Post di Danilo Spanu

Se critichi il cambiamento di #Jaguar, il problema sei tu❗️🫵🏻 Ok, parliamoci chiaro. Se ti sei già unito al coro di critiche contro il nuovo logo Jaguar, forse stai guardando nel punto sbagliato. La realtà è che non c’è ancora nulla di concreto da giudicare. Fino ad ora, Jaguar ha fatto due cose: 👉🏻 Cambiato il logo: Sì, minimalista. Sì, pulito. Ma un logo, da solo, non è un rebranding. È solo un pezzo del puzzle. Che puzzle sarà? Quanto sarà coerente con le tessere dei nuovi #valori? Boh, stiamo ad aspettare il 3 dicembre e poi giudicheremo. 👉🏻 Pubblicato un video dallo stile fortemente artistico, accompagnato dalla frase: "Jaguar collabora con un gruppo di artisti creativi di varie discipline. Esploriamo nuove prospettive. Ci spingiamo oltre i limiti del convenzionale." ❌ Questo non è un #rebranding completo. È il teaser di un #Riposizionamento! Un assaggio di quello che verrà. E se stai giudicando tutto il futuro della brand da un video e un cambio di font, stai perdendo il punto. Il riposizionamento non è solo estetica. È un viaggio che richiede tempo. Si tratta di vedere se Jaguar riuscirà a trasformare quelle parole – “nuove prospettive” e “oltre i limiti del convenzionale” – in qualcosa di tangibile. Un rebranding si giudica dai fatti, non dai trailer. Per ora, la domanda non è se il nuovo logo ti piace, ma se sei disposto ad aspettare per vedere dove stanno andando. E con ogni probabilità lo switch sarà da auto #premium ad auto di #lusso, pronta a sfidare Brand come Porche e Maserati anziché BMW e Audi. Ma proviamo a fare un salto in avanti. Se Jaguar, il 3 dicembre, ci presentasse auto come "opere d’arte su quattro ruote"? Allora avrà davvero spinto la #brand verso un posizionamento unico e senza competitor. Sarebbe un esperimento audace, quasi visionario, e per certi versi rivoluzionario. Un mercato di auto come oggetti artistici non esiste ancora, ma se questo è il preludio, potrebbe aprirsi una nuova strada. E tu, pensi che per Jaguar sarà l’alba di una nuova era o il fallimento di un colosso dell’automotive? Ti aspetto nei commenti!

Miura la ribelle… Secondogenita di un brand che fino a poco tempo prima faceva trattori, la Miura prese nome da un toro, fu la prima auto con un design “azzardato” e aveva in grembo una motore che infranse ogni regola scritta fino a quel momento dai brand più blasonati (fra cui Ferrari). Equipaggiata con pneumatici Pirelli dell’ultimo grido (guadagnati con quella che fu più una partita di “poker” che una negoziazione fra Ferruccio Lamborghini e Pirelli in persona), la Miura aveva alcuni componenti Fiat (come alcuni blocchetti o i fari presi dalla 850 spider), ma anche tantissima innovazione. Fu disegnata, progettata e collaudata da 3 ingegneri che all’epoca della sua uscita (al salone di Ginevra nel 1965) avevano 86 anni in tre (Gian Paolo Dallara 30 anni; Paolo Stanzani 29 anni e Bob Wallace 27 anni). E proprio quel trio, insieme a un imprenditore visionario, rivoluzionò il mondo delle vetture sportive, cambió i paradigmi e sfidó “l’estabilishment” a suon di talento, determinazione e ferrea volontà di non farsi soggiogare dai grandi dell’auto (che nonostante budget e risorse molto più ingenti, da quel giorno dovettero rinunciare alla propria posizione di predominio indiscusso). Peraltro, l’idea originaria di aprire una fabbrica di automobili, nacque proprio da un gesto ribelle di Ferruccio e da una critica che lui stesso fece a Enzo Ferrari sulla qualità del cambio della sua 250 GT. Lamborghini, che era molto esperto di meccanica, disse a Ferrari che il cambio non era all’altezza di un’auto di lusso; Enzo non la prese bene e in modo brusco lo invitó a “tornare a fare trattori”. Ferruccio tornó a casa, tolse budget alla pubblicità del suo fiorente business e con quei soldi aprì quella “automobili Lamborghini” che avrebbe riscritto la storia delle auto sportive. La lezione di questa storia è semplice: quando qualcuno (qualsiasi sia quel qualcuno), dice che una cosa non si può fare e che sarebbe meglio vi dedicaste ad altro, probabilmente è perché lui/lei o non sono stati in grado di farlo, o perché sono troppo impegnati a continuare a fare le cose per come hanno sempre funzionato fino a quel momento. La storia delle grandi rivoluzioni si ripete sempre… e spesso passa da personaggi che non hanno abbassato lo sguardo, hanno sfidato le convenzioni, si sono armati di coraggio e competenze e hanno osato e perseverato in quello in cui credevano. Non sempre esce fuori una “Miura”, ma per far uscire una “Miura”, questo è l’unico modo possibile. Foto al museo di Sant’Agata bolognese dopo una visita con NeNet nei bellissimi uffici del quartier generale di Automobili Lamborghini S.p.A.

