In Italia solo una persona su 10 in famiglie con figli a basso reddito visita siti culturali. In Europa invece l’accesso al patrimonio culturale per le famiglie a basso reddito con figli è più elevato sia in Francia (16,6%) che in Spagna (24,8%). In Danimarca, poi, nelle famiglie a basso reddito con figli l’incidenza di chi ha visitato siti culturali nell’ultimo anno è addirittura del 52,1%. Peggio di noi solo Romania e Bulgaria. Eppure il nostro Paese dispone di uno dei patrimoni culturali più ampi del mondo. Un capitale diffuso, prezioso e insostituibile anche per impostare le politiche di contrasto alla povertà educativa. A fronte di questo primato, tuttavia, restano ancora divari nella fruizione da parte di bambini e ragazzi e in generale da parte dei minori, anche - se non soprattutto- in ragione della condizione economica e sociale della famiglia: nel 2022, solo l’11,8% dei musei ha attuato dei partenariati o delle collaborazioni formali con la comunità educante, per realizzare progetti di inclusione rivolti a soggetti che vivono in povertà economica, educativa o culturale. Nelle aree interne la percentuale scende a meno del 10% dei musei che ha attivato progetti nel contrasto delle povertà E questo nonostante tra i giovani di 16-29 anni che non frequentano siti culturali come musei, gallerie e siti archeologici, uno su 10 indichi i motivi economici tra le maggiori cause del mancato accesso. Così, come sempre in questi casi, la povertà economica e quella educativa si rafforzano a vicenda, in un circolo vizioso difficile da rompere. La mancanza di mezzi economici è un limite alla fruizione culturale in senso lato. A sua volta, il mancato accesso alla cultura è un limite nel percorso di crescita del bambino. In questo contesto, musei e istituzioni culturali possono rivestire un ruolo importante per favorire l’accesso al patrimonio culturale dei minori in povertà o in condizione di esclusione sociale.
Utile!
Molto istruttivo
Poi se il Museo Egizio di Torino lancia la campagna "Fortunato chi parla arabo", 2 biglieti per uno pagato, con un tour per famiglie, videoguide, audioguide in arabo, e un progetto di mediazione culturale volto a “raccontare le collezioni museali attraverso le voci femminili della comunità nordafricana”, La classe politica insorge, minaccia ritorsioni e urla allo scandalo.
Riterrei giusto che la scuola supplisse a questa mancanza. Mia figlia frequenta la quarta liceo e solo alle elementari ha visitato un museo con la classe. Poi nessuna altra gita, neanche i musei civici della propria città. Che vergogna!
Oltretutto ci sono tantissimi luoghi ad accesso gratuito per i bambini! A mio avviso manca in Italia ciò che all’estero vedo fare regolarmente: l’idea di base che si possa fare attività scolastica fuori dalle 4 mura della classe, ad es in un museo, area archeologica o altro. All’estero nei musei ho sempre trovato numerose scolaresche composte anche di bambini piuttosto piccoli (prima elementare a occhio) che seduti per terra in circolo nelle sale disegnavano o ascoltavano una guida che parlava delle opere esposte in maniera adatta alla loro età. I musei raramente hanno questa offerta e i docenti - in generale - non sono abituati a questo tipo di attività . Mettiamoci pure l’idea che a scuola “bisogna fare il programma” e la frittata è fatta …
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6 mesiBel post e ottima tema, la ringrazio. Infatti bisogna analizzare i giovani e dialogare con loro per trovare una soluzione e sperimentarla coinvolgendoli. Se non diamo loro fiducia e non permettiamo loro di insegnarci il loro mondo, questi si estranieranno sempre di più. Anzi, meglio dire che sono le vecchie generazioni ad estraniarsi sempre di più dal presente e dunque dal futuro.