LEZIONI DI LEADERSHIP Ieri la nazionale italiana di volley ha veramente fatto un capolavoro a livello mentale. Una partita giocata male e praticamente persa, sotto 2 set a 0 e 24-21 nel terzo per un Giappone che fino a quel momento aveva dominato, è stata ribaltata e vinta al quinto set. Bravissimi i ragazzi in campo perché non hanno mai mollato e ci hanno creduto fino alla fine. Ancor più bravo Fefé De Giorgi, a mio modo di vedere colui che ha permesso che ciò accadesse. Tecnicamente non posso fare commenti perché incompetente, ma alcune osservazioni sulla sua leadership le voglio condividere perché potenzialmente utili per tutti. - quando la partita era praticamente persa e lo si poteva vedere anche negli sguardi e nel linguaggio del corpo di alcuni giocatori, De Giorgi esprimeva una calma ed una sicurezza molto più che olimpica, come se il punteggio fosse solo un'opinione e non un dato di fatto. Nei momenti difficili, se sei un leader devi essere consapevole che diventi ancor più un punto di riferimento e quello che fai vedere diventa quello che poi faranno gli altri. - ha chiamato dei time out e dei video challenge "geniali", nei momenti in cui doveva spezzare il ritmo dei giapponesi prima di giocate decisive più che per dare indicazioni ai suoi. Nei momenti decisivi, un vero leader mantiene una lucidità ed una concentrazione assolute e utilizza tutti i mezzi a disposizione per portare a casa il risultato. - quando le cose andavano male, non ha mai alzato la voce di mezzo tono. Quando l'inerzia è cambiata ed è tornata nelle mani dei suoi giocatori, ha iniziato ad un usare un tono molto più alto per motivarli ancor di più, concludendo con quella frase iconica : "Ragazzi, concentrati, non molliamo e andiamo a prenderci le cose che ci spettano". Un vero leader è anche un ottimo comunicatore. - Nei time out parlava con tutta la squadra, poi si metteva in disparte con capitan Giannelli e parlava solo a lui. Se sei un leader, individua un co-leader all'interno della squadra a cui delegare alcuni aspetti che non puoi (e soprattutto non devi) controllare. Tutti ottimi insegnamenti applicabili in ogni ambito in cui serva una vera ed efficace leadership.
Post di Filippo Franco
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LEZIONI DI LEADERSHIP Ieri la nazionale italiana di volley ha veramente fatto un capolavoro a livello mentale. Una partita giocata male e praticamente persa, sotto 2 set a 0 e 24-21 nel terzo per un Giappone che fino a quel momento aveva dominato, è stata ribaltata e vinta al quinto set. Bravissimi i ragazzi in campo perché non hanno mai mollato e ci hanno creduto fino alla fine. Ancor più bravo Fefé De Giorgi, a mio modo di vedere colui che ha permesso che ciò accadesse. Tecnicamente non posso fare commenti perché incompetente, ma alcune osservazioni sulla sua leadership le voglio condividere perché potenzialmente utili per tutti. - quando la partita era praticamente persa e lo si poteva vedere anche negli sguardi e nel linguaggio del corpo di alcuni giocatori, De Giorgi esprimeva una calma ed una sicurezza molto più che olimpica, come se il punteggio fosse solo un'opinione e non un dato di fatto. Nei momenti difficili, se sei un leader devi essere consapevole che diventi ancor più un punto di riferimento e quello che fai vedere diventa quello che poi faranno gli altri. - ha chiamato dei time out e dei video challenge "geniali", nei momenti in cui doveva spezzare il ritmo dei giapponesi prima di giocate decisive più che per dare indicazioni ai suoi. Nei momenti decisivi, un vero leader mantiene una lucidità ed una concentrazione assolute e utilizza tutti i mezzi a disposizione per portare a casa il risultato. - quando le cose andavano male, non ha mai alzato la voce di mezzo tono. Quando l'inerzia è cambiata ed è tornata nelle mani dei suoi giocatori, ha iniziato ad un usare un tono molto più alto per motivarli ancor di più, concludendo con quella frase iconica : "Ragazzi, concentrati, non molliamo e andiamo a prenderci le cose che ci spettano". Un vero leader è anche un ottimo comunicatore. - Nei time out parlava con tutta la squadra, poi si metteva in disparte con capitan Giannelli e parlava solo a lui. Se sei un leader, individua un co-leader all'interno della squadra a cui delegare alcuni aspetti che non puoi (e soprattutto non devi) controllare. Tutti ottimi insegnamenti applicabili in ogni ambito in cui serva una vera ed efficace leadership. Bravo Fefé e grazie. #coaching #leadership #mindset #riccardopittis
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#interabilità è leadership. In questo post dove viene fatta un’analisi accurata di alcune fasi in questa partita, così come puoi leggere qui sotto, Riccardo Pittis, ci fa vedere un aspetto molto importante: la vera leadership.
