In occasione della Giornata Mondiale dell’Aiuto Umanitario, le operatrici umanitarie di Gaza hanno descritto le loro paure e frustrazioni, mentre continuano ad affrontare numerosi pericoli in mezzo agli attacchi militari israeliani e alle sfide logistiche nel fornire soccorso umanitario a causa delle restrizioni all'accesso agli aiuti. Mentre la crisi si protrae nel decimo mese, le donne e le ragazze di Gaza hanno bisogno di supporto più che mai, poiché cibo, acqua, prodotti igienici e medicinali continuano a scarseggiare e le condizioni deterioranti le mettono a rischio particolare. Gli operatori umanitari stanno facendo tutto il possibile ma non è sufficiente.
Post di ActionAid Italia
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🇮🇱🔥🇵🇸All eyes on Rafah: l’epicentro della crisi umanitaria a Gaza La città di Rafah, situata all’estremo sud della Striscia di Gaza, è diventata il fulcro di un’intensa offensiva militare israeliana: un’escalation della crisi umanitaria già critica, con decine di migliaia di civili costretti a fuggire dalle loro case e una grave carenza di aiuti essenziali. Israele ha lanciato un’offensiva a Rafah, mirata a smantellare le infrastrutture di Hamas, considerate un ultimo bastione significativo del gruppo nella regione. Le Forze di Difesa Israeliane hanno dichiarato di aver preso il controllo operativo del lato palestinese del valico di Rafah, chiudendo uno dei principali punti di accesso per gli aiuti umanitari in Gaza. Quale l’impatto umanitario? Più di 80.000 persone sono state costrette a evacuare Rafah, unendosi alle 450.000 persone già sfollate e rifugiate in condizioni precarie nelle aree circostanti come Muwasi. L’interruzione del passaggio degli aiuti attraverso i valichi di Kerem Shalom e Rafah ha portato a una drammatica carenza di cibo e carburante, mettendo in pericolo la vita di migliaia di civili. Le agenzie umanitarie segnalano che le riserve di cibo potrebbero esaurirsi entro pochi giorni. I rifugiati a Muwasi affrontano condizioni di vita estremamente difficili, con accesso limitato a servizi essenziali come acqua potabile e servizi igienici adeguati. La comunità internazionale ha espresso gravi preoccupazioni riguardo a un’eventuale invasione su larga scala di Rafah. Il Segretario Generale delle Nazioni Unite ha avvertito che un’operazione di tale portata potrebbe rappresentare “un errore strategico, una calamità politica e un incubo umanitario” . L’intensificarsi delle ostilità a Rafah e la chiusura dei valichi di confine rischiano di peggiorare ulteriormente la situazione umanitaria nella Striscia di Gaza. Le negoziazioni per un cessate il fuoco e il ripristino dell’accesso agli aiuti sono cruciali per evitare una catastrofe umanitaria di maggiori proporzioni. Per approfondire 📻 ISPI podcast A Globally: https://lnkd.in/d54NPsQq #geopolitica #Israele #Palestina #Rafah
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Fermare tutti i conflitti subito
Ci avevano detto che non ci sarebbero state più guerre, invece nel mondo la vita di milioni di bambini continua a essere a rischio. Le cause? La guerra, come a Gaza, dove dall’inizio del conflitto un milione di bambini non ha un posto sicuro dove rifugiarsi e i servizi sanitari per l’infanzia sono quasi al collasso, o in Sudan, dove a causa del conflitto sono circa 3 milioni i bambini sfollati. Sono più di 400 milioni i bambini che vivono in aree di conflitto. Secondo l’Onu, tra il 2005 e il 2022, almeno 120 mila bambini sono stati uccisi o mutilati dalle guerre, quasi 20 al giorno. E i conflitti sono responsabili dell’80% di tutti i bisogni umanitari e stanno interrompendo l’accesso ai beni di prima necessità, come cibo e acqua. #dirittiumani #infanziarubata
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#dirittointernazionale #Gaza #Rafah #Israele Per la Corte Internazionale di Giustizia la catastrofica situazione umanitaria a Gaza è peggiorata, visti i recenti sviluppi a Rafah, a seguito degli intensificati bombardamenti sulla stessa città di Rafah a partire dal 7 maggio 2024, quando è iniziata l'offensiva militare israeliana. Sulla base delle informazioni acquisite dalle più grandi organizzazioni internazionali umanitarie, la Corte non si ritiene convinta dell'azione di evacuazione intrapresa da Israele, in quanto la stessa Israele non ha fornito sufficienti dati per far fronte alle preoccupazioni - e conseguenze - emerse dall'offensiva militare su Rafah. Riassuntivamente, per questi motivi la Corte ordina immediatamente a Israele: - di fermare l'offensiva militare e ogni altra azione che potrebbe minare la sopravvivenza dei palestinesi presenti su Rafah; - l'apertura del Valico di Rafah per consentire il passaggio degli aiuti umanitari; - adottare misure efficaci per garantire l'accesso senza ostacoli nella Striscia di Gaza di qualsiasi commissione d'inchiesta o di altro organismo investigativo affinché si possa indagare sulle accuse di genocidio; - riportare entro un mese sulle misure adottate; Si ordina ad Hamas il rilascio, immediato e senza condizioni, degli ostaggi israeliani.
