Uomini e donne sono attratti da partner più giovani, che se ne rendano conto o meno. La conclusione è arrivata da uno studio dell’Università della California, Davis, su 4.500 appuntamenti al buio di persone in cerca di un partner a lungo termine.
Post di Cronache di Scienza
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Oggi Paola su La Repubblica ci chiede di raccontare storie belle, storie di donne che ce la fanno a spaccare sul lavoro senza spaccarsi come madri, che chiedono aiuto e non fanno tutto da SOLE. Ma è possibile per tutte? Risponde con la solita straordinaria intelligenza Roberta Zantedeschi a cui va sempre la mia stima. L'articolo per stavolta è in chiaro, quindi non serve abbonamento per leggerlo!
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Ieri parlavo con mia sorella del fatto che tante donne (anche se, come me e lei, privilegiate --- provenienti da ceto medio, con un lavoro e un compagno che partecipa alla gestione familiare), fanno fatica a poter affermare di vivere una condizione di #benessere soggettivo. Soprattutto in termini di tempo libero e di relazioni amicali. E questo quasi sempre per la necessità di dover far quadrare lavoro retribuito (quando c'è) e lavoro non retribuito. Poi mi imbatto nelle storie instagram di Carolina Capria (@lhascrittounafemmina). Tantissime testimonianze di donne schiacciate dal #carico mentale legato all'organizzazione e alla pianificazione della vita familiare. Un grandissimo dispendio di risorse e di tempo. Consiglio vivamente di andarle a leggere perché questo è lo spaccato reale della società in cui viviamo. Poi arriva il Rapporto Istat «Aspetti della vita quotidiana» che produce ogni anno informazioni sul quadro sociale dell’Italia e che conferma quello che sappiamo. La #disparità di genere in Italia cresce sempre di più. Ed è legata maggiormente a retaggi culturali e stereotipi che vedono nella donna la principale responsabile della gestione familiare. Ancora. Ed è assurdo pensare a quante competenze e risorse che potrebbero fornire le donne vengano sprecate o sottoutilizzate per sbarramenti collegati proprio alla #gestione del tempo e delle #responsabilità familiari. Quando il mondo del lavoro si accorgerà davvero? Quando le Istituzioni metteranno in campo riforme strutturali? Poi organizziamo tutti i corsi educativi per le giovani generazioni e SOPRATTUTTO per le persone adulte. (la foto è tratta dal Corriere della Sera del 17/12/2024, in un articolo di Giulio Sensi)
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Se nel primo ventennio degli anni 2000 le donne avevano raggiunto buoni risultati in termini di occupazione, almeno in alcuni settori, con il Covid-19 ci si è dovuti scontrare con un nuovo ostacolo, molto difficile da superare: sono state tante, troppe le donne costrette a fare un passo indietro per salvaguardare la famiglia Scopri di più nell'articolo di Anna Zollo
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Quando si dice... la mamma è sempre la mamma! Ma davvero le donne, e in questo caso le madri, sono networker migliori? Questo è uno dei, tanti, risultati che emerge da un sondaggio sul networking svolto tra oltre 12.000 professionisti e imprenditori. Le donne infatti, quando si tratta di networking, sono più propense a studiare e a sfruttare le opportunità di apprendimento rispetto agli uomini. Cari networker (uomini) settembre è davvero alle porte. Potrebbe essere una buona occasione, anche se siete professionisti e imprenditori affermati, per tornare sui libri! #BusinessNetworkingandsex #Gender #Networking
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https://lnkd.in/d6hs3uJB «Un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova», scriveva Agatha Christie. Tenendo fede ai principi della regina del giallo (chi siamo noi per metterli in discussione?) gli indizi che abbiamo messo insieme provano quello che sperimentiamo ogni giorno: le politiche di genere, in Italia, non funzionano. Non vanno bene le misure in vigore e men che meno quelle in discussione. Cominciamo dal Family Act, mai accompagnato dai decreti attuativi, rimasto pertanto lettera morta, e arriviamo alla proposta, emersa durante gli Stati generali della natalità, di introdurre il “quoziente familiare”, una misura con cui si passerebbe dalla tassazione individuale a quella familiare, che cumula i redditi dei partner e li tassa con la stessa aliquota. Il rischio che questa misura disincentivi ulteriormente l’occupazione femminile è altissimo. Per le donne, che guadagnano nella stragrande maggioranza dei casi