Torino. E il 9 aprile saremo a Palermo.
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Ci sono crisi umanitarie di cui si parla poco, ma che sconvolgono la vita di milioni di persone e che rischiano di danneggiare il futuro delle nuove generazioni. La Siria è una delle emergenze umanitarie più complesse al mondo. Anni di guerra civile, le prolungate crisi economiche ed energetiche conseguenti e poi i terremoti hanno portato a una crisi umanitaria profonda e prolungata. La maggior parte della popolazione non ha accesso ai servizi di base e continua a dipendere dall’assistenza umanitaria. WeWorld è a fianco della popolazione siriana dal 2011, promuovendo l’accesso a un’istruzione di qualità, garantendo servizi igienici e sanitari e creando opportunità di sostentamento nel passaggio dalla scuola al mercato del lavoro. Il lavoro di WeWorld insieme all’Unione Europea mira a migliorare l’accesso ad ambienti di apprendimento sicuri e inclusivi e a rafforzare la qualità dei servizi. Per questo, insieme a WeWorld, abbiamo deciso di raccontare al mondo la storia di Amal, una bambina siriana, nel suo percorso quotidiano da casa a scuola. Amal non è la storia di una sola bambina, è un racconto corale: rappresenta la vita di tanti bambini e bambine che cercano, nonostante le difficoltà, di riappropriarsi ogni giorno dei loro sogni e del loro futuro. Grazie a chi non smette di credere in un futuro migliore e si dedica con passione a costruirlo, dando speranza laddove sembra più difficile trovarla.
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Che lunedì sarebbe senza buone notizie? Lessgo: 👉All’ospedale Molinette di Torino è stato effettuato il primo intervento per correggere l’Aniridia congenita, una rara patologia genetica ereditaria che provoca gravi alterazioni della vista. L’operazione ha rimosso il glaucoma e la cataratta e si è conclusa con l’impianto di un iride artificiale, di cui i due pazienti sottoposti all’intervento erano privi. 👉In Gran Bretagna, la Camera dei Comuni esaminerà un disegno di legge sul congedo per lutto, proposto dal Partito laburista e destinato ai genitori che hanno dovuto affrontare un aborto spontaneo prima della 24esima settimana di gravidanza e che avranno diritto a due settimane di ferie. Una misura analoga esiste già per chi ha subito un aborto spontaneo dopo sei mesi di gestazione. Alcune aziende offrono già questa possibilità, ma il comitato promotore vorrebbe che venisse introdotta una legge specifica. 👉In collaborazione con la Nasa e l’Agenzia Spaziale Italiana, l’azienda italiana Qascom ha progettato il ricevitore satellitare LuGre, portato sulla Luna insieme ad altri strumenti scientifici dalla navicella spaziale Blue Ghost. Si tratta del primo ricevitore progettato appositamente per funzionare nell’orbita lunare e servirà per effettuare dei rilevamenti. La missione contribuirà allo sviluppo della ricerca tecnologica in ambito spaziale.
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Nell’università italiana, il voto non è solo un voto. Diventa un metro di giudizio, un’etichetta, una conferma di valore. Un numero che pesa più di quanto dovrebbe. La cultura del 30 trasforma l’esperienza universitaria in una corsa alla media perfetta, rendendo il voto più importante dell’apprendimento. Prendere 30 non significa aver davvero appreso quello che si è studiato, ma diventa semplicemente un atto performativo. Ma perché diamo così tanto peso ai voti che prendiamo? Dalle testimonianze raccolte tra gli studenti, emerge che molti professori contribuiscono a questa mentalità. A questo si aggiunge la pressione familiare: in molti casi il voto non misura solo la preparazione e l’impegno dello studente, ma diventa il simbolo dei sacrifici fatti per garantire un’istruzione e un futuro ai propri figli. “Perché non hai preso 30?”, “Gli altri come sono andati?”, “Ti aspettavi di più?”. Anche quando non sono vere critiche, queste domande veicolano lo stesso messaggio: se il voto non è il massimo, qualcosa è andato storto. E tutto questo come influisce sul benessere e sul percorso universitario degli studenti? Molti costruiscono la propria carriera universitaria in funzione della media, rimandando esami, rifiutando dei voti ritenuti mediocri e allungano il percorso, a volte di anni, pur di laurearsi con il massimo dei voti. Il risultato? Il voto diventa l’unica cosa che conta. La cultura del 30 è solo uno dei tanti problemi del sistema universitario italiano, ma ha un impatto enorme sulla salute mentale dei giovani. Ne abbiamo parlato nelle due nuove puntate della nostra inchiesta podcast: ‘’Come stare sott’acqua- di università non si deve morire’’. Ora disponibile su tutte le piattaforme streaming, link nel primo commento 👇.
