𝗧𝗿𝗮𝘁𝘁𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼 𝗱𝗮𝘁𝗶 𝗶𝗻 𝘁𝗲𝗹𝗲𝗺𝗲𝗱𝗶𝗰𝗶𝗻𝗮: 𝗹𝗲 𝗼𝘀𝘀𝗲𝗿𝘃𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗶 𝗱𝗲𝗹 𝗚𝗮𝗿𝗮𝗻𝘁𝗲 𝘀𝘂𝗹 𝗽𝗿𝗼𝘃𝘃𝗲𝗱𝗶𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼 𝗺𝗶𝗻𝗶𝘀𝘁𝗲𝗿𝗶𝗮𝗹𝗲 È in discussione lo schema di decreto promosso dal Ministero della Salute, sulla corretta gestione della piattaforma nazionale di telemedicina da parte di Agenas, agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali. Obiettivo del provvedimento è la corretta raccolta e gestione dei dati sanitari dei pazienti, anche in forma pseudonimizzata, di modo da tutelarne la riservatezza. Il Garante per la protezione dei dati ha formulato diverse osservazioni sulla bozza iniziale, indicando tutta una serie di misure ad integrazione del decreto ministeriale. Come primo aspetto, è stata sollevata la necessità di effettuare una valutazione d’impatto preventiva, considerando la natura del processo, l’oggetto, la finalità e il trattamento dei dati su larga scala; a ciò si collega la necessità di identificare la tipologia di dati trattati e tracciare le operazioni eseguibili sugli stessi, evidenziandone i motivi di pubblico interesse rilevante e le misure di sicurezza adeguate a tutela dei diritti degli interessati. Su questo ultimo punto, il Garante ha sottolineato l’esigenza che il Governo implementi un adeguato sistema di cifratura dei dati, basato su un algoritmo adeguatamente robusto e un sistema di intercettazione delle intrusioni (IPS), il tutto gestendo e monitorando costantemente gli incidenti informatici e gli eventi che potrebbero mettere a rischio la sicurezza dei sistemi. La sollecitazione dell’Authority è mossa anche dal potenziale pericolo causato dall’utilizzo fraudolento delle identità digitali, tecnica che permette l’intrusione di soggetti non autorizzati in database di informazioni. L’invito dell’Autorità, a conclusione della disamina, è quello di provvedere all’aggiornamento delle “Linee guida per i servizi di telemedicina – requisiti funzionali e livelli di servizio”, intervenendo anche alla luce della nuova disciplina sul fascicolo sanitario elettronico e delle disposizioni previste dal Regolamento europeo.
Chi siamo
GETSOLUTION è una società di consulenza specializzata nell’ambito della compliance, della sicurezza dei sistemi informativi e della governance aziendale. Il posizionamento sul mercato è caratterizzato dalla capacità di ricercare e creare nuovi servizi, innovando in modo continuativo l’offerta con l’obiettivo di anticipare le esigenze del mercato e quindi delle aziende. Il nostro personale ha una significativa esperienza ed elevate competenze trasversali (economiche, informatiche, giuridiche e organizzative), per questo spesso copriamo il ruolo di interlocutore unico presso clienti nazionali e internazionali considerati punti di riferimento nel loro settore. GETSOLUTION collabora con i propri clienti per supportarli su tutti gli aspetti che riguardano la compliance, la sicurezza dei sistemi informativi, la governance e la formazione relativa agli adempimenti. Tutto questo viene svolto con grande attenzione alla responsabilità sociale d’impresa, in quanto insieme vogliamo dare un valido contributo alla società nella quale viviamo.
