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PERSONE, Medicina&Società

PERSONE, Medicina&Società

Editoria: libri e pubblicazioni periodiche

La prima testata giornalistica dedicata al mondo dei pazienti e dei caregiver e dei professionisti sanitari

Chi siamo

Raccontiamo il mondo che c’è dietro, davanti, di lato a chi convive con una malattia, un disturbo, una condizione e qualsiasi altro fattore che non permette di condurre una vita in salute. Purtroppo, oggi le persone con una malattia o disabilità sono viste soprattutto per questo: prima vedi il problema di salute e poi, forse, la persona. Crediamo invece che è solo tenendo conto della persona nella sua totalità che possiamo prendercene cura nel modo più corretto: 🍀 comunicazione 🍀 relazione 🍀medicina narrativa 🍀 ascolto attivo Sono tutti elementi fondanti del #tempodicura. La malattia inficia l’inserimento sociale perché ancora oggi viene vista come qualcosa che può solo ostacolare l’individuo. Non è così. Ogni persona con una malattia o disabilità ha anche un grande potenziale, se solo la società gli o le permettesse di mostrarlo. PERSONE, OLTRE LA MALATTIA nasce come figlia di MEDORA Magazine, il portale che molti di voi hanno avuto modo di conoscere ed apprezzare in questi mesi e che per primo ha parlato di questi temi. Oggi MEDORA diventa un portale dedicato alla comunicazione, al giornalismo e alla divulgazione in ambito medico (ve ne parlerò). PERSONE, OLTRE LA MALATTIA, prende il testimone e ne porta avanti la visione, rappresentandone un’evoluzione con un taglio ancora più giornalistico. Gli obbiettivi di questa testata: ✅ dare un palcoscenico a chi vive nell’ombra ✅ coinvolgere le istituzioni in modo proattivo per dare risposta alle esigenze dei pazienti, ✅ fornire informazioni utili a chi cerca una diagnosi, una cura, a chi non sa come muoversi dopo aver scoperto la malattia ✅ raccontare il lavoro instancabile dei professionisti sanitari che ogni giorno si dedicano a queste persone www.personemagazine.it redazione@personemagazine.it

Sito Web
http://www.personemagazine.it
Settore
Editoria: libri e pubblicazioni periodiche
Dimensioni dell’azienda
1 dipendente
Sede principale
Milano
Tipo
Lavoratore autonomo
Data di fondazione
2022
Settori di competenza
Giornalismo medico e scientifico, medicina, benessere, pazienti, caregiver, diritti pazienti, medicina narrativa e sanità

