#Giubileo del mondo della #comunicazione: in Vaticano anche una piccola delegazione di CONAI - guidata dal presidente Ignazio Capuano, dai vicepresidenti Antonio Feola e Angelo Tortorelli, dal direttore generale Simona Fontana e dal vicedirettore generale Natale Fabio Costarella - per ascoltare la giornalista filippino-americana Maria Ressa, vincitrice del Premio Nobel per la pace nel 2021, lo scrittore irlandese Colum McCann e le note di Johan Sebastian Bach e di Astor Piazzolla suonate dal maestro Uto Ughi e dalla sua orchestra. Un momento di riflessione sul valore della comunicazione sottolineato dalle parole di Papa Francesco, che ha chiuso l’incontro: “Comunicare è uscire da se stessi per dare un po' del mio all'altro.”
Post di CONAI - Consorzio Nazionale Imballaggi
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Uno dei temi cardine del XIX secolo era trovare una risposta alla fine dell'antico regime e delle sue strutture statuali e ideologiche. Il movimento unitario italiano, attraverso le sue varie forme e figure, come Cavour e le fazioni garibaldina e mazziniana, prese in carico questo complesso problema. L'obiettivo era costruire un nuovo ordine politico, istituzionale e ideologico. 🔹 Il movimento unitario risolse queste sfide storiche. 🔹 Cavour, in particolare, divenne un simbolo di grande politica. 🔹 Il Presidente Amato ha più volte evidenziato l'importanza di questo esempio storico. L'esperienza di Cavour e del movimento unitario non è solo rilevante per quei tempi, ma continua a essere una lezione affascinante e istruttiva per la storia italiana ed europea. Cosa ne pensi dell'eredità di Cavour e del movimento unitario italiano nel contesto politico attuale? Condividi la tua opinione nei commenti! #StoriaItaliana #UnificazioneItaliana #Cavour #Politica #Innovazione #Leadership #
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Accadde oggi: Alea iacta est – Il dado è tratto Oggi, 11 gennaio, ricordiamo un momento che cambiò il corso della storia: l'attraversamento del Rubicone da parte di Gaio Giulio Cesare nel 49 a.C. Con il celebre gesto e le parole "Alea iacta est", Cesare non solo infranse una legge del Senato, ma avviò una serie di eventi che avrebbero trasformato la Repubblica Romana in Impero. Ma cosa ci insegna oggi quel "dado lanciato"? - Decisioni coraggiose: Attraversare il Rubicone significava andare incontro a una guerra civile. Cesare prese una decisione irreversibile, consapevole dei rischi, ma con una visione chiara del futuro. È un monito per tutti noi: a volte, occorre il coraggio di fare il primo passo anche quando il risultato non è garantito. - Visione dell'obiettivo: Cesare non agì per impulso, ma guidato da un disegno più grande. In ogni scelta strategica, è fondamentale avere chiaro l'obiettivo finale. - L'importanza del momento: Ogni epoca ha i suoi "Rubiconi", quei momenti in cui dobbiamo scegliere se restare nella zona di comfort o abbracciare l'incertezza per crescere. Qual è il nostro Rubicone oggi? Ci sono sfide o decisioni che stiamo rimandando? Ricordiamo che, a volte, il progresso richiede di lanciare quel dado e affrontare l’ignoto con determinazione. Facciamo tesoro della storia per guidare le nostre scelte nel presente. Il dado è tratto, tocca a noi muovere le pedine. --- In copertina: Caesare attraversa il Rubicone, Adolphe Yvon, 1875. #Leadership #Storia #Motivazione #Cesare
