Carlo Ancelotti è uno dei più conosciuti allenatori di calcio al mondo, noto non solo per i suoi successi sul campo, ma anche per la sua calma e saggezza nel gestire le squadre e le situazioni più complesse. Nato il 10 giugno 1959 a Reggiolo, in provincia di Reggio Emilia, Ancelotti ha trascorso la maggior parte della sua vita immerso nel mondo del calcio. La sua carriera da calciatore lo ha visto militare in squadre come il Parma Calcio 1913, la AS Roma e il AC Milan, dove ha vinto numerosi trofei nazionali e internazionali, inclusa la Coppa dei Campioni (ora Champions League) sia come giocatore che come allenatore. Ad oggi, con quattro vittorie, detiene il record di allenatore più vincente della massima competizione continentale. È proprio come allenatore che Ancelotti ha lasciato un'impronta indelebile nel mondo del calcio. Con il suo approccio tattico flessibile e la sua capacità di gestire le personalità dei giocatori, ha guidato squadre di alto livello come Juventus Football Club, Milan, Chelsea Football Club, Real Madrid C.F. Madrid, Paris Saint-Germain e FC Bayern München Monaco. È noto per il suo stile di leadership tranquillo ma deciso, che ha guadagnato il rispetto e l'ammirazione sia dai giocatori che dagli addetti ai lavori. Il suo libro "Il leader calmo" offre un'incisiva riflessione su leadership, gestione dello stress e controllo emotivo, tratti che lo hanno reso un punto di riferimento non solo nel mondo dello sport, ma anche in altri ambiti. Ancelotti condivide le sue esperienze personali e professionali, raccontando aneddoti, riflessioni e consigli pratici. Una delle tematiche centrali del libro è la gestione dello stress e delle pressioni che accompagnano il ruolo di leader. Ancelotti racconta come la sua capacità di mantenere la calma sotto pressione sia stata fondamentale per il suo successo sia come giocatore che come allenatore. Questo tema è particolarmente rilevante in contesti competitivi come lo sport, ma può essere applicato anche in ambiti lavorativi e personali. Inoltre, Ancelotti esplora l'importanza della comunicazione e della gestione delle relazioni interpersonali nella leadership. Condivide le sue strategie per instaurare un clima positivo e collaborativo all'interno di una squadra, evidenziando l'importanza di ascoltare, comprendere e motivare gli altri. Queste lezioni possono essere preziose per chiunque si trovi a guidare un gruppo di persone, che si tratti di una squadra sportiva, di un team aziendale o di una comunità. Dai dirigenti aziendali agli allenatori sportivi, dai genitori agli insegnanti, questo libro offre preziosi insegnamenti su come guidare con calma, comprensione e determinazione. È un'opera che parla non solo di calcio, ma della vita stessa e di come affrontare le sfide con resilienza e saggezza. #libri #leadership #football #manager
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Per chi ama il calcio, ma anche per chi apprezza il valore del “fare squadra”. Ieri, durante la partita tra Juventus e Lipsia, abbiamo assistito a un meraviglioso esempio di gioco di squadra. Un vero spettacolo di collaborazione, dedizione e sinergia sul campo, che ci ricorda quanto sia importante lavorare insieme per raggiungere obiettivi comuni e quanto, questo, il #calcio ce lo può insegnare: Se volete saperne di più , vi invito a leggere il mio articolo completo! E poi mi dite che ne pensate ?!? Juventus Football Club #milanofree
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Carlo Ancelotti un nome che riecheggia nella storia del calcio, sinonimo di successi e vittorie. La sua settima finale raggiunta con il Real Madrid FC nella UEFA Champions League rappresenta un traguardo eccezionale, che evidenzia ancora una volta la sua straordinaria abilità di allenatore. Tuttavia, ciò che rende Ancelotti un vero leader va oltre le sue capacità tattiche e strategiche. Dietro i trionfi del suo Real, tra le tante, c'è una lezione di vita fondamentale: l'importanza della delega. Nella semifinale contro il FC Bayern München, Ancelotti ha sorpreso tutti con alcuni cambiamenti azzeccati che hanno ribaltato l'esito della partita. Ma, come emerso da un'intervista, queste