L’abilità relazionale è oggi la madre di tutte le soft skills ed è tra le principali fonti di apprendimento. In un mondo che cambia molto velocemente, la nostra #rete diventa fonte di ciò che sappiamo fare, di cosa siamo disposti ad imparare e di come custodiamo quotidianamente le #relazioni. É fondamentale per non rimanere indietro.
Post di Daniele Yari Stati
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Grazie a Gianfranco Minutolo, che ho avuto il piacere di conoscere qualche settimana fa, in occasione di una cena degli #Alumni #Bocconi. Bisogna trovarlo, il #tempo di qualità per la nostra #formazione e per creare e manutenere #reti di qualità. “Dobbiamo imparare ad ascoltare cosa accade oltre le nostre scarpe, dobbiamo rimanere agganciati al sistema e alle persone, rimanere sintonizzati e curiosi. Le persone rappresentano imprevedibili snodi di vita e conoscenza, dalla cui interazione possono esplodere mondi prima sconosciuti. Più saremo connessi, più saremo rilevanti, più i nostri indici di employability si manterranno alti. Senza apprendimento continuo e trascurando il valore della rete relazionale, rischiamo seriamente di rimanere indietro, di essere obsoleti, superati. Ce lo diciamo tutti i giorni. Le nostre aziende lo scrivono nei loro “valori”, nella “mission”, noi riempiamo i social di post dove scriviamo dell’importanza di “mettere le persone al centro”. Ma poi cosa facciamo praticamente ogni giorno, oltre a dire che non abbiamo tempo? Corriamo nella rotellina come criceti senza proteggere in agenda uno slot vitale da regalarci per pensare a come rimanere rilevanti. E allora facciamo una cosa molto semplice: appena finiamo di leggere l’articolo, apriamo subito il nostro Calendario online e blocchiamo, subito, uno slot di 30’ al giorno replicandolo tutti i giorni senza scadenza. Scriviamo nel calendario “momento di riflessione” e proteggiamolo ad ogni costo per riflettere, leggere, approfondire, pensare, allargare le conoscenze che riteniamo importanti per permetterci di restare competitivi. Non possiamo più permetterci di “lavorare e basta”. Non vuoi farlo? Pensi di non avere tempo? Indovina chi ne pagherà le conseguenze?”
Networking activist | #portatoresanodinetworking | #portatoresanodiEBITDA | TedX Speaker | Networking trainer | Esperto di Alumni Community | Community builder | #networkinghealthybringer #ebitdahealthybringer
Temi che mi appassionano da sempre: relazioni interpersonali e formazione continua. Buona lettura. Il Sole 24 Ore - Sole 24 ORE Formazione www.gianfrancominutolo.net https://lnkd.in/dnZbiYWp
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C’è chi sotto il sole si cura, chi si abbronza, chi si ustiona e chi inventa pannelli fotovoltaici.🌞 Prendiamo pure questo riferimento: il contesto mi dice che oggi il sole è molto forte. Io posso non reagire (rimango dove sono), reagire in modo conservativo (trovo riparo sotto l’ombra di un platano), reagire in modo aggressivo (mi riparo, mi informo, studio, trasformo in vantaggio quel fenomeno inizialmente ostile) Oggi ci troviamo in quella che viene definita learning society, o società della conoscenza, dove l’apprendimento continuo delle competenze hard e soft è la condizione base per sopravvivere al suo interno, rispetto alle continue mutazioni che la caratterizzano. (..) Ormai la nostra rete è la combinazione di ciò che sappiamo fare, di come siamo disposti ad imparare e di come manuteniamo quotidianamente le nostre relazioni. Più la nostra rete si espande, maggiore sarà la nostra aderenza al contesto. (..)Restare sintonizzati e curiosi. Dobbiamo imparare ad ascoltare cosa accade oltre le nostre scarpe, dobbiamo rimanere agganciati al sistema e alle persone, rimanere sintonizzati e curiosi.