- Sito Web
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Link esterno per Getsolution
- Settore
- Servizi IT e consulenza IT
- Dimensioni dell’azienda
- 2-10 dipendenti
- Sede principale
- Milano
- Tipo
- Società privata non quotata
- Data di fondazione
- 2003
Località
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Principale
Via Fabio Filzi 23
Milano, 20124, IT
Dipendenti presso Getsolution
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Paola Generali
Managing Director Getsolution, Presidente Assintel e Presidente EDI | GDPR | Digital | Innovazione | Cybersecurity | Compliance
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Silvia Redaelli
Consultant presso Getsolution
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Giovanni Banti
Consulente Senior presso GetSolution - Mi occupo di protezione dati personali (GDPR), privacy & security, ISO 27001, ISO 9001, d.lgs. 231, Mobility…
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Marteen Perrone
Security and Data Protection Consultant | Lawyer | Privacy & IT Law | ISO 27001:2022 e ISO 9001:2015
Aggiornamenti
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𝗪𝗶𝗻𝗱 𝗧𝗿𝗲 𝗺𝘂𝗹𝘁𝗮𝘁𝗮 𝗱𝗮𝗹 𝗚𝗮𝗿𝗮𝗻𝘁𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗣𝗿𝗶𝘃𝗮𝗰𝘆 𝗽𝗲𝗿 𝘁𝗲𝗹𝗲𝗺𝗮𝗿𝗸𝗲𝘁𝗶𝗻𝗴 𝗶𝗹𝗹𝗲𝗰𝗶𝘁𝗼 Nuovo giro di vite del Garante della Privacy contro il telemarketing selvaggio. L'Autorità ha inflitto a Wind Tre una sanzione di 347.520 euro per il trattamento illecito di dati personali a fini promozionali e per la mancata adozione di misure adeguate a tutela della privacy dei clienti all'interno delle aree riservate del proprio sito. Il provvedimento è stato emesso al termine di un'istruttoria avviata a seguito di numerose segnalazioni da parte degli utenti, i quali lamentavano la ricezione di telefonate promozionali indesiderate. Inoltre, un cliente aveva denunciato di aver avuto accesso ai dati personali di un altro utente nella propria area riservata, evidenziando gravi falle nei sistemi di protezione adottati dall'azienda. Le indagini hanno rivelato che Wind Tre si era affidata a partner commerciali che utilizzavano liste di contatti raccolte in modo illecito. In molti casi, i dati provenivano da soggetti extra-UE senza le necessarie garanzie, mentre i consensi non risultavano adeguatamente documentati e i tempi di conservazione dei dati erano eccessivamente lunghi o addirittura non specificati. Un'ulteriore criticità emersa riguarda le carenze nelle misure tecnico-organizzative adottate dalla società. Il sistema di registrazione all'area riservata dei clienti non garantiva un livello di sicurezza adeguato e Wind Tre non aveva notificato al Garante la violazione dei dati personali riscontrata. Nella determinazione dell'ammontare della sanzione, il Garante ha tenuto conto della collaborazione offerta dalla società, della tipologia di dati coinvolti (dati comuni) e delle misure di sicurezza che Wind Tre aveva già iniziato a implementare prima della conclusione dell'istruttoria. L'azienda, infatti, stava già lavorando per adeguarsi al Codice di condotta in materia di telemarketing e teleselling. Questo caso evidenzia ancora una volta la necessità di un maggiore controllo sulle pratiche di telemarketing e di una rigorosa applicazione delle normative sulla protezione dei dati personali. Il Garante continuerà a monitorare attentamente il settore, imponendo sanzioni alle aziende che non rispettano la privacy degli utenti.
