📺 «#Gaza è totalmente distrutta e ci sarà bisogno di un incremento dell'aiuto umanitario», ha raccontato il nostro collega Diego Regosa, Senior Emergency Coordinator a Gaza, ospite della giornalista Monica Maggioni nella trasmissione In Mezz’ora in onda su Rai - Radiotelevisione Italiana. 💬 «Vogliono tornare da dove vengono, anche se non c'è più niente, perché comunque quella è la loro terra, perché sotto le macerie ci sono ancora sepolti parenti e amici. Questa è una priorità molto sentita dalla popolazione. E poi c'è la speranza di poter ricostruire», conclude Regosa. 🟠 I nostri interventi di riabilitazione o installazione di strutture igienico-sanitarie adeguate in circa 30 siti di sfollati continuano. Prosegue anche la distribuzione, ogni giorno, di 10.000 metri cubi di acqua potabile a circa 1000 famiglie. 🤝 Continueremo ad assicurare le nostre operazioni umanitarie a Gaza nei prossimi mesi e a garantire un continuo supporto alla popolazione colpita. ➡️ Guarda l'intera puntata: https://lnkd.in/dfCSMDPp.
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La voce è un diritto, esprimiamo a voce il diritto di pace. Più voci rendono il diritto più forte.
Presidente Giorgia Meloni quello che abbiamo visto a Gaza è difficile da accettare: manca tutto, le persone sopravvivono tra le macerie, i bombardamenti israeliani continuano inidiscriminatamente, la popolazione vive sotto attacco, nel totale annichilimento di ogni regola, mentre gli ostaggi sono ancora dolorosamente lontani dai loro cari. Siamo 18 operatori e operatrici italiane di Medici Senza Frontiere, che hanno lavorato a Gaza e nei Territori Palestinesi Occupati e abbiamo scritto al governo italiano per sollecitare un’iniziativa umanitaria concreta dell’Italia a Gaza per proteggere la popolazione e salvaguardare le strutture sanitarie. Ci uniamo ai nostri colleghi e colleghe e alle oltre 100.000 persone che hanno firmato un appello per chiedere IL CESSATE IL FUOCO IMMEDIATO E PERMANENTE A GAZA! 📢 Fai sentire la tua voce, condividi questo appello per fermare il massacro a Gaza. ▶ www.msf.it/stopnow
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Dal 7 ottobre 2023, 11.4 milioni di contenuti sono stati pubblicati con l’hastag #freepalestine. Il conflitto a #Gaza è probabilmente uno dei più documentati. Nessuna guerra, ad oggi, ha prodotto così tanti tweet, reazioni, post, video, stories, dirette. A maggio il #WashingtonPost titolava “I social media hanno giocato un ruolo di primo livello nella copertura degli eventi di Gaza”. Qualche giorno prima #TheIntercept e #TheGuardian mettevano in risalto la difficoltà di moderare un numero così alto di contenuti, cosa che portava le piazze sociali ad avere contenuti “senza filtri”. Nessun conflitto ha mai tenuto l’attenzione così alta, giorno per giorno, per un periodo così lungo di tempo. E se ancora oggi si continua a parlare di Gaza è perchè, oltre all’immenso lavoro del #citizenjournalism e delle migliaia di gruppi telegram che continuano ad iniettare in rete l’orrore della quotidianità di Gaza, una parte dell’informazione ha scelto di tenere accesi i fari su quella porzione di terra. Tra questi ci siamo anche noi di #InsideOver. A questo articolo tengo particolarmente, perché raccoglie tutto l’impegno di mesi di scelte editoriali fatte per raggiungere un solo obiettivo: raccontare ogni centimetro della carneficina operata dal governo israeliano. Online ora su InsideOver.com. Per dubbi, domande o per accendere un dibattito ti aspetto nei commenti https://lnkd.in/dGBZuzzA #Gaza #Palestine #Israel #war #insideover
