D di Edith DEKYNDT Edith Dekyndt coglie lo spazio in tutte le sue dimensioni: suono, luce, temperatura, umidità, onde... rivelando ciò che sfugge all'occhio perché effimero o indicibile. Nel suo lavoro decisamente sperimentale, il processo ha sempre la precedenza sulla costruzione formale, che l’artista sviluppa attraverso fotografia, suono, video e pittura, non limitandosi a un unico mezzo. Nel 2017, Edith Dekyndt è stata la seconda artista ad occupare la residenza di Pinault Collection a Lens, dove ha realizzato “Winter Drums 06 B (Tryptic)”, presentata al pubblico per la prima volta in occasione della collettiva “Luogo e Segni” a Punta della Dogana, nel 2019. L’opera video “Song to the Siren”, presentata nel 2024 al Teatrino di Palazzo Grassi, e diverse serie di lavori nel 2023 per la mostra “Icônes” a Punta della Dogana e alla @boursedecommerce o, ancora, nell’ambito di esposizioni hors les murs nel 2021 e 2022. 🎥 Ritrovate sul nostro video-channel le video interviste a Edith Dekyndt per approfondire il suo lavoro. Ripercorrete ogni giorno l’universo della Pinault Collection a Venezia dalla A alla Z!
Post di Palazzo Grassi - Punta della Dogana - Pinault Collection
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FUORI DA DENTRO FILIPPO MORONI AND GIULIA NELLI Curatori An Paenhuysen e Mengyin Wang Fuori da Dentro è la mostra bipersonale di Filippo Moroni e Giulia Nelli nell'ambito di Artra Projects, progetto dedicato a giovani artisti. Moroni e Nelli espongono sculture, installazioni site-specific e le loro ultime opere. Prendendo ispirazione dalla tragedia e dalla commedia, il dramma del lavoro di Moroni si manifesta in ogni sua piega. L'artista gioca con la materia, testandone i confini nell'interazione emotiva. Lo fa in un processo ripetitivo di distruzione e reinvenzione. Da un lato, Moroni vuole accelerare il potenziale in decomposizione del suo lavoro, e dall'altro, è desideroso di ripristinarlo. Questo porta ad uno stato di fluidità, che si muove verso l'interno o verso l'esterno, culminando nel fatto che dopo la distruzione immaginativa, qualcosa rimane. Nelli studia le relazioni umane nella società. Come esseri, siamo in uno stato di costante scambio reciproco, pertanto l'esistenza può essere immaginata come una casa dalle finestre aperte. Una finestra è un oggetto fisso attraverso il quale si guarda. Ci dà una vista dell'esterno, ponendo dei limiti alla vita brulicante. Nel lavoro di Nelli, il ruolo stabilizzante della finestra tra esterno e interno è meno preciso. È convertito invece in uno schermo quasi fluente e fugace. Piuttosto che alla visione dell’esterno, l'artista sembra interessata a come la finestra getta luce all'interno. Il nylon nero suggerisce che è notte, mentre la sua morbida e porosa qualità permette ombre e increspature di luce riflessa. Il tessuto sintetico è anche il materiale con cui lavora Moroni. Sulle superfici sontuose, potrebbe essere catastrofe e tragedia, se non fosse per la texture sensuale, i colori brillanti, e le morbide pieghe. Il surplus di queste tele sovrasature suggerisce un impulso più profondo, forse tanto emozionante e pericoloso quanto il desiderio. Artificio e spirito di stravaganza si sono trovati qui, non importa a quale costo. Se si dovessero cercare riferimenti letterari, il lavoro di Nelli rimanderebbe agli scritti di Virginia Woolf, i cui principali romanzi iniziano tutti con riferimenti alle finestre. Spesso queste finestre offrono una sorta di libertà per contemplare e meditare, per immaginare e fantasticare tra interni ed esterni, tra vita privata e pubblica, tra il conosciuto e l'ignoto. "Il futuro è buio, che è la cosa migliore che il futuro possa essere, penso," Woolf scrive nel suo diario il 18 gennaio 1915. Galleria Artra Via Gasparotto 4, 20124 Milano 05 novembre al 20 dicembre 2024. Inaugurazione 5 novembre ore 18.00 Aperto dal lunedì al venerdì dalle 14:30 alle 19:00, sabato su appuntamento www.artragalleria.it Matteo Masciulli: +39 3423579950 Marcella Stefanoni: +39 3333260984 artragalleria@tin.it Instagram: @artra.galleria.milano