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𝗢𝗽𝗲𝗻𝗔𝗜 𝗺𝘂𝗹𝘁𝗮𝘁𝗮 𝗱𝗮𝗹 𝗚𝗮𝗿𝗮𝗻𝘁𝗲 𝗣𝗿𝗶𝘃𝗮𝗰𝘆: una decisione significativa per i diritti digitali Il Garante per la protezione dei dati personali ha inflitto a OpenAI una multa di 15 milioni di euro per violazioni del GDPR nella gestione di ChatGPT. La decisione rimarca l’urgenza di garantire che le tecnologie emergenti rispettino i diritti fondamentali degli utenti, inviando un messaggio chiaro all’intero settore dell’AI. L’indagine è iniziata a seguito di un incidente di sicurezza nel marzo 2023, quando una vulnerabilità ha esposto informazioni personali, tra cui titoli di conversazioni e dati di pagamento degli abbonati a ChatGPT Plus (l’abbonamento premium per il chatbot). Questo data breach ha sollevato serie preoccupazioni riguardo alla sicurezza dei sistemi di OpenAI e alla conformità alle normative europee sulla protezione dei dati. Le indagini hanno rivelato che OpenAI non ha rispettato il GDPR, in particolare non notificando tempestivamente la violazione alle autorità competenti e utilizzando i dati personali degli utenti per addestrare il modello senza una chiara base giuridica o un consenso esplicito valido. Inoltre, gli utenti non erano adeguatamente informati sulle modalità di raccolta, utilizzo e conservazione dei loro dati personali. Un aspetto particolarmente critico riguarda l’accesso al servizio da parte dei minori. OpenAI non ha implementato controlli sufficienti per verificare l’età degli utenti, esponendo i più giovani a rischi potenziali. Questa carenza è stata ritenuta una violazione significativa, considerando la complessità e l’impatto della tecnologia offerta da ChatGPT. Oltre alla multa, il Garante ha imposto a OpenAI di promuovere una campagna di comunicazione di 6 mesi su radio, televisione, giornali e Internet per sensibilizzare i cittadini sui diritti digitali e sulla protezione dei dati personali, per aumentare la consapevolezza sull’importanza della privacy, coinvolgendo un pubblico ampio e diversificato. Nel frattempo, OpenAI ha trasferito la propria sede europea in Irlanda, una mossa interpretata come un tentativo di beneficiare di una regolamentazione percepita come meno severa. Questo cambiamento ha portato il caso all’attenzione della Data Protection Commission irlandese, che ora proseguirà con l’analisi delle eventuali violazioni in corso. OpenAI ha definito la multa “non proporzionata” e ha annunciato ricorso, ma ha anche espresso disponibilità a collaborare con le autorità per garantire che i propri servizi rispettino un equilibrio tra innovazione e tutela dei diritti. Tuttavia, il caso solleva questioni più ampie sull’etica e la responsabilità nello sviluppo dell’intelligenza artificiale. Questa sanzione rappresenta un precedente significativo, dimostrando che anche le tecnologie più avanzate devono conformarsi alle normative. Il messaggio è chiaro: l’innovazione tecnologica non può prescindere dalla protezione dei dati e dalla trasparenza verso gli utenti.
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𝗔𝗰𝗰𝗼𝗿𝗱𝗼 𝗚𝗲𝗱𝗶 𝗲 𝗢𝗽𝗲𝗻𝗔𝗜 𝘀𝗼𝘁𝘁𝗼 𝗹𝗮 𝗹𝗲𝗻𝘁𝗲 𝗱𝗲𝗹 𝗚𝗮𝗿𝗮𝗻𝘁𝗲 𝗣𝗿𝗶𝘃𝗮𝗰𝘆: 𝗽𝗼𝘁𝗲𝗻𝘇𝗶𝗮𝗹𝗶 𝘃𝗶𝗼𝗹𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗶 𝗱𝗲𝗹 𝗚𝗗𝗣𝗥 L’accordo siglato tra il Gruppo Gedi e OpenAI, firmato nel settembre 2024, è al centro di un acceso dibattito sulla gestione dei dati personali negli archivi giornalistici. L’intesa, che mira a rendere accessibili i contenuti editoriali di testate come La Stampa e La Repubblica tramite l’AI, ha suscitato un avvertimento formale da parte del Garante per la protezione dei dati personali. L’Autorità teme che il trasferimento delle informazioni possa violare il GDPR e compromettere i diritti degli interessati. Il Garante ha sottolineato che gli archivi digitali dei giornali custodiscono storie di milioni di persone, contenenti dati particolari e giudiziari, che non possono essere ceduti senza adeguate garanzie. Secondo l’istruttoria, la valutazione d’impatto presentata da Gedi non definisce sufficientemente la base giuridica per il trasferimento dei dati a