#Andrea #Mura ha coronato il suo sogno di fare il giro del mondo, e oggi è tornato nella sua #Cagliari.
Una passeggiata in Atlantico e negli Oceani, lunga quasi 25 mila miglia, qualcosa come 45 mila chilometri, nell'ambito della Global Solo Challenge.
Che naturalmente rappresentano una distanza calcolata per assoluto difetto, visto che le barche a vela non vanno dritte... ma procedono a zig-zag.
L'ha fatto con la sua #Vento #di #Sardegna, una barca vecchia decenni, per quanto Andrea sia stato in grado di ringiovanirla periodicamente, mantenendola competitiva.
Cosa induce un uomo a mettere in #pericolo la sua vita, per competere ad armi impari, contro la potenza del mare?
I soldi?
Non credo proprio.
Per quanto un velista possa ricavare dagli sponsor, i rischi vitali, l'immenso sacrificio ed il conseguente stress psico-fisico a cui si sottopone, 24 ore al giorno, per settimane o mesi a seconda delle regate, la renderebbe la prestazione lavorativa tra le meno convenienti.
La notorietà?
Ma quando mai... i tanti c.d. "#influencer" insegnano che basta davvero molto meno...
Penso si tratti quindi di una sorta di istinto che hanno dentro, questo mi è sempre arrivato quando ho parlato con velisti di questo calibro.
E' qualcosa di intraducibile a parole e di difficilmente comprensibile per chi ne ammira le gesta dal salotto di casa propria.
Vedo questa spinta molto simile, fatte le debite distinzioni, a quella che anima che motiva gli #imprenditori.
I quali dedicano la loro vita alla loro impresa, non per soldi, non per ottenere notorietà o altro.
Questi risultati arrivano, col tempo e la dedizione, ma sono un effetto secondario. Un "effetto naturale", per dirla giuridicamente.
La #passione è il vero motore.
Ecco, forse gli imprenditori, quelli veri, dovrebbero volgere il loro sguardo ai velisti.
Perché anche quelli che non sono mai saliti neanche su un canotto, scoprirebbero tante inclinazioni in comune con chi affronta gli #oceani.
[Foto tratta dal profilo Facebook di Vento di Sardegna]