💇🏻♀️ Hai 24 anni. L’adolescenza è più o meno finita, l’età adulta è più o meno cominciata. Inizi a capire chi sei, cosa vuoi. Ti guardi allo specchio e lo sai: sei una persona diversa. Le tue idee, i tuoi valori, i tuoi obiettivi, i tuoi gusti: tutto è cambiato, si è evoluto. E quindi, che fai? Ti tagli i capelli. Niente di strano: lo abbiamo vissuto anche noi. E ti sorprenderà: lo vivono anche le aziende. I brand nati dieci, quindici, venti, trenta anni fa potrebbero, oggi, non riconoscersi più nella propria immagine originale. Anche loro hanno bisogno di un nuovo taglio. Ma, invece di andare dal parrucchiere, si rivolgono a un brand designer. E fanno un rebranding. Ora, un marchio può reinventarsi in mille modi differenti. Può modificare il colore del logo, la tipografia, una impercettibile virgola. Cambiare, sì, ma con un leggero caschetto. Niente tinta rosso fuoco. Oppure, può stravolgere completamente la sua identità. Tempie rasate, cresta verde. Libero sfogo alla fantasia. Per comprendere appieno il meccanismo, abbiamo selezionato due case studies iconici, e molto diversi tra loro, del 2024: Jaguar e Decathlon. Analizziamoli nel dettaglio nel nostro ultimo articolo 👉🏻 https://lnkd.in/dZa8mdgY
Post di Groweb srl
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Questa immagine fotografa 50 pacchi, o meglio 50 prodotti, e aggiungerei, 50 storie diverse. In questa foto ci sono 50 persone, eppure non si vedono, sono praticamente invisibili, ma chi acquista da #lyddawear ha per forza una storia, spesso una storia iniziale di sofferenza che poi si è trasformata in un percorso di vita ri-adattato. Non pubblichiamo mai le foto dei nostri "pacchetti" poichè è il nostro lavoro quotidiano, ma poi continuo a leggere l'ennesimo articolo sulla moda "adaptive" dove si continua a non nominare #lyddawear, e allora mi viene voglia di "curiosare" in rete per cercare i brand riportati negli articoli. Oggi mi accorgo che alcuni dei nomi riportati non hanno nemmeno il sito internet dove attraverso uno shop si possa acquistare. Direte voi che i prodotti si troveranno in negozi fisici, ma se fosse così, come mai nel sito, quando c'è, non sono indicati? Eppure, in questo momento storico #lyddawear vende 50 pacchetti, o meglio 50 storie di persone che da sole hanno cercato in rete e trovato una soluzione ai loro problemi. Sarebbe bello se l'informazione fosse maggiormente veicolata a livello "giornalistico", così molte di più sarebbero le persone aiutate. Noi intanto facciamo la nostra parte esistendo. #adaptive #fashion #moda #disability #lyddawear
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Benvenuta nella mia collezione esclusiva di guide digitali: “Valorizza la Tua Silhouette”, un percorso per esplorare e celebrare le diverse forme del corpo attraverso la moda, una serie di magazine creata pensando a te che desideri abbracciare e valorizzare al meglio la tua forma del corpo. Queste guide in formato digitale sono il frutto della mia profonda passione ed esperienza nel campo dell’immagine personale e dello styling, pensate per renderti sicura di te stessa e radiosa in ogni circostanza. Clicca sul link e Scopri di più ⬇ https://lnkd.in/dPC8TSmN #bodyshape #autostima
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COMECOSACHE? (il glossario del brand e della comunicazione per curiosoni) Rieccoci con un nuovo episodio di COMECOSACHE? dove proviamo a spiegare con parole semplici concetti appartenenti al mondo del branding, del marketing e della comunicazione, dei quali non conosciamo il significato. Quando un brand vira la propria identità visiva verso un trend del settore che mira all'omologazione, ovvero a uniformarsi anziché distinguersi fino ad apparire pressoché uguali o simili ai competitor, se non fosse per il naming differente, si parla di blanding. Cosa significa in pratica? I brand della moda ne sono un esempio drammatico: per anni, tutte le maison si sono rincorse al grido de "a morte le grazie" (inteso come elementi decorativi dei caratteri) utilizzando per i propri loghi caratteri tipografici simili, se