🗞️ La Giornata Parlamentare di venerdì 24 gennaio ➡️ Non si sblocca la decisione su Santanchè. La Ministra non si dimette ➡️ Le opposizioni incalzano sul caso Almasri: Giorgia Meloni riferisca in Parlamento ➡️ Prosegue il confronto nel Pd su Jobs Act. Prodi insiste per l’azione ➡️ Sarà un altro fine settimana di scioperi nei trasporti 👉 https://lnkd.in/dpKN4y37 ✍️ A cura di Nomos Centro Studi Parlamentari
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politica interna - Grande riforma o grande bluff? Sul premierato il centrodestra gioca le sue carte. E per ora non benissimo. Il disegno di legge sull’elezione diretta del Primo ministro è, per ora, solo un disegno sbiadito. Un progetto di riassetto istituzionale che non può avere gambe senza una legge elettorale capace di sostenerne il peso. Perché se il premier eletto trascina con sé una sua maggioranza, le leggi di riforma costituzionale dovranno essere due. E per farle, non sembra esserci una maggioranza parlamentare qualificata: si andrebbe dunquealleurneper un referendum sul quale sarebbe molto difficile puntare.Un Meloni sì-Meloni nosul quale si concentrerebbero non solo le opposizioni ma anche i veleni e le vendette interne al centrodestra.
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Oggi in Aula alla Camera dei deputati ho annunciato il voto favorevole di Fratelli d’Italia alla proposta di legge costituzionale che modifica lo statuto speciale della Regione Friuli-Venezia Giulia, reintroducendo le Province. L’abolizione delle Province è stato un grave errore del passato, non solo non ha portato ad un risparmio ma anzi ha creato un deficit organizzativo in termini di carenza nei servizi dei cittadini. Alcuni highlights del mio intervento in Aula Nicole Matteoni Emanuele Loperfido #province #FVG #CameraDeputati #FratellidItalia
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La nuova edizione del Tg Politico Parlamentare è online. Parliamo del Dl anti liste d'attesa, Roberto Vannacci e Federmeccanica.
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Una riforma punitiva di Michele Ainis – la Repubblica – 17 gennaio 2025 Tre grandi riforme illuminavano i cieli della legislatura. Una soltanto splende ancora all’orizzonte. La prima, quella più grande, maiuscola, possente, vorrebbe rivoltare la nostra forma di governo, consegnando il bastone di comando al premier. Senza contrappesi né contropoteri. Ma se n’è persa traccia, nessuno sa più dove sia finita. Per quale ragione? Ipotesi, perché dopo il voto degli eletti voteranno con un referendum gli elettori, e una bocciatura elettorale manderebbe a gambe all’aria (Renzi docet). Dunque, meglio traccheggiare, rinviando il valzer all’ultima fase della legislatura, per abbinare i referendum alle prossime elezioni. Quanto alla seconda — l’autonomia differenziata — ha subito la mannaia della Consulta, che ne ha amputato le norme principali. Sicché la legge Calderoli è ormai uno zombie, né morta né viva; magari potrà resuscitare, ma occorre il miracolo di Lazzaro. E allora resta in piedi solamente la terza riforma: una giustizia tutta nuova. Nuovi giudici, nuovo Csm, nuovi reati, nuovi pacchetti sicurezza. Su questo fronte, infatti, l’esecutivo sfodera l’energia d’un boxeur. Coniugando il giustizialismo di Meloni con il garantismo di Tajani, insieme agli impulsi manettari di Salvini. Togli un reato per chi indossa una cravatta (l’abuso d’ufficio), ne aggiungi una dozzina per chi calza i jeans (vietando i rave o i blocchi stradali di Ultima generazione), t’incattivisci contro gli immigrati (niente cellulare a chi non ha un permesso di soggiorno), punisci due volte i detenuti (lasciando in carcere la mamma e il suo neonato, o aggiungendo anni di galera per chi s’azzardi a protestare dentro un penitenziario). Infine punti il dito sulle regole del gioco, cambiando la Costituzione. E tiri dritto, nonostante l’aspro parere di dissenso votato dal Consiglio superiore della magistratura a larga maggioranza (24 consiglieri), nonostante le proteste dell’Associazione nazionale magistrati, che minaccia già lo sciopero. Il disegno di legge costituzionale firmato dal ministro Nordio è approdato l’8 gennaio nell’aula della Camera; in pochi giorni è giunto già a destinazione. Procedendo spedito come un treno, l’unico treno puntuale delle ferrovie italiane. Ma che merce viaggia su quel treno? La separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri, in primo luogo: una norma bandiera, dato che oggi soltanto l’1 per cento dei magistrati trasmigra da una funzione all’altra. Effetto d’una legge del 2022, che consente questo passaggio una sola volta nel corso della carriera, e con l’obbligo di cambiare sede.Il rischio è che la riforma favorisca il controllo dei pm da parte dell’esecutivo: le garanzie formali circa la loro indipendenza restano in piedi, quelle sostanziali tutte da verificare (...) Continua la lettura sulla pagina facebook de Il giornale dei giornali o sul canale Telegram de Il Corriere Blog utilizzando il seguente link: https://lnkd.in/dVEJYwr4
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Le leggi assumono le statuizioni di chi le applica e le interpreta. L’autonomia differenziata si prospetta come un un serio problema di tenuta dei servizi essenziali nei vari territori della nazione prefigurando gravi disparità. Necessarie le iniziative determinate delle Regioni per il referendum abrogativo.
