Post di Fondazione Giangiacomo Feltrinelli

L’Ilva di Taranto incarna uno dei più gravi disastri ambientali e sanitari del nostro tempo. Polveri tossiche, malattie, e un’intera comunità costretta a vivere tra contraddizioni: da un lato, la necessità di un lavoro che garantisca il sostentamento; dall’altro, le ferite profonde inflitte a persone e ambiente. Nel documentario “Ilva, acciaio e malattie”, Marta Clinco e Andrea Lops di Sabbie raccontano la vita quotidiana di chi resiste. Maria vive nel quartiere Tamburi, a ridosso dello stabilimento, e ha due figli autistici. Ignazio è l’anima del Mini Bar, storico nel quartiere. Taranto non è sola: l’ONU l’ha definita una “zona di sacrificio”, termine che racchiude la tragica realtà di molti territori in cui l’industria pesante scarica i suoi costi più alti su cittadini e lavoratori. Il recente pronunciamento della Corte di Giustizia dell’UE impone di chiudere gli impianti che minacciano ambiente e salute, ma il cambiamento richiede volontà politica e investimenti concreti. E mentre la deindustrializzazione sembra lasciare solo macerie, il futuro delle comunità marginali dipenderà dalla loro capacità di divenire protagoniste di un nuovo equilibrio sociale, culturale e ambientale. Per approfondire, iscriviti a PUBBLICO, la newsletter di Fondazione Feltrinelli. In questo numero i contenuti di Marzio G.Mian, Luca Novelli, david bidussa e Michele D’Alena. ➤ https://lnkd.in/drJqR4bv #Taranto #ZoneDiSacrificio #Ambiente #Ilva #FondazioneFeltrinelli #Pubblico

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Barbara Quadri

Disoccupato presso librerie paoline

2 mesi

Molto istruttivo

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