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Le riflessioni di Federico Ferrari sull’opera di Georges #Seurat, in particolare l’idea che l’artista si dissemini spettralmente nella propria opera, trovano sorprendenti convergenze con la nostra era digitale e con il ruolo dell’intelligenza artificiale nella creazione artistica e culturale. La visione proposta da Ferrari, in cui l'artista non è più il #centro #visibile dell'opera, ma si manifesta attraverso le #regole del #processo #creativo e la #materialità dell’opera stessa, richiama il modo in cui l’AI #opera oggi nel campo creativo. Nell’era digitale, l’arte generata dall’AI si presenta come il risultato di algoritmi che operano secondo regole preimpostate, addestrati su grandi quantità di dati, in assenza di una singola intenzionalità creatrice visibile. Questo parallelismo rispecchia l’idea di una #soggettività #desoggettivata, dove il #creatore è "#nascosto" #dietro il #processo. Un ulteriore punto di convergenza risiede nel concetto di "#trascendenza dell’#autore" rispetto all’opera, che diventa una caratteristica distintiva del nostro tempo. Se nel caso di Seurat, secondo Ferrari, l’artista "rinuncia" simbolicamente al suo dominio rinascimentale sull'opera, nell’era dell’AI si parla di una #decentralizzazione ancora più radicale. Le opere d’arte digitali sono generate da un #soggetto #non #umano, creando un’#interruzione rispetto all’idea tradizionale di #genio #creativo #individuale. Questo ribalta ulteriormente l’assunto rinascimentale che #ogni #opera sia #riflesso #diretto della #personalità dell’#autore. Infine, il concetto che la pittura moderna "rinasce alle spalle dell'artista" si presta a essere riletto in chiave contemporanea: l'arte digitale e l'AI "creano un futuro" che sembra procedere autonomamente, senza un bisogno esplicito della presenza dell’artista umano. Tuttavia, ciò non implica l'assenza di una visione umana; piuttosto, significa che la visione si esprime indirettamente, attraverso le reti di connessioni, i dati, e le regole che l’umano ha stabilito per l’AI. L'idea di un soggetto disseminato nella materia, che Ferrari attribuisce a Seurat, si può quindi estendere al creatore contemporaneo, che "vive" attraverso i suoi algoritmi e i suoi dati, abbandonando il ruolo visibile di artefice e lasciando che l'opera si sviluppi come un'entità autonoma. In questo modo, tanto l’artista moderno quanto l’AI incarnano un "fantasma" che opera alle spalle dell’opera stessa, generando nuove possibilità creative che superano i limiti dell'intenzionalità visibile.
"Alle spalle dell'artista" di Federico Ferrari, pubblicato su #Antinomie il 28 novembre 2024, offre una riflessione profonda sull'opera di Georges #Seurat, in particolare sul disegno "Homme se penchant sur un parapet" (ca. 1881). Ferrari analizza come la figura di spalle rappresentata da Seurat simboleggi una nuova possibilità pittorica, andando oltre l'idea rinascimentale che "ogni dipintore dipinge se stesso". Attraverso una "visione scientifica" esasperata, Seurat trasforma la pittura nell'espressione di un soggetto desoggettivato, che si produce nel fare stesso dell'opera, all'interno dello spazio disegnato dalle sue regole compositive e dalla texture della materia. In questo modo, l'artista appare disseminato spettralmente nella sua stessa opera, suggerendo che la pittura moderna può rinascere perché "elle se fait un enfant dans le dos de l’artiste". https://lnkd.in/dgeHzkCm
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📌 TU SAI DAVVERO COSA SI NASCONDE DIETRO UN'OPERA D'ARTE? 💥 Oltre al genio creativo dell'artista, esiste un vero e proprio SISTEMA complesso e affascinante, di cui ognuno di noi fa parte ogni volta che visitiamo una mostra, leggiamo un articolo o semplicemente ammiriamo un quadro. ️🖼️ 💥 Ma che cos'è esattamente il Sistema dell'Arte? E' l'insieme di tutti gli attori che contribuiscono a portare un'opera d'arte dalle mani dell'artista al collezionista che la acquista. Un viaggio che coinvolge galleristi, mercanti, curatori, critici d'arte e tanti altri professionisti, ognuno con un ruolo fondamentale nel determinare il valore e il successo di un'opera. ❌ Dietro ogni opera c'è un lavoro di ricerca, selezione e promozione, che ha l'obiettivo di valorizzare il talento artistico e renderlo accessibile al pubblico. 😎 E tu, che ruolo vuoi giocare nel Sistema dell'Arte? #sistemadellarte #artinvestment #artmarket
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Il mio articolo dedicato ad Archivio Rachele Bianchi su ArtsLife 🌸 #artslife #RacheleBianchi #artjournalism
