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La Ragione - leAli alla libertà è un quotidiano d'opinione di ispirazione liberaldemocratica ed europeista diretto da Fulvio Giuliani in qualità di Direttore Responsabile e Davide Giacalone come Direttore Editoriale. Ogni giorno idee, approfondimenti, proposte e analisi. In edicola dal martedì al sabato a 50 cent, gratis online su sito e App #LaRagione

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    Questo è uno di quei casi in cui bisogna averlo vissuto per capire. Il terremoto, nelle sue versioni più violente e devastanti, è qualcosa che ti resta dentro per tutta l’esistenza. Chi ha provato la sensazione assoluta di impotenza e vulnerabilità. Chi si è sentito insignificante davanti alla potenza indifferente di madre terra non cancellerà mai questo insieme di emozioni dal proprio subconscio. Da mesi, ormai, raccontiamo dei fenomeni vulcanici legati all’area dei Campi Flegrei, la zona alle porte di Napoli che va da Pozzuoli a Capo Miseno e che nei secoli non ha mai smesso di segnalare la sua attività. Ce ne sono di continui e relativamente innocui (alcuni dei quali abbiamo trasformato in attrazioni turistiche come la Solfatara) e quelli di ben altro impatto. C’è il bradisismo, il ciclico lento innalzamento e abbassamento della terra caratteristico di Pozzuoli dalla notte dei tempi e che negli anni Ottanta spinse alla costruzione della new town di Monteruscello. L’idea era quella di trasferirvi parte della popolazione di Pozzuoli, realizzando un raro esempio di bruttura architettonica e sociale, nonché un’occasione per affari non sempre limpidi. Poi, gli sciami sismici come quello attualmente in corso e che nella notte fra ieri e mercoledì ha terrorizzato Napoli. Ecco, non appaia eccessivo scrivere “terrorizzato” e bisogna capire perché. Chi c’era, il 23 novembre 1980 visse un’esperienza che definire traumatica è poco. In quegli interminabili 90 secondi - provate a contarli e immaginate che nulla sotto i vostri piedi resti fermo - il terremoto raggiunse magnitudo 6,9 (ieri ha toccato la ragguardevole quota di 4,4), pari al 10’ grado dell’empirica scala Mercalli. Il sisma falciò l’Irpinia provocando quasi 3000 morti e assestò un colpo devastante anche a Napoli. In città morirono 52 persone nel crollo di un palazzo di 9 piani e i danni materiali e psicologici furono incalcolabili. Il terremoto può essere il panico assoluto, la perdita di controllo di sé, delle proprie emozioni, della capacità razionale. Questo fu il 23 settembre 1980 e ti resta dentro. Lo riporto come esperienza personale, vissuta in una delle zone collinari di Napoli. Perché la paura ha un sapore e un odore. Nel caso del terremoto, è anche un rumore cupo e sordo, che ti inseguirà per tutta la vita. È quel bagliore rossastro nel cielo alle 19:34 del 23 novembre 1980 e non puoi dimenticarlo. Neppure se ci provi. Il terremoto è tanto altro, a cominciare dalla consapevolezza che, 45 anni dopo quel sisma apocalittico, ai Campi Flegrei siamo più o meno dove eravamo allora. Abbiamo molto parlato, tantissimo temuto. Abbiamo litigato sui piani di evacuazione che ci sono e non sappiamo se possano funzionare, le prove a cui non va nessuno, i richiami sempre uguali di geologi e vulcanologi. Siamo tutti lì, tiriamo fuori tutto a ogni scossa più violenta e poi torniamo semplicemente a sperare che la vera botta non arrivi mai. Di Fulvio Giuliani

