Due giorni di riflessioni culturali, giuridiche, politiche e sociali sul carcere. A 50 anni dall'approvazione della legge penitenziaria in vigore, questo evento rappresenta un'occasione per fare il punto su un aspetto cruciale del nostro sistema giuridico e sociale. Il focus principale sarà comprendere il percorso che ha attraversato la legge nel corso di mezzo secolo, analizzando in profondità le sue criticità e i suoi punti di forza. La legge penitenziaria, che ha segnato una tappa fondamentale nella riforma del sistema carcerario italiano, ha introdotto importanti principi di umanizzazione e di rispetto dei diritti fondamentali dei detenuti. Tuttavia, è emerso nel tempo un dibattito acceso sulle sue reali applicazioni, sulle difficoltà operative e sull'efficacia nel rispondere alle necessità di una società in continua evoluzione. Questo incontro offrirà un’opportunità per discutere non solo i risultati ottenuti, ma anche le problematiche irrisolte, come il sovraffollamento delle carceri, le condizioni di vita dei detenuti e le opportunità di reinserimento sociale. Il programma completo: https://lnkd.in/dCApWXgu
Post di Associazione Antigone
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Con la conclusione del secondo congresso di Extrema Ratio Associazione "Porte aperte: contro la cultura del sospetto", l'osservazione di Leonardo Sciascia risuona più attuale che mai: 'Nessuno si può considerare estraneo o profano rispetto all’amministrazione della giustizia'. L'invito è chiaro: la giustizia ci riguarda tutti e richiede il contributo di ognuno. Sarà fondamentale, oggi più che mai, comprendere che la presenza del carcere non è sinonimo di diritto e la presenza di diritto non deve essere sinonimo di carcere. Lo stesso carcere che, per antonomasia, è un istituto destinato a fallire in maniera sistematica. Ma se il fine è il reinserimento sociale, perché all’interno di ciascuna amministrazione penitenziaria l’area educativa è comunemente una minoranza fra gli operatori penitenziari? Ad oggi la media è 1 educatore ogni 100 detenuti. Perché stiamo raggiungendo numeri oscuri sul tasso di suicidi in carcere? Con oggi siamo a 78 con diversi casi di decesso ancora da accertare. Un numero, dunque, destinato ad aumentare. Perché non è prevista un sistema di tracciabilità delle richieste di detenuti e internati (dai reclami giurisdizionali, permessi premio, alla prenotazione dei colloqui da parte dei familiari). La storia ci ha insegnato che la sofferenza non sta solo nella restrizione dei corpi ma anche della mente e che un trattamento contrario al senso di umanità può consistere anche per l’ipotesi di tardive, o peggio ancora mancate, risposte. Perché ancora costruiamo delle aree adibite ad asilo nido anziché rifiutare che le colpe dei genitori ricadano sui propri figli? Perché a 10 mesi dalla pronuncia della Corte Costituzionale in tema di colloqui intimi, ad oggi non è stato autorizzato neanche uno? Nell’attesa che maturi una diversa cultura della pena, per prestare maggiore attenzione all’analisi di questi e molti altri interrogativi, accetto con entusiasmo e rinnovata partecipazione la nomina in qualità di Consigliere Delegato al Sistema penitenziario e alle misure alternative alla detenzione. 🎙️È possibile ascoltare la registrazione completa del mio intervento su Radio Radicale. link >> https://lc.cx/KGnZ0q
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News Jnforma Condividiamo e pubblichiamo facendo nostro il pensiero della Psicologa scrittrice presidente dottoressa Antonella Cortese esperta in situazioni di disagio militare e paramilitare … I recenti eventi al carcere minorile Beccaria di Milano sono allarmanti e non possono passare inosservati. La rivolta che ha portato all'incendio di materassi e al tentativo di fuga di quattro detenuti, poi rintracciati, è solo l'ultimo segnale di una situazione critica che richiede un'azione immediata. Con otto persone ferite lievemente e il caos che ha imperversato, è chiaro che il sistema penitenziario minorile è in grave difficoltà. È tempo che il governo intervenga con decisione. È essenziale avviare una riforma profonda e strutturale del sistema penitenziario minorile per garantire che tali episodi non si ripetano. Le condizioni di detenzione, la sicurezza e il supporto al personale devono essere migliorati. Solo con un intervento concreto e tempestivo si potrà assicurare la sicurezza e la riabilitazione dei giovani detenuti, evitando che il sistema diventi un terreno fertile per ulteriori disordini e violenze. Chiediamo al governo di prendere misure urgenti e di investire nelle risorse necessarie per riformare e migliorare il nostro sistema penitenziario minorile. È un passo fondamentale per garantire giustizia, sicurezza e dignità a tutti coloro che sono coinvolti.