non uguali, pur di privilegiare la leggibilità della marca e assecondare il parere "dal basso" dei social. La ricorsa al minimalismo ha fatto vittime illustri. Uno su tutti Burberry che, nel giro di pochi anni, ha prima "blandizzato" il proprio logo segnando un distacco notevole dai caratteri tipicamente bodoniani del passato per abbracciare un sans serif anonimo e un monogramma che rappresentava il tentativo di riprendere contatto col fondatore Thomas Burberry, salvo ripensarci pochi anni dopo tornando allo stemma originale coadiuvato da un lettering dotato senz'altro di maggior personalità. Qui sotto potete vedere l'evoluzione, dal primo all'ultimo. Tutto ciò, oltre a confondere notevolmente pubblico e clienti (una delle regole fondamentali del branding è distinguersi senza stravolgere mai a meno di reali e comprovate esigenze, né troppo spesso per non apparire poco sicuri di sé e della propria vision), ha rappresentato una cifra bella alta nella nota spese del brand, di quelle da far venire i brividi. Tutto chiaro? E voi avete altri esempi? Al prossimo #DScomecosache! #DaniloSpanu #DSbrANDesign #brandizziamoci #branding
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Sembra che l’idea sia nata direttamente dentro l’ufficio stile, per desiderio di una delle figlie della proprietà di vestire il proprio cucciolo. O così almeno mi ha raccontato il commesso della boutique bolognese. Et voilà, la collezione Pet Wear firmata #Boggi. 3 spunti di riflessione che toccano strategia, branding, marketing, comunicazione. • Il primo: la #posizione fisica dello scaffale all’interno del negozio. Lì, vicino alla cassa, dove si finalizzano gli acquisti, quelli ragionati, e anche quelli più istintivi perché magari l’oggetto ti piace, ti incuriosisce, ti ha fatto venire in mente il tuo cucciolo o un potenziale regalo. Lì, pronto per chiudere il conto, potresti dirti “Perché no?!” e il gioco è fatto. • Il secondo: l’#estensione della Marca. Un po’ di cose ci sono già nell’offerta: piccola pelletteria, accessori fashion, occhiali da sole. Ma invece di buttarsi sui profumi, sperimentano il Pet Wear, una categoria completamente diversa, lontana. O forse non così tanto lontana? Questo ci guida direttamente all’ultimo punto. • Il terzo: a chi stanno parlando? Non penso sia l’addicted del Pet Wear che forse non sa neanche di questa proposta tutto sommato anche limitata nei pezzi che offre, piuttosto il loro #cliente abituale che potrebbe avere un cane di taglia piccola. É quel cliente che potrebbe non preoccuparsi di spendere cento euro in più per un gadget, e quindi, di nuovo, perché no?! É a conti fatti un up-selling strategico che aumenta la diffusione e la conoscenza della marca. • • • #brandextension #brandingstrategies #brandexperience ͠ ☕️ Ti fermi a fare due chiacchiere? Qui parliamo di #Branding e di #strategie curiosando su cosa accade intorno a noi per capire meglio come questa affascinante materia, che è appunto il Branding, circonda le nostre vite e ci influenza tanto nel quotidiano quanto nel medio-lungo periodo.
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Ok, parliamone. Dare uno stile alla pagina di un cliente come Globo, che si occupa di abbigliamento e che ha come obiettivo principale quello di mostrare il catalogo in vendita… non è semplice. Ma la sfida principale è soprattutto riuscire a renderlo personale e autentico, rispettando comunque le esigenze e i desideri del cliente. Ecco quello che abbiamo fatto noi: 🔹Abbiamo preso le distanze dalla foto prodotto “volante” e ci siamo concentrati sulle persone, inserendole in un contesto definito. In questo modo il prodotto c’è, ma chi visita la pagina vede delle persone, vede i capi d’abbigliamento contestualizzati e indossati, permettendo di farsi un’idea più chiara di ciò che sta cercando. 🔹Abbiamo dato COLORE, una cosa che prima era quasi del tutto assente. I colori rispecchiano il mood della stagione e danno al feed una coesione che prima mancava. L'aspetto visivo del feed risulta così luminoso e vivace, giovanile e dinamico. Si nota la differenza?