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Da oggi è disponibile GEOMETROPOLI, il frutto della collaborazione tra il poeta Matteo A. M. Rossi e il fotografo Massimiliano Bellini. Una silloge inedita che si ispira e racconta una 'Genova geometrica' e metafisica. Il testo è il primo movimento di un progetto che mira a completarsi con una futura esposizione in cui le liriche saranno interpretate dalle voci di attori, cantanti, poeti, amici che offriranno le loro personali interpretazioni. GEOMETROPOLI, disponibile tramite il link riportato in seguito, è così descritta in prefazione: GEOMETROPOLI consiste di ventidue scatti fotografici di dettagli urbani, raggruppati in 15 ‘stazioni’ alle quali sono state abbinate altrettante liriche. Ogni poesia è stata poi affidata alla voce di artisti (tra i quali attori, poeti e cantanti) per poter essere ascoltata dai visitatori dell’esposizione. L’idea alla base del progetto trae spunto dall’estetica del fotografo. Lo sguardo di Bellini, infatti, segue prospettive di taglio, zooma su particolari, reinventa angoli e vie di fuga, ritaglia dettagli che non si limitano a rievocare il totale da cui sono scontornati, piuttosto ne suggeriscono di inediti e diversi appena oltre la cornice. Nei suoi scatti è come se le singole porzioni di città fossero origine di un agglomerato ogni volta nuovo, a seconda della fantasia o del giudizio dell’osservatore. Da questo presupposto origina l’intervento letterario di Matteo A. M. Rossi che si interroga se quanto emerge dai dettagli di Bellini possa essere applicato alle persone. Secondo tale visione, ognuno di noi, aggregato complesso di pulsioni e caratteri, altro non sarebbe, in origine, che un fascio di possibilità una sola delle quali, nel tempo, si traduce in quello che riconosciamo come un dato individuo. Questa è la geometria del viaggio compiuto e suggerito degli autori. GEOMETROPOLI è l’itinerario di un umano-possibile. In esso, Rossi rievoca per suggestioni la propria personale esperienza - il suo sé emerso tra molti possibili -, mentre la città di Bellini si erge ad allegoria. La persona è dunque un catalogo di possibilità che, proprio come un dettaglio architettonico scontornato dal totale, può costruirsi attorno infiniti percorsi, un universo che la necessità della materia e del quotidiano rendono col tempo solido e definito. GEOMETROPOLI è l’esito di una vita tra molte; ideale pellegrinaggio nell'umano attraverso dettagli architettonici; il dialogo tra la città e le sfaccettature dell'individuo.
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Critici d'Arte: La Voce Guida nel Caos Creativo. Valuta il ruolo dei critici d'arte nel plasmare le tendenze e interpretare le correnti artistiche contemporanee. Il mondo dell'arte contemporanea è un universo in continua evoluzione, caratterizzato da una molteplicità di stili, tecniche e correnti. #ArteCONCASAI #cultura #artista #artnews #criticodarte #mondodellarte #criticidarte
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- Arte per il Sabato - “Merda d’Artista” di Piero Manzoni (1961) E’ probabilmente una delle opere più note dell’arte concettuale. Ne furono realizzati novanta esemplari di cui oggi ne sono rimasti circa settanta. Il contenuto delle scatole sigillate, etichettate e simili a quelle della carne conservata, pesa trenta grammi. Il prezzo di vendita era ufficialmente quello dell’oro zecchino, ma la transazione doveva avvenire mediante scambio diretto con il metallo prezioso, senza l’intermediazione del denaro. Cosa veramente contenessero le scatole nessuno lo sa. Pippa Bacca - nipote dell’artista e a sua volta artista e protagonista di una tristissima vicenda di cronaca - disse che contenevano marmellata. Ma ciò che conta, come in tutta l’arte concettuale, è l’idea. Una chiave interpretativa dell’opera è la messa in ridicolo del sistema dell’arte, alludendo al fatto che un artista sostento dalla critica, troverebbe mercato al di là delle proprie qualità. Benché già dal “dada” - ad esempio “L.H.O.O.Q.” di Marcel Duchamp - sia andata in scena l'irrisione dell’arte, va detto che il "concettuale" passa messaggi più complessi. Abbiamo visto ad esempio il discorso di Kosuth e di Bochner sulla lingua; quello di Opałka sul tempo, la provocazione di Paolini sul rapporto tra opera e spettatore e il viaggio onirico nella memoria di Boltanski. Manzoni studia e sperimenta l’opera in funzione del corpo dell’artista e a volte di quello dello spettatore, come in “Base magica”, un supporto sul quale chiunque può essere considerato scultura. Nel caso dell'opera qui presentata il rapporto è simbolico giacché è precluso il contatto diretto con il contenuto della scatoletta. Sulla stessa linea ricordiamo “Impronte", “Fiato d’artista”, come pure il progetto delle fiale di “sangue d’artista”. E così il corpo diventa firma, sigillo e certificato di autenticità. Ma sopratutto si pone sacralmente come reliquia. #arte #art #arteconcettuale
