Mentre il pianeta affronta le conseguenze devastanti della crisi climatica, a Davos si riuniscono i potenti della Terra per il World Economic Forum. Tra jet privati e lussi esclusivi, politici e amministratori delegati discutono di “soluzioni globali”, mentre il divario tra ricchi e poveri continua a crescere. La protesta di Greenpeace accende i riflettori sull’ingiustizia climatica: alcuni attivisti hanno bloccato l’eliporto di Davos esibendo striscioni che chiedono di “tassare i super-ricchi per finanziare un futuro giusto e verde”. Clara Thompson, portavoce di Greenpeace, denuncia: “È un oltraggio che si discuta mentre il mondo brucia. I super-ricchi devono pagare la loro giusta quota di tasse. I soldi non mancano, ma sono nelle tasche sbagliate.” Una nuova analisi di Greenpeace rivela che tassare equamente le grandi fortune in Europa potrebbe generare 185 miliardi di euro all’anno: risorse da investire in trasporti pubblici, energie rinnovabili e case green accessibili a tutti. La giustizia climatica non è solo una questione ambientale, ma anche sociale. Per affrontare le sfide globali serve un impegno collettivo: tassare chi inquina e investire per il bene comune. Come spiega Emanuele Felice nell’articolo “Fermare la giostra del capitale finanziario”, la liberalizzazione finanziaria ha aumentato le disuguaglianze e intensificato la crisi ambientale, mettendo a rischio la democrazia stessa. È tempo di invertire questa rotta: tassare le grandi ricchezze, limitare la globalizzazione finanziaria e promuovere una vera cooperazione globale sono i primi passi verso un futuro più giusto. Leggi l’articolo di Felice Emanuele 👉 https://lnkd.in/dViRcSVN #Davos #GiustiziaClimatica #TassareIRicchi #FondazioneFeltrinelli #GreenFuture
Post di Fondazione Giangiacomo Feltrinelli
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Oggi è la Giornata Mondiale dei Diritti Umani, ma cosa c'entrano i diritti dell’uomo con la crisi climatica? Il riscaldamento globale non è solo una minaccia per l’equilibrio degli ecosistemi e del pianeta, ma è strettamente legato all’ingiustizia climatica e alla violazione diretta dei diritti fondamentali. Eventi climatici estremi come ondate di calore, inondazioni o incendi stanno colpendo il mondo intero, minacciando diritti essenziali come il diritto alla vita, alla salute, all’acqua potabile e all’abitazione. Secondo il rapporto "Groundswell" della World Bank (2021), entro il 2050 almeno 216 milioni di persone saranno costrette a migrare a causa degli impatti del cambiamento climatico, mettendo in discussione il diritto alla vita. L'OMS rivela inoltre che dal 2030 al 2050 i cambiamenti climatici potrebbero causare 250.000 morti all’anno a causa di malnutrizione, malaria e stress da calore, mettendo a rischio il diritto alla vita. Il paradosso è che, mentre i Paesi sviluppati continuano a emettere la maggior parte delle emissioni di CO2 che sono causa dell’innalzamento delle temperature, è il Sud del mondo a pagare il prezzo più alto. Questi Paesi, infatti, spesso non hanno le risorse necessarie per far fronte alle conseguenze devastanti del cambiamento climatico, mettendo a rischio i diritti fondamentali delle loro popolazioni. Secondo il World Inequality Lab, il 10% più ricco della popolazione mondiale è responsabile del 48% delle emissioni globali, mentre il 50% più povero contribuisce solo al 12%. In questo scenario, parlare di diritti umani significa anche affrontare la crisi climatica come una battaglia per la giustizia sociale e climatica. È urgente che gli Stati rispettino gli impegni globali, come quello di mobilitare 100 miliardi di dollari all’anno entro il 2025, per aiutare i Paesi in via di sviluppo a combattere gli effetti della crisi climatica. Si può parlare di diritti umani senza considerare il cambiamento climatico? Scrivici la tua opinione nei commenti! #cambiamenticlimatici #dirittiumani #emissioni #rischio