Località

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    Perché PERSONE? PERSONE nasce per raccontare il mondo della medicina e della salute dall'esperienza di chi lo vive ogni giorno: pazienti, caregiver e professionisti sanitari. La nostra visione è quella della 𝐩𝐞𝐫𝐬𝐨𝐧𝐚 𝐜𝐡𝐞 𝐜𝐨𝐧𝐯𝐢𝐯𝐞 𝐜𝐨𝐧 𝐥𝐚 𝐦𝐚𝐥𝐚𝐭𝐭𝐢𝐚 insieme a famiglia, lavoro, vita sociale e altro ancora. Troppo spesso si vede prima il morbo che la persona, medicalizzando tutto senza considerare che ogni individuo manifesta e reagisce alla malattia in modo unico, a seconda della sua storia. 𝐋𝐚 𝐧𝐨𝐬𝐭𝐫𝐚 𝐦𝐢𝐬𝐬𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐞̀ 𝐝𝐚𝐫𝐞 𝐯𝐨𝐜𝐞 𝐚 𝐜𝐡𝐢 𝐧𝐨𝐧 𝐧𝐞 𝐡𝐚, fornendo un palcoscenico a chi vive nell'ombra e coinvolgendo le istituzioni per rispondere alle esigenze dei pazienti. 𝐕𝐨𝐠𝐥𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐨𝐟𝐟𝐫𝐢𝐫𝐞 𝐢𝐧𝐟𝐨𝐫𝐦𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐢 𝐮𝐭𝐢𝐥𝐢 per trovare una diagnosi, una cura, per capire a chi rivolgersi e come chiedere aiuto dopo una malattia. Raccontiamo l𝐞 𝐬𝐭𝐨𝐫𝐢𝐞 𝐝𝐢 𝐜𝐡𝐢 𝐞̀ 𝐚𝐧𝐝𝐚𝐭𝐨 𝐨𝐥𝐭𝐫𝐞 𝐥𝐚 𝐦𝐚𝐥𝐚𝐭𝐭𝐢𝐚 per riprendere in mano la propria vita senza colpe. Approfondiamo le difficoltà ma anche i successi di pazienti che vogliono studiare, lavorare ed essere parte attiva della società senza il peso della malattia. Il nostro obiettivo è fornire informazioni per aiutare tutti, dai pazienti ai caregiver, professionisti, datori di lavoro e istituzioni, a compiere le scelte giuste per curarsi e vivere una vita piena. Vuoi raccontarci la tua storia? Scrivi a redazione@personemagazine.it “𝑇𝑢𝑡𝑡𝑖 𝑣𝑒𝑑𝑜𝑛𝑜 𝑙𝑎 𝑓𝑜𝑟𝑧𝑎 𝑑𝑒𝑙 𝑓𝑖𝑢𝑚𝑒 𝑖𝑛 𝑝𝑖𝑒𝑛𝑎, 𝑛𝑒𝑠𝑠𝑢𝑛𝑜 𝑣𝑒𝑑𝑒 𝑙𝑎 𝑣𝑖𝑜𝑙𝑒𝑛𝑧𝑎 𝑑𝑒𝑔𝑙𝑖 𝑎𝑟𝑔𝑖𝑛𝑖 𝑐ℎ𝑒 𝑙𝑜 𝑐𝑜𝑠𝑡𝑟𝑖𝑛𝑔𝑜𝑛𝑜.”

  • 𝐄' 𝐩𝐢𝐮̀ 𝐢𝐦𝐩𝐨𝐫𝐭𝐚𝐧𝐭𝐞 𝐬𝐚𝐥𝐯𝐚𝐫𝐞 𝐥𝐞 𝐬𝐨𝐜𝐢𝐞𝐭𝐚̀ 𝐬𝐩𝐨𝐫𝐭𝐢𝐯𝐞 𝐨 𝐥𝐚 𝐬𝐚𝐥𝐮𝐭𝐞, 𝐞 𝐥𝐞 𝐭𝐚𝐬𝐜𝐡𝐞, 𝐝𝐢 𝐦𝐢𝐠𝐥𝐢𝐚𝐢𝐚 𝐝𝐢 𝐢𝐭𝐚𝐥𝐢𝐚𝐧𝐢? La domanda sorge spontanea dopo aver appreso che il Governo italiano sta valutando di abolire il divieto di pubblicità al gioco d'azzardo introdotto dal "Decreto Dignità" nel 2018. Il motivo? Pare - e i numeri purtroppo confermano - che il divieto di pubblicità "non abbia funzionato" contro la ludopatia e abbia anzi ridotto le entrate delle società sportive. Ma queste considerazioni valgono una decisione così importante che potrebbe peggiorare le situazione? Diamo qualche numero per capirci: 👉 Solo nel 2023 gli italiani hanno speso 150 miliardi in giochi d'azzardo (+78% in 10 anni) 👉Fino al 3% della popolazione (quasi 2 milioni di persone!) soffre di Disturbo da Gioco d'Azzardo 👉Più di 2 miliardi di euro annui se ne vanno in costi sociali per la ludopatia ( trattamenti sanitari, suicidi, perdita di lavoro e produttività, etc..) 👉Più di 1 milione di giovani tra 15-19 anni hanno giocato almeno una volta (2022) Reintrodurre la pubblicità al gioco d'azzardo potrebbe peggiorare ancora di più questo quadro disastroso, perché: 🔴Normalizza un'attività potenzialmente dannosa 🔴Associa il gioco a sensazioni positive 🔴Minimizza i rischi reali 🔴Crea aspettative irrealistiche di vincita 🔴Sfrutta vulnerabilità psicologiche preesistenti Per chi è predisposto alla ludopatia, questi messaggi possono fungere da potente trigger per comportamenti compulsivi, compromettendo anche i percorsi di recupero. Davvero il calcio vale più della salute mentale ed economica dei cittadini? Qui trovate un articolo approfondito sul tema 👇 👇 👇 👇 👇 https://lnkd.in/g45DZTcj #SaluteMentale #GameOver #GiocoResponsabile #ludopatia