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Portare aiuti umanitari all'interno della Striscia di #Gaza non è mai stato facile da quando è esploso il conflitto tra Hamas e Israele, ma oggi è diventata una questione di vita o di morte per centinaia di migliaia di civili, stremati da 6 mesi di guerra. § Negli ultimi mesi, sono entrati a Gaza dai valichi meridionali di Rafah e Kerem Shalom mediamente 1.000 camion di aiuti a settimana, ciascuno con un carico medio di 25 tonnellate di beni di prima necessità (acqua, cibo, scorte mediche, carburante). Volumi nettamente superiori rispetto ai mesi precedenti (a novembre la media è stata di circa 350 camion a settimana), ma largamente insufficienti rispetto ai bisogni della popolazione. Basti pensare che prima dei tragici eventi del 7 ottobre la media era di 3.500 camion a settimana, e senza le immense complicazioni logistiche e umanitarie innescate dal conflitto. § A marzo, secondo i dati forniti dall'Ufficio ONU per il Coordinamento degli Affari Umanitari - OCHA (ReliefWeb), le autorità israeliane hanno impedito circa il 20% delle missioni umanitarie nel Sud della Striscia e oltre il 50% di quelle nel Nord, la regione in cui è sempre più acuto bisogno di assistenza alimentare e sanitaria. Ma anche per le missioni approvate il destino è tutt'altro che semplice: come spiega in questa breve documentario da Gaza Tess Ingram, una dei portavoce dell'UNICEF, l'iter degli aiuti può durare fino a 20 volte più della norma (da 3 a 60 giorni) per far sì che un carico atterrato all'aeroporto internazionale di El-Arish, nel nord del Sinai, arrivi a superare il valico di Rafah. § Le ragioni di questo intollerabile ritardo non sono sempre comprensibili. I carichi vengono controllati più e più volte, a ogni checkpoint di passaggio. Può capitare che un articolo, sebbene parte di una lista di beni pre-approvati dalle autorità israeliane, sia considerato pericoloso a un singolo controllo. In questo caso, l'intero processo viene azzerato e il camion viene rispedito indietro, in Egitto. Sono stati documentati casi di carichi bloccati per via di piccole forbici per uso pediatrico o di forcipi per tagliare il cordone ombelicale. E ci sono voluti 4 mesi per ottenere il consenso a far entrare nella Striscia dei tubi di plastica, indispensabili per riparare i servizi igienici. § Di fronte a questa situazione, che vede ogni giorno bambini morire vittime di fame, disidratazione e banali infezioni, mentre tutto ciò che servirebbe per salvare loro la vita rimane bloccato a bordo di camion incolonnati nel deserto, l'UNICEF chiede con forza che le procedure di sicurezza siano velocizzate e che siano aperti nuovi valichi, a cominciare da quello di Erez, al confine tra Israele e il nord della Striscia. Richieste che si affiancano a quella principale: la cessazione delle ostilità, per porre fine alle immani sofferenze dei bambini. #UNICEF #Gaza #aiuti
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In Sudan c'è la più grande catastrofe umanitaria in termine di sfollati: in nove mesi di guerra, 10,7 milioni di persone hanno dovuto abbandonare le loro case. 24,8 milioni di persone hanno bisogno di aiuti umanitari, aiuti che non arrivano. Secondo Medici senza frontiere muore di stenti un bambino ogni due ore. A questo si aggiungono le accuse di crimini di guerra: pulizia etnica e reclutamento di bambini soldato. Partendo dalla crisi umanitaria, ho voluto fare un approfondimento sul conflitto in corso in Sudan: chi sono le Sar e le Rsf? Perché si stanno facendo la guerra? Qual è il ruolo degli attori internazionali? Ne parlo su LifeGate
