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1️⃣ 𝗡𝗼𝘃𝗲𝗹 𝗔𝗜: intelligenza artificiale generativa, guida autonoma. 2️⃣ 𝗙𝘂𝘁𝘂𝗿𝗲 𝗼𝗳 𝗰𝗼𝗺𝗽𝘂𝘁𝗶𝗻𝗴: l’insieme delle innovazioni abilitate dal calcolo, tra le quali primeggia il quantum computing, la tecnologia che sfrutta le leggi della meccanica quantistica per risolvere problemi troppo complessi per i computer classici. 3️⃣ 𝗡𝗼𝘃𝗲𝗹 𝗲𝗻𝗲𝗿𝗴𝘆: tutte le tecnologie legate alla decarbonizzazione, tra cui idrogeno verde, nucleare e solare di nuova generazione. 4️⃣ 𝗦𝗽𝗮𝗰𝗲 𝘁𝗲𝗰𝗵: lanci, osservazione della terra, manifattura di componenti, nanosatelliti. 5️⃣ 𝗥𝗼𝗯𝗼𝘁𝗶𝗰𝗮: robot umanoidi, nanorobotica. 6️⃣ 𝗕𝗶𝗼𝘁𝗲𝗰𝗻𝗼𝗹𝗼𝗴𝗶𝗲: biologia sintetica, cibo prodotto in laboratorio, scoperta di nuovi farmaci grazie all’intelligenza artificiale. 7️⃣ 𝗠𝗮𝘁𝗲𝗿𝗶𝗮𝗹𝗶 𝗮𝘃𝗮𝗻𝘇𝗮𝘁𝗶 𝗲 𝗻𝗮𝗻𝗼𝘁𝗲𝗰𝗻𝗼𝗹𝗼𝗴𝗶𝗲: cemento verde, grafene, nanomateriali. 8️⃣ 𝗗𝗲𝗳𝗲𝗻𝘀𝗲 𝘁𝗲𝗰𝗵: cybersecurity, droni. Sono le otto aree che tutte insieme definiscono il #deeptech, secondo la classificazione che ne fa Dealroom. «𝗣𝗲𝗿 𝗰𝗮𝗽𝗶𝗿𝗻𝗲 𝗶 𝗰𝗼𝗻𝗳𝗶𝗻𝗶 𝗱𝗼𝗯𝗯𝗶𝗮𝗺𝗼 𝗳𝗮𝗿𝗲 𝗿𝗶𝗳𝗲𝗿𝗶𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼 𝗮 𝗾𝘂𝗮𝘁𝘁𝗿𝗼 𝗲𝗹𝗲𝗺𝗲𝗻𝘁𝗶 𝗶𝗺𝗽𝗿𝗲𝘀𝗰𝗶𝗻𝗱𝗶𝗯𝗶𝗹𝗶. Il 1️⃣ è la ricerca scientifica: la maggior parte delle innovazioni deep tech nasce all’interno di laboratori di ricerca, università, poli di eccellenza in grado di sviluppare soluzioni di avanguardia. Il 2️⃣ è la presenza di una forte proprietà intellettuale: i brevetti proteggono e fanno crescere le innovazioni deep tech, attraggono nuovi investimenti e accordi di licenza. Il 3️⃣ è il fattore tempo: si tratta di tecnologie che necessitano in media di sei anni in più rispetto ad altre per dare risultati. Il 4️⃣ è il tipo di competenze necessarie: le aziende deep tech sono fondate da team con background tecnici avanzati». Aleardo Furlani, fondatore di Innova, incubatore che offre servizi specialistici per sostenere la nascita e la crescita di startup innovative nei settori deep tech, ci ha guidato nell’articolo di approfondimento sul deep tech, che trovate sul numero di marzo di Business People, in digitale e in edicola.