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Temi che mi appassionano da sempre: relazioni interpersonali e formazione continua. Buona lettura. Il Sole 24 Ore - Sole 24 ORE Formazione www.gianfrancominutolo.net https://lnkd.in/dnZbiYWp
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Attraverso il confronto quotidiano e l'elevato scambio di informazioni fra dipartimenti, ma anche mediante un calendario di formazione ben pianificato, Isoclean punta sull'accrescimento delle competenze dei suoi Collaboratori per restare competitiva sul mercato. Un interessante approfondimento in merito all'importanza della formazione è data dal modello di apprendimento 70/20/10, sviluppato da McCall, Lombardo e Eichinger negli anni '80 per il Center for Creative Leadership, che divide l'apprendimento di hard e soft skills nel mondo del lavoro in tre categorie: 70% da esperienze sul posto di lavoro, 20% da interazioni sociali e 10% da formazione formale. Il modello enfatizza l'importanza dell'apprendimento pratico e interpersonale rispetto all'istruzione tradizionale, suggerendo che "insegnare a imparare" è più efficace che limitarsi a fornire contenuti specifici. Il futurologo Jay Cross ha ampliato il concetto affermando che l'80% delle nostre conoscenze proviene da apprendimento informale, evidenziando il valore del networking come competenza essenziale: un aggiornamento del 2018 da parte di Training Industry Inc. ha ricalibrato le proporzioni a 55/25/20, riflettendo un aumento nell'importanza dell'apprendimento sociale e formale ma, con l'evoluzione della digitalizzazione e del lavoro remoto, queste percentuali potrebbero ulteriormente variare. Nell'era attuale, definita "società dell'apprendimento", l'acquisizione continua di competenze sia tecniche che interpersonali è cruciale: rimanere proattivi nell'apprendimento e nella manutenzione delle reti sociali è cruciale per rimanere competitivi in un mondo che cambia rapidamente. Leggi l'interessante articolo de Il Sole 24 ore:
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📌 30 minuti al dì per te: formazione continua. Siamo in una Learning Society. 📍Il peso della formazione "informale" è diminuito a vantaggio della "sociale" ovvero della rete di relazioni e "formale": da 70/20/10 a 35/35/30. 🔴 Blocchiamo ogni giorno 30' e scriviamo nel calendario “momento di riflessione” e proteggiamolo ad ogni costo per riflettere, leggere, approfondire, pensare, allargare le conoscenze che riteniamo importanti per permetterci di restare competitivi. 🔴 Bella riflessione di Gianfranco Minutolo sulla #formazione continua. https://lnkd.in/dTYb8vck
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“La #formazione è un bel vestito che copre un corpo malato” 😮 Queste parole (per fortuna non solo queste) le abbiamo lette pochi giorni fa online. Prima di scandalizzarci, se abbiamo qualche anno di esperienza e qualche capello grigio, qualche progetto così lo abbiamo incontrato, purtroppo. Ma crediamo che per essere efficaci in azienda (e non solo) serva un #approcciomaieutico, ascoltare la pancia dell’Azienda per far nascere nuove idee, progetti, soluzioni. Educare a coltivare le #relazioni interne all’azienda e a sviluppare la #leadership in modo generativo. “Educare” nel senso socratico di ex-ducere: portare fuori quello che è dentro, illuminando e dando valore alle risorse presenti. In questo senso la formazione è anche ri-generante: produce nuovo senso, percorsi di co-costruzione e collaborazione, appartenenza, #engagement. Fa bene ai partecipanti, all’Azienda e al leader Ne parliamo anche sul sito, link nel primo commento
