ESG ∙ La crescente sensibilità dei consumatori per la sostenibilità ambientale e la propensione all’acquisto di prodotti “green” hanno favorito la diffusione anche nel settore della moda delle pratiche di greenwashing che, tuttavia, espongono le imprese a criticità non solo per via dei procedimenti che possono essere avviati dall’AGCM, ma anche in ragione delle azioni civili che possono essere promosse da concorrenti e consumatori. A tale riguardo, meritano attenzione le class action, soprattutto considerato che, a seguito dei recenti interventi del legislatore italiano, questo strumento è stato potenziato, rendendolo attrattivo per i soggetti colpiti da un illecito plurioffensivo (quale potrebbe essere una pratica di greenwashing) e, al contempo, rischioso (o, meglio, più rischioso rispetto a una pluralità di azioni individuali) per i soggetti (normalmente le imprese) che sono chiamati a resistere a tali azioni collettive. I nostri Francesco Anglani, Monica Iacoviello, Alessandro Pierucci e Tanja Romano del Focus Team Alta gamma offrono una panoramica dell’attuale quadro normativo nazionale e comunitario, nonché dei principali rischi legati a tali pratiche commerciali, qui: https://lnkd.in/eWTHDVXx
Post di BonelliErede
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In caso di greenwashing, il 59% dei consumatori italiani interrompe o limita gli acquisti. L’ultima ricerca di Deloitte parla chiaro: più di nove su dieci apprezzano la trasparenza delle aziende rispetto alle strategie di sostenibilità. Tra la gamma di strumenti utilizzati per reperire informazioni sulla sostenibilità del prodotto o del servizio da acquistare, quasi il 60% dei consumatori predilige l’etichetta come principale fonte informativa, seguita dalle certificazioni (52%). Ci sono altri numeri della ricerca che fanno riflettere: più di un italiano su due (il 55%) si dichiara poco o per nulla tutelato dalla crescente diffusione del greenwashing. «Sono tre le principali aree d’intervento - spiega Stefano Alfonso, growth leader di Deloitte Central Mediterranean - su cui il Governo e le istituzioni nazionali dovrebbero agire per contrastare il fenomeno del greenwashing e garantire una miglior tutela del consumatore finale. In primo luogo, attraverso un impianto normativo efficace e aggiornato che tuteli e incentivi scelte d’acquisto consapevoli. In secondo luogo, attraverso una comunicazione più efficace e una maggiore educazione sul tema del greenwashing, nonché sugli strumenti disponibili a tutela. Infine, attraverso una crescente responsabilizzazione delle aziende, fondata sulle tecnologie digitali, rendendo le loro affermazioni sulla sostenibilità non solo verificabili ma anche vincolanti». Ne siamo convinti anche noi di Certified Recycled Plastic® e proprio per questo motivo abbiamo sviluppato un sistema di tracciabilità basato sulla blockchain in grado di digitalizzare la catena di custodia dei prodotti in modo chiaro, immutabile e sempre verificabile. Grazie a un QR Code si può conoscere la provenienza dei materiali, permettendo così ai consumatori di compiere scelte informate e sostenibili: a oggi sono già oltre 26.700 le tonnellate di plastica riciclata che abbiamo tracciato in Italia✔ #certifiedrecycledplastic #greenwashing #plasticariciclata #sostenibilità https://lnkd.in/da6cJMTi