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L'ironia dei brand & la #memefication della moda Perché la moda, un tempo sinonimo di esclusività e serietà, oggi si diverte a prendersi gioco di sé stessa? Nella mia ultima newsletter esploro come i brand giochino coi meme, mescolando ironia e #marketing. Dalla #culturapop ai #socialmedia, la moda si reinventa abbracciando il paradosso: può essere frivola e profonda, un gioco e un'arte, il tutto nello stesso momento. Un'analisi delle opportunità, delle sfide e delle controversie di questo fenomeno! Leggimi su #Substack 👇 #Moda #Ironia #Memefication #CulturaPop #FashionMarketing
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Ogni anno viene scelto un colore ed eletto “colore dell’anno”. Lo determina un’azienda statunitense che si occupa di classificazione dei colori e dei materiali: Pantone Matching System. Nel 2024 è stato Peach Fuzz una sorta di color pesca, nel 2023 il magenta, nel 2022 viola…e così via e ad ogni tonalità è abbinata la motivazione e la spiegazione di cosa esalta e richiama quel colore. Tutto questo mi ha sempre fatto reagire, in genere le tendenze mi hanno dato sempre motivo di riflessione. Perché devo scegliere un colore solo perché di tendenza? Questo colore risuona con me? Mi piace davvero? Ho sperimentato che quando si utilizzano colori e tonalità perché “si usano”, succede che per un periodo ma solo per poco si è in linea con la tendenza e poi tutto cambia ancora e ritorna la necessità di cambiare. Invece ricercare ciò che è in armonia col nostro essere, che ci fa stare bene e che parla di noi è la vera evoluzione che deve accompagnare le scelte di ognuno. Qual’è il tuo colore? Qual’è il colore che parla di te? Queste domande sono alla base del metodo che offro per accompagnarti nelle tue scelte. La casa è la tua e deve parlare di te. (ph dal w e b)
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Di chi saranno questi occhiali? 👓 E’ in arrivo la #mascotte che rappresenterà uno dei nostri prodotti più apprezzati. Per sapere di cosa si tratta dovrete pazientare ancora qualche giorno, intanto però condividiamo con voi il percorso che ci ha potato alla sua creazione. Come prima cosa abbiamo lavorato sul #ToV partendo dai #valori e dalla #personalità del brand/prodotto di riferimento, un marchio sincero, informale, autentico e genuino, con il gusto piacevole per le cose semplici e per le relazioni sincere. 📣 La sua #visual identity gioca con colori #pop e con un font che ne rispecchia i valori, adattato poi per agevolare la lettura anche online. 🎨 Un #moodboard, realizzato ricercando stili e tendenze grafiche pertinenti in giro per il web, ha ispirato diverse bozze, manuali e digitali, che ci hanno aiutato a costruire una prima #visualizzazione del nostro logo. Ma è solo dopo diverse valutazioni, revisioni e modifiche del progetto grafico iniziale che siamo finalmente arrivati ad una soluzione che ci ha convinto. ✔ Un logo fresco e vivace, che rende visibile e concreta la #identità di marca del nostro prodotto, espressivo a tal punto che non potevamo non eleggerlo a mascotte. Siete riusciti ad immaginarvela e a capire quale prodotto rappresenta? Scrivetecelo nei commenti e restate sintonizzati per scoprirla in anteprima #ideamarketing #comunicareconglioggetti #unmondodidee #brandedsolution #brandyourbusiness
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𝗗𝗮 𝗯𝗮𝗺𝗯𝗶𝗻𝗮 𝘀𝗼𝗴𝗻𝗮𝘃𝗼 𝗱𝗶 𝗲𝘀𝘀𝗲𝗿𝗲 𝘂𝗻𝗮 𝘀𝘁𝗶𝗹𝗶𝘀𝘁𝗮.𝗢𝗴𝗴𝗶 𝘀𝘁𝘂𝗱𝗶𝗼 𝗰𝗼𝗺𝗲 𝗹𝗮 𝗺𝗼𝗱𝗮 𝗿𝗶𝗲𝘀𝗰𝗲 𝗮 𝗳𝗮𝗿𝘀𝗶 𝗱𝗲𝘀𝗶𝗱𝗲𝗿𝗮𝗿𝗲. Da piccola passavo ore a disegnare abiti, immaginando collezioni intere. Creavo vestiti per le mie Barbie con scotch, pezzi di stoffa, nastri e tutto ciò che trovavo in casa. Non era solo un gioco: organizzavo vere e proprie sfilate di moda, costruendo passerelle improvvisate con quello che avevo. Il mio sogno era chiaro: diventare una grande stilista. Ma si sa, non tutti i sogni che facciamo da bambini diventano realtà... Eppure quel mondo non l’ho mai abbandonato. La #moda ha continuato ad affascinarmi, proprio come l’#arte. Quello che mi ha sempre colpita di entrambi è la libertà di espressione: la possibilità di raccontare chi siamo senza dire una parola. #Moda, #arte e #neuromarketing rappresentano per me un pò