“In base alle analisi di Alberto Brambilla e di «Itinerari previdenziali», quasi metà della popolazione italiana non paga imposte sul reddito. Su 59 milioni di abitanti, solo 32 milioni presentano una dichiarazione dei redditi positiva, cioè pagano almeno un euro di Irpef. Attenzione: non è che costoro frodino il fisco. Il 93,7% dell’Irpef viene pagato da 20 milioni di contribuenti. Il 15% dei contribuenti che dichiarano redditi superiori ai 35 mila euro ne porta sulle spalle il 63% …… il grosso della popolazione riceve benefici ai quali non contribuisce, almeno con l’imposta sul reddito. Per costoro è importante che il prelievo sia quanto più efficiente. I «pasti gratis» sono semplicemente quelli pagati dagli altri.” I numeri sono incontrovertibili e non lasciano troppo spazio a interpretazioni: Tagliare la spesa pubblica appare una misura di equità sociale
Post di Luigi Chiesa ✔️
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In troppo pochi parlano di questo problema .. troppa evasione , troppo peso fiscale su gente che lavora onestamente .. costi più alti per le imprese .. il tutto si traduce in stipendi bassi e una pressione sempre più forte sulla produttività di pochi .. chi non e’ costretto a pagare queste tasse così alte , se può , non lo fa .. unica via d’uscita è agire sulle detrazioni irpef di chi le deve pagare ..
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Si dice sempre che a non pagare le tasse in Italia sarebbe una precisa categoria di criminali: gli evasori. Bipedi facilmente riconoscibili perché si nutrono di ostriche e tagliolini al tartufo, secondo uno spot. In realtà l’evasione fiscale, anche grazie a strumenti come la fatturazione elettronica, si è molto ridotta negli ultimi anni. Abbiamo però un problema più grande, se non altro per dimensioni. Come ci ricordano le analisi di Alberto Brambilla e di «Itinerari previdenziali», quasi metà della popolazione italiana non paga imposte sul reddito. Su 59 milioni di abitanti, solo 32 milioni presentano una dichiarazione dei redditi positiva, cioè pagano almeno un euro di Irpef. Attenzione: non è che costoro frodino il fisco. Il 93,7% dell’Irpef viene pagato da 20 milioni di contribuenti. Il 15% dei contribuenti che dichiarano redditi superiori ai 35 mila euro ne porta sulle spalle il 63% . Le persone che pagano le imposte ne sostengono le spese, che piacciano loro o meno. Se percepiscono l’imposta come il prezzo di ciò che lo Stato fornisce loro, si chiederanno se si tratta di un buono o di un cattivo affare. Possono cercare di avere un’influenza sull’offerta di servizi, attraverso il loro voto. È una delle premesse della democrazia: si vota su come utilizzare risorse alle quali tutti contribuiamo. Che succede se un partito maggioritario è esentato dal pagamento delle tasse? A caval donato, com’è noto, non si guarda in bocca. Se non pago per la spesa pubblica, non m’interesserò né poco né punto della sua qualità. Tenderò a dare il mio consenso a chi me ne promette di più, dal momento che so che altri ne sopporteranno l’onere. È difficile, in queste condizioni, parlare anche di «patti sociali» o «doveri civici».. Il governo Meloni sin qui è stato fiscalmente prudente, e dobbiamo esserne grati al ministro Giorgetti. Non ha però segnato una discontinuità. Ridurre le tasse è un obiettivo nobile. Farlo senza toccare le spese è un gioco delle tre carte: le imposte vengono caricate sulle spalle dei nostri figli (debito) o su quelle dei pochi contribuenti che effettivamente le pagano. Soprattutto, e a questo i politici dovrebbero essere sensibili, crea un esercito di elettori che non ha nessun incentivo a valutare la qualità dei servizi erogati. L’idea che il centrosinistra possa trovare un nuovo protagonista in Ernesto Ruffini, l’ormai ex direttore della Agenzia delle Entrate, ha suscitato qualche sorriso. Per la destra, è la prova che la sinistra ha perso contatto con gli elettori: come pensare di costruire consenso attorno a quello che è facile liquidare come il capo degli esattori? Ma forse la sinistra stavolta non ha torto. Il grosso della popolazione riceve benefici ai quali non contribuisce, almeno con l’imposta sul reddito. Per costoro è importante che il prelievo sia quanto più efficiente. I «pasti gratis» sono semplicemente quelli pagati dagli altri.
