Nella lettura, vive la memoria. Oggi, ci uniamo nel ricordo delle vittime dell’Olocausto: un momento cruciale per alimentare una consapevolezza collettiva su uno dei capitoli più bui dell’umanità e per promuovere una riflessione profonda, critica e responsabile, che sappia orientare le generazioni presenti e future verso un mondo libero dall’odio e dall’intolleranza. Come Gruppo, sosteniamo l’importanza di tramandare la memoria storica attraverso la lettura per mantenere vivo il ricordo di chi ha vissuto sulla propria pelle l’orrore delle persecuzioni. Per questo, vi proponiamo una selezione di titoli pubblicati dalle nostre case editrici: opere che, con profondità e sensibilità, illuminano il passato per costruire un futuro più consapevole. Scoprili qui: https://lnkd.in/dHPk7Pyf
Post di Gruppo Mondadori
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Riflettendo sulla Giornata della Memoria, mi colpisce quanto sia fondamentale mantenere vivo il legame tra memoria storica e consapevolezza del presente. La "soluzione finale" non fu un evento improvviso, ma l’apice di un lungo processo di disumanizzazione, alimentato da propaganda e politiche che, passo dopo passo, resero accettabile l’inaccettabile. È un monito che non possiamo ignorare: i crimini più gravi non nascono nel vuoto, ma si costruiscono lentamente, normalizzando discriminazione e odio. Oggi, di fronte a fenomeni di esclusione, razzismo e alla violazione dei diritti fondamentali, mi è impossibile non notare paralleli inquietanti. Le politiche di disumanizzazione verso migranti e rifugiati rappresentano una deriva pericolosa, una minaccia ai valori democratici e ai diritti umani che dovremmo difendere con fermezza. La Giornata della Memoria non dovrebbe ridursi a una semplice commemorazione. Deve essere un momento di profonda riflessione sul presente, affinché il ricordo delle tragedie passate ci aiuti a riconoscere e contrastare i rischi del nostro tempo. Solo così possiamo impedire che la storia si ripeta, in forme diverse ma altrettanto devastanti.
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Quella di Libero è una prima pagina vergognosa! La memoria storica non è un’ossessione, ma un dovere collettivo che fonda la sua ragione d’essere nella tutela della dignità umana e nella preservazione dei valori su cui una comunità democratica si basa. È un atto di responsabilità verso il passato, un impegno morale per non dimenticare ciò che è stato, e per guidare il presente. Sminuire o ridicolizzare la memoria di un periodo oscuro, o peggio, proporre una narrazione che banalizza crimini storici, significa minare i pilastri su cui poggia la società civile. L’antifascismo non è una retorica da contrapporre a un’ideologia, ma una scelta di campo per difendere libertà, uguaglianza e diritti umani. Quando una nazione, che si definisce democratica, permette che si glorifichino simboli o figure che incarnano tirannia e violenza, si rischia di confondere il valore del ricordo con la manipolazione politica. La memoria non è ossessione: è resistenza, è consapevolezza, è il fondamento stesso della giustizia.
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🕯️ #GiornodellaMemoria Oggi ricordiamo una delle pagine più buie della storia, un momento che ci invita non solo a riflettere, ma anche ad agire. La Memoria non è solo un atto di ricordo, ma un impegno quotidiano per difendere valori fondamentali come il rispetto, la dignità e la libertà. Ricordare è un atto di giustizia. Costruire è un dovere morale.
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La Giornata della Memoria è un momento importante per ricordare le vittime dell’Olocausto, e un’occasione per riflettere sulle conseguenze dell’odio, dell’indifferenza e della discriminazione. “Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate: anche le nostre” diceva Primo Levi. Questa giornata ha un compito fondamentale per le nostre vite: valorizzare la memoria, non solo come esercizio di civiltà ma, soprattutto, come strumento di resistenza verso una società che spesso sceglie di dimenticare. La Memoria è un dovere, agire è una responsabilità.