meno del partner, lavorare diventerà sempre meno conveniente. “L'uomo in coppia - spiega la dirigente Istat Linda Laura Sabbadini - verrà tassato con un'aliquota più bassa di quanto sarebbe se fosse solo, e la donna con una più alta”. E’ solo un esempio, ma è indicativo di come i processi decisionali, quando si parla di questo tipo di politiche, non vadano mai (o quasi) nella direzione giusta. Per completare il quadro analizziamo gli indicatori su cui si fonda lo studio sul divario di genere del World Economic Forum, che sarà pubblicato a inizio giugno. Il primo ha a che fare proprio col lavoro e le prospettive di carriera. L’Istat ci dice che in alcune regioni, come Sicilia, Campania e Calabria, solo 4 donne su 10 in età lavorativa sono occupate o in cerca di occupazione, il resto ha deciso di abbandonare (un fenomeno diffuso, guarda caso, soprattutto nei luoghi dove gli asili nido pubblici sono pressoché inesistenti): con l’arrivo del primo figlio una lavoratrice su cinque lascia l’impiego. Difficoltà che portano le donne a fare meno figli di quanto vorrebbero (1,2 contro i 2 desiderati), anche se la narrazione vorrebbe il contrario, cioè che le donne non vogliono fare figli perché lavorano. Nei Paesi dove si investe sulle donne e sulle famiglie, la curva demografica non è in picchiata come da noi. Sempre l’Istat ci dice che in Italia le amministratrici delegate sono il 4%, che le retribuzioni, a parità di mansioni, sono più basse rispetto agli uomini (la differenza salariale, nel 2023, ha superato il 10%) e che, come conseguenza, anche le pensioni sono inferiori (del 34%). Secondo indicatore: la partecipazione alla vita politica. Nonostante abbiamo la prima Presidente del Consiglio, il ruolo delle donne nelle istituzioni è limitato, in termini di rappresentanza e di incarichi. Secondo Openpolis sono solo il 33,6%, e i loro incarichi non sono particolarmente “forti” (un ministero con portafoglio è più forte di uno senza portafoglio). CONTINUA
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Quando si parla di marginalità adulta ci si concentra solo sull’esperienza maschile. Eppure le donne, che rappresentano il 32 per cento del totale, corrono maggiormente il rischio di rimanere senza casa a causa del mercato del lavoro. E se hanno figli devono vivere il trauma dell’allontanamento. Il nostro Presidente Antonio Mumolo ne ha parlato al Domani
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La maternità sembra essere diventata un campo di battaglia, terreno di scontro tra visioni sempre più inconciliabili. Di qua chi ne magnifica le virtù, idealizzandola. Di là chi ne denuncia i lati oscuri e penalizzanti, rivendicando con orgoglio la scelta di rifiutarla. In mezzo ci sono le madri reali: 10,4 milioni di donne che in Italia vivono con almeno un figlio. Acrobate del quotidiano, che tutte le indagini statistiche ci rivelano in sofferenza: sempre più sole, penalizzate sul lavoro, senza un’adeguata rete di servizi che le sostenga, costrette spesso a sobbarcarsi la cura dei bambini, dei genitori anziani e della casa. Una miniera di saperi e di energie che scompare dietro le quinte, nel fumo delle dispute ideologiche. Alzare il sipario sulle mamme d’Italia appare, invece, doveroso. Anche per sgombrare il campo da un equivoco che giorno dopo giorno diventa più opprimente: quello secondo cui la questione della denatalità sia un affare delle donne, una piaga che discende dal rifiuto egoistico delle giovani di diventare madri. Una visione miope, perché – come non si stanca di ripetere il demografo Alessandro Rosina – omette il ruolo dei padri, mentre la questione del perché ci sono poche nascite andrebbe posta allo stesso modo a donne e uomini. Così avere figli è una scelta ponderata e non scontata, che investe direttamente la capacità del Paese di garantire prospettive di benessere e di opportunità. Spostare lo sguardo dalle decisioni individuali alla cultura collettiva dentro la quale quelle decisioni maturano è, dunque, un’operazione ineludibile. Ne abbiamo scritto Manuela Perrone ed io in Mamme d'Italia, con la prefazione fondamentale di Alessandro Rosina, edizione Il Sole 24 Ore Grazie a Elisa Macellari per la magnifica copertina #mammeditalia già in edicola e dal 10 maggio in libreria
