L’Italia è fra le eccellenze europee. Almeno per quel che riguarda la presenza di donne nei consigli di amministrazione delle società quotate in Borsa. I dati Consob indicavano a fine 2023 una percentuale femminile al 43,1%, ben superiore al 7% del 2011, anno in cui è stata approvata la legge 120, cosiddetta Golfo-Mosca dai nomi delle due parlamentari firmatarie. Prima dell’Italia solo la Francia (46,7% nel Cac40 e 46,3% nell’Sbf 120) e la Norvegia (43,5%), che per altro è stata la prima nazione europea a dotarsi di una legge sulle quote di genere nel 2003.
𝗣𝗿𝗲𝘀𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗳𝗲𝗺𝗺𝗶𝗻𝗶𝗹𝗲 𝗻𝗲𝗶 𝗰𝗼𝗻𝘀𝗶𝗴𝗹𝗶 𝗱𝗶 𝗮𝗺𝗺𝗶𝗻𝗶𝘀𝘁𝗿𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 : l’Italia è fra i Paesi più virtuosi in Europa
«Le aziende sono ancora governate principalmente da uomini, ma il talento, la leadership, la capacità di costruire e innovare non appartengono a un genere solo.
𝖯𝗂𝖾𝗍𝗋𝗈 𝖫𝖺𝖻𝗋𝗂𝗈𝗅𝖺 𝖢𝖤𝖮 𝖽𝗂 𝖳𝖨𝖬
Nell’ultima tornata di assemblee è stato rinnovato il cda di Tim, che per la prima volta nella storia della società è guidato da una donna, Alberta Figari.
L’Italia è fra le eccellenze europee. Almeno per quel che riguarda la presenza di donne nei consigli di amministrazione delle società quotate in Borsa. I dati Consob indicavano a fine 2023 una percentuale femminile al 43,1%, ben superiore al 7% del 2011, anno in cui è stata approvata la legge 120, cosiddetta Golfo-Mosca dai nomi delle due parlamentari firmatarie.
Fonte @ilsole24ore
https://lnkd.in/dVwJXpcA
Un dato che emerge a chiare note dal report è il ruolo marginale femminile nel processo decisionale delle aziende. Nonostante siano stati fatti passi importanti dall’approvazione della Legge Golfo-Mosca, e quindi sempre più donne siedano nei consigli di amministrazione, delle 40 aziende italiane quotate solo il 3% risulta essere guidata da una donna.
GLI UOMINI SI FACCIANO DA PARTE E LASCINO PIÙ SPAZIO ALLE DONNE!
Si tratta di parole uscite niente di meno che dalla bocca di Barack Obama.
Il vero grande lavoro sta nel creare una squadra di inclusione tra uomini e donne dove le donne hanno capacità di potere e quindi di decisione, decisioni che creano cambiamenti.
Ma ...gli uomini sono pronti a questo?
Gli uomini che vogliono dare voce di decisione alle donne esistono?
Oppure è tutto branding e marketing?
I numeri e gli esempi che abbiamo parlano da soli.
Dobbiamo creare, uomini e donne insieme, un nuovo modello di Leadership.
🩵🩷
Area Manager Direttore Commerciale VdA Piemonte Liguria presso Azimut
Un dato che emerge a chiare note dal report è il ruolo marginale femminile nel processo decisionale delle aziende. Nonostante siano stati fatti passi importanti dall’approvazione della Legge Golfo-Mosca, e quindi sempre più donne siedano nei consigli di amministrazione, delle 40 aziende italiane quotate solo il 3% risulta essere guidata da una donna.
La legge su Made in Italy pone un’attenzione particolare alle donne.
Con questa norma si vuole potenziare il ricorso agli strumenti di incentivazione dell’autoimprenditorialità, riservando risorse finanziarie ai progetti di autoimprenditorialità o di sviluppo di imprese femminili nel territorio nazionale, anche per superare le difficoltà incontrate dalle neo-imprenditrici nell’accesso agli ordinari canali del credito, nell’attuale contesto economico e finanziario segnato anche da un consistente incremento dei tassi sui prestiti alle imprese. Nell’ambito della misura “Nuove imprese a tasso zero” viene prevista la costituzione di un’apposita riserva in favore delle imprese a prevalente partecipazione femminile.