scelte non sono state solo sue: l'allenatore ha saputo ascoltare i suggerimenti dei suoi collaboratori, valorizzando le loro competenze e dando loro fiducia. La vera forza di un leader non risiede nel fare tutto da solo, ma nel saper creare una squadra coesa e preparata, dove ogni individuo può dare il proprio contributo. Ancelotti incarna perfettamente questo principio, dimostrando che il successo non è mai frutto di un singolo individuo, ma del lavoro sinergico di un team unito. La sua capacità di delegare e di valorizzare le risorse umane lo rende un esempio da seguire per chiunque aspiri a raggiungere grandi obiettivi. In un mondo in continua evoluzione, dove la complessità delle sfide richiede competenze sempre più specialistiche, la delega diventa un'abilità imprescindibile per ogni leader. Impariamo da Ancelotti a circondarci di persone capaci e a valorizzare il loro talento. Crediamo nel lavoro di squadra e diamo fiducia ai nostri collaboratori: solo così potremo raggiungere traguardi straordinari, proprio come l'immenso Carlo Ancelotti. Grazie a Clarence Seedorf per aver saputo sottolineare lo spettacolare lavoro che c'è dietro lo spettacolo cui abbiamo assistito ieri. #leadership #delega #teamplayer #calcio #ancelotti #realmadrid #championsleague
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UN CAMPIONE Qual è la differenza tra un ottimo giocatore ed un campione? Semplice. Il primo fa bella figura, il secondo fa vincere la sua squadra. La approfondisco raccontandovi Dino Meneghin. Dino è il giocatore più vincente della storia della pallacanestro italiana. E’ stato insignito della massima onoreficienza a livello mondiale, venendo inserito nella Hall of Fame americana. Basterebbe questo per far comprendere la sua grandezza. Raramente era il miglior giocatore in assoluto della squadra. Ancor più di rado era il miglior realizzatore. Eccezionalmente ha vinto una classifica speciale a livello individuale. Allora perché lo prendo come esempio per spiegare cos’è un campione? Perché quando Dino era in campo, i giocatori attorno crescevano e miglioravano e la squadra giocava meglio. Perché non si sentiva mai troppo grande dall’evitare di fare le cose piccole ed il “lavoro sporco”. Perché il suo impatto era ancora più evidente quando le cose andavano male, le partite erano difficili ed i momenti erano cruciali. Perché era consapevole della propria bravura e grandezza, ma non la faceva mai pesare con la sua umiltà. Perché era il primo a dare l’esempio e trascinava motivando tutti quelli attorno a sé. Per questi ed altri mille motivi. Ma soprattutto perché era consapevole che il proprio successo, passava solo ed esclusivamente attraverso il successo della propria squadra! Ecco cosa fa un campione e cosa lo differenzia da un ottimo giocatore. Quando giochi in una squadra, lavori in una azienda o fai parte di un’organizzazione, puoi scegliere quale tipo di giocatore essere. #coaching #leader #campione #riccardopittis
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Bellissima lezione di vita e di leadership!
UN CAMPIONE Qual è la differenza tra un ottimo giocatore ed un campione? Semplice. Il primo fa bella figura, il secondo fa vincere la sua squadra. La approfondisco raccontandovi Dino Meneghin. Dino è il giocatore più vincente della storia della pallacanestro italiana. E’ stato insignito della massima onoreficienza a livello mondiale, venendo inserito nella Hall of Fame americana. Basterebbe questo per far comprendere la sua grandezza. Raramente era il miglior giocatore in assoluto della squadra. Ancor più di rado era il miglior realizzatore. Eccezionalmente ha vinto una classifica speciale a livello individuale. Allora perché lo prendo come esempio per spiegare cos’è un campione? Perché quando Dino era in campo, i giocatori attorno crescevano e miglioravano e la squadra giocava meglio. Perché non si sentiva mai troppo grande dall’evitare di fare le cose piccole ed il “lavoro sporco”. Perché il suo impatto era ancora più evidente quando le cose andavano male, le partite erano difficili ed i momenti erano cruciali. Perché era consapevole della propria bravura e grandezza, ma non la faceva mai pesare con la sua umiltà. Perché era il primo a dare l’esempio e trascinava motivando tutti quelli attorno a sé. Per questi ed altri mille motivi. Ma soprattutto perché era consapevole che il proprio successo, passava solo ed esclusivamente attraverso il successo della propria squadra! Ecco cosa fa un campione e cosa lo differenzia da un ottimo giocatore. Quando giochi in una squadra, lavori in una azienda o fai parte di un’organizzazione, puoi scegliere quale tipo di giocatore essere. #coaching #leader #campione #riccardopittis