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✒️ "Non lasciamo respirare chi sta dietro quel vetro oscurato". 🗣 Le parole del Sottosegretario alla Giustizia non sono uno scivolone, ma l'espressione cruda di una visione della giustizia fondata sulla vendetta e sulla sofferenza. 📎 Queste parole hanno squarciato il velo su una realtà che, pur nota, continua a turbare la coscienza civile: Il sovraffollamento nelle carceri italiane ha raggiunto livelli allarmanti, superando di gran lunga la capienza prevista. Questa situazione cronica compromette gravemente le condizioni di vita dei detenuti e ostacola qualsiasi tentativo di rieducazione. È un sistema che, ha smarrito la sua funzione rieducativa, trasformandosi in un luogo di punizione e di sofferenza. 📎 La sicurezza, che spesso prevale sul rispetto dei diritti fondamentali, ha contribuito a creare un clima di intolleranza e di vendetta che insinua l'intero sistema penitenziario. Le dichiarazioni del Sottosegretario, rappresentano l'espressione di una cultura diffusa che vede nel carcere uno strumento di punizione esemplare. 📎 Le cause di questa situazione sono molteplici e ben note, sottolineo la mancanza di spazi adeguati e di programmi rieducativi efficaci, che migliorino condizioni di vita dei detenuti. 📎 Nonostante le riforme degli ultimi decenni, il carcere italiano continua a essere percepito prevalentemente come un luogo di punizione, dove i detenuti scontano la loro pena piuttosto che intraprendere un percorso di riabilitazione. Questa visione antiquata impedisce di affrontare le cause profonde della criminalità e di promuovere una giustizia realmente rieducativa. 📎 Le conseguenze di questo stato di cose sono pesanti sia per i detenuti che per la società. I detenuti vivono in condizioni di estrema precarietà, spesso privati dei loro diritti fondamentali. Il sovraffollamento, l'isolamento e la mancanza di stimoli intellettuali e sociali contribuiscono a minare la loro dignità e a favorire l'insorgere di disturbi mentali. 🗣 Per uscire da questa impasse è necessaria una profonda riforma del sistema penitenziario, che parta da una revisione dei suoi fondamenti. Occorre superare la concezione del carcere come luogo di punizione e abbracciare una prospettiva rieducativa, che ponga al centro la dignità della persona e la sua reinserimento sociale. 📢 La riforma del sistema penitenziario non può essere solo un obiettivo politico, ma deve diventare una priorità per tutta la società. È necessario che ciascuno di noi si impegni a chiedere un cambiamento radicale, a denunciare le violazioni dei diritti umani e a sostenere le iniziative che promuovono una giustizia più umana e più efficace. 🖼 Il carcere italiano è un quadro cupo, un'opera d'arte contemporanea che ritrae l'Urlo di una società che sembra aver dimenticato i più deboli. È ora di ridipingere questo quadro, di dare un nuovo volto al nostro sistema penitenziario, un volto più umano e più giusto. 🎨🖌 L'urlo di Edvard Munch.
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🔍 Colloqui intimi in carcere: una nuova pagina per i diritti dei detenuti La sentenza n. 10/2024 della Corte Costituzionale ha segnato una svolta storica, dichiarando l'illegittimità costituzionale dell’art. 18 dell’ordinamento penitenziario nella parte in cui vieta i colloqui intimi tra detenuti e familiari, salvo specifiche esigenze di sicurezza o giudiziarie. 𝐔𝐧 𝐩𝐚𝐬𝐬𝐨 𝐚𝐯𝐚𝐧𝐭𝐢 𝐩𝐞𝐫 𝐢 𝐝𝐢𝐫𝐢𝐭𝐭𝐢 𝐮𝐦𝐚𝐧𝐢 Questo verdetto ribadisce che anche in un contesto detentivo i legami affettivi e la dignità personale devono essere tutelati. È un invito a ripensare il sistema penitenziario italiano, bilanciando sicurezza e diritti umani. 