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Altra riflessione del tutto non condivisibile è quella nella quale lei riduce il concetto di patria a una caricatura. La patria, intesa come “dimora di libertà e uguaglianza”, è compatibile con l’identità nazionale e il rispetto delle radici culturali di un popolo. Negare questo significa svuotare la patria di significato, trasformandola in una vaga aspirazione cosmopolita priva di ancoraggi storici. Giuseppe Mazzini, da lei citato, amava l’umanità, ma non rinnegava l’importanza del contesto nazionale come fondamento per l’emancipazione dei popoli. Lei, in seguito, accusa il Ministero di “manipolare” la memoria del 25 aprile, ma è lei a piegare la Storia ai suoi scopi. Equiparare la celebrazione delle vittime civili delle guerre a una forma di revisionismo è una falsità intellettuale. Ricordare le sofferenze di tutti – bombardati, deportati, partigiani, e persino civili inconsapevoli usati come scudi umani – non sminuisce il valore della Liberazione, ma lo arricchisce. La Storia non è un tribunale, e il suo uso ideologico tradisce proprio quella missione educativa che dice di voler difendere. La sua lettera scade infine in accuse personali e gratuite, come quella relativa al comportamento della sottosegretaria Frassinetti. Invece di offrire argomenti, lei si rifugia nel pettegolezzo politico, una strategia sterile che nulla aggiunge al merito del dibattito. Egregio professore, la scuola deve essere il luogo in cui si formano cittadini liberi e consapevoli, non militanti di una fazione. Le sue parole tradiscono un intento divisivo, che mira a delegittimare chiunque non si conformi alla sua visione politica. La Costituzione non appartiene né a lei né a me, ma a tutti gli italiani. La sua missione di educatore dovrebbe essere quella di insegnare ai giovani a leggerla nella sua complessità, non a strumentalizzarla per fini ideologici. Con rispetto, ma del tutto in disaccordo con lei Giorgio Pannunzio (Fine)
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L’ARTE SVELATA Un libro di grande interesse con un mio contributo Sono molto contento di presentare un testo importante per la storia della mia città,Varese,spesso sottovalutata.Un lavoro ricco di preziosi contributi-curato da una rinomata critica d’arte come Serena Contini e dall’assessore alla cultura Enzo R. Laforgia,stimato professore e storico di professione-a cui ho avuto il piacere e l’onore di partecipare con un mio saggio.Un gradito ritorno all’attività per cui mi ero laureato:lo studio della storia contemporanea(dopo un lungo flirt con quella tardoantica e altomedievale). Il fatto poi che la pubblicazione esca nel centesimo anniversario del martirio di Giacomo Matteotti, gigante della vera Politica, trovo aggiunga significato particolare al mio saggio. Il capitolo di cui mi sono occupato s’intitola "Case del Fascio: una dimora, un partito" ed è dedicato,oltre che alle tipologie architettoniche e funzionali di queste strutture disseminate per tutta la penisola,soprattutto alla comparazione-e al relativo stravolgimento-di edifici,organizzazione politica ed elementi simbolici socialisti(fascio littorio in primis)operato da Mussolini in qualità di ex dirigente del PSI. Innanzitutto la trasformazione del fascismo da movimento a partito nel 1921,sul modello di quello socialista(primo esempio in Italia mutuato dalla SPD tedesca),con la differenza della base sociale di consenso(la piccola borghesia cittadina,seguita dalla grande borghesia agraria,infine quella industriale,unite da un’implacabile opposizione contro le conquiste degli operai delle grandi fabbriche e delle cooperative contadine durante il Biennio Rosso),della rapida eliminazione di ogni pubblica dialettica interna e dell’affermazione di stampo autoritario e militaresco del leader […] A seguire,il passaggio dai“covi”dei Fasci Italiani di Combattimento alle Case del Fascio del Partito Nazionale Fascista al potere,della dittatura consolidata e tendenzialmente totalitaria(non fosse stato per la presenza della monarchia e della chiesa cattolica,comunque dal ‘22 e dal ‘29 esplicitamente conniventi).Anche qui il prototipo materiale-non i contenuti,perché il socialismo della Seconda Internazionale era sostanzialmente di natura libertaria e ben inserito nei pur carenti sistemi democratici liberali dell’epoca-era la Casa del Popolo […] Terzo punto:un approfondimento sull’appropriazione del fascio littorio da parte del regime fascista.Da simbolo di riscatto plebeo nell’antichità,di rivoluzione repubblicana contro la monarchia assolutista nella Rivoluzione Francese,di rivoluzione proletaria come completamento della precedente nel socialismo del XIX secolo a vera e propria spada di Damocle pendente da ogni edificio pubblico sulla testa degli italiani(stile minaccia alla condanna per decimazione del nostro esercito durante la prima guerra mondiale) […] Testo completo in https://lnkd.in/ecu8d2G #News #Cultura #Italia #Varese #Libro #Art #Storia #Politica #Antifascismo
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Tommaso d'Aquino e i variegati aspetti della #Giustizia. Concetti di cui si è parti, di perenne attualità, a servizio della persona e sua edificazione umana. Il bene comune della pace si agisce, e nella conoscenza!
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I "Perché" di Matilde Iaccarino, autrice di "1983 La grande ferita", un libro innovativo dove documenti inediti sulla crisi del Bradisismo a Pozzuoli del 1983 aprono uno sguardo diverso sul motivo per cui oggi ancora si parla di Emergenza in relazione ad un fenomeno decisamente antico e che non finirà mai! #pozzuoli #bradisismo #destinationblog
🎙📸 Con questa intervista a Matilde Iaccarino inauguro la rubrica "Le Mie Interviste", un viaggio tra puteolani doc e non, che raccontano il loro "perchè", sviluppando insieme a me il senso delle loro opere, della loro arte e del loro lavoro. Con Matilde riprendiamo la memoria in parte scalzata della grande ferita del 1983 che ha vissuto Pozzuoli e cerchiamo di trarre qualche suggestione per il futuro. Buona lettura ☺️
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Giorno della Memoria: con Elena Pirazzoli si parla di “Luoghi, politiche e forme memoriali della deportazione e della Shoah in Europa”
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2 mesiBravo cher Federico