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"Il calcio si gioca con la testa. Se non hai la testa, le gambe da sole non bastano". Questa affermazione, spesso attribuita a giocatori e allenatori di successo, riassume in poche parole l'essenza di uno degli sport più amati al mondo: il calcio. Nonostante l'importanza della preparazione fisica e della tecnica, è la capacità mentale che distingue un grande calciatore da uno mediocre. La testa, infatti, non solo guida le gambe ma è il centro nevralgico delle decisioni sul campo. Ogni passaggio, ogni tiro, ogni movimento è frutto di una scelta consapevole e strategica. Pensiamo ai grandi maestri del calcio come Pirlo, Zidane o Xavi: la loro capacità di leggere il gioco, di anticipare le mosse degli avversari e di creare opportunità per i compagni di squadra è ciò che li ha resi indimenticabili. Non erano semplicemente atleti con doti fisiche straordinarie, ma veri e propri strateghi del campo. La loro intelligenza calcistica permetteva loro di fare la differenza anche nei momenti più critici, quando la pressione è alle stelle e le gambe iniziano a cedere. Un altro esempio emblematico è quello degli allenatori. Figure come Guardiola o Mourinho dimostrano come la mente sia l'arma più potente. Le loro tattiche innovative e la capacità di motivare e gestire la squadra sono spesso la chiave del successo. Sanno come sfruttare al meglio le caratteristiche dei loro giocatori, adattando le strategie di gioco in base alle situazioni e agli avversari. Il calcio, quindi, non è solo corsa, forza e resistenza. È anche, e soprattutto, intelligenza, creatività e capacità di adattamento. Un calciatore che riesce a combinare questi elementi diventa un atleta completo, capace di affrontare qualsiasi sfida. Le gambe possono portarti lontano, ma è la testa che ti fa vincere.
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Valorizzare l’ #umiltà e la #collaborazione: il segreto dei veri campioni e leader 👉 I veri leader non si distinguono solo per la loro visione o abilità, ma soprattutto per la loro umiltà nel riconoscere il valore degli altri e per la capacità di lavorare insieme. Un grande leader sa che il successo arriva non solo con il proprio impegno, ma con quello di tutta la squadra. Come diceva John C. Maxwell: "Il vero leader non è colui che guida da solo, ma colui che ispira gli altri a raggiungere insieme l'obiettivo." In un mondo sempre più interconnesso, la collaborazione è la chiave per crescere e fare la differenza. 🤝Insieme, siamo più forti. 💪 #portavalore #Leadership #Umiltà #Collaborazione #Crescita
UN CAMPIONE Qual è la differenza tra un ottimo giocatore ed un campione? Semplice. Il primo fa bella figura, il secondo fa vincere la sua squadra. La approfondisco raccontandovi Dino Meneghin. Dino è il giocatore più vincente della storia della pallacanestro italiana. E’ stato insignito della massima onoreficienza a livello mondiale, venendo inserito nella Hall of Fame americana. Basterebbe questo per far comprendere la sua grandezza. Raramente era il miglior giocatore in assoluto della squadra. Ancor più di rado era il miglior realizzatore. Eccezionalmente ha vinto una classifica speciale a livello individuale. Allora perché lo prendo come esempio per spiegare cos’è un campione? Perché quando Dino era in campo, i giocatori attorno crescevano e miglioravano e la squadra giocava meglio. Perché non si sentiva mai troppo grande dall’evitare di fare le cose piccole ed il “lavoro sporco”. Perché il suo impatto era ancora più evidente quando le cose andavano male, le partite erano difficili ed i momenti erano cruciali. Perché era consapevole della propria bravura e grandezza, ma non la faceva mai pesare con la sua umiltà. Perché era il primo a dare l’esempio e trascinava motivando tutti quelli attorno a sé. Per questi ed altri mille motivi. Ma soprattutto perché era consapevole che il proprio successo, passava solo ed esclusivamente attraverso il successo della propria squadra! Ecco cosa fa un campione e cosa lo differenzia da un ottimo giocatore. Quando giochi in una squadra, lavori in una azienda o fai parte di un’organizzazione, puoi scegliere quale tipo di giocatore essere. #coaching #leader #campione #riccardopittis