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3 ATROCI VERITÀ SU GAZA DOPO 10 MESI DI GUERRA ➡️ Nessun posto è sicuro Quasi 40.000 palestinesi a Gaza sono stati uccisi nelle operazioni militari, oltre 90.000 sono i feriti (dati Ministero della Salute a Gaza). Nonostante sia stato ordinato alla popolazione di spostarsi in aree indicate come “zone umanitarie”, come i campi per persone sfollate, le forze armate israeliane hanno ripetutamente bombardato queste aree. ➡️ Il 90% dell’intera popolazione di Gaza non ha più una casa 1,9 milioni di persone sono sfollate. Migliaia di persone vivono in strada in condizioni disumane, in tende e rifugi di fortuna, esposti alle intemperie e alle alte temperature. Le malattie infettive si stanno diffondendo a causa delle scarsissime condizioni igieniche, il sovraffollamento e la mancanza di acqua pulita. ➡️ Non c’è più un sistema sanitario a Gaza A Gaza si muore perché non ci sono più strutture mediche. Le forze israeliane hanno ripetutamente bombardato e attaccato ospedali, centri sanitari, convogli e personale medico e umanitario. L’esercito israeliano ha sistematicamente smantellato ospedale dopo ospedale. Meno della metà degli ospedali di Gaza è operativa. ❗️CESSATE IL FUOCO SUBITO❗️ L’unica possibilità per fermare il massacro e portare aiuto è il cessate il fuoco immediato e permanente a Gaza. Solo così le organizzazioni umanitarie potranno fornire aiuti e cure mediche necessarie nella Striscia di Gaza, in modo adeguato a rispondere agli enormi bisogni.
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L'accordo di #cessateilfuoco a #Gaza rappresenta un momento di speranza per i bambini e le bambine che hanno subito perdite inimmaginabili per oltre 15 mesi. Tuttavia, la situazione rimane estremamente grave. In questo periodo, almeno 17.580 bambini e bambine e 12.050 donne hanno perso la vita, e oltre 21.000 bambini e bambine hanno riportato ferite legate al #conflitto. Dal 7 ottobre 2023, più di 46.707 persone sono morte a Gaza, anche se si teme che i numeri reali siano molto più alti, poiché migliaia di persone rimangono sotto le macerie di case, ospedali e scuole distrutte. La mancanza di cibo, acqua potabile, rifugi sicuri, assistenza medica e altre risorse essenziali aggrava ulteriormente l'emergenza umanitaria. È indispensabile garantire un accesso umanitario immediato e senza restrizioni per rispondere ai bisogni urgenti della popolazione. https://lnkd.in/d8PSfwA6 #planinternational #planitalia #accessoumanitario
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Ora che la tregua è iniziata, la priorità è portare cibo, acqua e forniture mediche a bambini e bambine a Gaza. ❗ Quasi tutti gli 1,1 milioni di bambini di Gaza hanno urgente bisogno di cibo e, negli ultimi 15 mesi, hanno assistito e vissuto esperienze che nessun bambino dovrebbe mai affrontare. Molti sopravvivono con un solo pasto al giorno e in tanti non hanno potuto ricevere cure mediche perché le strutture sanitarie sono state distrutte. ❌ In collaborazione con le Nazioni Unite, con altre organizzazioni non governative e con i partner locali cercheremo di fornire aiuti il più rapidamente possibile. Speriamo fortemente che questa tregua regga e diventi un cessate il fuoco definitivo, e che gli aiuti essenziali possano iniziare ad arrivare a Gaza in quantità tali da poter soddisfare i bisogni di tutti. Questo è l’unico modo per garantire ai più piccoli la protezione di cui hanno bisogno. #savethechildren #savethechildrenitalia #gaza
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L’AI può aiutarci a smuovere gli animi, a empatizzare o semplificare a far riflettere? Prime - e non facili - prove di #AI generativa in Filarete Digital Agency 👇
🔴 Immagina se la tua città fosse stata bombardata ogni giorno nell’ultimo anno. Resa completamente irriconoscibile, con quasi tutte le case, gli ospedali e le scuole rase al suolo. E non solo. Immagina se tutte le persone della tua città dovessero lasciarsi tutto alle spalle in cerca di salvezza. Questo è ciò che accade ogni giorno da un anno intero a Gaza. Senza sosta, senza tregua. Tutto questo è inaccettabile e deve finire ORA ❌. Firma e condividi la nostra petizione per chiedere un cessate il fuoco immediato e permanente e per porre fine alla sofferenza di migliaia di persone. 👉 https://bit.ly/43TKL1c 🔥 CONTINUA A CONDIVIDERE IL NOSTRO APPELLO, CONTINUA A MOBILITARTI. #OxfamSiamoNoi #CeasefireNOW #cessateilfuoco #CessateIlFuocoORA #EmergenzaGaza #EmergenzaLibano ⚠️ Le immagini di questo video sono state generate dall'intelligenza artificiale. Non rappresentano eventi reali o dettagli esatti di queste città, ma cercano di rappresentare la sofferenza della popolazione di Gaza e la tragedia dei bombardamenti.