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In caso di greenwashing, il 59% dei consumatori italiani interrompe o limita gli acquisti. L’ultima ricerca di Deloitte parla chiaro: più di nove su dieci apprezzano la trasparenza delle aziende rispetto alle strategie di sostenibilità. Tra la gamma di strumenti utilizzati per reperire informazioni sulla sostenibilità del prodotto o del servizio da acquistare, quasi il 60% dei consumatori predilige l’etichetta come principale fonte informativa, seguita dalle certificazioni (52%). Ci sono altri numeri della ricerca che fanno riflettere: più di un italiano su due (il 55%) si dichiara poco o per nulla tutelato dalla crescente diffusione del greenwashing. «Sono tre le principali aree d’intervento - spiega Stefano Alfonso, growth leader di Deloitte Central Mediterranean - su cui il Governo e le istituzioni nazionali dovrebbero agire per contrastare il fenomeno del greenwashing e garantire una miglior tutela del consumatore finale. In primo luogo, attraverso un impianto normativo efficace e aggiornato che tuteli e incentivi scelte d’acquisto consapevoli. In secondo luogo, attraverso una comunicazione più efficace e una maggiore educazione sul tema del greenwashing, nonché sugli strumenti disponibili a tutela. Infine, attraverso una crescente responsabilizzazione delle aziende, fondata sulle tecnologie digitali, rendendo le loro affermazioni sulla sostenibilità non solo verificabili ma anche vincolanti». Ne siamo convinti anche noi di Certified Recycled Plastic® e proprio per questo motivo abbiamo sviluppato un sistema di tracciabilità basato sulla blockchain in grado di digitalizzare la catena di custodia dei prodotti in modo chiaro, immutabile e sempre verificabile. Grazie a un QR Code si può conoscere la provenienza dei materiali, permettendo così ai consumatori di compiere scelte informate e sostenibili: a oggi sono già oltre 26.700 le tonnellate di plastica riciclata che abbiamo tracciato in Italia✔ #certifiedrecycledplastic #greenwashing #plasticariciclata #sostenibilità https://lnkd.in/dJQJ-9-M
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Secondo recenti ricerche, oltre il 40% dei consumatori predilige marchi che dimostrano un impegno concreto verso la #sostenibilità. In un periodo di incertezza, la #trasparenza diventa un asset cruciale per costruire relazioni solide e durature con i clienti. Il 71% degli italiani afferma inoltre di valutare positivamente un brand se questo prende una posizione pubblica sui temi #ESG. Tuttavia, il rischio di #greenwashing resta elevato: il 59% dei consumatori riduce gli acquisti se percepisce dichiarazioni ingannevoli da parte del brand. È essenziale che le aziende integrino la sostenibilità in modo autentico e trasparente, ripensando la #governance e i processi per creare un impatto positivo. Questi dati diventano interessanti soprattutto in merito alla Direttiva (UE) 2024/825 del 28 febbraio 2024, sulla responsabilizzazione dei consumatori per la transizione verde mediante il miglioramento della tutela dalle pratiche sleali e dell’informazione (c.d. divieto di greenwashing). La Direttiva modifica infatti la Direttiva 2011/83/UE sui diritti dei consumatori e la Direttiva 2005/29/CE sulle pratiche commerciali sleali, e mira dunque a proteggere i consumatori da pratiche di commercializzazione ingannevoli, nonché ad aiutarli a compiere scelte di acquisto più informate. Source: - Osservatorio Deloitte - Etica News