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[E' parte del pacchetto..] La Juventus ha vinto la Coppa Italia e, giustamente, vanno fatti i complimenti ai #calciatori, a #Vlahovic che ha segnato il gol decisivo, e ad #Allegri. Allenatore che, nonostante sia in Italia uno degli attuali tecnici più vincenti, è costantemente criticato per il suo stile di gioco poco spettacolare, per i risultati del girone di ritorno piuttosto deludenti, e, (forse) anche per la sua vena particolarmente focosa da vero "livornese"/toscanaccio quale lui è! :-) Ora.. può essere comprensibile la sua tensione e rabbia accumulata in tutti questi mesi (in cui ogni giorno, in ogni intervista, da ogni giornalista, vieni "punzecchiato" sulla fine della sua avventura a Torino).. MA.. lo sappiamo.. fa parte "del pacchetto "essere allenatore professionista"! E che quella eccessiva irruenza a fine partita possa portare alla separazione anticipata? Nel mondo del calcio, ma come del resto in ogni altro ambito, i rapporti finiscono.. ma è il come che fa la differenza! Lo "stile" che hai, lo stile con cui interagisci e ti relazioni con gli altri, la tua personalità e la tua capacità di gestire stress, rapporti e pressioni fa sempre la differenza! Purtroppo, è così.. e ciò che di buono hai fatto in passato viene facilmente dimenticato! Ma.. è così.. è parte del pacchetto! Prendere o lasciare! #MisterCoach #MentalCoaching #SportCoaching #Leadership #GestioneStress #ComunicazioneEfficace #MisterCoachAcademy
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🏆 "Classifica? Dobbiamo essere umili" – Le parole di Palladino e una riflessione oltre il calcio 🏆 Seguo il calcio per passione e raramente entro nel merito, ma il mio lavoro mi porta oggi a fare una riflessione doverosa. L'esternazione dell'allenatore della Fiorentina, Palladino, è stata sorprendente: "Dobbiamo essere umili". Questa frase rivela una mentalità che, a mio avviso, rischia di soffocare l'entusiasmo e la fiducia della squadra. Nel calcio, come in molti sport e nella vita quotidiana, spesso vediamo la vittoria come un rischio, quasi un presagio di sconfitta, invece che come uno stimolo positivo. Eppure, gestire risorse umane – che si tratti di una squadra o di un team in azienda – richiede un approccio opposto. Pensiamo a campioni come Cristiano Ronaldo, Ibrahimovic o Beckham: non hanno mai fatto un'intervista in cui dicevano di “rimanere umili.” Questo non significa arroganza; significa credere nel proprio valore. La vera umiltà non consiste nel mettere a freno la propria ambizione, ma nell'essere determinati, resilienti e consapevoli delle proprie capacità senza temere di mostrarle. In Italia, però, il successo è visto con sospetto. Una persona di successo viene spesso giudicata spocchiosa, e la società sembra incoraggiare a restare “con la testa bassa.” Ma dichiarazioni come quella di Palladino ottengono l'effetto contrario a quello desiderato: i giocatori si sentono implicitamente condizionati a non celebrare le vittorie e a preoccuparsi in caso di successo. Il risultato? “Se perdo, devo stare a testa bassa; se vinco, lo stesso.” Un circolo vizioso, che non solo spegne l’entusiasmo ma ostacola il raggiungimento di nuovi traguardi. Purtroppo, anche nello sport, questa mentalità passa ai più giovani, costruendo una generazione che rischia di considerarsi "sconfitta" in partenza, proprio per essere accettata. Forse, Palladino avrebbe dovuto dire: “Classifica? Ho una squadra di uomini veri, che ogni giorno si allenano per essere primi.” Immaginate che differenza farebbe un’affermazione così.