OpenAI. Inoltre, emergono gravi carenze sul piano della trasparenza verso gli utenti, rendendo difficile garantire diritti fondamentali come l’opposizione o il diritto all’oblio. Il rischio maggiore, secondo il Garante, è che l’intelligenza artificiale utilizzi informazioni incomplete o superate, bypassando le verifiche deontologiche tipiche del giornalismo e mettendo a rischio sia i cittadini che i professionisti del settore. Il Gruppo Gedi ha respinto le critiche, chiarendo che l’accordo non riguarda la vendita di dati personali e non è ancora operativo. L’azienda ha ribadito che l’intesa riguarda esclusivamente contenuti editoriali e lo sviluppo di nuove modalità di accesso alle informazioni, in linea con il rispetto dei diritti di proprietà intellettuale delle testate coinvolte. Inoltre, Gedi ha garantito la propria disponibilità a collaborare con il Garante per adeguare l’accordo agli standard normativi richiesti. Anche i sindacati dei giornalisti, tra cui la Fnsi, hanno espresso preoccupazione per i possibili effetti dell’accordo. Secondo la segretaria generale Alessandra Costante, l’AI rischia di sostituire il lavoro dei giornalisti senza garantire adeguati riconoscimenti economici per le redazioni. Inoltre, la gestione dell’AI potrebbe violare diritti fondamentali, come il diritto all’oblio, esponendo i cittadini a rischi legati alla diffusione di notizie errate o non aggiornate. Per questo, la Fnsi chiede maggiore trasparenza su tutte le intese tra editori e big tech, affinché siano tutelati sia i lavoratori che i cittadini. Il caso Gedi-OpenAI rappresenta un punto cruciale per il settore editoriale, che si trova a dover bilanciare l’innovazione tecnologica con la tutela della privacy e dei diritti fondamentali. Se da un lato l’intelligenza artificiale offre nuove opportunità per rendere più accessibili i contenuti giornalistici, dall’altro pone sfide legate alla trasparenza, al copyright e alla sostenibilità occupazionale.
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𝗟𝗲 𝗺𝘂𝗹𝘁𝗲 𝗽𝗲𝗿 𝗠𝗲𝘁𝗮 𝗻𝗼𝗻 𝘀𝗶 𝗰𝗼𝗻𝘁𝗮𝗻𝗼 𝗽𝗶ù: 𝟵𝟭 𝗺𝗶𝗹𝗶𝗼𝗻𝗶 𝗽𝗲𝗿 𝘃𝗶𝗼𝗹𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗶 𝗱𝗮𝘁𝗶 È la decisione assunta dal DPC, il Garante Irlandese a tutela dei dati personali, dopo che l’azienda statunitense ha violato per l’ennesima volta il GDPR. A farne le spese 36 milioni di interessati, i quali hanno trovato esposte le proprie password per colpa di una falla rinvenuta nel sistema di gestione del colosso americano, risalente a gennaio 2019. La criticità nasce da alcune informazioni temporaneamente archiviate in formato leggibile, ossia prive di adeguate practice tecnico-organizzative che ne garantiscano la riservatezza e senza l’implementazione di algoritmi di password hashing. All’epoca dei fatti, la società statunitense aveva preannunciato l’applicazione di “misure immediate” che, dato l’epilogo della vicenda, non sono bastate a garantire la privacy degli utenti. La Commissione Irlandese ha condannato Meta sentenziando la necessità di innalzare il livello delle misure di sicurezza, considerando le carenze strutturali non adeguate all’art. 32 GDPR. A ciò si aggiunge un ingiustificabile ritardo nella segnalazione del data breach, ciò perché Meta ha reso noto sul proprio sito la vulnerabilità dei suoi sistemi solo a marzo 2019, 3 mesi dopo la data effettiva della scoperta, in contrasto con il dispositivo previsto dall’art. 33 GDPR che prevede un tempo massimo di 72 ore per la comunicazione della violazione. Da ultimo, la dichiarazione dell’azienda, che tenta di salvare il salvabile premendo sul fatto che non vi sono prove sufficienti per dimostrare che i codici di accesso siano stati utilizzati o consultati indebitamente. Sarà, ma prove tangibili restano gli innumerevoli procedimenti, a carico del colosso della Silicon Valley, iniziati dalle istituzioni europee e nazionali per violazione di dati che, a ragion veduta, continuano ad avere scarso effettuo dissuasivo. Basti pensare all’ininfluente ammenda di 91 milioni del DPC rispetto al giro di affari di quasi 13,5 miliardi di dollari di Meta.
