Post di Neuberger Berman

𝗜𝗹 𝗰𝗼𝗺𝗽𝗮𝗿𝘁𝗼 𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗮𝗿𝗶𝗼 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗲 𝘀𝗺𝗮𝗹𝗹 𝗰𝗮𝗽 𝗲𝘂𝗿𝗼𝗽𝗲𝗲 𝗼𝗳𝗳𝗿𝗲 𝗶𝗺𝗽𝗼𝗿𝘁𝗮𝗻𝘁𝗶 𝗼𝗽𝗽𝗼𝗿𝘁𝘂𝗻𝗶𝘁𝗮̀ 𝗱𝗶 𝗴𝗲𝗻𝗲𝗿𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗶 𝗮𝗹𝗽𝗵𝗮 𝗽𝗲𝗿 𝗶 𝗴𝗲𝘀𝘁𝗼𝗿𝗶 𝗮𝘁𝘁𝗶𝘃𝗶. Come spiegano gli esperti di BNY Investments, si tratta infatti di un 𝘀𝗲𝗴𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼 𝗺𝗲𝗻𝗼 𝗲𝗳𝗳𝗶𝗰𝗶𝗲𝗻𝘁𝗲 rispetto a quello delle large cap, in parte 𝗮 𝗰𝗮𝘂𝘀𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗺𝗶𝗻𝗼𝗿𝗲 𝗰𝗼𝗽𝗲𝗿𝘁𝘂𝗿𝗮 𝘀𝗲𝗹𝗹-𝘀𝗶𝗱𝗲 𝗱𝗲𝗶 𝘁𝗶𝘁𝗼𝗹𝗶. E questo consente agli investitori bottom-up orientati ai fondamentali di 𝘀𝗳𝗿𝘂𝘁𝘁𝗮𝗿𝗲 𝗹𝗲 𝗼𝗽𝗽𝗼𝗿𝘁𝘂𝗻𝗶𝘁𝗮̀ 𝗱𝗶 𝗮𝗹𝗽𝗵𝗮 𝗮𝘁𝘁𝗿𝗮𝘃𝗲𝗿𝘀𝗼 𝗹𝗮 𝗿𝗶𝗰𝗲𝗿𝗰𝗮 𝗱𝗶 𝗶𝗻𝘃𝗲𝘀𝘁𝗶𝗺𝗲𝗻𝘁𝗶, al fine di individuare le società con valutazioni non corrette e aumentare quindi la 𝗽𝗼𝘀𝘀𝗶𝗯𝗶𝗹𝗶𝘁𝗮̀ 𝗱𝗶 𝘀𝗼𝘃𝗿𝗮𝗽𝗲𝗿𝗳𝗼𝗿𝗺𝗮𝗿𝗲 gli indici di riferimento. ➡ 𝗖𝗼𝗻𝘁𝗶𝗻𝘂𝗮 𝗮 𝗹𝗲𝗴𝗴𝗲𝗿𝗲 𝗹'𝗮𝗻𝗮𝗹𝗶𝘀𝗶 𝗱𝗲𝗹 𝗴𝗲𝘀𝘁𝗼𝗿𝗲: https://lnkd.in/dTtjJnBa 𝗖𝗼𝗻𝘁𝗲𝗻𝘂𝘁𝗼 𝗽𝗲𝗿 𝗶𝗻𝘃𝗲𝘀𝘁𝗶𝘁𝗼𝗿𝗶 𝗾𝘂𝗮𝗹𝗶𝗳𝗶𝗰𝗮𝘁𝗶 ADVISOR - Open Financial Communication BNY Investments Felicia Zinna Stefania Paolo Andrea Curiat #AdvisorPRO

Le problematiche del mercato Euronext Growth Milan (EGM) "sono relative al fatto che le società continuano a crescere molto bene dal punto di vista dei fondamentali, ma la loro valorizzazione in Borsa non rispecchia il valore fondamentale. Non lo rispecchia per un tema sostanzialmente di ridotta liquidità rispetto agli anni precedenti - perché l'EGM degli anni precedenti ha manifestato di essere un mercato liquido con scambi significativi - e negli ultimi anni da una parte l'inflazione e dall'altra parte i tassi interesse, con l'effetto spiazzamento dei bond e del reddito fisso, e anche molti riscatti che hanno subito molti investitori, hanno creato poca liquidità". Lo ha detto a Teleborsa Francesco D'Antonio, Responsabile Corporate Finance di Integrae SIM, a margine della presentazione a Montecitorio del report "Euronext Growth Milan: Companies and Investors Analysis". #trading #borsa #investimenti https://lnkd.in/dpTWhYgi Integrae SIM Francesco D'Antonio

"I venti avversi potrebbero nascondere opportunità per gli investitori lungimiranti che possono comprare a valutazioni molto basse società con prospettive di crescita attraenti e un business solido." Questo è il pensiero di Massimo Trabattoni, Head of Italian Equity, intervistato da PierEmilio Gadda per L'Economia del Corriere della Sera. Leggi l'articolo: https://lnkd.in/dG7g3u_2 #piazzaaffari #equity #mercatifinanziari #investimenti #PMI #PIR 

forse non sapete che oltre 2000 aziende in Italia appartengono a Fondi di Private Equity. In questo articolo alcuni protagonisti di 50 fondi.