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    Il dubbio shakespeariano è della prima ballerina della Scala: «Ma chi è ’sto Magellano, è esistito veramente?». Un’étoile che, non avendo fama pari a una Carla Fracci o a una Fanny Cerrito, rimedia con una notorietà da reality tv. Il frammento su «’sto Magellano» mi arriva da una blobbata e mi fa rimbalzare alle scuole elementari, quando lessi un libro che mi strappò il cuore: “Con Magellano intorno al mondo”. Mi sono quindi chiesto quale sia oggi il livello medio di acculturazione. Vale a dire cosa si sia sedimentato nella memoria dei trentenni del terzo millennio (età della suddetta ballerina): un tempo che mai come prima offre tante ‘piattaforme’ informative da cui attingere. Mezzo secolo fa le fonti basilari dell’informazione provenivano da una tv che disponeva di soli due canali (rigorosamente in bianco e nero), da tre canali radio Rai oltre a Radio Vaticana, dai giornali e da una scuola i cui corsi erano segnati dal tanto biasimato nozionismo. Non voglio passare per un vecchio babbione passatista che rimpiange tutto del passato perché – inconsapevolmente – rimpiange la giovinezza (che in realtà «si fugge tuttavia»), ma è sempre più avvilente constatare come l’ignoranza avanzi a grandi passi come il nulla nel deserto dei Tartari di Buzzati. Un’inchiesta di una ventina d’anni fa dimostrava come i maturandi di quell’anno scolastico conoscessero un terzo dei vocaboli conosciuti dai loro coetanei di trent’anni prima. Una perdita che condizionava poi la costruzione del pensiero (formato appunto dalle parole). Temo che nei vent’anni successivi si siano perse per strada altre parole. Non è grave che l’attuale prima ballerina della Scala non conosca Magellano. È grave che si possa ipotizzare di conseguenza che non possegga strumenti per esprimersi politicamente con cognizione di causa. In un servizio televisivo di qualche tempo fa, una signora ben conciata a livello estetico – a dimostrazione di una condizione socioeconomica medio-alta – a una domanda sulle sue preferenze politiche si sbilanciava su Giuseppe Conte perché era «un bell’uomo». Negli ultimi decenni la formazione scolastica è stata segnata da un migliorismo imbroglione. Mi vengono in mente quelle piattaforme web che cambiano la loro grafica perché ogni tanto bisogna pur cambiarla in ossequio al nuovo, come se “nuovo” fosse sinonimo di meglio. Ma le cose non stanno così. Gli esempi sarebbero innumerevoli. Ci sono poi le manipolazioni. [...] Clicca sul seguente link per leggere l’articolo completo “Scuola di progressiva ignoranza” di Pino Casamassima: https://lnkd.in/dwaTBghD

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    Oggi durante la conferenza stampa tenutasi al termine del colloquio con il leader bielorusso Lukashenko, il presidente Vladimir Putin ha dichiarato: "Sì a una tregua con l'Ucraina, ma solo se porta a una pace duratura. Gli ucraini nel Kursk possono solo andarsene o morire, noi abbiamo il controllo della regione e loro sono isolati". Sul cessate il fuoco dice: "La approviamo, ma ci sono alcune questioni che vanno discusse con i partner statunitensi. Magari attraverso un colloquio telefonico con il presidente Donald Trump". Ribadendo la sua apertura a "una soluzione pacifica". Infine, il presidente russo ha espresso la sua "gratitudine al presidente degli Stati Uniti Donald Trump" per "aver dedicato così tanta attenzione alla soluzione in Ucraina". Confermato, inoltre, l'incontro a porte chiuse, che si terrà a Mosca, tra il presidente russo Vladimir Putin e l'inviato Usa per Russia e Ucraina, Steve Witkoff. A comunicarlo, il consigliere diplomatico del Cremlino, Yuri Ushakov. Di Claudia Burgio