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  • "𝐋𝐚 𝐩𝐨𝐯𝐞𝐫𝐭𝐚̀ 𝐧𝐨𝐧 𝐞̀ 𝐮𝐧𝐚 𝐜𝐨𝐥𝐩𝐚, 𝐞𝐩𝐩𝐮𝐫𝐞 𝐜𝐨𝐧𝐭𝐢𝐧𝐮𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐚 𝐩𝐮𝐧𝐢𝐫𝐥𝐚 𝐜𝐨𝐦𝐞 𝐬𝐞 𝐥𝐨 𝐟𝐨𝐬𝐬𝐞." Le parole di Antonio Mumolo, presidente dell'associazione Avvocato di strada ODV di Strada, risuonano come un'accusa potente al cuore della nostra società. Ma rappresentano un'agghiacciante realtà: in Italia, se perdi la residenza, perdi anche i diritti. Senza residenza, sei invisibile. Non esisti. Fino a ieri, la punizione era chiara: senza un indirizzo, niente medico di base. Per quasi 100.000 persone senza dimora (e molte più non censite), l'unica opzione per curarsi era l'emergenza in pronto soccorso. Un diabetico senza casa? Dovrà aspettare il coma per finire in pronto soccorso. Un iperteso senza residenza? Preghi di non avere un ictus. La legge 176/2024, promossa da Antonio Mumolo insieme al parlamentare Marco Furfaro, e presentata all'evento "Avrò cura di te" promosso dalla Fondazione Roche Italia, ha finalmente scardinato questa vergogna: dopo anni di battaglie, le persone senza dimora potranno avere un medico di famiglia. L'ipocrisia è evidente: l'articolo 32 della Costituzione definisce la salute come diritto "fondamentale" – l'unico a meritare questo aggettivo nell'intera Carta. Eppure, per decenni, abbiamo accettato che chi perdeva tutto, perdesse anche questa tutela. Nel corso dell'evento che si è svolto a Milano lo scorso 27 febbraio, Mumolo ha denunciato tre tipi di punizioni che infliggiamo ai poveri: 👉L'invisibilità 👉La punizione corporale 👉La punizione giuridica, con leggi che non combattono la povertà, ma fanno guerra ai poveri La nuova legge è ancora "timida" – biennale, limitata alle 14 città metropolitane, con un finanziamento esiguo – ma è un primo colpo a un sistema che criminalizza chi ha meno. E forse il più importante: un medico di base costa 80€ all'anno per paziente, contro i 250-400€ per ogni accesso al pronto soccorso. Persino l'aritmetica smonta l'idea che escludere i poveri sia "economico". Come ha ricordato Anna Lisa Mandorino di Cittadinanza Attiva, intervenuta all'evento: "Se riusciamo a prenderci cura dei più fragili, tutto il resto verrà di conseguenza." Il messaggio è inequivocabile: vogliamo essere un Paese che punisce chi soffre, o uno che garantisce dignità a tutti? Qui potete leggere il resoconto dell'evento: https://lnkd.in/dV2hk8AR Condividete!

