Dietro le quinte del ’68: così hanno plasmato intere generazioni
A cura di Redazione CDC
Il 7 Novembre 2024
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Potere
Società
Dietro le quinte del '68: così hanno plasmato intere generazioni
C’era davvero bisogno di una ennesima solfa sul ’68 tenuto conto della moltitudine di saggi apparsi sul mercato che consta di dozzine e dozzine di volumi, solo per contare quelli in lingua italiana, per di più firmati da penne altisonanti, una su tutte, il quasi compaesano del saggista e scrittore Danilo Fabbroni, l’onusto Mario Capanna, entrambi dell’Umbria?
Ci verrebbe da dir di no di primo acchito tanto più che il “fenomeno” sessantottino è “barricato” come certi vini che promettono chissà cosa ma come retrogusto sanno solo di stantìo, quasi sentore di muffa. Del resto mezzo secolo, tanto scorse in là il ’68, non è cifra da sottovalutare: cosa potrebbe oggi come oggi essere il “portato” di quella fenomenologia appunto? Eppure … no!
Un po’ di aria fresca, di nuovo sentore, sull’ammuffita vulgata sparsa ai 4 venti, in lungo ed in largo, con dovizia di mezzi (sospetta) serviva se non altro per due soli motivi:
1° – il più evidente – ma come il Re Nudo della favola nessuno o pochi lo videro davvero – è che gli “effetti” del ’68 nonostante la distanza di cui si diceva sono “in tutti noi”, ubiqui, radicati nei nostri più reconditi rizomi, tant’è che un saggio apparso in terra americana dimostra lucidamente come l’attuale società globalista mercificata abbia trovato fertilissimo humus proprio dalle istanze sessantottine.
[1] 2° motivo – Non meno importante, è che i “cantori” di quei “formidabili anni”[2] appartengono tutti o quasi ai Vincitori emanati dal ’68 secondo la scontata pratica assai nota, purtroppo: la Storia è sempre scritta dai Vincitori e mai dai vinti.
Prova-provata? Con la quasi unica eccezione di Leonardo Marino[3], che con coraggio da leone indicò i favoreggiatori dell’omicidio Calabresi[4] – usiamo un eufemismo ovviamente quando scriviamo “favoreggiatori” – TUTTI hanno goduto di sconti di pena, di “esfiltrazioni” pilotate dai Servizi nel Paradiso Politico mitterand-parigino, di laute prebende persino alla corte del “reazionario” Satrapo di Arcore!
Indulti, scarcerazioni indebite, finanziamenti colossali[5] e chi più ne ha più ne metta: in poche parole..
Far la Rivoluzione col Consenso del Re.
Contro l’immagine edulcorata quanto proditoria di quel contesto, Danilo Fabbroni ci consegna un’analisi in cui appaiono senza soluzione di continuità rivoluzionari e alta finanza, Lsd e jet set, criminali e filosofi alla moda a Parigi, in California, quanto ad Hong Kong e Berlino, Londra e Milano.
Nomi, luoghi, fatti e circostanze del grande inganno che prende il nome di Sessantotto.
Fabbroni, raccogliendo e interpretando testi inediti o poco noti in Italia, ricostruisce la trama nascosta, intricata e imprevedibile della controcultura internazionale, rico