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L'ennesima COP che partorisce un topolino, e questo nonostante l'abisso del cambiamento climatico sia ormai sotto gli occhi di tutti. Un po' come il meteorite del film di Di Caprio. Ci sono però le invarianti di una narrazione sbagliata, una narrazione finanziata da chi vuole rimandare il cambiamento, anche se farlo è stupido, suicida, criminale. 1. "La transizione ecologica è un costo". Non farla, cioè riparare ai disastri delle alluvioni, alla carenza di cibo della siccità, all'emigrazione di massa dai paesi della fascia tropicale, affrontare guerre e tensioni per la distribuzione delle risorse, è un costo immensamente più alto. Solo che cambia chi paga, perché una certa visione dell'economia ha fiducia nel fatto che il conto lo pagheranno solo i poveri del mondo, come se potessimo tenerli fuori dalla porta. 2. "Il mondo non può essere tutto elettrificato". In realtà può, succederà inevitabilmente, sta succedendo, nei piani delle nuove potenze industriali. Se l'Europa e gli Stati Uniti si chiameranno fuori scivoleranno nel terzo mondo per fare spazio alla Cina. Esattamente il contrario di quello che si dice sui giornali e di quanto dicono gli industriali. Nell'economia globale chiudersi in se stessi e ostinarsi ad andare in giro con l'asino e il carretto non salva posti di lavoro, li estingue. 3. "Il progresso non può fermarsi, l'uomo è più importante della natura". E' uno strano mantra da parte di chi si oppone al progresso, volendo perpetrare l'uso di tecnologie superate del 20° secolo, e poi, va detto una volta per tutte, l'uomo non è cosa diversa dalla natura, ne è parte, e non può sopravvivere in una camera stagna di cemento, perché dalla natura dipende la sua sopravvivenza. 4. "L'ecologismo ideologico è dannoso". Cosa vuol dire "ideologico"?. Ideologica è una narrazione iperbolica che prescinde dai numeri, dal dato scientifico. L'ecologismo militante (per capirsi, quello della Thumberg), porta i dati della comunità scientifica, sbandiera excell e ricerche internazionali condivise in base alle misurazioni di climatologi, statistici, fisici, biologi, economisti... Ideologico invece è negarne l'evidenza, anche di fronte al manifestarsi delle previsioni, e ostinarsi a opporvi slogan come "Ci vogliono togliere la libertà e imporci l'auto elettrica". Quindi per favore, Look up! testo claudio ottorino monnini
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Uniscirsi alla lotta contro il cambiamento climatico.. e non solo Interessante intervista a cura di Riccardo Luna su La Repubblica ad Al Gore che ha condiviso le sue riflessioni e rinnovato il suo impegno nella lotta al cambiamento climatico. Ecco alcuni punti salienti: #Progresso verso il #Rinnovabile: Nonostante l'opposizione delle industrie dei combustibili fossili, stiamo facendo passi avanti verso le energie rinnovabili. #Innovazione e #Equità: È cruciale promuovere l'innovazione tecnologica e affrontare le disuguaglianze economiche per assicurare che la transizione ecologica benefici tutti. Superare la #Disinformazione: La divisione dell'opinione pubblica, alimentata da campagne di disinformazione, rappresenta un ostacolo significativo. Dobbiamo lavorare per costruire un consenso informato che superi gli interessi economici consolidati. L'appello di Al Gore: "Agire ora è imperativo per accelerare i cambiamenti positivi e prevenire i punti di non ritorno che potrebbero compromettere il nostro futuro climatico." 🌍 Come possiamo, nel nostro piccolo, contribuire a questo cambiamento cruciale? Condivido un bel movimento, un progetto, uno SPARTITO con cui ognuno può contribuire enormemente .. e non solo per la sostenibilità ambientale: https://lnkd.in/dwCpXZ-x https://lnkd.in/dKxTh3pm
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“Matematica” , istallazione : legno , alluminio e ghiaccio . È iniziata la Cop 29 a Baku in Azerbaijan , l’ennesima conferenza sul clima . Servirà a qualcosa ? Chi lo sa se oltre alle chiacchiere e ai buoni propositi ne uscirà qualcosa di concreto. Di certo sappiamo che il surriscaldamento del pianeta sta proseguendo la sua marcia impetuosa e impietosa . Un’altra cosa certa è che se i paesi più industrializzati non inizieranno ad affrontare la questione con determinazione e con un approccio meno ideologico ma più concreto nulla potrà cambiare . Si dice che la Matematica è in ogni cosa che ci circonda. Ebbene sarebbe opportuno prendere in seria considerazione che proprio la Matematica ci sta dicendo che è il momento di agire. Il pianeta sta invecchiando e a questo non possiamo certo porre rimedio . Come tutte le cose che invecchiano il deterioramento e inevitabile. È necessario fare della “manutenzione “ se vogliamo quantomeno far sì che la terra possa continuare a “funzionare”. Oltre all’invecchiamento dobbiamo mettere in conto lo sfruttamento fuori controllo da parte dell’uomo-tutt’altro che secondario-che contribuisce in modo significativo al deterioramento del pianeta. È necessario cambiare il nostro modo di vivere e a volte bastano poche semplici abitudini per dare un contributo significativo ed iniziare a cambiare attitudine .