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  • 𝐋𝐮𝐢𝐠𝐢, 𝐮𝐧𝐚 𝐯𝐢𝐭𝐚 𝐚𝐩𝐩𝐞𝐬𝐚 𝐚 𝐮𝐧 𝐟𝐢𝐥𝐨, 𝐮𝐧 𝐜𝐨𝐧𝐬𝐞𝐧𝐬𝐨 𝐢𝐧𝐟𝐨𝐫𝐦𝐚𝐭𝐨 𝐩𝐨𝐜𝐨 𝐢𝐧𝐟𝐨𝐫𝐦𝐚𝐭𝐨, 𝐞 𝐥𝐚 𝐯𝐢𝐭𝐚 𝐝𝐞𝐢 𝐬𝐮𝐨𝐢 𝐟𝐚𝐦𝐢𝐠𝐥𝐢𝐚𝐫𝐢 𝐬𝐭𝐫𝐚𝐯𝐨𝐥𝐭𝐚 𝐩𝐞𝐫 𝐬𝐞𝐦𝐩𝐫𝐞 Questa che vi raccontiamo oggi è una storia difficile da comprendere. E da accettare. Partiamo dai fatti: 🏥Luigi -nome di fantasia - 74 anni, già fragile e con multiple patologie, riceve l'impianto di un L-VAD senza che la sua famiglia fosse adeguatamente informata delle conseguenze. Vi chiederete: perché informare la famiglia? E' il paziente che deve ricevere l'impianto. Si, ma....c'è un MA gigantesco. Proseguiamo. Il consenso informato di Luigi di "informato" aveva ben poco. A Luigi era stata promessa una vita quasi normale, perfino di poter tornare in bicicletta... una speranza illusoria che ha stravolto la vita di tutti. Perché dopo aver subito l'intervento, Luigi non è più stato in grado di portare avanti la sua vita in modo indipendente. Altro che bicicletta.... Sua moglie Paola, sua nuora Cinzia e tutta la famiglia sono diventati caregiver a tempo pieno, senza supporto, senza preparazione, senza tregua. La nuora ha dovuto cambiare lavoro, la moglie non dorme più da tempo. Oggi Luigi si trova in un limbo assurdo: l'hospice non lo accetta per via del dispositivo, le RSA non sanno come gestirlo, e benché lui chieda di "staccare tutto", i medici rispondono che non si può fare. 👉 𝐌𝐢 𝐜𝐡𝐢𝐞𝐝𝐨, 𝐯𝐢 𝐜𝐡𝐢𝐞𝐝𝐨: 𝐜𝐡𝐢 𝐝𝐞𝐯𝐞 𝐞𝐬𝐬𝐞𝐫𝐞 𝐚𝐥 𝐜𝐞𝐧𝐭𝐫𝐨 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐞 𝐝𝐞𝐜𝐢𝐬𝐢𝐨𝐧𝐢 𝐦𝐞𝐝𝐢𝐜𝐡𝐞 𝐪𝐮𝐚𝐧𝐝𝐨 𝐥𝐚 𝐬𝐨𝐩𝐫𝐚𝐯𝐯𝐢𝐯𝐞𝐧𝐳𝐚 𝐝𝐢𝐩𝐞𝐧𝐝𝐞 𝐜𝐨𝐦𝐩𝐥𝐞𝐭𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐝𝐚𝐢 𝐜𝐚𝐫𝐞𝐠𝐢𝐯𝐞𝐫? E' giusto ignorare completamente la famiglia, quando si sa benissimo che la ricaduta di quella terapia peserà completamente sulle spalle di quelle persone? E perché promettere la bicicletta, quando c'è il rischio di minare l'autonomia di una persona? Ivana Barberini ha raccontato su PERSONE, Medicina&Società questa storia straziante: https://lnkd.in/gyK8u3yG 🔄 Condividete se pensate che il sistema sanitario debba ripensare il modo in cui coinvolge le famiglie nelle decisioni di fine vita e nell'assistenza di pazienti con dispositivi così complessi. #SanitàUmana #Caregiving #BioeticaMedica #FineDignità #ConsensoInformato #PERSONE