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𝗗𝗮𝘁𝗮 𝗣𝗿𝗶𝘃𝗮𝗰𝘆 𝗙𝗿𝗮𝗺𝗲𝘄𝗼𝗿𝗸: 𝗘𝗗𝗣𝗕 𝗽𝘂𝗯𝗯𝗹𝗶𝗰𝗮 𝗻𝘂𝗼𝘃𝗼 𝗿𝗲𝗽𝗼𝗿𝘁 Nel luglio 2024, l’EDPB ha partecipato ad una meeting tenutosi a Washington con le autorità statunitensi. O.D.G. la 𝗿𝗲𝘃𝗶𝘀𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗱𝗲𝗰𝗶𝘀𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗶 𝗮𝗱𝗲𝗴𝘂𝗮𝘁𝗲𝘇𝘇𝗮 𝗿𝗲𝗹𝗮𝘁𝗶𝘃𝗮 𝗮𝗹 𝗗𝗮𝘁𝗮 𝗣𝗿𝗶𝘃𝗮𝗰𝘆 𝗙𝗿𝗮𝗺𝗲𝘄𝗼𝗿𝗸 (𝗗𝗣𝗙). I membri del Board hanno focalizzato la riunione su due aspetti: le ripercussioni commerciali del DPF e l’accesso ai dati da parte delle autorità USA. Sul primo punto, l’EDPB ha evidenziato il ruolo assunto dal Dipartimento del Commercio (DOC) nell’attuazione del processo di certificazione delle aziende statunitensi, ove vengono registrati miglioramenti, e nell’implementazione del sistema di ricorsi multilivello, accessibile anche per i cittadini UE. Il meccanismo sembrerebbe inefficiente poiché le segnalazioni non riceverebbero sempre seguito dalle autorità, con conseguente assenza di controlli sulle aziende. L’EDPB ha invitato conseguentemente il Dipartimento del Commercio e la Federal Trade Commission ad un maggiore attività di verifica delle aziende nell’attuazione dei requisiti previsti dal DPF. Il Comitato europeo ha poi incentivato il DOC nella redazione di una guida per sensibilizzare le aziende, illustrando i requisiti che le società importatrici americane devono possedere all’atto della ricezione di dati da esportatori europei e nella fase di trasferimento di tali informazioni a paesi terzi. Da ultimo, il Board chiede al DOC di chiarire ed esemplificare il significato di “HR Data”, considerando l’ambiguità del termine all’atto dell’interpretazione da parte degli operatori europei. Riguardo il secondo tema, l’EDPB riconosce alle autorità statunitensi l’aggiornamento delle loro policy, nel rispetto dei principi di necessità e proporzionalità nel trattamento per scopi di sicurezza nazionale, seppur il Board avrebbe apprezzato l’illustrazione di esempi concreti in fase di applicazione. L’EDPB ha accolto favorevolmente l’ammissione di Norvegia e Islanda al meccanismo di ricorso, oltre alla nomina di otto giudici e due avvocati speciali facenti parte della Data Protection Review Court. Sulla ri-autorizzazione della sezione 702 del Foreign Intelligence Surveillance Act, ossia lo statuto che autorizza la raccolta di specifiche informazioni di intelligence estera, l’EDPB prende atto delle modifiche decise dalle autorità statunitensi, che rafforzano la tutela della privacy a vantaggio degli interessati, pur sottolineando il mancato recepimento delle istruzioni del Privacy and Civil Liberties Oversight Board, che avrebbero implementato le misure a salvaguardia dei dati.