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✅ Benefit, Impact & Sustainability Advisor - Valutatrice d'impatto e Chief Value Officer (CVO) certificata Cepas-Bureau Veritas - Rendicontazione di sostenibilità e valutazione d'impatto - ✨ Professionista 'Benefit'
Emerge sempre più l'importanza della 𝐬𝐨𝐬𝐭𝐞𝐧𝐢𝐛𝐢𝐥𝐢𝐭𝐚̀ 𝐚𝐮𝐭𝐞𝐧𝐭𝐢𝐜𝐚, coinvolgendo tutte le parti della catena del valore, inclusi i fornitori. Le autorità, come l'𝐀𝐠𝐜𝐦, stanno intensificando il 𝐦𝐨𝐧𝐢𝐭𝐨𝐫𝐚𝐠𝐠𝐢𝐨 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐬𝐨𝐬𝐭𝐞𝐧𝐢𝐛𝐢𝐥𝐢𝐭𝐚̀ 𝐞 𝐜𝐨𝐦𝐛𝐚𝐭𝐭𝐨𝐧𝐨 𝐢𝐥 𝐠𝐫𝐞𝐞𝐧𝐰𝐚𝐬𝐡𝐢𝐧𝐠, ossia le dichiarazioni infondate di compatibilità ambientale, per proteggere i consumatori e incentivare comportamenti aziendali più etici. Affinché la concorrenza possa realmente incentivare pratiche sostenibili, è fondamentale che i consumatori siano adeguatamente informati sulle iniziative delle imprese, sulla qualità dei prodotti e sul loro vero impatto in termini di sostenibilità. Per questo, l'Agcm si impegna a 𝐬𝐜𝐨𝐫𝐚𝐠𝐠𝐢𝐚𝐫𝐞 𝐬𝐭𝐫𝐚𝐭𝐞𝐠𝐢𝐞 𝐝𝐢 𝐦𝐚𝐫𝐤𝐞𝐭𝐢𝐧𝐠 𝐛𝐚𝐬𝐚𝐭𝐞 𝐬𝐮 𝐟𝐚𝐥𝐬𝐞 𝐝𝐢𝐜𝐡𝐢𝐚𝐫𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐢 𝐝𝐢 𝐜𝐨𝐦𝐩𝐚𝐭𝐢𝐛𝐢𝐥𝐢𝐭𝐚̀ 𝐚𝐦𝐛𝐢𝐞𝐧𝐭𝐚𝐥𝐞 𝐞 𝐬𝐨𝐜𝐢𝐚𝐥𝐞, che potrebbero minare la fiducia dei consumatori e impedire loro di premiare i prodotti e le aziende più in linea con i loro valori. Questo trend indica chiaramente che 𝐥𝐚 𝐬𝐨𝐬𝐭𝐞𝐧𝐢𝐛𝐢𝐥𝐢𝐭𝐚̀ 𝐧𝐨𝐧 𝐩𝐮𝐨̀ 𝐞𝐬𝐬𝐞𝐫𝐞 𝐬𝐨𝐥𝐨 𝐝𝐢 𝐟𝐚𝐜𝐜𝐢𝐚𝐭𝐚, 𝐦𝐚 𝐝𝐞𝐯𝐞 𝐫𝐚𝐩𝐩𝐫𝐞𝐬𝐞𝐧𝐭𝐚𝐫𝐞 𝐮𝐧 𝐢𝐦𝐩𝐞𝐠𝐧𝐨 𝐫𝐞𝐚𝐥𝐞 che coinvolga le aziende a tutti i livelli della filiera. Nella sua 𝐮𝐥𝐭𝐢𝐦𝐚 𝐫𝐞𝐥𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐚𝐧𝐧𝐮𝐚𝐥𝐞, 𝐥’𝐀𝐠𝐜𝐦 𝐡𝐚 𝐝𝐚𝐭𝐨 𝐠𝐫𝐚𝐧𝐝𝐞 𝐞𝐧𝐟𝐚𝐬𝐢 𝐚𝐥 𝐭𝐞𝐦𝐚 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐬𝐨𝐬𝐭𝐞𝐧𝐢𝐛𝐢𝐥𝐢𝐭𝐚̀, sottolineando come la crescente propensione dei consumatori a considerare le ricadute sociali e ambientali delle proprie scelte di acquisto amplifichi il rilievo competitivo della sostenibilità. Le preferenze della domanda guidano virtuosamente il posizionamento delle imprese sul mercato, inducendole a ripensare le proprie strategie di produzione e a individuare soluzioni innovative in linea con le aspettative dei consumatori. Nel 𝐜𝐚𝐬𝐨 𝐢𝐧 𝐨𝐠𝐠𝐞𝐭𝐭𝐨, l’Agcm ha avviato un'𝐢𝐬𝐭𝐫𝐮𝐭𝐭𝐨𝐫𝐢𝐚 𝐬𝐮 𝐩𝐫𝐞𝐬𝐮𝐧𝐭𝐞 𝐩𝐫𝐚𝐭𝐢𝐜𝐡𝐞 𝐜𝐨𝐦𝐦𝐞𝐫𝐜𝐢𝐚𝐥𝐢 𝐬𝐜𝐨𝐫𝐫𝐞𝐭𝐭𝐞 𝐝𝐚 𝐩𝐚𝐫𝐭𝐞 𝐝𝐢 𝐬𝐨𝐜𝐢𝐞𝐭𝐚̀ 𝐜𝐨𝐦𝐞 𝐀𝐫𝐦𝐚𝐧𝐢 𝐞 𝐃𝐢𝐨𝐫, sospettate di dichiarazioni etiche e di responsabilità sociale non veritiere riguardo alle condizioni di lavoro e alla legalità presso i fornitori. 🔴 Ricordo che nell'ambito della normativa che disciplina le #societàbenefit, il legislatore ha demandato all'AGCM l’onere di vigilare e sanzionare il comportamento di tali società - che sono tenute a perseguire il beneficio comune e a operare “in modo responsabile, sostenibile e trasparente nei confronti di persone, comunità, territori e ambiente” - in materia di pubblicità ingannevole, disciplinata dal d.lgs. 145/2007, ed in materia di pratiche commerciali scorrette, disciplinata all’interno del Codice del Consumo, ed in particolare dagli artt. 18 e ss., d.lgs. 206/2005. #sostenibilità #esg https://lnkd.in/d9Aw6mtZ