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Cosa significa "diventare uomo" oggi? Perché il successo è ancora un parametro così forte di virilità? Martedì 11 marzo, al Monk di Roma, ne abbiamo parlato con Lorenzo Gasparrini, filosofo femminista, e Francesca Cavallo, scrittrice, nella seconda tappa del nostro nuovo progetto: ‘’Tipico Maschio Italiano’’, un’indagine disperata sul tema della maschilità. Tra Roma e Milano abbiamo incontrato oltre 500 persone, dialogando di stereotipi, successo, relazioni e della difficoltà di riconoscere e curare le ferite emotive. Ma non ne abbiamo parlato solo tra noi. Prima dell’inizio di ogni serata, Osservatorio Maschile organizza un gruppo di confronto, per parlare in un luogo senza giudizio, di tutto il non-detto che si trova sotto la patina della maschilità. E adesso? Il 18 marzo saremo a Torino (SOLD OUT) e il 9 aprile a Palermo (biglietti in arrivo). Da quest’estate poi, tutto questo diventerà uno spettacolo teatrale curato da Lorenzo Maragoni e prodotto da Retropalco srl. Ma non ci fermiamo qui 🙂↔️. Vogliamo portare questi temi anche nelle aziende, aprendo spazi di dialogo sulla maschilità e il rapporto con il successo nei luoghi in cui prendono forma le dinamiche di leadership e potere. Se volete approfondire e aprire questa conversazione nella vostra organizzazione, contattateci per capire come farlo insieme! In partnership con Fondazione Libellula e con il patrocinio della Commissione Europea in Italia.
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Tutti parlano di ChatGPT, ma pochi sanno come sfruttarlo al meglio. È un tool che può fare molto più che scrivere qualche caption: se lo personalizzi nel modo giusto, diventa il tuo assistente per la content creation, la gestione della community e il brainstorming per i contenuti social. E noi non potevamo non parlarvene! Il 13 marzo 2025, dalle 18:30 alle 19:30, con la Factanza Academy abbiamo organizzato una masterclass gratuita su Zoom con Claudio Riccio (Creative Strategist, docente IED) e Camilla Rossini (Education & Innovation Manager Factanza Media) per scoprire come creare un GPT su misura per la gestione di una pagina social. Parleremo di: 👉 Personalizzazione di ChatGPT per creare contenuti e moderare commenti; 👉 Prompt Design per ottenere risposte precise e contestualizzate; 👉 AI & Creatività: può davvero dare spunti originali?; 👉 Community Management con ChatGPT. Se crei contenuti, moderi community o vuoi migliorare l’interazione con il tuo pubblico grazie all’AI, non puoi perdertelo. Link nel primo commento!
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I cambiamenti e le innovazioni spesso hanno bisogno del giusto tempo per attecchire. Per questo il 15 e 16 aprile saremo presenti al Netcomm Forum: The Digital Commerce and Retail Event, di cui siamo anche Media Partner. Sarà un evento in cui si parlerà delle innovazioni dell’e-commerce e delle enormi potenzialità tecnologiche del digital retail e delle sue opportunità per l’economia italiana. Si tratterà di un’occasione speciale per conoscere alcuni degli stakeholder più rilevanti del settore, e avere uno sguardo sulle prossime innovazioni della industry e sulle sue potenzialità ancora da scoprire: il tutto con più di 400 relatori, 300 Tech Company e la partecipazione di migliaia di professionisti che lavorano nel settore digital. Durante l’evento potrete anche venirci a trovare! Avremo un nostro stand e parleremo all’HR Village del mondo del lavoro per i giovani e delle nuove professioni digitali. Per maggiori informazioni, e per iscrivervi all’evento, potete seguire la pagina di Netcomm Forum, e vi lasciamo il link nel primo commento. Vi aspettiamo! #NetcommForum #adv
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Un reddito da 40.000 euro all’anno sembra alto, ma lo è davvero? Sulla carta potrebbe sembrare una cifra più che sufficiente per vivere bene, ma quando si iniziano a sottrarre tasse, affitto, bollette e altre spese fisse, le cose cambiano. Alla fine del mese, il denaro che rimane in tasca è molto meno di quanto si potrebbe pensare, e questo lascia poco margine per risparmi, imprevisti o anche solo per concedersi qualche sfizio. E se con un reddito di questo tipo si fatica a far quadrare i conti, la situazione è ancora più difficile per chi guadagna di meno. Infatti, la retribuzione media in Italia è poco più della metà: circa 20.000 euro lordi all’anno. Il costo della vita cambia molto a seconda della città e della regione in cui si vive, ma il problema rimane: gli stipendi in Italia non sono adeguati al costo della vita, che negli anni è aumentato. E questo pesa soprattutto sui più giovani, che sono pagati meno e faticano a raggiungere l’indipendenza economica. Non a caso, gli italiani lasciano la casa dei genitori intorno ai 30 anni, più tardi rispetto alla media europea. I motivi dietro a questo problema sono tanti, e tra questi c’è anche il fatto che il costo del lavoro, in Italia, sia molto alto rispetto agli altri Paesi europei. Di conseguenza, il netto che rimane in tasca ai lavoratori risulta molto più basso di quello che le aziende spendono per tasse, contributi e altro. Il punto è che ormai ci siamo abituati a stipendi così bassi che un reddito medio sembra quasi un privilegio, quando dovrebbe essere semplicemente la base per una vita dignitosa.