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𝗔𝘀𝘆𝘀𝘁𝗲𝗹-𝗕𝗗𝗙, 𝗽𝗮𝗿𝘁𝗲 𝗱𝗲𝗹 𝗴𝗿𝘂𝗽𝗽𝗼 𝗘𝗰𝗼𝗻𝗼𝗰𝗼𝗺, 𝗲 𝗚𝗲𝘁𝗦𝗼𝗹𝘂𝘁𝗶𝗼𝗻 𝗽𝗿𝗲𝘀𝗲𝗻𝘁𝗮𝗻𝗼 𝗖𝗼𝗺𝗽𝗹𝗶𝗱𝗼𝗼, 𝗹𝗮 𝗽𝗶𝗮𝘁𝘁𝗮𝗳𝗼𝗿𝗺𝗮 𝗚𝗥𝗖 𝗰𝗵𝗲 𝘁𝗿𝗮𝘀𝗳𝗼𝗿𝗺𝗮 𝗹𝗮 𝗰𝗼𝗺𝗽𝗹𝗶𝗮𝗻𝗰𝗲 𝗶𝗻 𝘂𝗻 𝘃𝗮𝗻𝘁𝗮𝗴𝗴𝗶𝗼 𝗰𝗼𝗺𝗽𝗲𝘁𝗶𝘁𝗶𝘃𝗼 Insieme, le due aziende elevano la governance aziendale a pilastro strategico per la resilienza e l’innovazione delle aziende In un contesto normativo sempre più complesso, Asystel-BDF, parte del gruppo Econocom e leader nella trasformazione digitale, insieme a GetSolution, società di consulenza specializzata in Governance, Compliance e Cybersecurity, lanciano Complidoo, la soluzione innovativa, scalabile e modulare per gestire la compliance ed i rischi operativi aziendali. 𝗨𝗻 𝗮𝗽𝗽𝗿𝗼𝗰𝗰𝗶𝗼 𝗶𝗻𝘁𝗲𝗴𝗿𝗮𝘁𝗼 𝗮𝗹𝗹𝗮 𝗰𝗼𝗺𝗽𝗹𝗶𝗮𝗻𝗰𝗲 Le imprese italiane ed europee devono confrontarsi con una vasta gamma di normative e standard come: NIS2, GDPR, DORA e ISO 27001 etc 𝗖𝗼𝗺𝗽𝗹𝗶𝗱𝗼𝗼, 𝗹𝗮 𝗿𝗶𝘀𝗽𝗼𝘀𝘁𝗮 𝗶𝗻𝘁𝗲𝗴𝗿𝗮𝘁𝗮 𝗮𝗹𝗹𝗲 𝘀𝗳𝗶𝗱𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗴𝗼𝘃𝗲𝗿𝗻𝗮𝗻𝗰𝗲 𝗮𝘇𝗶𝗲𝗻𝗱𝗮𝗹𝗲 Complidoo è la piattaforma ideale per affrontare questa complessità, con una gestione end-to-end delle funzioni di GRC. La piattaforma offre un’integrazione fluida con i sistemi aziendali esistenti, adattandosi alle specificità di ogni contesto aziendale. La sua modularità consente di scalare o personalizzare le funzioni in base alle esigenze, gestendo ed archiviando la documentazione a garanzia della tracciabilità. 𝗙𝗹𝗲𝘀𝘀𝗶𝗯𝗶𝗹𝗶𝘁à 𝗼𝗽𝗲𝗿𝗮𝘁𝗶𝘃𝗮 𝗲 𝗶𝗻𝗻𝗼𝘃𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 Complidoo offre un’interfaccia intuitiva e moderna, che facilita l’adozione e consente una configurazione rapida personalizzata, in cloud (SaaS) o on-premises. “Complidoo rappresenta il risultato di una partnership che unisce l’esperienza di GetSolution in ambito Compliance e Governance con le capacità tecnologiche di Asystel-BDF. È una collaborazione alimentata dalla passione di entrambe le aziende per la trasformazione positiva delle organizzazioni. Siamo entusiasti di presentare una piattaforma che non solo semplifica la gestione del rischio e della sicurezza, ma la eleva a un pilastro strategico, permettendo alle aziende di raggiungere gli standard richiesti con flessibilità e semplicità operativa” ha dichiarato 𝗘𝗺𝗮𝗻𝘂𝗲𝗹𝗮 𝗩𝗲𝗿𝘇𝗲𝗻𝗶, 𝗖𝗘𝗢 𝗱𝗶 𝗔𝘀𝘆𝘀𝘁𝗲𝗹-𝗕𝗗𝗙, 𝗽𝗮𝗿𝘁𝗲 𝗱𝗲𝗹 𝗴𝗿𝘂𝗽𝗽𝗼 𝗘𝗰𝗼𝗻𝗼𝗰𝗼𝗺. 𝗣𝗮𝗼𝗹𝗮 𝗚𝗲𝗻𝗲𝗿𝗮𝗹𝗶, 𝗠𝗮𝗻𝗮𝗴𝗶𝗻𝗴 𝗗𝗶𝗿𝗲𝗰𝘁𝗼𝗿 𝗱𝗶 𝗚𝗲𝘁𝗦𝗼𝗹𝘂𝘁𝗶𝗼𝗻, ha sottolineato: “In un contesto normativo in continua evoluzione, Complidoo fornisce alle aziende la capacità di rispondere in modo efficace ed efficiente ai requisiti di Compliance, trasformandoli in un'opportunità per costruire un sistema integrato di Governance che aumenta il valore competitivo. Insieme ad Asystel-BDF, stiamo tracciando un percorso verso un futuro in cui la compliance non è solo un obbligo, ma una vera opportunità di crescita e innovazione.
