Post di Giusy Ferraina

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Consulente web marketing e communication. Giornalista pubblicista, direttrice del magazine RadioFoodit, food writer per diverse testate, speaker di Radio Food con il podcast Misticanza

Eccolo il nuovo numero di Pizza e Pasta Italiana, raccontato dal nostro direttore Antonio Puzzi

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Ufficio Network Slow Food Italia - Direttore responsabile Pizza e Pasta Italiana - PhD Student XXXIX Dottorato Nazionale in Heritage Science

Napoli è la mia città e, in quanto tale, è difficile raccontarla sulle pagine di una rivista. Pur lavorando ogni giorno per la ricerca dell’oggettività, il rapporto con Napoli è per me pari a quello che si ha con i propri genitori, anzi con la propria madre perché, come dice una celebre canzone partenopea: “Napule è mammà”. E con una madre si litiga, ci si confronta, talvolta da una madre ci si allontana ma l’amore non finisce e va ben oltre le distanze di spazio e di tempo. Ciò che mi ha più colpito nella costruzione di questo numero di Pizza e Pasta Italiana che, come ogni settembre, è dedicato alla “capitale della pizza” è che questa sensazione di “odi et amo” (per dirla con l’elegia di Catullo) ha riguardato tutti coloro che hanno scritto i propri contributi: troverete, infatti, in quasi ogni articolo, perifrasi come “la coincidenza degli opposti”, “luogo in cui vanno a braccetto luci e ombre”, “miseria e nobiltà”. Sì, è forse vero che ciò che per me vale per Napoli potrebbe essere pedissequamente applicato a ciascuno per la propria città natale ma credo che Napoli abbia qualcosa di diverso (non di più ma di diverso) perché, come sintetizza Luciano De Crescenzo: “Ogni luogo del mondo avrebbe bisogno di un po' di Napoli, perché Napoli non è una semplice città, ma uno stato d'animo”. Di questo dovrebbe andare fiera la mia città nel suo rapporto con la pizza: non di sentirsi superiore, né di un diritto di primogenitura, né tantomeno di essere l’unica detentrice del sapere. La vera forza della pizza napoletana sta, infatti, nel suo essere riuscita a diventare identità, bene comune. Ho provato allora a riscrivere la frase di De Crescenzo, sostituendo alla parola Napoli le parole “pizza napoletana” e alle parole “luogo” e “città” la parola “pizza”. Rileggetela con me: “Ogni pizza del mondo avrebbe bisogno di un po’ di pizza napoletana, perché la pizza napoletana non è una semplice pizza, ma uno stato d’animo”. Ed è questo l’augurio che faccio a ogni pizzaiola e a ogni pizzaiolo, a Napoli e in ogni parte del mondo. *** In questo numero parliamo delle origini della cucina italiana con Federico II, di pizza fritta e salute, di frutta sulla pizza napoletana, di valorizzazione del Made in Italy, di "pizzaioli emigranti", dell'allevatore Vincenzo Brunetti, di Terra Madre, di Grand Tour Italia, del Campione del Mondo STG Lorenzo Carletti, dello Stregotto di Strega Alberti e Chinotto Neri, delle migliori 10 pizzerie napoletane "gluten free" e, ovviamente, di "storie di pizza" che questo mese sono dedicate a Vincenzo Capuano, La Gatta Mangiona, al bellissimo progetto di Pizzeria dell'Impossibile di Fratelli la Bufala e alla follia creativa di Antonello Cioffi a La Piedigrotta Varese. Per voi abbiamo letto, infine, "L'ananas no", un giallo "romagnolo" edito da Bompiani. Grazie, come di consueto, a Domenico Maria Jacobone, Monica Pisciella, Giusy Ferraina, Noemi Caracciolo, Giampiero Rorato, Marisa Cammarano, Caterina Vianello e Caterina Orlandi.

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