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La leadership conta, la giusta leadership porta risultati, impatta e crea valore. Non conta solo avere del talento nella propria squadra o organizzazione. Conta tantissimo saperlo gestire. Lo sport, come metafora di vita, ci aiuta sempre. “I giallorossi hanno segnato 46 goal con José Mourinho in 28 gare (tra tutte le competizioni) e 26 reti con De Rossi in 10 partite. Più di metà, in quasi un terzo di match. E poi, ancora: 13 vittorie in 28 gare con Mou, 8 in 10 per DDR: numeri che consacrano definitivamente il concetto di "trasformazione"” La proprietà giallorossa ha rischiato sostituendo Jose Mourinho, un allenatore che in carriera ha vinto tutto, amato e rispettato dalla tifoseria, con Daniele De Rossi, sicuramente una persona che conosce bene l’ambiente ma alle primissime esperienze da allenatore. Mourinho non perdeva occasione per ricordare alla sua proprietà che la sua rosa non era sufficiente per competere ai livelli ai quali lui voleva competere. E alla fine hanno iniziato a crederci anche i suoi giocatori che non erano abbastanza. De Rossi come prima cosa ha detto: “la Roma è forte, ho una squadra forte” dimostrando di crederci e dimostrando di credere nei propri giocatori. Vedremo quali saranno i risultati che De Rossi conseguirà come allenatore e se sarà capace di attestarsi come vincente nel lungo termine ma, nel breve, l’operazione portata avanti dalla proprietà della Roma è stata perfetta in termini di scelta e in termini di tempistica (il quando agire è rilevante almeno quanto l’agire). Operazione sicuramente non di successo quella fatta dal Presidente De Laurentiis con il Napoli. La proprietà ha sottovalutato l’impatto dell’allenatore, non riuscendo a trattenere mister Spalletti. In questa stagione cambia un allenatore, poi ne cambia un altro. Poi un altro. La squadra che lo scorso anno ha vinto uno scudetto storico e ha dimostrato un calcio eccellente anche a livello europeo è oggi relegata all’ottavo posto in serie A, a 34 punti dalla capolista e fuori da tutte le competizioni europee. Quanti soldi ha perso la società Napoli rispetto all’anno passato? Tanti. Qualcuno sostiene più di 120 milioni tra mancata partecipazione alle competizioni europee e deprezzamento della rosa dei giocatori. La leadership conta, la giusta leadership porta risultati, impatta e crea valore nella vita personale di ciascuno di noi e nelle organizzazioni aziendali delle quali facciamo parte.
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SQUADRA CHE VINCE, CAMBIA SPESSO Il Real Madrid ha da poco vinto la sua 15esima Champions League (comprendendo le Coppe dei Campioni), di cui 6 negli ultimi 10 anni. Il club spagnolo è l’esempio ideale per poter definire quantomeno fuorviante il proverbio “Squadra che vince, non si cambia”. Negli ultimi anni, la squadra è cambiata tantissimo. Sono andati via grandi giocatori come Ronaldo, Benzema, Marcelo, Ramos e molti altri. Hanno cambiato allenatori alternando Ancelotti, Zidane, Solari. E la squadra continua a vincere. Ci sono molti fattori che incidono sulla vittoria ed il cambiamento è uno di questi. Saper cambiare, soprattutto quando le cose vanno bene, è caratteristica dei team vincenti. Dove cambiamento non vuol dire stravolgimento, ma la flessibilità e la capacità di adattamento alle situazioni che ti trovi di fronte. Vale nello sport e nel business ancor di più. In un periodo storico particolare, con scenari in continua evoluzione spesso imprevedibili, vincono le aziende che hanno questa capacità di fare del cambiamento evolutivo la propria filosofia. Il problema è che cambiare è complicato. Vengo spesso chiamato ad aiutare le aziende per accompagnarle in questo percorso come coach, anche grazie alla mia esperienza sportiva ed a quel cambio di mano che ho dovuto affrontare durante la mia carriera. Gli esseri umani sono geneticamente programmati per resistere al cambiamento e nelle aziende spesso viene proposto, se non addirittura imposto, nel modo sbagliato. Il processo di innovazione ha bisogno di molti fattori perché possa essere intrapreso e finalizzato. Se lo si vuole portare avanti, occorre farlo con il metodo giusto. Altrimenti sentiremo sempre più spesso imprenditori o manager lamentarsi di collaboratori che non vogliono cambiare. E squadra che non cambia, difficilmente vince. #coaching #cambiamento #mindset #riccardopittis
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