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#PILLOLE di #INTELLIGENCE di Michela Chioso 2. La "doppia #lealtà" dei #Servizi e la #strategia della #tensione #Italia, Anni Settanta: un decennio di profonde #trasformazioni e drammatici #conflitti. Da un lato, #riforme rivoluzionarie che modernizzano il Paese; dall'altro, una spirale di #violenza che segna la #storia nazionale. In questo contesto turbolento, qual è il ruolo dell'#INTELLIGENCE? La chiave esplicativa di Miguel #Gotor - storico, saggista, docente dell'Università di Roma Tor Vergata - parla non di "Servizi #deviati", bensì di vertici dei #Servizi stretti in una "doppia #lealtà". Questa duplice #fedeltà - alla #Costituzione repubblicana e antifascista da un lato, e all'#AlleanzaAtlantica anticomunista dall'altro - genera una #discordanza negli #apparati dello #Stato, un conflitto che sfocia nella cosiddetta "#strategia della #tensione". Le indagini sulle #stragi, inizialmente indirizzate verso l'area #neofascista, subiscono #rallentamenti, #depistaggi, con #processi durati decenni. Segno evidente di uno #scontro tra corpi dello #Stato: parte della #Magistratura vs settori dell'#INTELLIGENCE. #Decodificare questa #complessità è indispensabile sia per #analizzare criticamente il periodo storico - superando letture semplicistiche come quella della "#stragediStato" - sia per riflettere sul delicato #equilibrio tra #sicurezza nazionale e #fedeltà costituzionale. - Liberamente tratto da #MiguelGotor, La strategia della tensione frutto della doppia lealtà dei vertici dei Servizi, #Master in #Intelligence dell'Università della Calabria, diretto da mario caligiuri #MarioCaligiuri #MiguelGotor #MasterinIntelligence #UNICAL #SOCINT #SOCINTPRESS #IntelligenceStudies #democrazia #sicurezza #informazione #educazione #Italia 🇮🇹
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A CASA TUA, NELLE VOSTRE INFINE PROPRIETA' e COI VOSTRI SOLDI! In una valutazione del matematico Piergiorgio Odifreddi si stima che lo Stato Italiano passa allo Stato del Vaticano la sorprendente cifra di circa 11 miliardi di euro all’anno. È storia che con l’avvento dei Patti Lateranensi, 11 febbraio 1929, la Chiesa venne risarcita con 3.160.501.113 di lire all’epoca, pari ad una decina di miliardi di euro odierni. Il governo Craxi ha rinnovato tale Concordato nel 1983, introducendo il finanziamento volontario dell’8/mille che comporta per il Vaticano l’incasso di circa 1 miliardo di euro l’anno. Un articolo di Luca Iezzi (giornalista di “Repubblica”), stima il patrimonio della Chiesa in Italia in 100.000 fabbricati e 20.000 terreni di proprietà. Pierluigi Franz (giornalista di “La Stampa”) entra nel dettaglio catalogando: “nel 2003 su circa 100.000 immobili si contavano nel campo dell’istruzione 8.784 scuole, suddivise in 6.228 materne, 1.280 elementari, 1.136 secondarie, 5 grandi università e 135 parauniversitarie, oltre a 2.300 musei e biblioteche; 4.712 centri di assistenza medica, suddivisi in 1.853 ospedali e case di cura, 10 grandi ospedali, nonché 111 ospedali di media dimensione, 1.669 centri di “difesa della vita e della famiglia”, 534 consultori familiari, 399 nidi d’infanzia, 136 ambulatori e dispensari, più 674 di altro genere. Il tutto per un valore globale di alcune centinaia di miliardi di euro. Infine, 118 sedi vescovili, 12.314 parrocchie, quasi altrettanti oratori, 360 case generalizie di ordini religiosi, un migliaio di conventi maschili o femminili e 504 seminari”. Dal Vangelo di Matteo 19,23-30. «In verità vi dico: difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli. Ve lo ripeto: è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno dei cieli». https://lnkd.in/dwFb5nUE