LEZIONI DI LEADERSHIP Ieri la nazionale italiana di volley ha veramente fatto un capolavoro a livello mentale. Una partita giocata male e praticamente persa, sotto 2 set a 0 e 24-21 nel terzo per un Giappone che fino a quel momento aveva dominato, è stata ribaltata e vinta al quinto set. Bravissimi i ragazzi in campo perché non hanno mai mollato e ci hanno creduto fino alla fine. Ancor più bravo Fefé De Giorgi, a mio modo di vedere colui che ha permesso che ciò accadesse. Tecnicamente non posso fare commenti perché incompetente, ma alcune osservazioni sulla sua leadership le voglio condividere perché potenzialmente utili per tutti. - quando la partita era praticamente persa e lo si poteva vedere anche negli sguardi e nel linguaggio del corpo di alcuni giocatori, De Giorgi esprimeva una calma ed una sicurezza molto più che olimpica, come se il punteggio fosse solo un'opinione e non un dato di fatto. Nei momenti difficili, se sei un leader devi essere consapevole che diventi ancor più un punto di riferimento e quello che fai vedere diventa quello che poi faranno gli altri. - ha chiamato dei time out e dei video challenge "geniali", nei momenti in cui doveva spezzare il ritmo dei giapponesi prima di giocate decisive più che per dare indicazioni ai suoi. Nei momenti decisivi, un vero leader mantiene una lucidità ed una concentrazione assolute e utilizza tutti i mezzi a disposizione per portare a casa il risultato. - quando le cose andavano male, non ha mai alzato la voce di mezzo tono. Quando l'inerzia è cambiata ed è tornata nelle mani dei suoi giocatori, ha iniziato ad un usare un tono molto più alto per motivarli ancor di più, concludendo con quella frase iconica : "Ragazzi, concentrati, non molliamo e andiamo a prenderci le cose che ci spettano". Un vero leader è anche un ottimo comunicatore. - Nei time out parlava con tutta la squadra, poi si metteva in disparte con capitan Giannelli e parlava solo a lui. Se sei un leader, individua un co-leader all'interno della squadra a cui delegare alcuni aspetti che non puoi (e soprattutto non devi) controllare. Tutti ottimi insegnamenti applicabili in ogni ambito in cui serva una vera ed efficace leadership. Bravo Fefé e grazie. #coaching #leadership #mindset #riccardopittis
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LEZIONI DI LEADERSHIP Ieri la nazionale italiana di volley ha veramente fatto un capolavoro a livello mentale. Una partita giocata male e praticamente persa, sotto 2 set a 0 e 24-21 nel terzo per un Giappone che fino a quel momento aveva dominato, è stata ribaltata e vinta al quinto set. Bravissimi i ragazzi in campo perché non hanno mai mollato e ci hanno creduto fino alla fine. Ancor più bravo Fefé De Giorgi, a mio modo di vedere colui che ha permesso che ciò accadesse. Tecnicamente non posso fare commenti perché incompetente, ma alcune osservazioni sulla sua leadership le voglio condividere perché potenzialmente utili per tutti. - quando la partita era praticamente persa e lo si poteva vedere anche negli sguardi e nel linguaggio del corpo di alcuni giocatori, De Giorgi esprimeva una calma ed una sicurezza molto più che olimpica, come se il punteggio fosse solo un'opinione e non un dato di fatto. Nei momenti difficili, se sei un leader devi essere consapevole che diventi ancor più un punto di riferimento e quello che fai vedere diventa quello che poi faranno gli altri. - ha chiamato dei time out e dei video challenge "geniali", nei momenti in cui doveva spezzare il ritmo dei giapponesi prima di giocate decisive più che per dare indicazioni ai suoi. Nei momenti decisivi, un vero leader mantiene una lucidità ed una concentrazione assolute e utilizza tutti i mezzi a disposizione per portare a casa il risultato. - quando le cose andavano male, non ha mai alzato la voce di mezzo tono. Quando l'inerzia è cambiata ed è tornata nelle mani dei suoi giocatori, ha iniziato ad un usare un tono molto più alto per motivarli ancor di più, concludendo con quella frase iconica : "Ragazzi, concentrati, non molliamo e andiamo a prenderci le cose che ci spettano". Un vero leader è anche un ottimo comunicatore. - Nei time out parlava con tutta la squadra, poi si metteva in disparte con capitan Giannelli e parlava solo a lui. Se sei un leader, individua un co-leader all'interno della squadra a cui delegare alcuni aspetti che non puoi (e soprattutto non devi) controllare. Tutti ottimi insegnamenti applicabili in ogni ambito in cui serva una vera ed efficace leadership. Bravo Fefé e grazie. R. Pittis #coaching #leadership #mindset #riccardopittis
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Nello sport come nella vita professionale...