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Lawyer | Head of IP, IT & Digital Department PwC TLS | Intellectual Property & Disruptive Technologies | ESG | Member of the Life Sciences and Healthcare Team
Per le imprese, la #comunicazione commerciale corretta è fondamentale per instaurare e mantenere la fiducia dei propri #clienti. Questa necessità appare ancor più imprescindibile quando ha ad oggetto iniziative #green (o presunte tali), considerato che il crescente interesse nella #sostenibilità #ambientale si rivela spesso un fattore decisivo nella #scelta di un prodotto rispetto ad un altro. In questo contributo pubblicato sulla newsletter di Licensing Italia , Francesca Caliri ed io condividiamo qualche riflessione sul tema. Buona lettura! PwC Italy PwC TLS Andrea Lensi Orlandi, llm Federica Pezza, LL.M. Maria Cristina Michelini Valentina Buccarelli Giulia Gialletti Gabriele Scuratti Silvia Merlo Federica Pazzano Joiner Roberta Nebbia Maura Rastelli Eleonora Cerioli marika zunino
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IN CASO DI GREENWASHING IL 59% DEI CONSUMATORI LIMITA GLI ACQUISTI: PER DELOITTE GLI ITALIANI CERCANO PIÙ TRASPARENZA SULLA SOSTENIBILITÀ In caso di greenwashing, il 59% dei consumatori italiani interrompe o limita gli acquisti. L'ultima ricerca di Deloitte parla chiaro: più di nove su dieci apprezzano la trasparenza delle aziende rispetto alle strategie di sostenibilità. Tra la gamma di strumenti utilizzati per reperire informazioni sulla sostenibilità del prodotto o del servizio da acquistare, quasi il 60% dei consumatori predilige l'etichetta come principale fonte informativa, seguita dalle certificazioni (52%). Ci sono altri numeri della ricerca che fanno riflettere: più di un italiano su due (il 55%) si dichiara poco o per nulla tutelato dalla crescente diffusione del greenwashing. «Sono tre le principali aree d'intervento - spiega Stefano Alfonso, growth leader di Deloitte Central Mediterranean - su cui il Governo e le istituzioni nazionali dovrebbero agire per contrastare il fenomeno del greenwashing e garantire una miglior tutela del consumatore finale. In primo luogo, attraverso un impianto normativo efficace e aggiornato che tuteli e incentivi scelte d'acquisto consapevoli. In secondo luogo, attraverso una comunicazione più efficace e una maggiore educazione sul tema del greenwashing, nonché sugli strumenti disponibili a tutela. Infine, attraverso una crescente responsabilizzazione delle aziende, fondata sulle tecnologie digitali, rendendo le loro affermazioni sulla sostenibilità non solo verificabili ma anche vincolanti». Ne siamo convinti anche noi di Certified Recycled Plastic® e proprio per questo motivo abbiamo sviluppato un sistema di tracciabilità basato sulla blockchain in grado di digitalizzare la catena di custodia dei prodotti in modo chiaro, immutabile e sempre verificabile. Grazie a un QR Code si può conoscere la provenienza dei materiali, permettendo così ai consumatori di compiere scelte informate e sostenibili: a oggi sono già oltre 26.700 le tonnellate di plastica riciclata che abbiamo tracciato in Italia.