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    Il dibattito sull’uso dell’intelligenza artificiale nel mondo del cinema è più rovente che mai. Parzialmente oscurate dal caso di Karla Sofía Gascón (l’attrice trans di “Emilia Pérez” nella bufera per alcuni tweet razzisti postati tra il 2016 e il 2021), le polemiche hanno colpito anche i recenti premi Oscar: due gli episodi nel mirino, la modifica delle performance canore nel già citato “Emilia Pérez” e l’intervento sui dialoghi in lingua ungherese tra Adrien Brody e Felicity Jones in “The Brutalist”. La percezione diffusa all’interno dell’industria cinematografica è che il progresso tecnologico rappresenti una minaccia sia per i posti di lavoro che per la componente artistica. Tra le celebrità è ormai diventata di moda la politica della tolleranza zero, mentre alcuni distributori hanno deciso di apporre l’etichetta “No AI” sui loro film. Ma c’è chi crede nell’utilizzo etico dell’intelligenza artificiale, un mezzo a basso costo per dare spazio alle storie ingiustamente ignorate dai produttori pavidi e tirchi. Parliamo della casa di produzione Staircase Studios AI di Pouya Shahbazian, conosciuto per aver fatto parte del team che ha portato nelle sale la saga di “Divergent”. Il produttore ha annunciato la realizzazione di film con un budget inferiore ai 500mila dollari sfruttando le potenzialità dell’AI e garantendo la qualità dei grandi studios. L’obiettivo è di produrre circa 30 opere nell’arco di tre o quattro anni, contando sull’appoggio di imprenditori del calibro di Kenneth Lerer (cofondatore di “The Huffington Post” e attualmente managing director emeritus della società di venture capital Lerer Hippeau) e Aryeh Bourkoff (ceo di LionTree), senza sottovalutare il contributo di consulenti come Lorenzo Di Bonaventura (producer di “Transformers” e “GI Joe”). Il primo progetto realizzato è “The Woman With Red Hair”. [..] Clicca sul seguente link per leggere l’articolo completo “L'intelligenza artificiale diventa regista e gli esseri umani restano in sala” di Massimo Balsamo: https://lnkd.in/dVnQFp-V

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    Via i Bignami, i bigliettini, le annotazioni a penna sui palmi sudaticci. Copiare non è mai stato così facile: merito (colpa) di ChatGpt e di tutto ciò che ne consegue. L’allarme arriva dal mondo anglosassone, in particolare dalla Scozia: non perché a quelle latitudini gli studenti siano particolarmente inclini al raggiro, ma per l’uso già comune dell’intelligenza artificiale all’interno delle università. E anche per il relativo abuso: stando a un recente sondaggio targato Bbc, il numero di furbetti sotto accusa negli atenei di Glasgow e dintorni è aumentato del 121% negli ultimi due anni. Una decina di loro, per la prima volta nella storia del Paese, è stata inoltre espulsa dai rispettivi corsi di laurea per aver clandestinamente utilizzato chatbot in sede d’esame. E questa è soltanto la punta visibile di un mondo sommerso che va formandosi, sempre più strutturato, adattabile e con subdoli tassi di successo: i “copioni 4.0” sfuggono al corpo docenti come mai prima d’ora. Il quadro che emerge dovrebbe spingere a una riflessione diffusa, pan-universitaria. Eppure il mondo accademico si sta scoprendo in notevole ritardo rispetto alla disarmante facilità con cui gli studenti hanno imparato a dopare le proprie performance. Il punto di partenza, come spesso nella parabola del progresso, è che ChatGpt può essere un utile strumento di supporto didattico: più di metà degli immatricolati lo utilizza regolarmente e soltanto il 5% ammette di servirsene per imbrogliare (fonte: l’ente di ricerca britannico indipendente Higher Education Policy Institute). Senza contare l’indefinibile percentuale di chi imbroglia senza ammetterlo [...] Clicca sul seguente link per leggere l’articolo completo “La Scozia contro ChatGpt agli esami universitari. Arrivano i copioni 4.0” di Francesco Gottardi: https://lnkd.in/dQEzWZb6