🟢Senza le persone, il brand è solo un logo Tra venerdì e sabato ho finalmente chiuso l’operazione per la mia auto. Devo dire che questa esperienza con una ben nota casa automobilistica mi ha insegnato un sacco di cose su cosa non fare se vuoi mantenere i tuoi clienti e non rovinare la tua reputazione. Sì, perché senza le persone, il brand è solo un logo. ⛔ Ecco cosa mi è successo: Ho chiesto assistenza più volte e, sinceramente, sembrava che nessuno si preoccupasse di darmi una mano. Non proprio il massimo, vero? I problemi tecnici si sono accumulati uno dopo l'altro. Ho fatto presente la situazione alla casa madre, ma da loro ho ricevuto solo silenzio. Nessun intervento, nessun supporto. Semplicemente, non c'erano. Per fortuna, ho trovato persone eccezionali in concessionaria. Questi individui hanno fatto davvero la differenza con la loro professionalità e dedizione. Questo mi ha fatto riflettere: il brand può essere anche di lusso, ma se dietro non ci sono persone capaci, quel brand vale meno di niente. Non è il marchio che risolve i problemi, ma le persone che ci lavorano. Ecco le lezioni che ho imparato da questa esperienza: ✅ Il servizio è tutto: Non pensate mai di essere arrivati, c'è sempre spazio per migliorare. ✅ Gestione delle situazioni: Ogni situazione va gestita con attenzione, ogni singolo cliente conta. ✅ Valore del cliente: Il top management deve capire l'importanza reale di ogni cliente e agire di conseguenza. Questa esperienza mi ha fatto riflettere sull'importanza di un servizio clienti eccellente. È incredibile come la mancanza di questo possa letteralmente distruggere un brand. Ringrazio di cuore quelle persone in concessionaria che mi hanno fatto capire che alla fine, sono proprio le persone a fare la differenza. Ripeto: senza le persone, il brand è solo un logo. Le persone sono il vero valore di un'azienda. E quando mancano, anche il nome più prestigioso perde tutto il suo significato.

La pubblicità di Jaguar intitolata “copy nothing” ha fatto molto discutere. Poche ore dopo il suo lancio su X ha suscitato una tempesta di reazioni negative. Il motivo? La pubblicità è un’esortazione alla valorizzazione della diversità e dell’inclusività. Attori fisicamente molto diversi, vestiti con abiti dalle tinte accese, si susseguono compiendo o minacciando delle azioni, come la donna in giallo che agita un martello pesante (una citazione dello spot 1984 di Apple?) accompagnata da una scritta in sovra impressione “breaking moulds” (rompere gli schemi). Solo alla fine appare il marchio Jaguar. Con un po’ di malizia potremmo dire una perfetta compagna in stile woke. Non a caso, Elon Musk non ha perso occasione per punzecchiare, con un certo sarcasmo, l’azienda twittando “Do you sell cars?”. Un punto di vista condiviso da molti commentatori che hanno lamentato anche la totale assenza di ogni riferimento al prodotto e al marchio. Tuttavia, penso che il problema di questa campagna non sia nel suo essere woke o nel non rendere visibile il prodotto e il marchio. Ci sono moltissimi esempi di successo di campagne pubblicitarie che non parlano del prodotto, a partire proprio dallo spot del 1984 di Apple. Il punto è se questa campagna è coerente con i valori del brand o meno. Jaguar è un brand sicuramente compassato e snob, inglese fino al midollo. Il CEO di Jaguar, Gerry McGovern, in una intervista al Guardian https://lnkd.in/dTeVrr9z ha dichiarato che questo spot è l’inizio di un importante percorso di rebranding che mira a valorizzare l’essenza del marchio e, allo stesso tempo, allinearlo con i valori del consumatore contemporaneo. Ne è prova anche il restyling del logo: sparisce la storica pantera e il colore di riferimento da verde diventa rosso. Il tempo ci dirà se questo rebranding avrà successo. Al momento è difficile capire come questo spot possa attualizzare i valori di esclusività e raffinatezza che caratterizzavano originariamente il brand. Quello che è possibile dire è che lo spot ha sicuramente avuto molta visibilità (2,7 milioni di visualizzazioni su Youtube) e ha generato molto buzz ma anche tanta confusione. Legittimamente i potenziali clienti si chiedono che cosa sia veramente Jaguar in questo momento. A Jaguar il compito di dare seguito a questa nuova intepretazione Se volete farvi un’idea sullo spot qui il link https://lnkd.in/dTEARgn9 Qui, invece, un articolo piuttosto sarcastico a commento https://lnkd.in/dMAGttYs