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Un argomento sempre più attuale per i nostri clienti, buona lettura! Paola Furiosi
Lawyer | Head of IP, IT & Digital Department PwC TLS | Intellectual Property & Disruptive Technologies | ESG | Member of the Life Sciences and Healthcare Team
Per le imprese, la #comunicazione commerciale corretta è fondamentale per instaurare e mantenere la fiducia dei propri #clienti. Questa necessità appare ancor più imprescindibile quando ha ad oggetto iniziative #green (o presunte tali), considerato che il crescente interesse nella #sostenibilità #ambientale si rivela spesso un fattore decisivo nella #scelta di un prodotto rispetto ad un altro. In questo contributo pubblicato sulla newsletter di Licensing Italia , Francesca Caliri ed io condividiamo qualche riflessione sul tema. Buona lettura! PwC Italy PwC TLS Andrea Lensi Orlandi, llm Federica Pezza, LL.M. Maria Cristina Michelini Valentina Buccarelli Giulia Gialletti Gabriele Scuratti Silvia Merlo Federica Pazzano Joiner Roberta Nebbia Maura Rastelli Eleonora Cerioli marika zunino
Il fenomeno del Greenwashing e l’importanza di una comunicazione commerciale corretta - Licensing Italia
https://www.licensingitalia.it
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Sei ciò che fai, non ciò che dici di fare. Questa affermazione vale per il singolo individuo tanto quanto per le aziende. Eppure, è difficile discernere le imprese virtuose da quelle che mettono in atto elaborate strategie di #greenwashing per capitalizzare l’interesse dei potenziali #clienti verso prodotti e iniziative #sostenibili. La falsa o esagerata promozione dell’impegno #ambientale di un’azienda, o di un prodotto, è una azione subdola e ingannevole. Tuttavia, nonostante l’ambientalismo di facciata possa comportare sanzioni legali e danni irreparabili alla #reputazione aziendale, è un fenomeno dilagante che preoccupa tutti. Il rischio è che possa lasciare profondi effetti negativi sulla fiducia dei consumatori riguardo all’impegno delle #imprese verso l’ambiente. https://lnkd.in/ef6A8bv4
Greenwashing: cos'è e quali sono le conseguenze - Ciclia Ambiente
https://www.ciclia.it
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🌿 𝐆𝐑𝐄𝐄𝐍𝐖𝐀𝐒𝐇𝐈𝐍𝐆 (e altri "washing"): affrontare il dibattito sulla sostenibilità Contributo del Prof. Giorgio Fiorentini. Per l'articolo completo 👉 https://lnkd.in/etT485du Il termine "greenwashing" è sempre più al centro delle discussioni aziendali: indica un'azione comunicativa ingannevole sul fronte della sostenibilità. Questo fenomeno, sebbene diffuso, solleva interrogativi sul reale impegno delle aziende verso l'ambiente e la responsabilità sociale. Si distinguono varie forme di "washing", dall'ecologico al sociale e al gender, tutte caratterizzate da una comunicazione ambigua o distorta. Tuttavia, questo dibattito sottolinea la necessità di una comunicazione trasparente e di azioni concrete verso la sostenibilità. La transizione verso un modello più sostenibile è già in corso, ma il greenwashing potrebbe, paradossalmente, accelerare questo processo. Tuttavia, è essenziale garantire una valutazione accurata delle azioni aziendali, evitando il greenhushing, ovvero la riduzione della comunicazione sulla sostenibilità per timore di sanzioni. Una soluzione potrebbe essere l'adozione di una misurazione e valutazione d'impatto affidabile e indipendente, condotta da organizzazioni non profit. Questo garantirebbe un rating trasparente e credibile per le aziende e i consumatori. La recente legge contro il Green Washing del Parlamento UE del gennaio 2024 indica un chiaro impegno verso la trasparenza e l'accountability. È tempo di passare dalla mera retorica alla vera azione verso la sostenibilità. - - - ♻ Piccola aggiunta mia - settore editoriale. In Italia gli editori hanno la pessima abitudine di comunicare le copie stampate (piuttosto che quelle vendute veramente). Perché poi ci sono i rimborsi sulla carta, una specie di carità di Stato. E c'é chi ci campa... e poi perché molti clienti non distinguono tra copie diffuse (moltissime regalate) e copie vendute. Alcuni periodici stampano 100 mila copie per venderne meno di 2000. Le altre? Regalate o al macero. Ok al macero poi vengono riciclate, ma il costo e lo spreco di energia è immane. 