Per tutti quelli che credono che il calcio ormai sia solo una questione di soldi, che nulla si possa ottenere senza i petrodollari degli arabi, per chi non crede più nella poesia e nel romanticismo di un pallone che rotola in giro per il mondo c’è…l’Atalanta.
La vittoria travolgente di ieri sera contro i campioni di Germania del Bayer Leverkusen per tre a zero nella finalissima di Europa League di Dublino è una di quelle pagine memorabili che il pallone - nonostante tutto - sa ancora regalare.
Il calcio quando è al meglio di se stesso: serietà, programmazione, qualità, spirito di squadra e di sacrificio. E poi la spinta psicologica e morale di un’intera comunità che si identifica nella propria squadra.
Se la vittoria nerazzurra è diversa da tante altre ed è destinata essere ricordata come qualcosa di oggettivamente memorabile lo si deve molto proprio a questa simbiosi totale fra una città e il proprio simbolo più noto in giro per l’Europa.
Che ha meno soldi, meno tifosi, meno peso politico, meno interesse televisivo e fa giustizia in una serata perfetta di tante presuntuose sciocchezze che si dicono e scrivono sullo sport più bello del mondo.
La vittoria dei ragazzi di Gasperini non significa che dall’anno prossimo lo scudetto sarà una faccenda aperta anche alle cosiddette provinciali o che la prossima Champions League verrà dominata da chi non ha mai neppure sognato di poterlo fare.
Significa, però, che credendoci nulla è impossibile in partenza, niente è precluso solo perché qualcuno può permettersi di comprare a prezzi fuori dalla logica e dal mercato chi vuole.
Alla fine, in campo si va in 11 e a vincere sono le squadre e costruire una squadra di calcio è certamente un’opera da economisti, ma anche da ingegneri dell’anima, di grandi disegnatori di fantasia.
Si può vincere in tanti modi diversi: si possono prendere le scorciatoie della ricchezza ed è assolutamente legittimo farlo, ma ogni tanto quel vezzoso pallone si diverte a ricordarci che per vincere può bastare la bellezza di una squadra costruita per interpretare i sogni più sfrenati di un’intera città.
E noi ce ne torniamo a casa ricordando perché amiamo tanto questo sport, come quando giocavamo fino all’ultimo filo di luce a illuminare le cartelle usate per disegnare i nostri immaginari Maracanã. La Ragione
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2 mesiL’unico allenatore che è stato in grado di mettere d’accordo le due tifoserie di Roma. Un grande insomma. 🥹🐺💛❤️