Il 2024 si avvia alla chiusura con una crescita economica moderata, frenata dalla debolezza internazionale, dall’incertezza causata dai conflitti e dalla stagnazione della domanda interna. Cosa ci aspetta nel 2025? 🤔 📈 Per misurare le aspettative di #imprenditori, #artigiani e #professionisti, 𝗖𝗡𝗔 𝗵𝗮 𝗽𝗿𝗲𝗱𝗶𝘀𝗽𝗼𝘀𝘁𝗼 𝘂𝗻 𝗯𝗿𝗲𝘃𝗲 #𝗾𝘂𝗲𝘀𝘁𝗶𝗼𝗻𝗮𝗿𝗶𝗼. La compilazione richiede solo pochi minuti. Fai sentire la tua voce! ⬇️
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Il 2025 appare difficile da valutare per l’economia italiana a causa del permanere dei tanti fattori di incertezza. Per misurare le aspettative di artigiani, imprenditori e professionisti abbiamo predisposto un breve questionario per suggerire le azioni più efficaci al decisore politico. Partecipa anche tu alla nostra indagine
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⚠️ Nonostante la crescita economica prevista, migliaia di aziende rischiano la chiusura nel 2025. Scopri i motivi e le strategie che gli imprenditori dovrebbero adottare per sopravvivere in un mercato sempre più competitivo. 💼 #AgentiDiCommercio #RicercaAgenti #RicercaVenditori #Business #CrescitaEconomica #AgentScout
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📊📊 Cosa ti aspetti dall’economia italiana nel 2025? Dopo un 2024 di crescita moderata, il futuro resta incerto. Per questo CNA vuole ascoltare artigiani, imprenditori e professionisti. La tua opinione conta! Compila il questionario e aiutaci a suggerire azioni concrete ai decisori politici! 👉 https://lnkd.in/db5aPKg5
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A mio avviso è un'ottimo punto di vista per gli elementi esterni. Tra quelli interni inserirei la limitata competenza e/o capacità di chi guida che non permette il fiorire della motivazione dei collaboratori. La motivazione è il miglior moltiplicatore della produttività. Mettiamoci passione. Mettiamoci l'anima.
🔥 [L’Italia frena la produttività delle PMI. Ecco i 10 ostacoli principali] Le nostre #PMI combattono ogni giorno contro #ostacoli che ne limitano la crescita e la #competitività. Invece di sostenere le #imprese, il sistema sembra rallentarle. Ecco i 10 motivi per cui le PMI italiane faticano a tenere il passo e sperimentano bassi livelli di #produttività: 1️⃣ Caro #energia e materie prime: i #costi alle stelle stanno strozzando le aziende. Quanto possiamo ancora resistere senza un intervento serio? 2️⃣ #Burocrazia infinita: Ogni pratica è un’odissea. È davvero così difficile avere un sistema amministrativo che funzioni? 3️⃣ #Tassazione insostenibile: Il fisco italiano pesa sulle imprese più di quanto faccia in altri Paesi. Vogliamo essere competitivi o no? 4️⃣ Mercato del #lavoro rigido e costo del lavoro: le PMI vorrebbero assumere, ma con queste regole e costi, ogni assunzione è un rischio. 5️⃣ Pochi #incentivi per innovazione e digitalizzazione: Siamo nel 2024, ma dove sono gli incentivi per rendere le nostre aziende pronte al futuro? 6️⃣ Incertezza #politica: ogni governo cambia le regole del gioco. Come si possono fare piani di crescita senza #stabilità e visione di lungo termine? 7️⃣ Pressione sulla #sostenibilità e greenwashing: le PMI sono pronte a fare la loro parte, ma servono misure concrete, non solo slogan e costi aggiuntivi. 8️⃣ Dazi e barriere commerciali: le nostre aziende esportatrici sono lasciate sole ad affrontare #dazi e restrizioni. Dov’è il supporto? 9️⃣ Infrastrutture scadenti: trasporti lenti, #logistica inefficiente e digitale arretrato. È così che vogliamo competere? 🔟 Accesso ai #finanziamenti limitato: le PMI sono l’anima del Paese, ma ottenere credito è un’impresa. Servono soluzioni, non parole. 💥 Le #PMI italiane hanno bisogno di azioni concrete e di un sistema che non le blocchi, ma che le spinga a crescere. La #produttività non può crescere se il terreno è pieno di ostacoli. È ora di fare sul serio, o rischiamo di restare indietro. I dati parlano chiaro. #PMIinCrescita #StopOstacoli #ProduttivitàItalia #SupportoAlleImprese #CompetitivitàPMI
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Nuovo studio sulle aziende italiane rivela che il 95% degli imprenditori... La maggior parte delle PMI italiane lavora basandosi sul caso e non ha idea di ciò che sta facendo. Zero controllo sui dati. Zero pianificazione. Zero analisi delle metriche. Lo studio non esiste ma sono convinto di questa %, aiutami a screditarla. Dimmi nei commenti se tu monitori costantemente i dati aziendali oppure no.