LEZIONI DI LEADERSHIP Ieri la nazionale italiana di volley ha veramente fatto un capolavoro a livello mentale. Una partita giocata male e praticamente persa, sotto 2 set a 0 e 24-21 nel terzo per un Giappone che fino a quel momento aveva dominato, è stata ribaltata e vinta al quinto set. Bravissimi i ragazzi in campo perché non hanno mai mollato e ci hanno creduto fino alla fine. Ancor più bravo Fefé De Giorgi, a mio modo di vedere colui che ha permesso che ciò accadesse. Tecnicamente non posso fare commenti perché incompetente, ma alcune osservazioni sulla sua leadership le voglio condividere perché potenzialmente utili per tutti. - quando la partita era praticamente persa e lo si poteva vedere anche negli sguardi e nel linguaggio del corpo di alcuni giocatori, De Giorgi esprimeva una calma ed una sicurezza molto più che olimpica, come se il punteggio fosse solo un'opinione e non un dato di fatto. Nei momenti difficili, se sei un leader devi essere consapevole che diventi ancor più un punto di riferimento e quello che fai vedere diventa quello che poi faranno gli altri. - ha chiamato dei time out e dei video challenge "geniali", nei momenti in cui doveva spezzare il ritmo dei giapponesi prima di giocate decisive più che per dare indicazioni ai suoi. Nei momenti decisivi, un vero leader mantiene una lucidità ed una concentrazione assolute e utilizza tutti i mezzi a disposizione per portare a casa il risultato. - quando le cose andavano male, non ha mai alzato la voce di mezzo tono. Quando l'inerzia è cambiata ed è tornata nelle mani dei suoi giocatori, ha iniziato ad un usare un tono molto più alto per motivarli ancor di più, concludendo con quella frase iconica : "Ragazzi, concentrati, non molliamo e andiamo a prenderci le cose che ci spettano". Un vero leader è anche un ottimo comunicatore. - Nei time out parlava con tutta la squadra, poi si metteva in disparte con capitan Giannelli e parlava solo a lui. Se sei un leader, individua un co-leader all'interno della squadra a cui delegare alcuni aspetti che non puoi (e soprattutto non devi) controllare. Tutti ottimi insegnamenti applicabili in ogni ambito in cui serva una vera ed efficace leadership. Bravo Fefé e grazie. #coaching #leadership #mindset #riccardopittis
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Quale elemento della nazionale di pallavolo femminile non era in campo ma fatto guadagnare la vittoria alle Olimpiadi? 🏆 Attenzione: post con metafora sportiva, so che ne hai il feed pieno, ma pensandoci bene... 🤔 l'allenatore non ha toccato neanche una palla. Non ha segnato un punto, non ha fatto una battuta vincente, non ha schiacciato a rete. Eppure, senza di lui, questa vittoria non sarebbe stata possibile. 🚀 Perché allora è così importante? È lui che, dietro le quinte, ha pianificato le strategie, motivato il team, gestito le crisi e tirato fuori il meglio da ogni giocatore. Nei nostri progetti senza una guida, anche la squadra più talentuosa rischia di perdere. 👉 Da project manager non è importante svolgere le attività ma guidare la squadra verso il successo. Pensa a quello che farai lunedì: se ti vedi in campo a svolgere attività al posto del tuo team, non sei solo l'allenatore ma anche un giocatore. #Leadership #TeamBuilding #pmp #projectmanager #ProjectManagement #Olimpiadi #Pallavolo
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Quando lo sport è SPORT
“Smettiamola di parlare di quello che manca“. Parole del maestro Julio Velasco, dopo una serata magnifica che ci ha ripagato nel giro di 24 ore della grande e doppia delusione del volley e della pallanuoto maschile. E non scriviamo a caso “maestro”, perché quest’uomo italiano per scelta - che ha vinto tutto ciò che è umanamente possibile vincere tranne un solo titolo… - ancora una volta ha dato una lezione a tutti. A pochi minuti dall’ennesimo trionfo, da un risultato mai raggiunto dalla pallavolo femminile azzurra ai Giochi olimpici, si è concesso un momento di festa con i familiari e poi ha chiesto loro scusa perché era il momento di parlare con i giornalisti. Con il tono di sempre - quello stesso sereno, consapevole eppure deciso usato anche nei momenti di difficoltà delle azzurre durante i timeout - ha ricordato: “La pallavolo e il giornalismo devono smettere di parlare dell'oro che manca, è deleterio per tutti. Si vede sempre quello che manca, è uno sport tutto italiano, l'erba del vicino è sempre più verde. È una filosofia di vita, ma l'oro olimpico quando arriverà arriverà: ci sono tante squadre forti, si può vincere e si può perdere, l'importante è che i nervi non ci tradiscano”. Come non pensare alla sempiterna cultura degli alibi, così cara a una certa Italia. Come quella messa in campo dalla pallanuoto, dopo il quarto di finale perso con l’Ungheria. Una partita in cui - è vero - abbiamo subito un torto arbitrale, ma in cui abbiamo anche sbagliato due rigori durante i quattro quarti regolamentari e altri tre durante i tiri di rigore decisivi. Un po’ troppo per prendercela solo con i direttori di gara, lanciando accuse non si sa bene a chi e sostenendo che cosa via social. Poche ore dopo, un uomo che se ne poteva stare comodamente a commentare le Olimpiadi in Tv facendosi strapagare si trovava per l’ennesima volta a bordo campo, a soffrire senza poterlo far vedere. Perché le sue ragazze (lui lo sa) devono poter girarsi in qualsiasi momento e vedere un allenatore in controllo della situazione, un punto di riferimento. Un signore con i capelli ormai grigi che non può permettersi mattate, escandescenze o altre cialtronate tipiche di un certo modo di interpretare lo sport. Lui è Julio Velasco ed è in missione, insieme al suo ex fenomeno in campo Lorenzo Bernardi, oggi assistente. Il più forte giocatore di volley di ogni tempo che con spirito di servizio si è messo a disposizione del suo antico maestro. Consapevole di dover stare in seconda fila. Immaginate CR7 fare da assistente a Pep Guardiola… La missione non è finita, c’è un lavoro da portare a casa, una finale da giocare con gli Usa. La più bella partita della vita di queste splendide ragazze. Il maestro si ferma, ci pensa un po’ e poi ricorda di non aver ancora visto la sua squadra giocare al meglio. È il suo modo di dare appuntamento a domenica. Senza parlare di mancanze e maledizioni, solo di sport. Di momenti di vita da ricordare. La Ragione
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Usare un alibi per coprire un errore può sembrare la soluzione più facile, ma non è mai quella giusta. Affrontare gli sbagli con onestà e trasparenza è il primo passo per crescere e migliorare. Ricorda: un errore è un'opportunità di apprendimento, non un fallimento da nascondere. #LavoroEtico #CrescitaProfessionale #ImparareDaglierro
“Smettiamola di parlare di quello che manca“. Parole del maestro Julio Velasco, dopo una serata magnifica che ci ha ripagato nel giro di 24 ore della grande e doppia delusione del volley e della pallanuoto maschile. E non scriviamo a caso “maestro”, perché quest’uomo italiano per scelta - che ha vinto tutto ciò che è umanamente possibile vincere tranne un solo titolo… - ancora una volta ha dato una lezione a tutti. A pochi minuti dall’ennesimo trionfo, da un risultato mai raggiunto dalla pallavolo femminile azzurra ai Giochi olimpici, si è concesso un momento di festa con i familiari e poi ha chiesto loro scusa perché era il momento di parlare con i giornalisti. Con il tono di sempre - quello stesso sereno, consapevole eppure deciso usato anche nei momenti di difficoltà delle azzurre durante i timeout - ha ricordato: “La pallavolo e il giornalismo devono smettere di parlare dell'oro che manca, è deleterio per tutti. Si vede sempre quello che manca, è uno sport tutto italiano, l'erba del vicino è sempre più verde. È una filosofia di vita, ma l'oro olimpico quando arriverà arriverà: ci sono tante squadre forti, si può vincere e si può perdere, l'importante è che i nervi non ci tradiscano”. Come non pensare alla sempiterna cultura degli alibi, così cara a una certa Italia. Come quella messa in campo dalla pallanuoto, dopo il quarto di finale perso con l’Ungheria. Una partita in cui - è vero - abbiamo subito un torto arbitrale, ma in cui abbiamo anche sbagliato due rigori durante i quattro quarti regolamentari e altri tre durante i tiri di rigore decisivi. Un po’ troppo per prendercela solo con i direttori di gara, lanciando accuse non si sa bene a chi e sostenendo che cosa via