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Interessante l'articolo di Gianfranco Minutolo su Il Sole 24 Ore. Tre tipologie di apprendimento, dunque: – informale, la conoscenza avviene attraverso esperienze acquisite sul posto di lavoro – sociale, attraverso l’interazione sociale, la condivisione e la collaborazione con gli altri, con la propria rete – formale, costruita attraverso eventi di formazione dedicati. Al di là delle percentuali da attribuire (che credo dipendano da variabili situazionali specifiche), credo sia importante precisare obiettivi e impatto di ciascuno di questi apprendimenti. Io mi occupo del terzo tipo. E, in proposito, ho una mia idea: l’apprendimento formale deve fornire fondamentalmente due cose: 1) Un linguaggio condiviso che consenta di massimizzare l’efficacia dell’apprendimento sociale. Interazione, collaborazione e condivisione, infatti, possono basarsi soltanto sull’aver attribuito significati comuni alle parole che utilizziamo. So che spesso l’apprendimento sociale non si basa solo sullo scambio di conoscenza. Negli altri casi, però, credo si ricada nella seconda delle cose: 2) Framework concettuali che consentano una lettura strutturata della realtà e, quindi, dell’esperienza (anche quando questa venga, appunto, socializzata). Ai miei allievi dico spesso che fare esperienza non è fare molte volte le cose, ma piuttosto attivare un circolo virtuoso: l’apprendimento formale fornisce i modelli con cui leggere e interpretare la realtà (framework); il confronto con la realtà attraverso l’applicazione dei modelli (e il feedback che la realtà restituisce) consente di arricchire i modelli. La realtà senza modelli interpretativi è una congerie di fatti e di dati incoerenti e scollegati tra loro. I modelli da soli sono sterili e inutili astrazioni. Idee in proposito?
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è utile in particolare quando i framework non sono solo delle impalcature per rifare le facciate concettuali
Interessante l'articolo di Gianfranco Minutolo su Il Sole 24 Ore. Tre tipologie di apprendimento, dunque: – informale, la conoscenza avviene attraverso esperienze acquisite sul posto di lavoro – sociale, attraverso l’interazione sociale, la condivisione e la collaborazione con gli altri, con la propria rete – formale, costruita attraverso eventi di formazione dedicati. Al di là delle percentuali da attribuire (che credo dipendano da variabili situazionali specifiche), credo sia importante precisare obiettivi e impatto di ciascuno di questi apprendimenti. Io mi occupo del terzo tipo. E, in proposito, ho una mia idea: l’apprendimento formale deve fornire fondamentalmente due cose: 1) Un linguaggio condiviso che consenta di massimizzare l’efficacia dell’apprendimento sociale. Interazione, collaborazione e condivisione, infatti, possono basarsi soltanto sull’aver attribuito significati comuni alle parole che utilizziamo. So che spesso l’apprendimento sociale non si basa solo sullo scambio di conoscenza. Negli altri casi, però, credo si ricada nella seconda delle cose: 2) Framework concettuali che consentano una lettura strutturata della realtà e, quindi, dell’esperienza (anche quando questa venga, appunto, socializzata). Ai miei allievi dico spesso che fare esperienza non è fare molte volte le cose, ma piuttosto attivare un circolo virtuoso: l’apprendimento formale fornisce i modelli con cui leggere e interpretare la realtà (framework); il confronto con la realtà attraverso l’applicazione dei modelli (e il feedback che la realtà restituisce) consente di arricchire i modelli. La realtà senza modelli interpretativi è una congerie di fatti e di dati incoerenti e scollegati tra loro. I modelli da soli sono sterili e inutili astrazioni. Idee in proposito?