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Israele ha presentato un'offerta sorprendente a Yahya Sinwar, leader di Hamas, per garantire aiuti umanitari e supporto alla ricostruzione di Gaza in cambio della liberazione di ostaggi. Questo scambio solleva interrogativi etici e politici significativi, poiché negoziare con gruppi considerati terroristi è un argomento controverso che può avere ripercussioni a lungo termine sulla stabilità regionale. La proposta potrebbe rappresentare un'opportunità cruciale per oltre due milioni di abitanti della Striscia, che vivono in una situazione di crisi e privazioni. Tuttavia, resta da vedere se questa offerta possa trasformarsi in una vera speranza o in una mera illusione. Le reazioni della comunità internazionale sono miste, con preoccupazioni riguardo alle possibili conseguenze di una tale concessione. Questo scenario complesso richiede un'analisi approfondita delle implicazioni, non solo per la sicurezza, ma anche per le opportunità economiche che potrebbero emergere in un contesto devastato. Per un'analisi dettagliata e ulteriori riflessioni, puoi leggere l'articolo completo sul mio blog: [Israele offre a Sinwar salvezza per Gaza in cambio di ostaggi](https://lnkd.in/dgcXwaHK). #Israele #Hamas #Gaza #PoliticaInternazionale #ConflittoMedioOriente #Sicurezza #HumanitarianAid
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Israele ha presentato un'offerta sorprendente a Yahya Sinwar, leader di Hamas, per garantire aiuti umanitari e supporto alla ricostruzione di Gaza in cambio della liberazione di ostaggi. Questo scambio solleva interrogativi etici e politici significativi, poiché negoziare con gruppi considerati terroristi è un argomento controverso che può avere ripercussioni a lungo termine sulla stabilità regionale. La proposta potrebbe rappresentare un'opportunità cruciale per oltre due milioni di abitanti della Striscia, che vivono in una situazione di crisi e privazioni. Tuttavia, resta da vedere se questa offerta possa trasformarsi in una vera speranza o in una mera illusione. Le reazioni della comunità internazionale sono miste, con preoccupazioni riguardo alle possibili conseguenze di una tale concessione. Questo scenario complesso richiede un'analisi approfondita delle implicazioni, non solo per la sicurezza, ma anche per le opportunità economiche che potrebbero emergere in un contesto devastato. Per un'analisi dettagliata e ulteriori riflessioni, puoi leggere l'articolo completo sul mio blog: [Israele offre a Sinwar salvezza per Gaza in cambio di ostaggi](https://lnkd.in/dVSvuk94). #Israele #Hamas #Gaza #PoliticaInternazionale #ConflittoMedioOriente #Sicurezza #HumanitarianAid
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già Collaboratore Tecnico Enti Ricerca ISTI - CNR Istituto di Scienza e Tecnologie dell'Informazione "Alessandro Faedo" PISA
☆ Salvare la vita comune degli Stati delle Nazioni Unite gemelli-siamesi indivisibili: A maggiore Ragione i Gemelli-Siamesi Palestina-Israele anche col Fiume Giordano da amministrare insieme a tutti gli affluenti per generare elettricità con piccoli canali idroelettrici prossimi alle sorgenti e subito riversati nei fiumi sostegno di Palestina-Israele. Avere Turbine elettroidrauliche prossime alle sorgenti: Turbine elettroidrauliche anche di alto rendimento da amministrare da bravi gemelli-siamesi e conservare la portata regolare dei fiumi perenni. ☆ PS Istruire gli agricoltori ad irrigare con #GOCCIOLAMENTO #dalle_RADICI per sostenere la portata dei fiumi che siano veramente perenni.
Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica italiana presso Presidenza del Consiglio dei Ministri
Ho ricevuto oggi a Palazzo Chigi il Primo Ministro palestinese, Mohammed Mustafa, al quale ho confermato il sostegno italiano a tutti gli sforzi in atto per un cessate il fuoco sostenibile, il rilascio di tutti gli ostaggi nelle mani di Hamas e un salto di qualità nell’assistenza umanitaria alla popolazione di Gaza. A quest’ultimo riguardo, siamo orgogliosi dell'impegno italiano a favore della popolazione civile palestinese. Dagli aiuti umanitari alle cure mediche, che abbiamo assicurato con Nave Vulcano e il trasporto e la cura dei bambini feriti negli ospedali italiani. Siamo impegnati anche nel rafforzamento dell’iniziativa “Food for Gaza”. Nel corso del colloquio, ho ribadito la necessità di riavviare un processo politico che conduca a una pace duratura basata sulla soluzione dei due Stati.
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I primi migranti in arrivo nei centri di accoglienza in Albania, gli sviluppi sul fronte della guerra in Medio Oriente con gli ultimi raid israeliani sul Libano e a Gaza. Poi, ancora, il caso del 15enne morto suicida a Senigallia e vittima di bullismo, la Manovra che approda in cdm e la vittoria dell'Italia in Nations League. Questi i temi principali presenti sulle prime pagine dei quotidiani, oggi in edicola
Le prime pagine dei quotidiani di oggi 15 ottobre: la rassegna stampa
tg24.sky.it
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Nicholas Emiliou, avvocato generale della Corte di giustizia europea, ha affermato che i profughi palestinesi avranno diritto a richiedere lo status di rifugiati, visto che l’agenzia Onu creata appositamente (l’Unrwa) non può da sola gestire la catastrofe in corso nella striscia di Gaza e garantire agli abitanti sicurezza e protezione, ancora di più dopo l’interruzione degli aiuti da parte di alcuni stati – undici, tra cui l’Italia – per l’indagine sugli operatori infedeli che avrebbero aiutato Hamas. Come riporta Openpolis da quando Israele ha attaccato la striscia di Gaza, oltre 26mila palestinesi, quasi tutti civili, hanno perso la vita. Tra di loro, oltre 10mila bambini e quasi 80 giornalisti. Pressoché la totalità della popolazione di questo Paese, oggi uno dei più densamente abitati del mondo, è sfollata e al momento è in corso una crisi umanitaria senza precedenti, con risorse del tutto insufficienti a garantire la sopravvivenza delle persone. A cominciare dalla più essenziale, l’acqua. Al momento l’Europa non ha fatto nulla per sostenere questa popolazione vessata da decenni, se non incrementando i propri impegni finanziari per gestire la crisi umanitaria. Impegni che ora si ridurranno, dato l’attuale screditamento dell’Unrwa. Nessuno si è adoperato per proteggere i profughi stessi. Un approccio molto diverso da quello che si è applicato in seguito allo scoppio della guerra in Ucraina. In altri approfondimenti abbiamo parlato di come l’Italia, al pari degli altri stati Ue, si sia presa la responsabilità di garantire ai profughi ucraini protezione e accoglienza, mostrando come un impegno maggiore sia possibile. Lo stesso non sta avvenendo per i palestinesi. Se infatti da un lato si annunciano aiuti umanitari di varia natura, dall’altro è attivo un fronte di cooperazione con l’Egitto, con lo scopo di incrementare il controllo lungo le frontiere esterne dell’Europa. Buon lunedì. (il mio #buongiorno per Left) https://lnkd.in/d9nPc3Sd
Se non li aiutiamo chi li accoglie?
https://left.it
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2 mesiSono centinaia gli operatori umanitari uccisi a Gaza. E questo memoriale ne ricorda le storie https://gazaaidworkersmemorial.websitepro.hosting/