social. Poche ore dopo, un uomo che se ne poteva stare comodamente a commentare le Olimpiadi in Tv facendosi strapagare si trovava per l’ennesima volta a bordo campo, a soffrire senza poterlo far vedere. Perché le sue ragazze (lui lo sa) devono poter girarsi in qualsiasi momento e vedere un allenatore in controllo della situazione, un punto di riferimento. Un signore con i capelli ormai grigi che non può permettersi mattate, escandescenze o altre cialtronate tipiche di un certo modo di interpretare lo sport. Lui è Julio Velasco ed è in missione, insieme al suo ex fenomeno in campo Lorenzo Bernardi, oggi assistente. Il più forte giocatore di volley di ogni tempo che con spirito di servizio si è messo a disposizione del suo antico maestro. Consapevole di dover stare in seconda fila. Immaginate CR7 fare da assistente a Pep Guardiola… La missione non è finita, c’è un lavoro da portare a casa, una finale da giocare con gli Usa. La più bella partita della vita di queste splendide ragazze. Il maestro si ferma, ci pensa un po’ e poi ricorda di non aver ancora visto la sua squadra giocare al meglio. È il suo modo di dare appuntamento a domenica. Senza parlare di mancanze e maledizioni, solo di sport. Di momenti di vita da ricordare. di Fulvio Giuliani
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Puntare alla Vittoria è comodo e genera alibi --------------- Brevissimo riassunto di quanto successo due sere fa. La Pilato, 19enne nuotatrice italiana alle olimpiadi, arriva quarta ad un decimo di secondo dalla terza ma all'intervista, stupendo la giornalista, si presenta entusiasta e felice di aver raggiunto quel risultato che solo un anno fa non poteva neanche immaginare. Dallo studio l'opinionista Di Francisca si mostra esterrefatta dalla felicità della Pilato tanto da dire qualcosa tipo "ma ci è o ci fa? Come si fa ad essere felici per non aver vinto?" In estrema sintesi questo è. Ci sono state molte polemiche, per lo più incentrate sul fatto che la vittoria non possa e non debba sempre essere obiettivo. Io la vedo diversamente. E cioè che puntare alla Vittoria rischia di essere comodo e generare alibi. Perché la sconfitta fa parte del gioco. E' certo che arrivano le sconfitte. In tutti i campi e per tutti. A volte non dipendono neanche da noi: a volte l'avversario è troppo più forte. A volte la squadra non è all'altezza (e spesso la squadra non la possiamo scegliere). Tutti aspetti che possono diventare ALIBI. Bisogna puntare a DARE TUTTO. In ogni allenamento. Ogni giorno. Bisogna puntare ad arrivare a fine partita e potersi dire "Ho fatto tutto quello che potevo, non ho niente da rimproverarmi" Bisogna puntare a migliorare le proprie performance ogni giorno, a prescindere se questo ci porterà alla vittoria o meno. Perché si può perdere perché l'avversario è più forte. O perché un compagno di squadra commette un errore. Ma non deve essere MAI alibi per non dare il 110% in OGNI QUOTIDIANO ALLENAMENTO
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Disciplina a cominciare dai piccoli gesti.
Amministratore Delegato Finanziaria Regionale Abruzzo SpA Presidente Osservatorio Nazionale Infrastrutture di Confassociazioni PhD in Il Pensiero Politico nella storia moderna e contemporanea
🔴 Per capire chi è #Sinner, comprendere il suo rigore e la sua abnegazione, basta vedere questo video. 🔴 Vince nel 2013 il campionato italiano Under 12, che gli consentirà di rappresentare l'Italia ai Campionati mondiali di Miami, e come primo atto pulisce e rimette a posto il campo da tennis come se nulla fosse. 🔴 Oggi, grazie alla sua famiglia, Sinner è l'esempio più alto e più vero per spiegare ai nostri giovani che l'educazione, l'impegno, il senso di responsabilità e il comportamento corretto sono elementi imprescindibili per avere successo nella vita. 🔴 L'anomalia della leadership di Sinner è solo apparente, perchè oltre alle doti tecniche, sono proprio l'umiltà e l'empatia di chi conosce il valore del sacrificio (famiglia normale che ha sempre lavorato e che a 12 anni lo lascia andare via di casa per giocare a tennis) ad averlo fatto diventare negli anni una persona vincente. 🔴 Nella vita prima che nello sport.
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