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𝗔 𝗿𝗶𝘀𝗰𝗵𝗶𝗼 𝗿𝗶𝘀𝗲𝗿𝘃𝗮𝘁𝗲𝘇𝘇𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗲 𝗯𝗮𝗻𝗰𝗵𝗲 𝗱𝗮𝘁𝗶: 𝗶𝗹 𝗚𝗮𝗿𝗮𝗻𝘁𝗲 𝗶𝘀𝘁𝗶𝘁𝘂𝗶𝘀𝗰𝗲 𝘂𝗻𝗮 𝘁𝗮𝘀𝗸 𝗳𝗼𝗿𝗰𝗲 È la decisione assunta dall’Authority a seguito delle ultime notizie relative al furto di dati a scopo di dossieraggio, con bersaglio il database della Pubblica Amministrazione. Stanzione corre ai ripari e decide di creare un gruppo di lavoro che si occupi di studiare le attività da intraprendere e le maggiori garanzie a protezione delle banche dati. La task force è chiamata a definire misure di sicurezza tecnico-organizzative adeguate all’accesso alle banche dati da parte di personale autorizzato e di incaricati preposti alla loro gestione e manutenzione. Ciò che preoccupa maggiormente il Garante è l’attività di rivendita delle informazioni presenti nei database della PA da parte di società private, fenomeno in crescita negli ultimi tempi. Queste aziende, servendosi di agenzie investigative, offrono servizi di reperimento di informazioni anche per mezzo di tecniche che violano la normativa privacy vigente. All’azione positiva mossa dal Garante stona l’immobilismo del Governo, il quale si culla delle normative attualmente in vigore e alla stretta promossa con l’introduzione della legge in materia di reati informatici e rafforzamento della cybersicurezza nazionale (L. 28 giugno 2024, n. 90), che prevede pene raddoppiate e multe più salate per coloro che violano i sistemi informatici. Eppur qualcosa sembra muoversi dalle parti del Viminale. Di recente il sottosegretario con delega ai servizi Mantovano sta coordinando i lavori in merito all’implementazione di un nuovo sistema di alert più efficace e puntuale, mirato a stanare gli autorizzati che utilizzano indebitamente le loro credenziali di accesso al sistema per scopi fraudolenti. Riguardo gli ultimi sviluppi sul tema, emergono le indagini condotte su Pierfrancesco Barletta, ex socio di minoranza di Equalize con il 5%, già nel cda di Leonardo-ex Finmeccanica e attualmente vicepresidente della Sea. La DDA di Milano gli contesta il concorso in accesso abusivo a sistema informatico. Nel mirino anche Enrico Pazzalli, ormai ex presidente della Fondazione Fiera Milano, coinvolto nell’inchiesta, autosospesosi dal proprio ruolo.
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Getsolution ha diffuso questo post
🌐 La strada verso la #compliance e la resilienza operativa: scopri i vantaggi di un sistema GRC per le aziende! 🌐 In un panorama normativo complesso, dove la sicurezza dei dati e la continuità operativa sono essenziali, una piattaforma #GRC - Governance, Risk & Compliance management- permette alle aziende di: 🟢 Ridurre i rischi operativi 🟢 Gestire le normative in continua evoluzione 🟢 Semplificare la compliance e migliorare la governance interna Ne hanno parlato i nostri esperti Graziano Gecchele e Federico Brenzone in un articolo pubblicato da Agenda Digitale by Digital360, in cui hanno esplorato l’importanza di una gestione integrata di Governance, Rischio e Conformità (GRC) per le aziende moderne. 📈🔒 👉 Leggi l’articolo completo per scoprire come la giusta soluzione GRC può trasformare la compliance da semplice adempimento a vero vantaggio competitivo! 🔎 Buona lettura: https://lnkd.in/dQSUftvz #Compliance #GRC #Governance #AsystelBDF #GetSolution Getsolution