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🔥 [L’Italia frena la produttività delle PMI. Ecco i 10 ostacoli principali] Le nostre #PMI combattono ogni giorno contro #ostacoli che ne limitano la crescita e la #competitività. Invece di sostenere le #imprese, il sistema sembra rallentarle. Ecco i 10 motivi per cui le PMI italiane faticano a tenere il passo e sperimentano bassi livelli di #produttività: 1️⃣ Caro #energia e materie prime: i #costi alle stelle stanno strozzando le aziende. Quanto possiamo ancora resistere senza un intervento serio? 2️⃣ #Burocrazia infinita: Ogni pratica è un’odissea. È davvero così difficile avere un sistema amministrativo che funzioni? 3️⃣ #Tassazione insostenibile: Il fisco italiano pesa sulle imprese più di quanto faccia in altri Paesi. Vogliamo essere competitivi o no? 4️⃣ Mercato del #lavoro rigido e costo del lavoro: le PMI vorrebbero assumere, ma con queste regole e costi, ogni assunzione è un rischio. 5️⃣ Pochi #incentivi per innovazione e digitalizzazione: Siamo nel 2024, ma dove sono gli incentivi per rendere le nostre aziende pronte al futuro? 6️⃣ Incertezza #politica: ogni governo cambia le regole del gioco. Come si possono fare piani di crescita senza #stabilità e visione di lungo termine? 7️⃣ Pressione sulla #sostenibilità e greenwashing: le PMI sono pronte a fare la loro parte, ma servono misure concrete, non solo slogan e costi aggiuntivi. 8️⃣ Dazi e barriere commerciali: le nostre aziende esportatrici sono lasciate sole ad affrontare #dazi e restrizioni. Dov’è il supporto? 9️⃣ Infrastrutture scadenti: trasporti lenti, #logistica inefficiente e digitale arretrato. È così che vogliamo competere? 🔟 Accesso ai #finanziamenti limitato: le PMI sono l’anima del Paese, ma ottenere credito è un’impresa. Servono soluzioni, non parole. 💥 Le #PMI italiane hanno bisogno di azioni concrete e di un sistema che non le blocchi, ma che le spinga a crescere. La #produttività non può crescere se il terreno è pieno di ostacoli. È ora di fare sul serio, o rischiamo di restare indietro. I dati parlano chiaro. #PMIinCrescita #StopOstacoli #ProduttivitàItalia #SupportoAlleImprese #CompetitivitàPMI
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INDAGINE TRA LE IMPRESE SULLE ASPETTATIVE PER IL 2025. PREVALGONO PREOCCUPAZIONE E PESSIMISMO MA PER IL 53% È DIFFICILE UNA PREVISIONE SULL’ECONOMIA ITALIANA “Non c’è nulla che vada come previsto, è l’unica cosa che ci insegna il futuro quando diventa passato.” scriveva Daniel Pennac nel romanzo autobiografico Diario di Scuola in un periodo, era il 2013, di cambiamenti economici e sociali eccezionali che rendevano difficile effettuare previsioni sul futuro. Questa affermazione sembra adattarsi bene all’attuale fase congiunturale rilevata dalla CNA e descritta nell’Indagine “Le aspettative delle imprese per il 2025”. Il 53,1% delle imprese artigiane, micro e piccole coinvolte nell’indagine prova difficoltà a formulare una previsione sull’andamento futuro dell’economia italiana. Una difficoltà dovuta al moltiplicarsi delle variabili soprattutto geopolitiche e geoeconomiche che, peraltro, hanno portato dello scorso anno anche istituzioni autorevoli come la Banca d’Italia a rivedere frequentemente le previsioni sull’andamento dell’economia. Tra le imprese che si sono fatte una idea più precisa il 28,5% ipotizza un 2025 difficile e caratterizzato da un peggioramento della situazione economica generale e solo il 18,3% degli intervistati è ottimista. Il pessimismo è ancora più diffuso quando dall'andamento economico complessivo si concentra la visione sulla propria impresa. Su questo fronte cresce infatti non solo la quota di incerti sul proprio futuro (il 54,5% degli intervistati) ma anche di quanti prevedono dodici mesi insoddisfacenti per le imprese (30,2%) rispetto a un risicato 15,3% di fiduciosi. Inoltre dal fatturato alla quota di esportazioni, dall'occupazione agli investimenti le previsioni hanno tutte un segno meno davanti. La differenza tra risposte negative e positive segna una predominanza di saldo negativo del 31,6% per quanto riguarda gli investimenti, del 29,4% per l'occupazione, del 21,4% per l'export, del 18,4% per il fatturato totale. Nel complesso raggiunge il 42% la quota di imprese che hanno partecipato alla indagine decise a ridurre la spesa per gli investimenti e l'occupazione. Sono in controtendenza le imprese meridionali e quelle con titolari sotto i quarant'anni. Il saldo tra ottimisti e pessimisti è positivo nel Mezzogiorno (+5,8% la differenza) e tra i giovani imprenditori (+2,3% il gap) relativamente alle sorti dell'economia italiana. Per consultare l'intero documento 👉 https://lnkd.in/eKcUM9FV
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Risparmio e famiglie: per tutelarsi e’ necessario posizionarsi in modo importante su azionari e mercati privati, allungando l’orizzonte temporale, facendosi guidare da professionisti qualificati.