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    "𝐄̀ 𝐜𝐨𝐦𝐞 𝐬𝐞 𝐪𝐮𝐞𝐢 𝐟𝐚𝐫𝐦𝐚𝐜𝐢 𝐟𝐨𝐬𝐬𝐞𝐫𝐨 𝐬𝐮 𝐮𝐧𝐨 𝐬𝐜𝐚𝐟𝐟𝐚𝐥𝐞, 𝐝𝐚𝐯𝐚𝐧𝐭𝐢 𝐚 𝐭𝐞, 𝐦𝐚 𝐭𝐮 𝐧𝐨𝐧 𝐩𝐮𝐨𝐢 𝐩𝐫𝐞𝐧𝐝𝐞𝐫𝐥𝐢." Queste parole potenti arrivano dalla diretta Instagram che ho fatto con Alice Cadalora ed Elena Semenzato, due madri straordinarie che stanno combattendo una battaglia cruciale in Europa. Il loro obiettivo? L'accesso ai farmaci che potrebbero rallentare la progressione della #distrofiadiDuchenne nei loro figli. Da "semplici" mamme, in poco più di un anno sono diventate attiviste, esperte di farmacologia e portavoce di una comunità intera. La loro storia ci insegna che l'amore di un genitore può trasformarsi in una forza capace di sfidare sistemi e burocrazia. Mentre negli USA sono disponibili sette trattamenti, in Europa si rischia di perdere l'unico esistente, #ataluren (nome commerciale Traslarna), perché EMA non è convinta dei dati di Real World Evidence a supporto, nonostante la comunità medica italiana - e non solo - si sia espressa a favore del farmaco. Ma ci sarebbe anche il #valomorone, alternativa ai corticosteroidi, approvato da EMA, ma ancora non rimborsabile in Italia. E #givinostat, approvato negli USA ma ancora allo studio in EMA... Per questi bambini, il #tempo non è solo denaro: è #vita. Seguite questa straordinaria battaglia per i diritti dei #pazientirari. Perché, come dicono Alice ed Elena "𝑒̀ 𝑢𝑛𝑎 𝑐𝑜𝑠𝑎 𝑝𝑒𝑟 𝑐𝑢𝑖 𝑞𝑢𝑎𝑙𝑠𝑖𝑎𝑠𝑖 𝑔𝑒𝑛𝑖𝑡𝑜𝑟𝑒 𝑝𝑎𝑠𝑠𝑒𝑟𝑒𝑏𝑏𝑒 𝑙'𝑖𝑛𝑓𝑒𝑟𝑛𝑜." Perché sapere che esistono farmaci che potrebbero salvare la vita dei tuoi figli e non poterli avere per mere ragioni burocratiche, economiche ( e dimostrazioni muscolari da parte di enti regolatori di cui faremo francamente a meno)...è qualcosa che nessun genitore dovrebbe provare. Qui potete rivedere l'intervista su Persone, Medicina&Società https://lnkd.in/dr8N9BV7 Diffondetela. E fate sentire la vostra voce. #MalattieRare #DistrofiaDiDuchenne #DirittiPazienti #AccessoAlleCure #RareDiseases