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C’è una regola non scritta in vigore nella maggior parte delle coppie e delle famiglie italiane: gli uomini guidano l’auto più grande, più costosa, più potente 🚘 le donne quella più piccola, più economica, talvolta più scassata 🚗 Fate un rapido giro di ricognizione, pensando alle vostre amiche e ditemi quanto questa situazione è ricorrente. ⁉ ORA, qual è il problema? Vi chiederete. Forse nessuno o, forse, è anche questo un segno di una mentalità diffusa che considera le donne “inferiori”. Del resto, non è una novità: sono centinaia di anni che le donne vengono considerate il sesso inferiore, il secondo sesso, come scriveva #SimonedeBeauvoir. I nostri stessi corpi e le nostre menti sono ritenuti più deboli. Perfino lo stimato #CharlesDarwin affermava che le donne erano a uno stadio inferiore dell'evoluzione. E sulla base di queste infondate credenze, si sono costruiti atteggiamenti, pregiudizi, stereotipi, comportamenti, regole e leggi, che ci rendono la vita più complicata, che ci fanno fare un sacco di fatica. ⁉ A cosa ci serve questa riflessione? A CAMBIARE LE COSE, partendo da quelle apparentemente più piccole. Anche perché, un'ondata di nuove ricerche sta ora portando alla luce una versione alternativa: la nuova donna rivelata da questi dati scientifici è forte, strategica e intelligente come chiunque altro. QUINDI, proprio perché le piccole azioni concrete, ripetute nel tempo, producono grandi cambiamenti... Da domani – o anche da stasera! – cara amica, comincia: ✅ a usare tu l’auto più grande in famiglia ✅ a far fare/portare il caffè dal collega durante le riunioni ✅ a farti riconoscere titoli e ruoli (basta con il “innanzitutto, siete delle signore”) ✅ a ribellarti ogni volta che il tuo stipendio viene sminuito (“con quello che guadagni tu ci paghiamo a malapena il nido”) ✅ a chiedere di essere retribuita tanto quanto il tuo collega maschio pari grado 5️⃣ azioni che possono avere un impatto positivo enorme sul tuo lavoro, sulle tue relazioni, sulla tua autostima. 💡 Lo sanno bene le donne che hanno scelto di affidarsi a me nel progetto, #dacomparsaaprotagonista, il percorso più adatto per le donne che hanno dovuto farsi strada da sole nel lavoro e oggi vogliono il riconoscimento, il ruolo, la leadership e lo spazio che meritano. Cambiare è un verbo di azione! Se vuoi fare anche tu un piccolo assaggio – gratuito – di questo percorso, posso inviarti un potente esercizio per capire cosa ti trattiene dal diventare pienamente protagonista nel tuo lavoro. 😉 Se lo vuoi, scrivi SÌ nei commenti --- #chisiformasitrasforma #fareilcambiamento #donna #paritàdigenere #empowerment #formazione #coaching
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Glaciazione Demografica, Parità di Genere e Analisi del Contesto. Un Paese come l' Italia, in una condizione di "glaciazione demografica" dovrebbe attuare politiche efficaci e scelte coraggiose che consentano alle donne «di non dover scegliere tra lavoro e cura dei figli» (a proposito di Parità di Genere). Le giovani coppie vorrebbero due figli, alcune anche tre o più. Il tasso di fertilità delle donne italiane è al 1,18 (nel 2013 era all'1,4). La «glaciazione demografica» che ha colpito il nostro Paese rispecchia un serio divario tra desideri e realtà. Le difficoltà economiche sono l’ostacolo prevalente tra le coppie dove la donna resta in casa (entrate insufficienti). Le difficoltà di conciliazione, invece, ostacolano la procreazione quando la donna è occupata (troppi impegni e poco tempo). I padri italiani danno ancora scarso contributo alle incombenze di casa e di cura. Nel 2013 il tasso di fertilità era pari all’1,4. Se in dieci anni ha continuato a scendere, vuol dire che di «scelte coraggiose» ne sono state fatte ben poche e si è perso altro tempo. Nel 1964 (massimo storico) sono nati 1.035.207 bambini. Nel 2023 ne sono nati 379.000. Il 64% in meno !!! Nel 2013 (dieci anni fa) ne erano nati 514.308. Cosa vuol dire questo? Con uno "straccio" di indicatore, senza essere dei fini statistici, era già ben chiara la picchiata demografica. Eppure, nulla.... Si parla di green economy, sostenibilità, PNRR, resilienza e tante altre roboanti parole e (sembra) non ci si renda conto del baratro in cui siamo precipitati. Le storia ha già tristemente dimostrato, Atene e Roma per fare due esempi, che il tramonto di una civiltà ha la sua principale causa interna nella crisi demografica unita alle scarse capacità creative delle sue guide di fronte alle sfide. A che serve, allora, la cultura, la conoscenza se poi .....
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https://lnkd.in/d-i2mRCa un dato che servirà anche a comprendere che bisognerà tener conto di una parità di redditi tra uomini e donne in una società più equa e polivalente !!
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