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Un articolo dell'ottimo Alberto Brambilla che spiega il disastro fiscale Italiano. Dove ad esempio, una relativa minoranza di contribuenti (il 13,94% della popolazione che dichiara redditi da 35 mila euro in su), versa il 62,5% dell’Irpef. Relative minoranza che si fa carico di pagare le spese per assistenza sociale, istruzione, e quant'altro per tutti gli altri che si dichiarano bisognosi o presunti tali e che finora sono stati sempre ignorati dai governi che invece di affrontare il problema preferiscono girarsi dall'altra parte e incassare i voti. Vedremo poi, se con le finanze già allo stremo e con l'entrata in vigore del nuovo patto di stabilità in autunno, dove vanno trovati 8 miliardi di Euro aggiuntivi, chi governa si deciderà a fare pagare le tasse agli evasori oppure aumenteranno le tasse ai soliti noti che non possono sottrarsi, e cioè i lavoratori dipendenti e i pensionati.
Lo Stato spende 800 miliardi l’anno ma solo il 5% degli italiani paga le tasse per tutti
corriere.it
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I numeri appena resi noti sul sistema fiscale italiano offrono uno spaccato significativo sulla destinazione delle #imposte. #Pensioni, #sanità e #debito pubblico assorbono oltre il 50% delle risorse. #Istruzione, #cultura e #ambiente, invece, si accontentano delle briciole. Da un lato, è evidente l’impegno dello Stato nel sostenere un welfare robusto e inclusivo, un pilastro fondamentale per la coesione sociale. Dall’altro, emerge il peso di un debito pubblico che continua a vincolare il nostro futuro, drenando risorse che potrebbero essere investite in crescita e innovazione. Colpisce, però, come settori strategici per lo sviluppo a lungo termine, come istruzione e ricerca, ottengano meno attenzione rispetto alle necessità del presente. A mio avviso, occorre ripensare le priorità, senza dimenticare che dietro i numeri ci sono persone, servizi e opportunità. Dobbiamo tenere a mente che il sistema fiscale non è solo un meccanismo di raccolta, ma uno strumento per plasmare il futuro. La domanda è provocatoria ma necessaria: stiamo davvero utilizzando il potenziale delle risorse pubbliche per stimolare #crescita, #competitività e #benessere?
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💸 È semplicemente assurdo e inaccettabile che questo Paese venga mantenuto a galla economicamente da un quarto della popolazione, che contribuisce pesantemente al gettito fiscale senza ricevere in cambio assolutamente nulla. Parafrasando una famosa frase: "le tasse sono bellissime per chi non le paga." 👏 Complimenti a tutti i "politici" (se così possiamo chiamarli) che negli ultimi 30 anni hanno agito come una macchina di prelievo forzato, priva di responsabilità verso chi effettivamente sostiene il sistema, per mantenere il loro reame. Poi, però, chiediamoci perché l’economia non decolla, mi raccomando. 📉🇮🇹 #GiustiziaFiscale #Tasse #EconomiaItaliane #PoliticaItaliana #SostenibilitàEconomica #RiformaFiscale #ResponsabilitàPolitica #SosEconomia #CittadiniAttivi #FuturoDellItalia
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Pochi pagano per tutti. I numeri parlano da soli. Il ‘ceto medio’ ha redditi tra 30/40 mila euro, da 50 mila inizia la ricchezza (assurdo ma vero). Ma questo vale solo per il reddito da lavoro ormai (dipendente, professionale, artigiano, piccola impresa) se non ha accesso a una della tante, troppe flat tax che sostituiscono la vera regina delle flat tax: l’Irpef in area 40% e oltre. Orami una tassa piatta elevatissima. Che non può scendere perché per scendere bisogna tagliare le spese. Accettare che tassare meno i redditi in questione è preferibile a deprimere i netti per alimentare una spesa pubblica centralizzata. Spesa Comunque tesa a una crescita ‘tumorale’ come riportano i numeri del prof. Brambilla.