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  • 𝑁𝑜𝑛 𝑎𝑏𝑏𝑖𝑎𝑡𝑒 𝑝𝑎𝑢𝑟𝑎 𝑎 𝑝𝑎𝑟𝑙𝑎𝑟𝑛𝑒. 𝑁𝑜𝑛 𝑎𝑏𝑏𝑖𝑎𝑡𝑒 𝑝𝑎𝑢𝑟𝑎 𝑑𝑖 𝑐ℎ𝑖𝑒𝑑𝑒𝑟𝑒 𝑠𝑝𝑖𝑒𝑔𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑖 𝑎𝑖 𝑚𝑒𝑑𝑖𝑐𝑖 𝑠𝑢𝑙𝑙𝑒 𝑖𝑚𝑚𝑎𝑔𝑖𝑛𝑖, 𝑠𝑢𝑖 𝑟𝑒𝑓𝑒𝑟𝑡𝑖, 𝑠𝑢𝑙𝑙𝑒 𝑝𝑎𝑟𝑜𝑙𝑒. 𝑁𝑜𝑛 𝑎𝑏𝑏𝑖𝑎𝑡𝑒 𝑝𝑎𝑢𝑟𝑎 𝑑𝑖 𝑐𝑜𝑛𝑑𝑖𝑣𝑖𝑑𝑒𝑟𝑒 𝑙𝑎 𝑣𝑜𝑠𝑡𝑟𝑎 𝑒𝑠𝑝𝑒𝑟𝑖𝑒𝑛𝑧𝑎, 𝑝𝑒𝑟𝑐ℎ𝑒́ 𝑝𝑜𝑡𝑟𝑒𝑠𝑡𝑒 𝑓𝑎𝑟𝑒 𝑙𝑎 𝑑𝑖𝑓𝑓𝑒𝑟𝑒𝑛𝑧𝑎 𝑛𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑣𝑖𝑡𝑎 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑑𝑜𝑛𝑛𝑎 𝑐ℎ𝑒 𝑖𝑛 𝑞𝑢𝑒𝑙 𝑚𝑜𝑚𝑒𝑛𝑡𝑜 𝑣𝑖 𝑎𝑠𝑐𝑜𝑙𝑡𝑎. Queste sono le parole che ha usato Erica Baldini durante la live che ho condotto su PERSONE, Medicina&Società per raccontare la sua storia straordinaria: 15 anni di prevenzione continua del tumore al seno, nessuno si accorge che sta sviluppando un tumore finché, in preda al dolore, non trova online una senologa, Fabiana Formicola che, dopo il primo controllo, capisce quello che gli altri non hanno capito. Erica si salva. Si salva perché ha seguito il suo istinto, ha chiesto, non ha avuto paura di condividere e nemmeno di chiedere spiegazioni per capire cosa le stesse succedendo. Perché il punto è questo: è la vostra salute in gioco e il futuro dei vostri figli che potrebbero rimanere senza una madre. Avete tutto il diritto di chiedere, e tutto il diritto di ottenere risposte. Ma questa è anche la storia di due donne che si sono incontrate e hanno deciso di prendersi per mano, una come paziente, l'altra come dottoressa, e hanno instaurato una relazione che dura ancora oggi. Il resto lo potete ascoltare qui: https://lnkd.in/dWEsfQWb

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  • Erica si reca dal suo medico radiologo e senologo di fiducia ogni anno. Ha una storia famigliare di tumore al seno, si è sempre voluta tenere sotto controllo. Agli ultimi controlli sono spuntate delle microcalcificazioni, solo da una parte. E vuole sapere se deve preoccuparsi. Tutti, compreso il senologo, le dicono che non è niente di grave. Ma Erica inizia a sentire forti dolori. Così, ad aprile dello scorso anno, si reca di nuovo dal senologo che, dopo l’ennesima mammografia, la rassicura: non c’è niente per cui allarmarsi. Erica torna a casa. Ma il dolore si intensifica. E inizia a pensare che ci sia qualcosa che decisamente non va. Arrivato agosto, Erica non ce la fa più. Il suo senologo è in ferie, mezza Italia è in ferie. Cercando su internet, trova la dottoressa Fabiana Formicola di Vicenza. Le scrive, pensando che tanto non le avrebbe risposto. E invece Fabiana risponde. Si vedono nel suo studio. La dottoressa dopo pochi giorni sarebbe dovuta partire per le vacanze. Fabiana esegue i soliti esami. Capisce che qualcosa non va. Fa una biopsia immediatamente. Dice a Erica di andare a casa, in attesa del riscontro. Dopo qualche giorno la chiama. Le dice di venire a casa sua, sta per partire ma non vuole farlo prima di aver comunicato a Erica la diagnosi, perché non c'è tempo da perdere, perché il tumore non ci va in ferie. La dottoressa accoglie Erica tra le valigie, in procinto di partire, per darle il referto. Erica ha un tumore. Due mesi dopo si opera. Non ci sono metastasi, ma il rischio di recidiva è così alto che Erica dovrà prendere farmaci pesanti per molto tempo. Farmaci che rischiano di limitarla nelle sue attività quotidiane. Se oggi Erica è viva, è anche per merito di questa dottoressa, dell'urgenza che ha sentito, di come si è posta nei confronti di questa donna, del tempo che le ha voluto dedicare. Della relazione che si è instaurata fra di loro. Il prossimo 5 febbraio alle 18:30 su PERSONE, Medicina&Società, parleremo di tutto questo con Erica e Fabiana e di quanto sia fondamentale la prevenzione del cancro al seno, che è la neoplasia più comune tra le donne e rappresenta una delle principali cause di mortalità femminile. Ma che tipo di prevenzione bisogna fare? Quando? A chi affidarsi? Quando chiedere un secondo parere? E che fare quando arriva la diagnosi? Ne parleremo insieme a voi. Intervenite numerosi e numerose. Perché, se con Erica la prevenzione avesse funzionato come avrebbe dovuto, noi oggi racconteremmo una storia diversa. Iscrivetevi qui: https://lnkd.in/drDkjPxH