📌 Cosa cambia concretamente? La Corte ha fornito indicazioni per l’applicazione immediata del principio, chiedendo al legislatore di intervenire con una regolamentazione uniforme. Tuttavia, l'attuazione pratica di questa innovazione sarà una sfida: 👉 𝗦𝗼𝘃𝗿𝗮𝗳𝗳𝗼𝗹𝗹𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼 e limiti infrastrutturali rendono complessa l’organizzazione di spazi adeguati. 👉 Sarà necessario un 𝗰𝗼𝗼𝗿𝗱𝗶𝗻𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼 𝘁𝗿𝗮 𝗮𝗺𝗺𝗶𝗻𝗶𝘀𝘁𝗿𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗽𝗲𝗻𝗶𝘁𝗲𝗻𝘇𝗶𝗮𝗿𝗶𝗮, 𝗺𝗮𝗴𝗶𝘀𝘁𝗿𝗮𝘁𝘂𝗿𝗮 𝗲 𝗹𝗲𝗴𝗶𝘀𝗹𝗮𝘁𝗼𝗿𝗶 per trasformare il principio in azioni concrete. Questa decisione apre una nuova prospettiva per l’umanizzazione della pena, avvicinando l’Italia ai valori della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo. Tuttavia, per evitare che resti solo una conquista teorica, è fondamentale agire con determinazione. 💭 Quali passi concreti ritieni necessari per garantire un'applicazione efficace di questa importante sentenza? #Carceri #CarceriItaliani #CorteIstituzionale #OrdinamentoPenitenziario
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𝐃𝐑𝐀𝐌𝐌𝐀 𝐂𝐀𝐑𝐂𝐄𝐑𝐈. 𝐋𝐞𝐠𝐚𝐜𝐨𝐨𝐩𝐬𝐨𝐜𝐢𝐚𝐥𝐢𝐅𝐕𝐆: "𝐈𝐥 𝐬𝐢𝐬𝐭𝐞𝐦𝐚 𝐩𝐞𝐧𝐢𝐭𝐞𝐧𝐳𝐢𝐚𝐫𝐢𝐨 𝐞' 𝐯𝐢𝐭𝐭𝐢𝐦𝐚 𝐝𝐢 𝐮𝐧 𝐬𝐢𝐥𝐞𝐧𝐳𝐢𝐨 𝐚𝐬𝐬𝐨𝐫𝐝𝐚𝐧𝐭𝐞" Da inizio anno 56 persone detenute si sono tolte la vita nelle carceri italiane. Si suicidano anche gli agenti di polizia penitenziaria: 6 nel 2024. In carcere ci si uccide 21 volte in più che nel mondo libero. Di fronte a questo stillicidio di numeri regna un silenzio assordante. L’indifferenza diffusa, civile e istituzionale, verso le biografie di queste persone segna il regresso della nostra società ed evidenzia la condizione di deresponsabilizzazione morale e civile in cui ognuno di noi rischia di precipitare. È 𝐟𝐨𝐧𝐝𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐚𝐥𝐞 𝐜𝐡𝐞 𝐢 𝐜𝐢𝐭𝐭𝐚𝐝𝐢𝐧𝐢, 𝐞 𝐩𝐫𝐢𝐦𝐚 𝐚𝐧𝐜𝐨𝐫𝐚 𝐥𝐚 𝐩𝐨𝐥𝐢𝐭𝐢𝐜𝐚, 𝐧𝐨𝐧 𝐜𝐨𝐧𝐟𝐨𝐧𝐝𝐚𝐧𝐨 “𝐬𝐢𝐜𝐮𝐫𝐞𝐳𝐳𝐚” 𝐜𝐨𝐧 “𝐠𝐢𝐮𝐬𝐭𝐢𝐳𝐢𝐚”: la soluzione non è prevedere sempre più detenzione per chi viola la legge. Il recente decreto sicurezza conferma questa deriva, colpendo le fasce più disagiate, tra cui i detenuti, e criminalizzando i conflitti sociali. Auspichiamo che il disegno di legge, in discussione in questi giorni al Senato, che introduce tra l’altro una serie di disposizioni urgenti in ambito penitenziario, possa in breve tempo dare quelle risposte non più rimandabili ai problemi del sistema penitenziario. Lo sottolineano le parole dell’Unione camere penali: “a fronte delle condizioni di oggettiva inciviltà in cui versano le carceri, auspichiamo che la politica abbandoni inutili slogan e scelga di operare in aderenza ai principi costituzionali, ponendo in essere rimedi urgenti realmente sottesi all’umanizzazione della pena e al superamento delle condizioni di sostanziale illegalità”. L’appello è che il carcere diventi realmente l'extrema ratio a cui ricorrere solo nei casi in cui ce ne sia reale necessità. 𝐋𝐚 𝐩𝐮𝐧𝐢𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐧𝐨𝐧 𝐩𝐮ò 𝐝𝐢𝐯𝐞𝐧𝐭𝐚𝐫𝐞 𝐩𝐨𝐥𝐢𝐭𝐢𝐜𝐚 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐨 𝐒𝐭𝐚𝐭𝐨. #carceri #drammacarceri
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Le serie storiche dei detenuti presenti in penitenziari italiani: numeri che parlano. Da circa tre decenni la restrizione carceraria è uno strumento assai più centrale che in passato. In grado di resistere anche quando, per input interni o esterni, si manifestino fenomeni ai quali ordinariamente seguono una minore necessità di difesa sociale e l’attenuazione della “pressione detentiva”. Capace di prosperare perfino quando una parte delle istituzioni si mostri consapevole di quella minore necessità e agisca di conseguenza con misure appropriate. Le sequenze statistiche storiche sono piuttosto chiare al riguardo.