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Il #cambiamentoclimatico è un processo a cui oggi le maggiori potenze del pianeta (oltre al quasi ininfluente contesto europeo), rispondono accettando di conviverci. Oppure, guadagnando il massimo possibile per le proprie agende: La #Cina trae vantaggio dal monopolio nella vendita di componenti per le #automobilielettriche e detiene il controllo di quelle #terrerare necessarie ad alimentare la corsa allo sviluppo tecnologico e militare cinese. La #Russia, sempre con il sostegno cinese, punta a guadagnare il massimo dalla già avviata corsa all' #Artico sempre più navigabile e sul quale dispone di grandi porti. Gli #StatiUniti, con tutto l'Occidente, hanno reso la lotta al cambiamento climatico argomento di propaganda. Nuova missione di redenzione del mondo dai propri mali, o argomento perlopiù inviso dal cuore dell'#America. La lotta al cambiamento climatico statunitense non è coadiuvata dai fatti, laddove resta comunque inaccettabile che il rivale cinese alimenti la corsa all'elettrico, mentre la portata inquinante della crescente macchina industriale legata all'#intelligenzaartificiale potrebbe essere persino più dannosa delle emissioni correnti. Per il #SudGlobale o #MondoContro, la partita del cambiamento climatico si intreccia, infine, in taluni contesti con la propria sopravvivenza stessa. E dinanzi ai doppi standard occidentali, allo sfruttamento delle proprie risorse per alimentare il sogno ecologico euro-occidentale, molte collettività preferiscono rivolgersi anche in questo campo agli imperi ostili a quello americano. L'emergenza climatica è globale. Ma la prospettiva molteplice. #geopolitica #limes
📗🌍🌡️ L’emergenza climatica obbliga l’Occidente a ripensare il suo rapporto col mondo. Ma salvare il pianeta non è una strategia. Soprattutto in Africa, dove le nostre ipocrisie non sono più tollerate. Come Pechino sfrutta le questioni ambientali. Giuseppe De Ruvo nel numero in edicola, "A qualcuno piace caldo". https://lnkd.in/dcQNuWvN
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https://lnkd.in/d9nJJSQj Il cambiamento climatico costituisce una delle sfide più grandi con cui l’umanità dovrà confrontarsi nel corso del XXI secolo. Fondamentale dunque che il cambiamento climatico sia affrontato come una questione non ideologica ma politica, oltre che scientifica. Questo studio fa emergere con forza che non si può ancora sottovalutare l’opinione pubblica di questo Pianeta che sente forte l’urgenza dell’azione climatica e per la quale risulta determinante un ruolo più attivo da parte della politica e un maggiore sforzo da parte dei mezzi d’informazione! Superfluo ripetere che questa sfida, come lo studio evidenzia, non può che richiedere l’adozione di misure, quanto più e quanto mai coordinate e concertate tra i Paesi che, almeno su questo tema, dovrebbero avere la maturità civile e politica di mettere da parte ogni ogoismo domestico guardando al bene Globale Comune delle future generazioni, dei nostri figli e dei nostri nipoti!