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  • "Ricordo il caso di un nostro assistito che viveva in strada. Aveva avuto un’ischemia che gli aveva paralizzato parte del corpo. Se fosse stato curato prima, avrebbe potuto avere una vita quasi normale. Invece fu lasciato in strada in inverno, ebbe un congelamento grave e dovette subire l’amputazione di gambe e braccia. A quel punto, il sistema sanitario si accorse di lui e lo accolse in una struttura dove la permanenza costa migliaia di euro al mese. Basta moltiplicare questo caso per le decine di migliaia di persone che vivono in strada per capire che i benefici, in termini di vite umane e di spesa pubblica, saranno enormi”. A dirlo è Antonio Mumolo, avvocato e fondatore di Avvocato di strada ODV che lavora per i diritti delle persone senza fissa dimora. Sta parlando della legge approvata lo scorso novembre che per la prima volta consentirà anche alle persone senza fissa dimora di poter avere il medico di base. Perché fino ad oggi, non era possibile. Queste persone non potevano curarsi se non andando in pronto soccorso, e quando ci arrivano sono in pessime condizioni, come il caso raccontato. Quante vite si potrebbero salvare, e quanto, più prosaicamente, potrebbe risparmiare il SSN se si prendesse cura di questa persone prima che sia troppo tardi? Parliamo di quasi 100.000 persone in Italia. Invisibili. E come funzionerà in concreto questo legge? Ci spiega tutto Momolo in questa interessante intervista realizzata da Mirella Madeo per PERSONE, Medicina&Società. E voi, cosa ne pensate? https://lnkd.in/dFNxVes6