🚗 Jaguar ha intrapreso una svolta audace e rischiosa, cambiando la sua identità di marca con una nuova pubblicità che sta facendo discutere. L'avrete sicuramente vista. Nel tentativo di attrarre un pubblico moderno e inclusivo, il marchio ha stravolto il suo approccio tradizionale, mettendo da parte macchine e messaggi storici a favore di modelli androgini e una rappresentazione diversa dai canoni abituali. Ma questa nuova direzione è una mossa geniale per conquistare nuovi clienti o una decisione che potrebbe alienare la sua base storica? In questo nuovo video analizzo le potenziali conseguenze di questo rebranding e quali scenari si prospettano per Jaguar. Esamino la sottile linea tra innovazione e tradizione e quanto sia importante per un marchio capire davvero la propria customer base. 👉 In che modo le aziende possono espandere il loro pubblico senza perdere l'eredità che le contraddistingue? 🎥 Lo vediamo oggi, su #CiaoInternet #Jaguar #brand #rebranding #inclusione #branding #marketing #elonmusk https://lnkd.in/dbrKSD2z

L’emozione che ti induce all’agire/acquistare. Ieri mentre ero ad un evento esclusivo della Ferrari ho potuto constatare come il loro reparto marketing e vendite conosca bene la logica che è l’emozione che ti induce ad agire e in questo caso all’acquisto. Per farti emozionare hanno usato : ✅senso di scarsità (pochi posti disponibili) ✅esclusività (all’evento potevi partecipare solo sotto invito) ✅location esclusiva ✅cena di gala ✅show con cantanti,ballerine e scenografie suggestive ✅parcheggio esclusivo se arrivavi in Ferrari ✅hostess tutte bellissime e in abito rosso, ✅tappeto rosso per entrare. ✅gadget alla partenza Nei prossimi giorni,per continuare a tenerti alto l’interesse, seguirà prova della vettura in strada e probabilmente in pista. Emozionarti è ciò che guida tutto ciò. Noi come imprenditori dobbiamo conoscere queste logiche ma sopratutto saperle governare se vogliamo condurre al successo le persone che guidiamo. Vivere per alcuni è una cosa complicata e lavorare facendo sempre le stesse cose alla lunga può diventare noioso,ciò che può fare la differenza è come ci emozioniamo nella nostra vita personale e professionale. Che tipo di imprenditore sei? Quello che sa emozionare i propri collaboratori o quello che si concentra solo sul rispetto delle regole e sui comportamenti? Ricorda che la logica fa pensare ma è l’emozione che fa agire. Un abbraccio #machebellalavita #osmrestaurant #ristorazione #foodstrategy

Il #tonodivoce di un #brand influenza anche la grafica e tutti i modi in cui il brand si rappresenta. Perché ci deve essere coerenza tra parole e fatti. Questo è un esempio molto carino di come poche parole trasferiscano la forza del #toneofvoice e il carattere del brand, usando la scena "pillola rossa - pillola blu" di Matrix. Nella caption solo due parole, che però contengono un concetto fondamentale per Jeep: l'avventura. Nella grafica, si parla al/la protagonista: chi ha una Jeep o la vuole avere. A cui si dà una scelta, con un tono fermo e deciso. Un testo che segnala anche il fatto che non tutte le persone sono benvenute nel mondo del #brand: moltissime sceglieranno la pillola che le farà stare tranquille sul divano. Per Jeep va bene così. Perché l'avventura non è per tuttə. ________ Seguici su Iconia - Branding with style per altri contenuti di #branding e #posizionamento