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NODO ALLA GOLA Presentato il XX Rapporto di Antigone sulle condizioni di detenzione che, in seguito alla visita di 99 istituti penitenziari in tutta la penisola, getta luce sull'insostenibile realtà carceraria italiana: 61.049 i detenuti registrati al 31 marzo 2024, a fronte di una capienza ufficiale di 51.178 posti, 11,8 provvedimenti di isolamento disciplinare ogni 100 detenuti, 18,1 atti di autolesionismo, 2,4 tentati suicidi, 3,5 aggressioni al personale e 5,5 aggressioni tra detenuti, tutto questo ogni 100 detenuti... Concludendo, in carcere ci si leva la vita ben 18 volte in più rispetto alla società esterna, l'età media di chi si è tolto la vita in un istituto penitenziario nell'ultimo anno e mezzo è di 40 anni e la fascia più rappresentata è quella tra i 30 e i 39 anni. Una domanda: ma le possiamo candidare alle elezioni europee 61.049 persone? #diritto #diritti #giustizia #carcere #morte #processo #penale
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Finito il tempo degli eufemismi è ora di tornare al coraggio delle parole giuste: AMNISTIA, cioè ammettere l’impossibilità di governare l’istituzione penitenziaria nelle condizioni in cui versa oggi e ribadire il primato della dignità umana sul desiderio di vendetta sociale anticipando la fine della pena per chi, in ogni caso, è destinato a uscire dal carcere nei prossimi anni GIUSTIZIA, come giustizia sociale prima che penale, per esempio garantendo l’accesso alle misure alternative anche a chi non ha le risorse economiche per ‘potersele permettere’ DEPENALIZZAZIONE, sfrondando un codice penale ipertrofico da tutti quei reati, accumulati nel tempo, per cui il carcere e la giustizia penale non rappresentano una soluzione e investendo invece in politiche sanitarie, sociali e giovanili, più efficaci e meno costose EMERGENZA, quella in cui versa l’istituzione penitenziaria, che andrebbe affrontata per quello che è, con mezzi e azioni straordinarie e urgenti, come si fa quando ci si trova di fronte a una catastrofe e infine COMPASSIONE, da opporre all’indifferenza generale in cui si sta compiendo questa inaudita strage carceraria https://lnkd.in/enK5PykD
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Possiamo azzerare la recidiva con il lavoro dentro e fuori il carcere, con la sua giusta remunerazione, con l’istruzione e la formazione. La riabilitazione e il reinserimento dei detenuti è un obiettivo difficile ma raggiungibile. Con il ministro Nordio abbiamo avviato un grande progetto di inclusione, che pone il lavoro e la formazione come ponte tra carcere e società, mettendo insieme le tante reti della società civile, i soggetti pubblici e privati attivi in questo ambito, le forze sociali e il mondo del volontariato. È un progetto che avvia un circolo virtuoso, volto a dare concreta applicazione al principio costituzionale della rieducazione della pena. Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro (CNEL) 🤝 Ministero della Giustizia #RecidivaZero
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La giustizia minorile deve essere riparativa. Se diventa esclusivamente repressiva vuol dire che ha fallito in partenza. Operatori e professionisti dell’educazione ,giudici e avvocati hanno bisogno di formazione specifica e riconosciuta. Questo è uno dei problemi principali.#giustiziaminorile #minori #educazione #giustiziariparativa #educatoriprofessionisti #pedagogia
Da venerdì nelle carceri minorili i poliziotti indosseranno la divisa. Per segnare anche simbolicamente che pure verso i ragazzini ci vuole un carcere distante e autoritario. Nei decenni i poliziotti hanno vestito in borghese per facilitare la relazione educativa. Si tratta di un altro tassello di cultura repressiva che vince su quel buon senso di cui era impregnato il sistema della giustizia minorile e che ha sempre dimostrato di essere efficace nel reintegrare socialmente i ragazzi. Come raccontato nel report "A un anno dal decreto Caivano" che abbiamo presentato lo scorso 2 ottobre, dal Decreto Caivano la giustizia minorile in Italia sta perdendo la sua specificità rispetto al sistema penitenziario per gli adulti, registrando un ricorso sempre più grande al carcere, che rappresentava invece l'extrema ratio, con livelli di sovraffollamento crescenti; con chiusure rispetto alle attività che venivano proposte; con una sempre maggiore psichiatrizzazione per gestire situazioni che richiederebbero maggiore fatica. Il ritorno alle divise non è, in tal senso, un dato simbolico, ma un fatto denso di significato verso la direzione che si sta imprimendo al sistema della giustizia minorile italiana.
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