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Studiando la storia di Roma. Qualche appunto Fisso qui qualche concetto, a mio beneficio, sperando comunque di fare cosa gradita a chi, con me, condivide lo studio delle cose antiche. Procederò come a scuola, prendendo appunti e cristallizzando fatti e circostanze, senza badare all'organicità dello scrivere. In Roma esistevano le assemblee popolari, alle quali i cittadini partecipavano direttamente, in prima persona. È vero però che il voto non era eguale, nel senso che la volontà veniva espressa dalla classe di appartenenza del singolo, a vantaggio, come ovvio, degli ottimati, cui più tardi si aggiunsero i nuovi ricchi. Però vigeva il principio, se non altro, del cittadino, libero, inserito nella res publica. Contrariamente a quanto vergato su qualche manuale di storia del diritto romano, in uso, all'epoca, degli studenti universitari, che delinea il passaggio tra il regime monarchico e il sistema repubblicano come avvenuto per una quasi naturale necessità di cambiamento, senza traumi, senza rivolgimenti, la fine dell'epoca dei re fu un'autentica rivoluzione. Prova ne sia il fatto che i Romani avessero in uggia l'istituto monarchico, tanto che, in talune circostanze, bastò, anche a torto, additare all'opinione pubblica, in capo a taluno, la volontà di ergersi a sovrano, per suscitare l'avversione popolare nei confronti dell'avversario politico che si intendeva sconfiggere. Il romano era fiero di appartenere alla sua comunità e di servirla in armi. Spesso si sostiene che il più ostico nemico di Roma sia stato il popolo cartaginese: c'è del vero, solo che si consideri che Annibale rimase acquartierato per due anni a Taranto, per non dire delle dure sconfitte inflitte ai Romani dal generale africano. Bisogna però considerare altri fatti. Cominciamo dai Sanniti, genti fiere ed indomite, che preferivano muovere guerra ai Romani nella certezza della sconfitta piuttosto che rimanere nella quiete dei loro monti. I Pentri, da soli, vale a dire Isernia, tenevano testa ai militi della città tiberina. Consideriamo un fatto: Roma mette piede in Africa nel 202 a. C. (battaglia di Zama), quando ancora, in Italia, il Sannio era forte e prospero, ben lungi dall'essere sottomesso, cosa che avvenne solo, e definitivamente, nell'82 a. C. G.Z.
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L'idea platonica della polis è probabilmente opposta all'interpretazione che ne fa Popper nella celebre opera "The Open Society and Its Enimies" (1945). Per Popper il dialogo "Repubblica" sarebbe un tradimento dell'insegnamento di Socrate, e la teorizzazione di uno Stato bloccato in classi. "Repubblica" è, invero, un'opera solo apparentemente semplice, e facile a essere fraintesa. Vi sono, infatti, sullo sfondo le "dottrine non scritte" di Platone sull'idea del Bene o dell'Uno, spesso impervie nella loro ricostruzione teorica, ma indispensabili alla spiegazione della critica platonica alle visioni oligarchiche e democratiche dello Stato, visioni ferme alla netta separazione fra liberi e schiavi, fra uomini e donne, fra greci e stranieri. Socrate sarà, tra l'altro, processato e condannato a morte nel 399 a. C. in pieno regime democratico. C'è almeno un passo che serve a chiarire la portata davvero rivoluzionaria del pensiero platonico. È in "Repubblica", V, 462a. Platone fa dire a Socrate: "Crediamo che possa esistere un male peggiore per lo Stato di quello che lo frantuma e che da uno qual era lo rende molteplice? [...] Ora, il fatto di mettere in comune piaceri e dolori non è forse potente forza di coesione, soprattutto quando la totalità dei cittadini si rallegra e si rattrista insieme per gli stessi eventi felici e infausti? [...] E, viceversa, non è forse il frantumarsi dell'unità di questi sentimenti a dissolvere lo Stato, quando una parte dispera e l'altra si rallegra per le stesse vicende che toccano il paese e i suoi cittadini?". La posizione di Platone è, dunque, ben al di là di oligarchia e democrazia. E, soprattutto, ci fa comprendere il male maggiore delle nostre democrazie, ormai al loro triste tramonto, di fronte a nuove e tremende demagogie. È solo una breve riflessione che accompagna l'importante Convegno presso il Dipartimento Jonico di Taranto (15-17 novembre): "Koinonia. Le ragioni del buon vivere nel pensiero antico".