un Triangolo delle Bermuda: entri in questo intreccio di creatività ed emozioni e ti perdi. Ma non nel senso negativo. Ti perdi perché questi tre mondi sanno catturarti, coinvolgerti e trasportarti altrove. È lì che spariscono i confini tra emozione e strategia. Cosa hanno in comune un quadro di Kandinsky, un abito di Dior e una campagna pubblicitaria di Gucci? Più di quanto immagini. L’arte e la moda da sempre si ispirano e contaminano a vicenda. L’arte suggerisce forme, colori, linee; la moda prende quelle idee e le trasforma in qualcosa di tangibile, indossabile, vivo. Ma il vero collante tra questi due mondi è il neuromarketing. Ed è qui che la mia passione ha trovato il suo spazio. Il #neuromarketing studia cosa accade nella nostra mente di fronte a uno stimolo emozionale o estetico. È capire perché ci innamoriamo di un vestito, cosa ci spinge a cliccare su "Aggiungi al carrello" o perché certi marchi diventano icone mentre altri restano solo rumore di fondo. Le grandi opere d’arte e i capi di moda non comunicano solo visivamente. Vendono emozioni, cultura, identità. Proprio come una campagna pubblicitaria ben fatta. Ti sei mai chiest* perché alcuni brand sembrano parlare direttamente a te? Ti colpiscono dritto al cuore e alla mente. E no, non è un caso. Moda e arte non sono solo estetica, sono #neuroscienze applicate. Ogni scelta – il colore di un tessuto, la texture di un packaging, il design di una vetrina – è studiata per attivare emozioni profonde e guidare le nostre decisioni. L’abito nero che ci fa sentire più sicuri, il logo dorato che grida lusso, la pubblicità che ci fa esclamare “Questo brand è proprio me, parla di me!”. Ed è proprio qui che nasce il mio scopo: capire e analizzare come moda, arte e neuromarketing si intrecciano per creare esperienze indimenticabili. Esperienze che non solo ci attraggono, ma che ci fanno sentire più autentici, più noi stessi. Questa è un pò della mia storia, ma sono curiosa di conoscere la tua. Iniziamo da qui, qual’era il tuo sogno da bambin*? #marketing #neuromarketing #fashion #art
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Il mondo della moda è una giungla! (Anche un po’ una merda, ma non è l’oggetto di questo post). Per un brand indipendente, giovane o meno giovane, riuscire a esistere, resistere e vivere (non sopravvivere) è una lotta continua. Capire come orientarsi, dove produrre, quanto, come vendere, a chi, come, seguire le stagioni, le fiere, assecondare i clienti e le aspettative di un mondo sempre più veloce e che richiede novità a ciclo continuo. Emulare i grandi marchi, non come atteggiamento mentale, ma come modello di business è qualcosa che, alla lunga, distrugge e costringe a chiudere. Accettare ordini senza acconti, accordare pagamenti a lunga scadenza, farsi in quattro affinché le aziende producano le collezioni dovendo accettare minimi di ordine altissimi…un modello, quello della moda, che va bene per chi ha spalle coperte e grandi capitali a disposizione, ma non certo per chi è indipendente e cerca solo di trovare il proprio posto tra milioni di abiti. Che poi, alla fine, SOCCOMBONO… Si può fare le cose in maniera differente? No, si DEVONO fare in maniera differente. Ripensarle. Riadattarle alla propria dimensione ed esigenze lavorative. Trovare vie alternative più inclini alla propria visione. Uscire dal circo delle stagioni e dei calendari imposti. Dalla convinzione che “si è sempre fatto così”. Avere un’attitudine da “grande” nella visione e nella progettazione, ma sfruttare le possibilità e la versatilità di essere un piccolo brand per fare le cose in un altro modo. Quel modo che non è il copia/incolla dei trend (che due. ), ma la creazione di nuovi spazi di vita dove poter davvero fare la differenza. PS: Sul ripensare la moda ci ho scritto un libro. Lo trovate versione ebook sul mio sito www.morgatta.com
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Full Stack Developer | Contractor | Freelance | PHP, Laravel, Node.js, Vue, Svelte
2 mesiPerò il nuovo logo di Jaguar è imbarazzante dai! Molto asettico, infantile. Stiamo parlando di un icona delle auto di lusso… il font originale aveva davvero qualcosa di “felino”… più che Jaguar potevano chiamarla Kitten 🤣