Negli Stati membri dell’#UE, entro il 2026 le #donne dovranno costituire il 40% degli #amministratori non esecutivi nei #consigli di #amministrazione delle aziende quotate in borsa. A stabilirlo è stata nel 2022 l’Unione Europea che vuole così “garantire che l’equilibrio di genere nei #cda delle grandi società quotate sia assicurato in tutta l’Unione”.
Se questo obiettivo sarà centrato o meno non si sa, ma da un recente studio di Harvard Business Review è emerso che la presenza di donne nei consigli di amministrazione può influire in #positivo sull’andamento degli stessi.
https://lnkd.in/gDpBuN6M
L'uguaglianza di genere non è solo un diritto umano fondamentale, ma anche una base necessaria per un mondo pacifico, prospero e sostenibile. Negli ultimi decenni si sono registrati progressi, ma il mondo non è sulla buona strada per raggiungere l'uguaglianza di genere entro il 2030. E, onestamente, l'improvvisa impennata del numero di donne nei CDA delle aziende quotate in borsa mi fa pensare solo a questioni di ESG e immagine, più che a una vera valorizzazione delle professionalità e competenze di queste persone.
Donne e ragazze rappresentano metà della popolazione mondiale e quindi anche metà del suo potenziale. Ma la disuguaglianza di genere persiste ovunque e ristagna il progresso sociale.
In media, le donne nel mercato del lavoro guadagnano ancora il 23 percento in meno degli uomini a livello globale e le donne trascorrono circa tre volte più ore degli uomini in lavori domestici e di cura non retribuiti.
La violenza e lo sfruttamento sessuale, la divisione iniqua di lavori domestici e di cura non retribuiti e la discriminazione nelle cariche pubbliche, rimangono tutti enormi ostacoli. Tutti questi ambiti di disuguaglianza sono stati esacerbati dalla pandemia di COVID-19: c'è stato un aumento delle segnalazioni di violenza sessuale, le donne hanno assunto più lavoro di cura a causa della chiusura delle scuole e il 70% degli assistenti sanitari e sociali a livello globale sono donne.
Stando ad un recente studio delle nazioni unite, al ritmo attuale, ci vorranno circa 300 anni per porre fine ai matrimonio programmati di bambini, 286 anni per colmare le lacune nella tutela giuridica ed eliminare le leggi discriminatorie, 140 anni perché le donne siano rappresentate equamente nelle posizioni di potere e di leadership nei luoghi di lavoro e 47 anni per raggiungere la parità di rappresentanza nei parlamenti nazionali.
#gender#genderequity#parità#opportunità#Esg
Le donne devono stare al loro posto.
E il loro posto sono anche i consigli di amministrazione, come ribadisce questa fondamentale campagna di Valore D 👇
In Italia, nel 2023, 4 poltrone su 10 nei consigli di amministrazione sono state occupate da una donna.
È un risultato importante e che segna un significativo distacco rispetto alla media globale, dove la percentuale si ferma al 23,3%.
Ma soprattutto, è un risultato che abbiamo raggiunto grazie a una serie di leggi sulla rappresentanza di genere su cui non possiamo permetterci di fare neanche un passo indietro.
L’unica direzione possibile è avanti.
Anche perché, di lavoro da fare ne resta molto: nel nostro Paese, infatti, solo il 4% degli amministratori delegati e solo il 6% dei direttori finanziari è donna.
E le donne che meritano di ricoprire questi ruoli non mancano.
Cosa ne pensano le donne?
Secondo le donne lavoratrici, le maggiori barriere per la crescita della leadership femminile rimangono legate alla difficoltà di conciliare lavoro e famiglia (per l’86% delle intervistate) e al fatto che la promozione di più donne in posizione di leadership non è ancora una priorità per le aziende italiane.
(Survey #EY#SWG settembre 2023, su un campione di 700 donne lavoratrici e manager).
Grazie Giovanni DeCarli, ne parleremo a settembre con Stefania ManciniPaola LazzariniPaola Caccia DominioniAntonio AvalleSimona PetrozziValeria GrassoStefano Negroni
Analisi e innovazione dei modelli di business | Business & Sales Coach | Sviluppo personale e organizzativo | Organizzazione e animazione eventi aziendali | Innovation Manager Ministero delle Imprese e del Made in Italy
In Europa l'Italia è seconda soltanto alla Francia per rappresentanza femminile nei board.
Secondo i dati dell'EY European Financial Services Boardroom Monitor infatti i consigli di amministrazione italiani dei player del settore finanziario e assicurativo vedono un 43,5% di donne nei cda. Nei board francesi la percentuale è pari al 46,6%.