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“A QUALCUNO PIACE CALDO” Il mondo anglosassone, dopo il recente cambio di amministrazione negli USA, si sta sfilando dalle tematiche ESG, in particolare dalle azioni per mitigare il riscaldamento globale, il quale viene messo in dubbio sia come importanza che come di origine antropica. Nel frattempo abbiamo nazioni che da tempo tifano per il riscaldamento globale, perché gli porta vantaggi in termini di scioglimento dei ghiacci, consentendo l'apertura di nuove rotte commerciali, piuttosto che l'arrivo di temperature che ampliano i territori da coltivare. Infine, ci sono gran parte delle nazioni della fascia tropicale, quelle che subiscono di più il cambiamento climatico, che non si interessano affatto delle tematiche connesse, travolti da ben altre priorità, come le crisi economiche, sociali e le guerre. Nell'episodio di MappaMundi: ’’A qualcuno piace caldo’’, prodotto da Limes, il direttore Lucio Caracciolo ha affrontato con la consueta franchezza e competenza proprio questo tema. Caracciolo dice che la "guerra contro la CO2" sembra oramai persa per il semplice fatto che non è un tema universale e, comunque, i fatti dimostrano che non c'è sempre un'azione concreta che segue la dichiarazione di intenti. Secondo te cosa accadrà? E quali sono le strategie più efficaci per affrontare il problema? Condividi la tua opinione nei commenti! 🎥 Per approfondire, trovi il video completo nel primo commento. #sostenibilità #sostenibilitàambientale #riscaldamentoglobale #cambiamentoclimatico
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Studiare lingue diverse può essere divertente, specialmente quando si trovano somiglianze tra parole e significati. Ad esempio, "enciendes la lucha" in spagnolo significa "accendi la lotta", ma per un italofono suona più come "illuminare una stanza". Nell'ambito dell'Agenda 2030 dell'ONU, l'obiettivo 13 è la "Lotta contro il cambiamento climatico". I dati mostrano un aumento delle temperature e dei livelli del mare, con gravi impatti su colture e ghiacciai. Le emissioni di CO2 sono la principale causa. Affrontare il cambiamento climatico richiede politiche di mitigazione, adattamento e fondi per i danni. È una lotta contro le nostre abitudini: ridurre l'uso dell'auto, scegliere prodotti locali e stagionali. Accendere la luce della ragione significa agire ora per un futuro sostenibile. https://lnkd.in/dy2MJHM8
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COP29 - Si terrà a Baku (Azerbaijan) dall’11 al 22 novembre prossimo la 29° Conferenza delle Parti sui cambiamenti climatici. In discussione la definizione del nuovo obiettivo di finanza per il clima post 2025. Si tratterà in sostanza di definire i meccanismi attraverso i quali i paesi più ricchi mobiliteranno risorse finanziarie da mettere a disposizione dei paesi in via di sviluppo per la lotta al cambiamento climatico. Non esattamente una passeggiata di salute, perché in estrema sintesi e all’interno di un quadro geopolitico estremamente frammentato occorrerà decidere (i) quanti soldi mettere, (ii) quali paesi e in quale misura dovranno farsene carico e (iii) a quali paesi emergenti destinarli. Anche se si dovesse andare oltre ogni più rosea aspettativa basterà a fermare lo spaventoso decadimento climatico cui quotidianamente assistiamo? Non credo, almeno fino a quando, in termini più generali e di approccio, non smetteremo di guardare al territorio e alla natura che ci circonda come ad un mero supporto spaziale all’interno del quale dispiegare distruttivamente lo svolgimento di attività produttive e di consumo asservite unicamente alle leggi della convenienza economica. Aumento dei consumi e perdita della qualità dell’ambiente che ci circonda sono le due facce della stessa medaglia. È una spirale negativa che va ripensata profondamente se si vogliono recuperare, oltre alla qualità dell’ambiente in cui viviamo, anche una dimensione più umana della socialità. Se, infatti, tutto è ridotto al denaro, se il tempo è denaro perché banalmente esso deve essere impiegato per accrescere il proprio reddito e il proprio livello di consumi, allora non rimarrà tempo per coltivare rapporti sociali in grado di contrastare l’imperativo categorico della società mercantile: consumo, dunque sono. La sostenibilità è, a mio parere, da tutt’altra parte. Chiama in causa valori profondi. Sostenibilità è evitare di parlare a vanvera. È dedicare del tempo allo studio e all’approfondimento per evitare la trappola della mediocrità. È comprendere che non esistono soluzioni semplici per problemi complessi. Sostenibilità è imparare a riconoscere i venditori di fumo. Sostenibilità è anche non sprecare tempo ad ascoltare chi non ha nulla da dire. È saper cedere il passo quando arriva il momento, per coltivare il sogno e intraprendere la sfida nuova. #GreenerTogether
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Lotta di classe e crisi climatica sono due fenomeni strettamente connessi, che riflettono le profonde disuguaglianze economiche e sociali del nostro tempo. Questo studio Oxfam descrive l'impatto dei super ricchi sulla crisi climatica, un aspetto cruciale ma spesso sottovalutato nel dibattito pubblico. 50 dei miliardari più facoltosi - definiti super ricchi - del pianeta producono (attraverso i propri investimenti, l’uso di jet privati e di yacht, ecc.) più emissioni di CO2 in circa 90 minuti di quanto una persona media (comune) ne produce nell’arco di una vita intera. Tutto ciò è agevolato da un sistema economico perverso, che da una parte continua a concentrare ricchezza nelle mani di poche persone e dall'altra ingigantisce il peso delle lobby economiche. Lobby che, come visto durante la #COP29, sono in grado influenzare le politiche globali e bloccare la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio.
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