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    Basta l’analisi delle ultime quarantott’ore: per trattare con il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump, in modo particolare nella sua versione “secondo mandato”, non c’è alternativa a rispondere con la faccia feroce alla faccia feroce, con i muscoli ai muscoli, con le minacce alle minacce. Come rapportarsi a un uomo come Donald Trump, a una psicologia come la sua? Una risposta ce l’hanno data i canadesi, che nel nostro immaginario sono sempre stati associati - con ottime ragioni - a una visione serena, pacifica e costruttiva dei rapporti internazionali. Eppure l’ormai ex premier Justin Trudeau e il suo successore Mark Carney non hanno mancato di rispondere con una durezza imprevista (dalla Casa Bianca) alla guerra commerciale scatenata dal presidente statunitense. Sia nelle parole - ferme e all’occorrenza taglienti - sia nel linguaggio del corpo, nessuno dal Canada ha mostrato di voler cedere alle smargiassate di Trump o di far finta di non notare la sconcertante mancanza di rispetto nei confronti del Primo Ministro di Ottawa, declassato a “governatore” da The Donald. Il chiarissimo intento di alludere a un’eventuale annessione del Canada come 51º Stato dell’Unione è stato ripetutamente rispedito al mittente. Ancora più duro di Trudeau è apparso Doug Ford: il governatore dello Stato dell’Ontario, il più popoloso del Canada, non ha esitato a applicare un pesante dazio del 25% sull’energia elettrica venduta a tre Stati confinanti americani, Minnesota, Michigan e New York. Trump, dopo aver minacciato l’inferno, ha finito per riconsiderare i suoi apocalittici annunci di dazi al 50% sull’acciaio canadese e la volontà di distruggere l’industria automobilistica del vicino rimangiandosi tutto in 6 ore. A quel punto, saggiamente, anche dal Canada hanno cominciato ad abbassare i toni. Il caso Zelensky alla Casa Bianca è stato sviscerato in ogni sua possibile forma e, a dispetto dell’umiliazione per certi aspetti feroce subita, il presidente ucraino ha tenuto botta. A Gedda, Donald Trump - attraverso il suo segretario di Stato Marco Rubio intenzionato a venir fuori dall’ombra proiettata da Elon Musk - ha cancellato l’impostazione che voleva la Russia al tavolo e Kiev fuori dalla porta. Chi fa finta di non vederlo è intellettualmente disonesto o semplicemente agli ordini di Mosca. Nelle ultime ore, poi, è toccato alla Commissione europea reagire per le rime ai dazi trumpiani, varando una “risposta dura”. La guerra commerciale è una sciagura, una scelta folle, antistorica, perdente per tutti e su tutti i fronti ma è un uomo ad averne fatta arma di propaganda politica e strategia della sua amministrazione. Lo fa con atteggiamenti da bullo e i bulli conoscono una sola lingua, la loro. di Fulvio Giuliani

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    Nessun ferito grave, ma tanti disagi, tra paura e incredulità. Stanotte, ore 1.25: un boato fortissimo e la scossa bradisismica, la più forte da almeno 40 anni a questa parte, anche più di quella registrata a maggio 2024, benché della stessa magnitudo. Hanno tremato i residenti dell’area dei Campi Flegrei e soprattutto stavolta i quartieri della zona occidentale di Napoli, in particolare Bagnoli: attimi di terrore collettivo, nonostante i segnali arrivati dagli sciami sismici degli ultimi giorni e i dubbi per l’innalzamento anomalo della crosta terrestre dell’area dei Campi Flegrei delle ultime settimane, certificato dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (3 centimetri negli ultimi sette giorni, in precedenza si procedeva a +1,5 centimetri al mese). Nonostante la pioggia, la gente si è riversata per strada un po’ ovunque, soprattutto a Pozzuoli, a Bacoli e al quartiere Bagnoli, dove sono piovuti calcinacci sulle automobili e si sono verificate crepe in diverse abitazioni. A Pozzuoli è scattato l’allarme per il crollo del controsoffitto di un'abitazione: i Vigili del Fuoco sono intervenuti e hanno estratto dalle macerie una donna, rimasta ferita in modo non grave. A pochi chilometri da Pozzuoli, a Bagnoli, i Vigili del Fuoco hanno estratto dalle case alcune persone rimaste bloccate ai piani superiori, poiché le porte d’ingresso delle abitazioni non si aprivano. Dopo la scossa di magnitudo 4.4 è arrivata la comunicazione dell’Ingv dello sciame sismico in corso: in totale sette scosse nelle due ore successive, la più intensa di magnitudo 1.6. Nel frattempo, il Dipartimento della Protezione Civile ha attivato l'Unità di Crisi, in collegamento con le strutture locali del Servizio Nazionale della protezione civile. Sono in allestimento aree di attesa per i cittadini, così come previsto dai piani comunali, ma in molti hanno dormito per strada, concentrati soprattutto nei pressi dell’ex Base Nato, a Bagnoli. Nel frattempo, il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, ha firmato un'ordinanza per la chiusura odierna delle scuole della Municipalità 10 Bagnoli-Fuorigrotta. Scuole aperte invece a Bacoli e negli altri quartieri di Napoli. "Allo stato registriamo la presenza di tanti calcinacci ma solo tra qualche ora, dopo che avremo fatto tutte le verifiche, potremo avere un quadro completo della situazione. Posso dire che c'è stato il crollo di un controsoffitto e non di un solaio", ha detto a Rainews 24 il prefetto di Napoli, Michele di Bari. Sarebbero circa 80 i controlli degli edifici in programma. di Nicola Sellitti Credits video: Francesco Borrelli (deputato Avs) e web