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Interessante analisi che esamina la distribuzione della pressione fiscale in Italia: 1) Le imposte dirette (Ires, Irap e Isost) sono prevalentemente a carico di poco più del 13% dei contribuenti 2) la Lombardia con circa 10 milioni di abitanti versa più Irpef di tutto il Mezzogiorno (8 regioni e oltre 20,2 milioni di abitanti).
Lo Stato spende 800 miliardi l’anno ma solo il 5% degli italiani paga le tasse per tutti
corriere.it
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👉 Come salvare questo paese di "poveri benestanti"? Si sta parlando tanto di tasse in questi giorni. Di base: - un 15% di contribuenti con redditi superiori a 35 mila euro paga il 64% del conto; - il 45% degli Italiani non dichiara alcun reddito; - 13 milioni di persone, pur avendo un reddito, di fatto non pagano nulla perché tra deduzioni e detrazioni non danno alcun contributo. A seconda di quello che si vuol comunicare e di quello che vogliamo sentirci dire le soluzioni paiono essere: - alzare le imposte, colpendo probabilmente quei pochi che le pagano; - contrastare seriamente l'evasione fiscale, dato quel 45% di Italiani senza reddito non è credibile; - fare entrambe le cose. Manca un ultimo punto, raramente affrontato, che riguarda la spesa pubblica, fattore mai messo in discussione. Ogni anno, infatti, aumenta in maniera incontrollata senza che venga mai analizzata nel merito. Vogliamo avere sempre di più ma senza intervenire sui problemi strutturali di cui sopra. Il che, chiaramente, è insostenibile perché: - in pochi pagano già tanto; - in molti non pagano; - tutti vogliono di più. Chest'è...come amo dire! 🤓
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Potrebbero esserci meno tasse nel 2025 per chi guadagna più di 28.000 euro. Si tratta di una delle novità in discussione proprio in questi giorni che potrebbe essere inserita nella Legge di Bilancio 2025. Già dall’inizio del 2024 il ministro dell’Economia aveva annunciato che il prossimo taglio dell’Irpef sarebbe stato in favore del ceto medio per ridurre la pressione fiscale che grava su ha redditi non proprio bassi. A distanza di mesi, poi, le stesse intenzioni sono state ribadite anche dal viceministro all’Economia, Maurizio Leo: la strada da percorrere nella prosecuzione della riforma fiscale è quella che porta a intervenire in favore del ceto medio. Si tratta di un percorso che proseguirebbe quello iniziato lo scorso anno quando da quattro aliquote e scaglioni si è passati a tre accorpando il primo e secondo scaglione di reddito per andare a tutelare le fasce più deboli della popolazione. L’intervento a cui si mira nel 2025, invece, riguardano una riduzione del peso dell’Irpef}
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Continua impegno del Governo , in merito alla riforma fiscale con tredicesime più pesanti per i redditi più bassi. Infine, un obiettivo indifferibile visto che c'è la volontà di confermare cuneo fiscale anche per il 2025 , di incrementare cuneo al 14% , per le famiglie con reddito fino a 35 mila euro.28% per medici, infermieri, forze dell'ordine, forze armate , indipendentemente dal reddito percepito. Doppio cuneo fiscale per ogni figlio minore a carico. Raddoppio valore economico buoni pasto a 14 euro, loro corresponsione al personale in quescienza , sulla base dei rientri effettuati. Corresponsione buono pasto anche ai medici , per l'effettuazione turni di guardia medica notturna, festiva e pomeridiana ( in continuazione orario diurno) e reperibilità. Scontistica fino a 50 centesimi per l'acquisto di carburante e scontistica dal 50 % al 90% in base al reddito percepito, per il pagamento bolletta luce
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Data Analyst (Insight Navigator), Freelance Recruiter (Bringing together skilled individuals with exceptional companies.)
3 mesiLuigi Chiesa ✔️, questa situazione sembra riflettere una giustizia fiscale distorta. Tagliare la spesa pubblica potrebbe essere un modo per riequilibrare le cose. Qual è il tuo parere?