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✔️Relazioni e Formazione Continua: 👉🏻Ecco la Chiave per Restare Competitivi 🤝La capacità di sviluppare, gestire e mantenere la propria rete di relazioni è fondamentale per rimanere competitivi nel mondo aziendale. Secondo il modello 70/20/10, proposto da McCall, Lombardo e Eichinger, l’apprendimento si distribuisce come segue: ✔️70%: Informale, attraverso esperienze acquisite sul posto di lavoro. ✔️20%: Sociale, tramite interazione e collaborazione con gli altri e la propria rete. ✔️10%: Formale, costruito attraverso eventi di formazione dedicati1. 👉🏻Questo modello dimostra che insegnare a imparare è più utile che insegnare qualcosa di specifico durante i corsi. 🖌️Pertanto, è importante: 🖌️Definire occasioni di confronto tra persone in azienda, sia fisicamente che a distanza. 🖌️Sviluppare strumenti per ottimizzare la condivisione di conoscenze. 🖌️Creare una “casa comune” digitale per risolvere criticità operative. 🖌️Inoltre, l’apprendimento informale, basato sulle relazioni e il networking, rappresenta l’80% delle nostre conoscenze. Famiglia, amici e contesti sociali contribuiscono al nostro bagaglio di legami e conoscenze, influenzando la nostra risposta alle sfide esterne. ✌️Investire nella formazione continua delle risorse umane è essenziale per la competitività aziendale. ✌️La formazione sociale e formale gioca un ruolo cruciale nel mondo in continua evoluzione. Ricorda sempre che le relazioni e la formazione sono le chiavi per restare competitivi! 🌟
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Lucida e significativa considerazione questa di Massimiliano Pappalardo che apre ad ulteriori riflessioni (anche) sul paradigma del tempo come fattore (causa o indicatore) di risultato. Personalmente apprezzo molto l'idea che alla velocità corrisponda la fragilità: un concetto che in termini fisici non solo trova più di un riscontro, ma che diventa da qui metafora estremamente produttiva: in ambito di Project Management, così come nella misurazione e nella valutazione di performance, ad esempio. Comprendere il giusto "posto" o il giusto "peso" del fattore tempo all'interno di un sistema di misurazione (penso ai processi formativi in prima istanza, ma anche agli stessi processi produttivi che siano di beni o servizi non rileva) diventa determinante per calibrare correttamente effort economici ed organizzativi: ma è solo alla luce di questa consapevolezza, l'accelerazione come causa di fragilità, che si può restituire il "giusto" valore ed il senso del tempo nella definizione di un processo. Ridurre, cioè "risparmiare" accelerando può in realtà generare costi occulti e non occulti ben maggiori di quelli che si crede di recuperare. L'ignoranza, appunto, è un costo organizzativo al pari della sua qualità di costo sociale.
Accelerare un processo significa sempre “fragilizzarlo”. In ambito lavorativo quando l’obiettivo e i tempi e metodi necessari al suo adeguato raggiungimento, sono ridotti a “challenge” e nell’individuo in ambito di apprendimento, allorquando alla lenta ridondanza della riflessione viene contrapposta la frenesia bulimica con cui si fagocitano dati insensati. L’ignoranza di ritorno e l’inefficienza hanno pertanto la medesima matrice nella fretta, ossia nella negazione del trittico: prudenza-riflessione-realismo. Fretta competitiva che porta industrialmente a sovrapproduzione e quest’ultima a una frattura insanabile tra eccesso di offerta e povertà di domanda. Medesima dinamica per la conoscenza: eccesso di informazioni, tempo e risorse scarse per assumerle ed elaborarle. Pertanto: FRETTA=CRISI IGNORANTE
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Molto interessante. Soprattutto l’attenzione sull’importanza di accompagnare la costituzione di coalizioni tra professionalità e competenze diverse per raggiungere cambiamenti Inter sistemici .
I processi di apprendimento per la trasformazione Cosa sono le #competenze? Come si costruiscono? In una fase storica di grandi sfide c’è la necessità di sviluppare “agency”, ossia capacità di agire. Cos’è l’agency collettiva trasformativa? E cosa significa adottare modelli nel nostro lavoro di ricerca e negli interventi formativi? Il 12 aprile ne abbiamo parlato con Annalisa Sannino e Yrjö Engeström, studiosi finlandesi dei processi di #apprendimento, che utilizzano un approccio teorico e pratico non-dualistico, ovvero di interdipendenza e intreccio tra lo sviluppo delle persone e quello dei contesti organizzativi. Il seminario è stato organizzato dall’area DeTIF dell’IRES Piemonte, in collaborazione con Agenzia Piemonte Lavoro
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