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Ogni tanto ci chiedono perchè il nostro lavoro si focalizzi da 30 anni sulle #PMI. L'incipit dell'articolo del Sole24ore sotto riportato è una bella risposta: - si stima che in Italia ci siano circa 4,5 milioni di PMI - le PMI costituiscono oltre il 99% delle imprese italiane - nelle PMI trovano impiego circa il 78% della forza lavoro del settore privato - le PMI generano oltre 60% del valore aggiunto nazionale L'articolo, che trovi completo nel primo commento riportato qui sotto, individua in #strategia, #persone, #innovazione, #mercati e #risorseeconomiche per finanziare l'attività, i 5 ingredienti "per far lievitare il business delle PMI". Tutte tematiche fondamentali e su cui lavoriamo quotidianamente: siamo a disposizione per dialogare con voi e supportarvi...da 30 anni! #impresapermano #lavoro #economia #finanziamenti #mutui #credito Michele Puricelli Diego Sala pmitutoring.it
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La denatalità è il problema più grande del sistema Paese. Essa è il portato di un modello prima economico e poi sociale che disincentiva le nascite: stipendi bassi e orari di lavoro che non si conciliano con le esigenze familiari, un forte individualismo e una competizione sfrenata per il successo sono espressioni del sistema capitalistico che a partire dagli anni 70-80 si è imposto come predominante. Oggi ne paghiamo lo scotto. Ed è uno scotto devastante. La riduzione della popolazione comporta una diminuzione della domanda interna con conseguente perdita degli effetti delle economie di scala, della profittabilità e quindi dell’ammontare degli investimenti delle aziende che si dedicano prevalentemente al mercato domestico. Questi effetti negativi possono essere contrastati da un maggior orientamento all’export delle imprese anche se nel medio lungo periodo anche la domanda estera è destinata a soffrire degli stessi problemi. La lente della denatalità ci offre una nuova lettura dei problemi dell’economia italiana degli ultimi 30 anni: della stagnazione della domanda interna che ha imposto un faticoso riorientamento all’export della manifattura italiana si è spesso incolpato l’euro e l’eccessiva tassazione, ignorando nel dibattito il ruolo della natalità. Dal lato dell’offerta di lavoro, meno persone e più anziane si traducono certamente in più alti costi del lavoro e minor tasso di innovazione delle imprese. Anche in questo caso la lente della denatalità getta una nuova luce sui dibattiti degli ultimi due anni circa la difficoltà nel reperire il personale necessario per tanti lavori in precedenza svolti da giovani (personale del turismo, stagionali) e per i quali si è tirato in ballo il Covid e la great resignation e il reddito di cittadinanza. Il declino del tasso di innovazione delle imprese italiane è invece un fenomeno più risalente ma altrettanto evidente che vede le imprese italiane concentrate anche con successo in settori industriali più tradizionali (alimentare, automobilistico con motore a scoppio etc.) e assenti nei settori legati al digitale, all’intelligenza artificiale, alle biotecnologie e cosi via. La denatalità e l’aumento del numero di persone anziane possono influenzare anche la ricchezza delle famiglie. Secondo dati del 2021, la ricchezza netta delle famiglie italiane ammontava a 9.743 miliardi di euro, di cui il 54% rappresentato da investimenti immobiliari. Ma gli immobili hanno valore soltanto fino a quando ci sono persone interessate a usarli: con la diminuzione delle nascite, la domanda abitativa è certamente condannata a declinare e di conseguenza il valore degli immobili ed il risparmio delle famiglie. Il fenomeno delle case a un euro – che interessa molti piccoli comuni delle aree interne dove lo spopolamento ha prodotto un eccesso di patrimonio immobiliare che non riesce ad essere allocato a prezzi di mercato ma che si sta rapidamente deteriorando – è solo l’avvisaglia dei tempi che arriveranno.
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