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IL MERITO NEL PENSIERO POLITICO E SOCIALE ITALIANO Domani, venerdì 31 gennaio, e dopodomani, ovvero sabato 1 febbraio, alle ore 15.00 nella sala conferenze della Scuola Superiore ISUFI, si terrà il convegno "Il problema del merito nel pensiero politico e sociale italiano nella prima metà del novecento". Il contesto, quello dell'Italia della prima metà del Novecento, è di primario interesse, per via dei fermenti vitalistici, selezionistici e individualistici di inizio secolo, sfociati nell'ideologia del fascismo e poi rivisitati problematicamente nel diverso paradigma dei costituenti, paradigma che mediava le componenti liberal-democratiche con le istanze egualitarie dei filoni socialisti, comunisti e solidaristici dell'antifascismo. Un contesto, questo, da cui partire per analizzare le varie posizioni meritocratiche che hanno in seguito influenzato la politica contemporanea. Non mancate! #merito #unisalento #politics
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Ritorna il ciclo di incontri per i grandi temi dell’Enciclica Fratelli Tutti in vista del Giubileo del 2025
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Sabato 18 maggio, Papa Francesco a Verona ha parlato di #leadership. Offre spunti di riflessione importanti su una tema strategico per le nostre organizzazioni. #comunità #fiducia #collaborazione #partecipazione "Chi ricopre un ruolo di responsabilità in un’istituzione politica, oppure in un’impresa o in una realtà di impegno sociale, rischia di sentirsi investito del compito di salvare gli altri come se fosse un eroe. E questo fa tanto male, questo avvelena l’autorità. E questa è una delle cause della solitudine che tante persone in posizione di responsabilità confessano di sperimentare, come pure una delle ragioni per cui siamo testimoni di un crescente disimpegno. Se l’idea che abbiamo del leader è quella di un solitario, al di sopra di tutti gli altri, chiamato a decidere e agire per conto loro e in loro favore, allora stiamo facendo nostra una visione impoverita e impoverente, che finisce per prosciugare le energie creative di chi è leader e per rendere sterile l’insieme della comunità e della società. Gli psichiatri dicono che una delle aggressioni più sottili è la idealizzazione: è un modo di aggredire. (...) Nessuno esiste senza gli altri, nessuno può fare tutto da solo. Allora l’autorità di cui abbiamo bisogno è quella che innanzi tutto è in grado di riconoscere i propri punti di forza e i propri limiti, e quindi di capire a chi rivolgersi per avere aiuto e collaborazione. L’autorità è essenzialmente collaborativa; altrimenti sarà autoritarismo e tante malattie che ne nascono. L’autorità per costruire processi solidi di pace sa infatti valorizzare quanto c’è di buono in ognuno, sa fidarsi, e così permette alle persone di sentirsi a loro volta capaci di dare un contributo significativo. Questo tipo di autorità favorisce la partecipazione (...)" https://lnkd.in/dEHw7Uux
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La politica è una missione e un'arte. Chi pensa di governare solo "trasformandosi in leone" non conosce l'arte di governare. Ma, al di là del potere governativo pur senza eluderlo, perchè i politici dell'era attuale sembrano sempre più servi di qualcosa o qualcuno? Dove finisce la codardia del "politico servo" e inizia la luce del "politico profeta"? Chi sono i politici profeti e perchè costoro hanno il raro privilegio di anticipare gli eventi, orientare i cambiamenti e porsi in mezzo alle piazze come portatori di nuove speranze e visioni concrete per i popoli e gli Stati che rappresentano? I profeti devono, per forza, essere un dono privilegiato solo del mondo religioso? Se volete leggere cosa penso in merito a quanto ho sin qui premesso, potete leggere il mio contributo sull'Avanti - dal 1896 organo ufficiale del PSI - in un'unica puntata: come sempre, una riflessione sul presente partendo dal passato
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PRESIDENTE e A.D. PALM SPA
2 mesiIl valore della comunicazione è la trasparenza e la verità