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  • 𝐈𝐥 𝐠𝐞𝐧𝐝𝐞𝐫 𝐠𝐚𝐩 𝐜𝐡𝐞 (𝐟𝐨𝐫𝐬𝐞) 𝐧𝐨𝐧 𝐭𝐢 𝐚𝐬𝐩𝐞𝐭𝐭𝐢: 𝐬𝐞𝐬𝐬𝐨 𝐞 𝐠𝐞𝐧𝐞𝐫𝐞 𝐧𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐫𝐢𝐜𝐞𝐫𝐜𝐚 𝐞 𝐬𝐯𝐢𝐥𝐮𝐩𝐩𝐨 𝐝𝐢 𝐧𝐮𝐨𝐯𝐢 𝐟𝐚𝐫𝐦𝐚𝐜𝐢 Per decenni, la ricerca biomedica è stata a lungo declinata quasi esclusivamente al maschile, creando significative lacune di conoscenza che impattano direttamente sulla salute delle donne. In pratica, le donne assumono farmaci che nella stragrande maggioranza dei casi sono stati testati solo sugli uomini. Fin dagli studi molecolari e animali, si è sempre deciso di testare su cellule e specie maschili. E quindi poi sugli uomini. Il motivo? Per questioni legate all'eventuale impatto sul feto, in caso di gravidanza o futura gravidanza, per le fluttuazioni ormonali femminili e altri aspetti. Ma oggi che la medicina di genere ha guadagnato l'importanza che merita ( a fatica), oggi che si è capito quanto siano diversi uomini e donne negli effetti e nell'assimilazione dei farmaci, nello sviluppo di certe malattie e nello stesso processo di invecchiamento, oggi questo tipo di ricerca prettamente maschile non è più giustificabile. E, anzi, può essere dannosa per le donne. In questo articolo per PERSONE, Medicina&Società, Laura Costantin ripercorre le tappe principali di questo pregiudizio che ancora oggi non accenna a sparire. E poi c'è il caso della sperimentazioni di farmaci a uso pediatrico...ma di questo parleremo un'altra volta! https://lnkd.in/d_rApVKY #Comefunzionalaricerca #RicercaMedica #EquitàDiGenere #Salute #InnovazioneMedica #Ricercadigenere #Medicinadigenere #PERSONE

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  • La #scuola dovrebbe essere la priorità nel nostro paese. Ancora prima della sanità, del lavoro, della politica estera, del turismo... Senza una scuola che funziona, non c'è futuro. Eppure la nostra scuola pubblica continua ad andare avanti con un sistema vecchio, farraginoso, per niente flessibile. Un sistema, un carrozzone, che non ha saputo adattarsi al cambiamento della società. E le cui distorsioni ricadono su tutti i bambini, e soprattutto su quelli che hanno una #disabilità. Ogni anno, il copione si ripete: mancano gli insegnanti di sostegno, quelli che ci sono non sono formati, è una lotta per fare i Glo, i Pei, i Pdp. Una lotta tra i genitori e gli insegnanti, i primi che cercano una scuola inclusiva, i secondi che a volte ci provano, ma molto spesso inventano muri che in realtà non hanno senso di esistere. Sono muri incostituzionali. Perché ogni bambino ha diritto ad andare a scuola. Ce lo dice la Costituzione. Ogni giorno ascolto storie di mamme e papà devastati da questi muri, da questi ostacoli che potrebbero essere spazzati via in un attimo, con la giusta forza di volontà. E competenza. Non si cono educatori, non vengono assegnate abbastanza ore di sostegno, non vengono formati gli insegnanti di sostegno in modo adeguato, e i docenti di ruolo scaricano tutto su questi, come se non fosse una loro responsabilità. Per non parlare della formazione di chi insegna alle elementari. Il risultato è una scuola che farebbe molto volentieri a meno della disabilità. Questo va detto. Andrebbe detto ogni maledetto giorno. Il Ministro dell'Istruzione non ha speso una parola in questo senso, non ho sentito nulla per questi bambini. Sento solo parlare di merito e voti, non di inclusione seria e fattibile. E sapete cosa succede? Chi può toglie i figli dal circuito pubblico e li inserisce in quello privato. Chi non può, va avanti e subisce. E i bambini che non hanno disabilità impareranno ad escludere chi ce l'ha. Perché lo hanno imparato a scuola. Se noi come società non ci ribelliamo a questo massacro silenzioso, le generazioni future ne pagheranno le conseguenze. Non si tratta solo dei bambini con disabilità, si tratta di un approccio educativo fuori dal tempo, prettamente nozionistico e per nulla formativo a quella che è la vita, la relazione, lo stare al mondo, confrontarsi con gli altri, allenare il pensiero critico, condividere. Questo articolo ne è l'ennesima prova. Alessandro Chiarini, Presidente CONFAD – Coordinamento Nazionale Famiglie con Disabilità, lo spiega bene in questa intervista. https://lnkd.in/dzXa3RZj

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