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🔴 Gaza-Israele: come prosegue il rilascio degli ostaggi tra i rallentamenti e il ritorno verso nord dei Palestinesi. Il ritorno dei palestinesi nel nord di Gaza è un passo importante verso la normalizzazione della Striscia, ma le difficoltà logistiche e le polemiche politiche continuano a influenzare la situazione. #Gaza #Israele #Hamas #conflitto #ostaggi #tregua #aiuti #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda ➡️ Leggi articolo completo su La Milano
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Oggi esce la terza puntata di Guerra alla Terra, il dossier che sto curando per Atlante delle Guerre e dei Conflitti del Mondo. La foto ormai la riconosciamo tutte e tutti, e questo approfondimento racconta di cosa accade da ormai più di un anno in Palestina, a Gaza ma non solo. Nelle scorse settimane il Ministero della Sanità di Gaza ha diffuso un dossier di 649 pagine contenente i nomi di tutte le persone uccise dalle operazioni militari israeliane dal 7 ottobre 2023 al 31 agosto 2024. 34.344 nomi, anche se le ultime stime arrivano a 41.870. Le prime 14 pagine del documento, nella casella “età”, riportavano la stessa cifra: 0. 14 pagine con nomi di bambini e bambine nate durante l’escalation, e che non ne vedranno la fine. Per trovare il primo maggiorenne dell’elenco, occorre sfogliare 215 pagine. 11.355 i bambini morti. 6297 le donne. 13.736 gli uomini. Se in questo momento, a livello internazionale, si sta ancora discutendo per definire quanto sta accadendo sulla Striscia di Gaza un genocidio, le conseguenze ambientali delle operazioni militari delineano chiaramente un quadro di ecocidio. È quanto affermano le principali ONG presenti sul territorio. Difficile vederla diversamente. Un anno di attacchi alla Striscia ha portato un’estesa distruzione del territorio e di tutte le fonti di vita: acqua, aria, suolo. Per riportare la vita sulla Striscia, serviranno – o meglio, servirebbero – decenni di incessante lavoro di bonifica e una quantità molto elevata di investimenti. Secondo un report del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente, la ricostruzione necessaria sul territorio di Gaza richiederà un intervento di dimensioni mai più viste dopo il 1948. Per ridare una casa a tutte le persone che l’hanno persa, potrebbero servire anche ottanta anni. Incalcolabile il tempo necessario a bonificare i terreni dai residui di armi e dagli ordigni inesplosi: per ogni singola bomba interrata ci vuole un lavoro di più di un mese ma, vista l’intensità dei bombardamenti dell’ultimo anno, sarà a lungo impossibile cominciare a cercarle. Bisognerà prima ripulire la superficie. Il resto lo potete leggere qui: https://lnkd.in/dcUfCSsC
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Gaza: Un cessate il fuoco che arriva troppo tardi. Dopo 465 giorni di conflitto e oltre 46.000 vite spezzate, l'accordo per un cessate il fuoco temporaneo a Gaza rappresenta un sollievo tardivo, che non può restituire ciò che è stato perso. Il fallimento del governo israeliano, di Hamas e dei leader mondiali nel proteggere la popolazione civile è evidente. Non sono riusciti a trovare prima un’intesa per un cessate il fuoco duraturo. Questo accordo non basta. Non basta alle famiglie per ricostruire le proprie vite, riappropriarsi della propria dignità o piangere le vittime. I bisogni umanitari a Gaza hanno raggiunto livelli catastrofici. Il nostro personale medico e umanitario continua a lavorare senza sosta, ma è indispensabile un rapido e massiccio aumento degli aiuti umanitari per rispondere anche solo a una parte delle necessità. 👉 Medici Senza Frontiere continuerà a fare tutto il possibile, ma è fondamentale che la comunità internazionale agisca ora. #Gaza #MSF #CessateIlFuoco #AiutiUmanitari
