Arriva quel momento nella vita in cui, dopo anni di studio, attivismo e acquisizione di consapevolezza sulla mia persona e identità, è venuto spontaneo chiedermi “ma da chi provengo esattamente?”.
Ricostruire i passi compiuti dal movimento lesbico italiano, non è semplice. Esistono pochi dati, la maggioranza provenienti da documenti politici e di adunanze; la ricerca in merito è stata affrontata solo recentemente e l’invisibilizzazione imposta gioca sempre un ruolo fondamentale nella nostra storia (senza contare che, si tratta proprio di studi socio-storiografici di recente nascita e reclaim).
Secondo Biagini infatti, solo dagli anni 80 si può parlare di -movimento lesbico- organico, che prende sempre più autonomia nel panorama sociale. In cui i vari collettivi e realtà, si riunivano periodicamente in convegni (anche nazionali) per fare il punto della situazione sulla cultura queer, teorizzazioni sul femminismo e lesbismo, per capire come lavorare a fronte di migliorare lo stato di diritto in cui abitare, migliorare il welfare di comunità, conquistare diritti, riformare la propria condizione e prendere visibilità (tutto ciò, sulla scia delle influenze che arrivavano dall'estero).
Il movimento lesbico italiano quindi, deriva da una lavoro completamente orizzontale, un networking colossale unico nel suo genere di cui essere fierɜ e su cui riflettere per il presente e non solo. L'incipit per la creazione di spazi di confronto, dialogo, innovazione e safeness. Lo scopo era ed è quello di unire, creare sorellanza non solo politica, ma anche di benessere e bene, di cura genuina, per minare un sistema escludente e cis-sessista.
In questo post c’è un breve e veramente striminzito riassunto, dagli 70 ai 90, delle tappe (per me) più importanti (perchè non sono tutti) al fine di comprendere la -genesi- e l'evoluzione della comunità lesbica e delle sue rivendicazioni perpetue.
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