JAGUAR, MA COSA STAI FACENDO? - il disastroso lancio della nuova brand identity di Jaguar - Pt.5 (AMARE) CONCLUSIONI. Apprezzo le aziende puntano tutto sull'evoluzione e il miglioramento, pensiamo a Ducati: negli ultimi quindici anni ha rivoluzionato la sua tecnica e la sua immagine, passando dal rigoroso schema bicilindrico a L unito al telaio a traliccio, ed un immaginario legato prettamente al duro e puro mondo delle corse, ad una più vasta gamma di motori e telai tecnicamente migliori, e un'apertura della sua immagine che coinvolge chiunque viva con passione la moto, a 360°, dall'uso sportivo, a quello turistico fino a quello del commuting. Tutto questo però rimanendo sempre fedele a sé stessa, senza cancellare il proprio passato, ma anzi rendendolo la base da cui trarre ispirazione e insegnamento per il futuro. Jaguar con questo radicale rebranding ha invece puntato tutto sul futuro, cancellando (dai social letteralmente) ottant'anni di storia che aveva scritto modello dopo modello; godeva di una fortissima identità fatta di eleganza e qualità, ma anche di prestazioni e capacità di distinguersi, dalla quale avrebbe potuto plasmare una nuova immagine più coerente. Inoltre il "futuro" al quale fa riferimento la nuova Jaguar, oltre ad essere, a fine 2024, in profonda crisi, è stato purtroppo sfruttato più e più volte a fini commerciali, svuotandolo dei suoi veri valori. Insomma, la sensazione è quella di un piano aziendale e di un rebranding sicuramente sviluppati con competenza, ma che arrivano fuori tempo massimo, con un ritardo di circa tre anni rispetto a quando questi temi, elettrico ed inclusività, erano forti leve di marketing. Concludiamo con i social, una campagna del genere, con commenti quasi solo negativi e tanto di risposte cancellate, non può che dirsi fuori target e totalmente "irriciclabile" dalla classica frase "eh, ma guardate quanto se ne parla", si, ma se se ne parla male, non credo si potrà poi dire "eh, ma guardate quante auto vendiamo". Un azzardo insomma, per ora andato male; in ogni caso attendiamo il 2 dicembre, quando verrà svelato il nuovo Design Vision Concept in occasione della Miami Art Week, che si spera possa far ricredere molti. Nel mentre vi lascio con la foto di una XJ quattromiladue V8 benzina, che sicuramente vi farà stare meglio. Un saluto Michel Bertrans Casella   #design #cardesign #jaguar #social #marketing #branding

MOTORI NEWS Alfa Romeo Junior, il nuovo modello del Biscione vince il “Design Trophy”. 31 Agosto 2024 09:38 L’ultima creatura del Biscione, è capace di far parlare di sé ancor prima di uscire sul mercato: ha ottenuto il primo riconoscimento al design. I lettori della rivista specializzata tedesca Auto Zeitung ne hanno, infatti, premiato il look, abbagliati dalle linee eleganti e d’impatto. La piccola sportiva si aggiudica il Design Trophy nella categoria Small Cars/City Cars/Compacts, avendo la meglio su una nutrita concorrenza. In totale erano in lizza 63 modelli concorrenti, ciascuno dei quali dotati di ottime credenziali, ma solo uno poteva uscirne trionfante. E quel qualcuno si è rivelata essere l’Alfa Junior. Le dimensioni compatte racchiudono in sé l’unicità estetica del Made in Italy, frutto del centro stile. Originale e moderno, viene declinato in equilibrio delle proporzioni, purezza delle linee e cura nella qualità delle superfici. Della produzione se ne occupano a Tychy, in Polonia, reduce da una grossa svolta, con l’addio forzato a modelli di conclamato fascino come l’Abarth 595. Giocato sull’hype dei fan nel percorso di avvicinamento alla première, i designer hanno pescato l’ennesimo jolly dal mazzo. Da quando Jean-Philippe Imparato ha ottenuto la nomina di amministratore delegato tutto procede a gonfie vele. Il precedente lancio della Tonale, primo SUV elettrificato del marchio, ha agito da apripista, in un corso proseguito all’insegna del lusso estremo, con la 33 Stradale. Benché il target di pubblico alla quale si rivolge sia diverso, la Junior rimane un piacere per gli occhi: definita dagli stilisti Alfa Romeo, prende le distanze dall’abituale razionalità in voga nella categoria. Sulle parti meccaniche hanno plasmato un’immagine sinuosa, che cattura lo sguardo al primo incontro. Un linguaggio davvero emozionale, contraddistinto da elementi funzionali radicati nell’heritage del brand meneghino come la tipica coda tronca. Invece di fare tabula rasa rispetto al passato, le parti incaricate hanno rivisto in chiave contemporanea dei tratti iconici. Ammirata in vetture quali la mai dimenticata Giulia TZ, la coda tronca permette di esaltare l’aerodinamica, a esaltare velocità, agilità ed efficienza. a zona anteriore sfoggia la fanaleria “3+3” e i gruppi ottici Full LED Matrix assicurano le migliori condizioni di visibilità alla guida. Per la prima volta, il leggendario scudetto è disponibile in due varianti, Leggenda e Progresso. La prima consta in una griglia nera impreziosita dalla firma Alfa Romeo in caratteri corsivi, a celebrare i suoi modelli da corsa degli anni Venti e Trenta del secolo scorso. Ispirata direttamente alla nuova 33 Stradale, la variante Progresso rivisita croce e biscione in maniera audace. In merito agli interni, risalta il savoir faire artigianale. I rivestimenti di ottima fattura danno la sensazione di trovarsi in una comfort zone dall’indole sportiva e dalla pura qualità italiana.