3 anni fa a Millionaire si stampavano 60/70! mila copie per venderne 10 mila. Ora ne stampiamo in media 25/27 mila per venderne circa 17/20 mila (tra abbonamenti, accordi diretti ed edicole). Le rimanenti? Distribuite a scuole superiori ed ITS. Obiettivo? Zero-waste. Solo per immagine? No! Per convenienza economica, diffusione dove conta (al macero nessuno legge) e ha un minimo di impatto. Strategia che corrisponde con una scelta 'green'. - - - Sono Matteo Cerri. Su LinkedIn e dalle colonne di Millionaire scrivo principalmente di esperienze imprenditoriali, storie di italiani all’estero e di rigenerazione dei piccoli comuni italiani con ITS ITALY®. Nella mia newsletter aperiodica ‘Esco quando voglio’ parlo di quello che mi pare e piace. Per iscriverti alla newsletter: https://lnkd.in/enPRAK_B #greenwashing #impresa
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Il primo fattore che deve farvi interrogare quando acquistate un prodotto in cui vi dicono che è "ethical" o "green" è come mai sembra costare troppo poco, perché un prodotto artigianale, veramente made in italy, non può costare troppo poco o avere un prezzo della media distribuzione, perché dietro quel prezzo così basso c'è qualcuno che lo sta pagando al posto vostro, una filiera irregolare, la manodopera a basso costo, se non sfruttata o schiavizzata, minori che la realizzano, condizioni di lavoro nelle fabbriche non idenee a garantire uno stato di salute e di sicurezza per chi vi opera, etc... e si tratta di greenwashing, fenomeno di marketing che falsa le informazioni sul prodotto e inganna i consumatori, un pò come fanno le fake news sulla rete, e qualcuno vi sta ingannando. Bisogna ricordare che l'industria green affacciatasi da qualche decennio ancora deve strutturarsi su grande scala perciò per essere attuata nel pieno rispetto delle regole e degli intenti ciò che può proporre sono prodotti che costano più della media, come è vero che qualità, studio, ricerca e attenzione sono caratteristiche aventi un maggior valore, per cui la risultante non può avere un prezzo consimile a quello della grande distribuzione del pronto moda o fast fashion... Sono pochi anche gli "artigiani" veramente green, quelli veramente green fanno personalmente i loro prodotti o hanno una filiera locale, o quanto meno se l'hanno al di fuori, si impegnano a far certificare e controllare che ogni cosa sia apposto e regolamentata sotto diversi aspetti, tra cui quelli ecosostenibili nel cercare di ridurre al minimo che si può l'impatto ambientale, ed etico umanistico che riguarda l'apetto delle risorse umane nel garantire dignità, sicurezza, renumerazione adeguata, pari opportunità (e tutto ciò costa non poco). Sono diversi i brand che si auto definiscono green o artigianali ma alla fine il prodotto lo acquistano altrove senza neppure averlo loro stessi ideato o addirittura si appoggiano a contoterzisti clandestini in Italia che sfruttano la manodopera con contratti irregolari se non inesistenti... beh allora benvenuti nel lato oscuro del made in italy... #fashion #circularfashion #greenwashing #green #ethical
Che cos'è il greenwashing (e come ci inganna)
economiapertutti.bancaditalia.it
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