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    I bambini (e, più in generale, i civili) sono sfruttati da Hamas per promuovere il suo terrorismo. È quanto afferma l’Idf (le Forze di difesa israeliane). Hamas ha mandato ieri un bambino di 4 anni verso una postazione dell'esercito nella Striscia di Gaza. Lo rendono noto le Forze di difesa israeliane attraverso un post sui social: “Ieri, i soldati dell'Idf hanno identificato un bambino di 4 anni che si dirigeva verso un avamposto nella zona di sicurezza”. “Il bambino - si legge ancora - è stato riportato a Gaza dalle forze dell'Idf e in coordinamento con le organizzazioni internazionali”. È lo stesso bimbo a dire ai soldati di essere stato inviato all’avamposto dall’organizzazione terroristica Hamas: “In una conversazione con i soldati - scrive l’Idf - il bambino ha affermato di essere stato inviato all'avamposto dall'organizzazione terroristica Hamas. “Hamas non esita a usare qualsiasi mezzo per usare e sfruttare cinicamente civili e bambini per promuovere il suo terrorismo” conclude l’Idf. di Mario Catania

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    Eventuali sanzioni finanziarie sulla Russia “potrebbero essere devastanti”. Sono le parole pronunciate dal presidente statunitense Donald Trump nello Studio Ovale. Inoltre, Trump rivela che in questo momento i suoi negoziatori sono in viaggio verso Mosca: “I miei negoziatori si stanno dirigendo in Russia proprio ora”. Il presidente Usa si augura che il presidente russo Vladimir Putin “accetti il cessate il fuoco”. The Donald aggiunge poi che i presidenti “Bush, Obama e Biden hanno rinunciato alla Georgia e alla Crimea”. Al contrario invece di lui che “sta facendo di più”. Rispondendo alle domande dei giornalisti presenti nello Studio Ovale, Trump dice “No comment” quando gli si chiede a che punto siano i colloqui con la Russia per la pace in Ucraina. “Non commenterò. Abbiamo delle persone lì” dice il presidente statunitense che fa riferimento ai suoi inviati per i negoziati. Sulla fiducia nei confronti di Putin, Trump dichiara: “Non ci abbiamo ancora parlato”. di Filippo Messina

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    Al via la rimozione della Black Lives Matter Plaza di Washington. A pubblicare il video dei lavori per la rimozione della celebre Piazza con la grande scritta “Black Lives Matter” è stato lo stesso presidente statunitense Donald Trump che l’ha condiviso su Truth (il social network del tycoon). Quest’ultima “trumpata”, come prevedibile, ha immediatamente scatenato numerose polemiche negli Usa e in tutto il mondo. La Black Lives Matter Plaza - sulla storica 16th Street di Washington, proprio di fronte alla Casa Bianca - era stata ribattezzata in questo modo dalla sindaca afroamericana Muriel Bowser il 5 giugno 2020 quando il Dipartimento dei lavori pubblici aveva scritto le parole "Black Lives Matter" dopo una serie di proteste in città per l’afroamericano George Floyd. La stessa sindaca - che avrebbe ricevuto pressioni dalla Casa Bianca - aveva annunciato qualche giorno fa che la scritta sarebbe stata presto eliminata. E così è stato. I lavori di rimozione dovrebbero durare circa 6 settimane. Oltre a cancellare la scritta “Black Lives Matter”, viene anche modificata la struttura della strada (che era stata in precedenza pedonalizzata). Nel 2020 Bowser aveva dichiarato che le parole “Black Lives Matter Plaza” sarebbero state conservate “in modo permanente”. di Filippo Messina

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