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Le diseguaglianze tra Nord e Sud esistono già e non sarà certo l’autonomia ad ampliarle visto che nessuna regione può temere di vedersi ridotte le risorse di cui attualmente dispone. Chi afferma il contrario è in totale malafede. Le opposizioni in piazza agitano in maniera totalmente strumentale e propagandistica la bandiera della secessione e dicono che questa riforma spacca l’Italia. E’ una fake news montata ad arte. L’autonomia è una legge giusta e sacrosanta, che applica la nostra Carta costituzionale. Rispettiamo la dialettica politica: una cosa è criticare il provvedimento, ben altro è dire che questa riforma va contro la Carta costituzionale. Non è così, lo dimostra il fatto che il disegno di legge Calderoli è stato promulgato dal Capo dello Stato. La maggioranza di Centrodestra va avanti a testa alta con le riforme! #autonomiadifferenziata #autonomia #governo #centrodestra #riforme
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💼 Un gennaio 2025 senza tregua per Parlamento e governo 🇮🇹 Dopo l’approvazione della legge di bilancio il 28 dicembre, la politica italiana è già tornata al lavoro 🏛️. Al centro dell’attenzione, la vicenda della giornalista Cecilia Sala detenuta in Iran 🇮🇷: vertici a Palazzo Chigi, interventi del Copasir e pressioni bipartisan per riportarla a casa ✈️. Ma il mese è appena iniziato. Tra i temi caldi: ⚖️ Riforma della giustizia, con il dibattito sulla separazione delle carriere dei magistrati 🏛️ Riforma del premierato, che potrebbe tornare in agenda il 9 gennaio 📜 Autonomia differenziata, in attesa del possibile via libera al referendum sul decreto Calderoli il 20 gennaio E ancora: 📋 Decreti sospesi, come il Milleproroghe e il decreto Caivano 🚨 Emergenza carceri, con proposte per migliorare le condizioni dei detenuti ⚖️ Nomina di quattro nuovi giudici costituzionali, per completare la Consulta Un inizio d’anno impegnativo, tra sfide interne e questioni internazionali 🌍. La politica non si ferma. #Politica 🇮🇹 #Riforme #Governo #Parlamento #CeciliaSala #AutonomiaDifferenziata #Giustizia #PNRR https://lnkd.in/dPEiEUKR
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SUS questa autonomia separatista voluta dalle regioni del nord e in contrasto col.principio di uguaglianza sancito dall*art 3 della costituzione, non si possono concedere nuove competenze se non si garantiscono a tutti i cittadini le stesse prestazioni in ogni regione
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I gruppi #politici dell’#Eurocamera hanno raggiunto un accordo di massima per le presidenze delle #commissioni parlamentari. Ecco a chi andranno #9luglio
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La verità sulla politica economica della destra Se si guarda l’insieme delle scelte del governo su legge di Bilancio, collegato Lavoro, Milleproroghe e fisco, si veda una chiara linea politica Con la legge di Bilancio in dirittura di arrivo sono diventati più chiari l’impianto classista del governo Meloni e l’ipoteca che l’esecutivo sta mettendo sulla sostenibilità finanziaria dell’Italia. Gli effetti saranno profondi, crescenti nel tempo e duraturi ben oltre la durata di questo esecutivo, dato che nel quadro del nuovo patto di stabilità europeo il governo ha scelto di prevedere la progressione dei conti pubblici per sette anni. Per capire la reale portata della manovra economica e sociale di Giorgia Meloni bisogna abbandonare, tuttavia, l’analisi quotidiana del pezzo per pezzo, per tirare invece le fila di tutto il complesso delle misure, mettendo insieme quelle contenute nel bilancio, nel collegato Lavoro, nel Milleproroghe, nella riforma fiscale in corso di attuazione, contestualizzandole nel tempo e mettendo nel conto anche le scelte che si è deciso di non fare (anche quelle pesano). Se si fa questa operazione emerge, infatti, una realtà che stenta a trovare spazio nel dibattito pubblico, sulle tv, sulla stampa. L'analisi di Roberto Seghetti è su Appunti: https://lnkd.in/dAgmZdWs
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