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Riceviamo e pubblichiamo Stop ai massacri a Gaza e in Libano Contro l’occupazione israeliana e l’industria bellica europea Per una Palestina libera Corteo regionale Sabato 9 novembre 2024 Concentramento ore 15.00, Stazione di Rimini É passato più di un anno dall’inizio del genocidio della popolazione palestinese a Gaza. Il progetto sionista di colonizzazione e occupazione delle terre palestinesi procede con il benestare dei governi occidentali; gli Stati Uniti non hanno mai smesso di finanziare le operazioni militari israeliane, i paesi europei non hanno adottato alcuna misura per contrastare le politiche genocidarie di Tel Aviv. Intanto le inchieste sui crimini di guerra di Israele si intensificano: non c’è alcun luogo sicuro nella Striscia, si registrano continui bombardamenti su rifugi, ospedali e scuole, si usano gli aiuti umanitari come arma di guerra, chi non muore è costretto in una condizione di insicurezza perenne. Ma non è tutto: in Cisgiordania i coloni attaccano quotidianamente la popolazione palestinese dei villaggi, mentre l’esercito prende di mira i campi profughi; dal Libano arrivano immagini di quartieri rasi al suolo che ricordano tragicamente scene già viste nella Striscia. In un delirio di onnipotenza, i politici israeliani, tanto quelli al governo quanto quelli all’opposizione, sognano la costruzione di un nuovo Medio Oriente mentre il rischio di un conflitto regionale si fa sempre più concreto. Spetta a tutte e tutti noi prendere quella posizione netta che manca alle istituzioni. Lo diciamo chiaramente: non vogliamo essere complici del colonialismo israeliano e, più in generale, di un’industria bellica di morte di cui anche le aziende e le università europee sono parte. Mentre il governo italiano vorrebbe silenziare definitivamente qualsiasi voce di dissenso con provvedimenti come il DDL 1660, crediamo sia fondamentale non solo solidarizzare con chi resiste all’occupazione israeliana ma anche esprimere un netto rifiuto di qualsiasi coinvolgimento in un’industria di morte. I paesi europei possono e debbano fare dei passi concreti immediati tra cui riconoscere, come tanti altri hanno già fatto, lo stato palestinese e bloccare qualsiasi cooperazione istituzionale, commerciale e militare con l’occupante sionista. Possono smetterla di reprimere e perseguire la solidarietà con la resistenza palestinese, come purtroppo sta accadendo anche in Italia nei confronti di Anan Yaeesh, Mansour Doghmosh e Ali Irar. Tocca a tutte e tutti noi imporre dal basso questa agenda politica. Non dobbiamo far calare l’attenzione su quanto sta accadendo in Libano e Palestina, non dobbiamo normalizzare il genocidio. Per questo scenderemo in piazza sabato 9 novembre a Rimini per rinnovare le richieste urgenti e basilari di un cessate il fuoco permanente, del ritiro delle truppe israeliane dal Libano e dalla Striscia, dell’ingresso via terra di aiuti umanitari a Gaza, del rilascio dei prigionieri politici palestinesi.
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