SERVONO GLI "ALFISTI" PER RILANCIARE ALFA ROMEO. Quante polemiche! Un oggetto di critiche è il body: è uguale a quella e a quell’altra macchina. Certo, oggi si somigliano un po’ tutte. Invece di criticare che un SUV compatto somigli agli altri SUV compatti, perché nessuno si chiede come mai una tale uniformità? Dove sono finite le priorità dell’estetica? Cosa le ha rimpiazzate? I consumi? La sicurezza? La voglia di aggredire sempre e solo il segmento maggioritario della domanda, trascurando le nicchie? Poi il nome: Milano e non fabbricata in Piazza Duomo. Nata come polemica speciosa e finita alla Ennio Flaiano: grave, ma non seria. È evidente che c’è un malessere di fondo. Diamine, non capita spesso di salutare una nuova auto del Biscione. Uno si aspetta qualcosa di diverso, di unico. Un’Alfa Romeo, se è lecito dirlo, non un SUV qualsiasi con lo stemma appiccicato sopra. Alfa Romeo è uno dei pochissimi brand al mondo a incarnare un tipo di automobilista: l’alfista. Una persona che desidera sentire la strada, ha una guida sportiva e vuole apparire tale. A Torino sanno di che si tratta: per la pubblicità dello Stelvio hanno usato “alfista allo stato puro”. Poi però tutte le pubblicità, da Giulia a Tonale passando per Stelvio, lo evitano. Il protagonista è affascinante ma nel senso mainstream, molto curato al limite del deboluccio. Il payoff insiste sulla “meccanica delle emozioni” e sul “patrimonio italiano”, come se Alfa Romeo ne avesse bisogno, visto che essa stessa è simbolo di italianità. Ma soprattutto, le auto non corrono, manca l’adrenalina alla “fast&furious”. Queste sono eresie nel panorama sociale odierno, ma magari automobilisti su cui farebbero presa ce ne sono. Forse non tantissimi, ma quanti ne servono ad Alfa Romeo? Parliamo di un brand di nicchia. Giorni fa il patron del brand ha ribadito l’ambizione di lavorare alla grande incompiuta, il Duetto. Ha ragione da vendere. Ma quale idea di auto incarnerebbe? E chi la guiderebbe? Un giovane brillante, un po’ scavezzacollo e un po’ playboy, poco fluido, nipote di quel rivoluzionario di Dustin Hoffman nel Laureato? Esistono questi automobilisti? Sì, ma sono stati oscurati dalla scena: loro, la loro guida e le loro auto. Non sono solo minoranza, che per una nicchia va bene, sono “sbagliati” secondo una certa idea mainstream. Però magari i marketer del Biscione li scovano, fuori dalle ZTL, e sarà bene, perché non sembra che abbiano tante alternative, a giudicare dall’accoglienza dell’ultimo SUV replica di… Dopotutto che significa rilanciare il brand, se non riproporne le caratteristiche identitarie? Questa è ancora la parte facile. Quella difficile è: una volta che li avranno trovati, vorranno sedurli parlando la loro lingua, proponendo i loro codici, rappresentando le loro emozioni, incarnando i loro valori? In due parole? Rilanciare Alfa Romeo. Mio articolo sul Sole24Ore. https://lnkd.in/eyPM8Mfh