Tempo di investire nelle Small Cap? L'Asset Class continua ad attirare attenzione, in virtù delle valutazioni più favorevoli rispetto alla controparte Large Cap. Molti investitori hanno quindi deviato i loro flussi proprio verso il mondo Small Cap, trovandolo più attraente. Riusciranno le aziende a piccola capitalizzazione a recuperare il ritardo accumulato negli ultimi anni? Ad approfondire: https://lnkd.in/dAPBhkib

Il private equity nel 2024 affronta una fase critica, segnata da tassi d'interesse in aumento e pressione sulla liquidità, che comprimono dealmaking e fundraising. Nonostante queste sfide, il settore conserva forza grazie a un #drypowder record pronto per essere allocato in opportunità strategiche. I gestori sono costretti a ripensare le leve operative, puntando su #valuecreation e #ottimizzazione dell'EBITDA. Le operazioni devono evolvere verso modelli basati su #efficienza operativa e #digitalization. L'adozione di tecnologie avanzate per ottimizzare il legal spend management e la capacità di navigare l’incertezza faranno la differenza nella competizione futura. L’articolo di Pietro Zaccardo disponibile sul nostro sito: https://lnkd.in/dPJ5vWnZ

Questa asset class garantisce una diversificazione di portafoglio ma è necessario prestare attenzione ad alcune peculiarità È uno dei temi caldi nel settore della consulenza finanziaria, e lo è già da qualche tempo. Investire nei private markets, che significa in termini semplici investire nel “non quotato”, inteso come azioni (equity) e debito (bond e crediti diretti) di imprese private, nonché in infrastrutture e real estate.

247 operazioni, per un controvalore complessivo stimato a €15 miliardi, e il ruolo da protagonista dei fondi dei private equity, investitori principali nel 37% dei deal. Questi i dati salienti che emergono dalla nuova ricerca di Pictet Wealth Management e Politecnico di Milano sui liquidity events delle aziende familiari in Italia nel 2023: “Il valore reale del Private equity in questo ambito sta nella capacità di creare grandi poli di aggregazione, aspetto giudicato premiante da molti imprenditori, che scelgono di cedere il controllo per dare un futuro di crescita alla propria azienda” commenta Alessandra Losito, equity partner, Country Head di Pictet Wealth Management in Italia. L’articolo completo di Meneghello Matteo su Il Sole 24 Ore. #BCCommunication #wealthmanagement #privateequity #impresefamiliari 

I private markets sono ancora oggi poco presenti nei portafogli della clientela, ma sono sempre più popolari per effetto di una #democratizzazione spesso sostenuta da affermazioni che non sono del tutto corrette. In primo luogo il flusso di capitali verso il private equity e la relativa performance sono altamente ciclici e sono influenzati dalle tendenze macroeconomiche e dalla politica monetaria. In particolare, uno scenario di tassi “higher for longer” come quello attuale è il più dannoso per la raccolta del private equity sia per l’elevato costo della leva finanziaria sia per la concorrenza a più basso rischio (e minore costo) del mercato obbligazionario. Si è poi diffusa la convinzione che i fondi di private equity migliorino la #diversificazione di un portafoglio tradizionale e il relativo Sharpe-ratio, ma questa affermazione avrebbe senso soltanto se le due forme di investimento fossero confrontabili. Il ritorno dell’investimento in azioni e obbligazioni è calcolato in base ai rendimenti ponderati nel tempo (TWRR) delle transazioni effettive giornaliere, mentre i rendimenti dei fondi di private equity sono solitamente espressi dal tasso interno di rendimento (IRR) dei flussi di cassa del fondo o con il TWRR basato però su valutazioni peritali. Queste valutazioni sono però spesso superate, poiché i periti ritardano costantemente la valutazione delle società in portafoglio, specialmente durante le fasi “orso” dei mercati. Le valutazioni infrequenti delle azioni delle società private sottostimano quindi drasticamente la #volatilità effettiva del private equity. Un’altra affermazione ricorrente è poi quella secondo la quale investire in fondi di private equity permette di migliorare il proprio grado di diversificazione, ma anche in questo caso l’assunto non convince. Blackstone, uno dei maggiori gestori di private equity al mondo, attualmente detiene 123 società in portafoglio, valutate 140 miliardi di dollari; se confrontiamo però questo portafoglio con quello del mercato mondiale, che include oltre 10.000 azioni e vale 65 trilioni di dollari, ci possiamo facilmente rendere conto che i benefici di diversificazione dei fondi di private equity sono irrilevanti e che la loro bassa #correlazione con azioni e obbligazioni è illusoria. Utilizzare quindi i fondamenti della teoria di Markowitz per cercare di trovare nel portafoglio uno spazio per i private markets può avere come inevitabile effetto quello di trovarsi con un peso eccessivo dei mercati privati a causa della loro volatilità artificialmente bassa. I private markets sono quindi una forma di investimento da prendere in considerazione? Assolutamente Si, a condizione però di approcciarli nel modo giusto e cioè come investimento a sé stante e di lungo termine. È infatti soltanto in quella prospettiva che possono dare il loro maggiore contributo, come peraltro è dimostrato dalle serie storiche di lungo periodo che comprovano rendimenti superiori alle asset class tradizionali. #BancaMediolanum