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PINO GUZZONATO, L'ARTISTA DELLA CARTA E IL VALORE DELLA RICCHEZZA DEI PUNTI DI VISTA Pino Guzzonato è un artista davvero particolare. Ed enormemente ammirato. La sua arte nasce dal pensiero, com'è logico, e dalla sensibilità con cui scruta il mondo. Poi la compone, da sempre, a modo suo, utilizzando materiali ai quali non si pensa molto spesso, quando si tratta di concretizzare le ispirazioni. Da una quarantina di anni a questa parte, è la carta il suo vero tratto artistico distintivo. Materiale povero (e anche questa è una scelta ben precisa) che crea lui stesso (le mani, lo strumento tecnico dell'artista) utilizzando non soltanto la cellulosa di scarto, ma anche fibre tessili e legno. Le sue creazioni sono diventate autentiche icone, richieste in moltissimi musei ed esposizioni, per il loro carico di ricca semplicità, capaci di esprimere messaggi importanti confezionati in modi sorprendenti e inattesi. In questo video non parlo di creazione di posti di lavoro o di ricadute economiche sul territorio. Pino mi ha colpito perché, da eccellente artista, ha consolidato in me la consapevolezza di un concetto chiaro: saper guardare la realtà da più punti di vista. Sì, perché la carta, visto che di questo si parla, non è "soltanto" carta. E', allo stesso tempo, tante cose: strumento di cultura perché gliela si imprime con lo scritto, involucro di un pensiero perché confeziona regali, elemento di immediata semplicità anche strategica perché permette di riportare velocemente un'idea. Perché, quindi, non considerarla anche un elemento d'arte? Creare dal nulla, modellare un sentimento, un ricordo, una provocazione, stimolando idee che potevano rimanere inespresse se nessuno avesse generato qualcosa in grado di generarle. Personalmente, quindi, nella sua arte ci trovo un richiamo all'attenzione al mondo, quello che non finisce dove vivo io ma che si arricchisce e si completa guardando fuori. E, forse, giustifica proprio quello che faccio ogni giorno...
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L’esperienza estetica, la visione dell’opera d’Arte, del bello, è esperienza di risonanza simpatetica tra chi osserva e la cosa osservata. L’esperienza artistica è in questo divina, in quanto tra soggetto che osserva e oggetto osservato scaturisce una tensione che sfocia in un’intensa partecipazione emotiva. Risuonare con il bello, goderne, annulla la separazione propria della mente duale, che divide, contrappone, confronta e giudica. Nell’afflato del bello, al culmine dell’esperienza mistica percepiamo il divino. Soggetto ed oggetto si fondono l’uno nell’altro ed, in fine, il fruitore dell’Arte scopre di essere l’opera d’Arte stessa. La contemplazione dell’Arte trascende ogni tensione dialettica, culmina in un completo fondersi l’uno nell’altro. Forse per questo è tanto bistrattata ed umiliata, perché spaventa la mente duale, la pietra grezza della coscienza collettiva che amministra il mondo delle forme. Ma va bene, la vita non commette errori, mai, neppure quando sbaglia, dunque chi sono io per esprimermi in questo modo? La vita stessa, forse?! Massimiliano in foto: Aethere, rete della vita - opera in acciaio inox lavorato a mano dimensioni: cm 57 x 31 x 33 anno di creazione : 2010 #art #sculpture #painting #artist #artwork #beauty #mind
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L'Arte come Terapia: Un Viaggio nell'Immaginazione e nella Consapevolezza Un giorno vidi un disegno di Leonardo. Esso mi suscitò un'emozione così intensa che ancora oggi non riesco a toglierlo dalla testa. Quel disegno esprimeva un'intensità tale che, confrontandolo con i disegni moderni, mi rendo conto che molti di essi mancano di profondità. Forse i tempi sono cambiati, ma un vero disegno esprime poesia, sintesi e bellezza. Inoltre, un'opera d'arte può rappresentare qualsiasi oggetto da più punti di vista. L'aspetto più significativo dell'intera opera è la creazione di quel soggetto, qualunque esso sia. L'artista, attraverso il suo gesto consapevole, rende l'opera immortale. Prendiamo ad esempio Monet, che doveva pagare per dipingere i pioppi ai bordi della Senna. Egli espresse al suo amico Clémenceau, primo ministro di Francia, il desiderio di avere la Senna nel terreno di casa sua. Monet, dipingendo da diverse angolazioni, riuscì a esprimere una potenza che mai nessun altro pittore riuscì a descrivere. Questo esempio mostra come un gesto artistico possa essere così potente e consapevole. Cari allievi, anziché lamentarvi di rappresentare un disegno come se il tempo fosse uno spreco, leggete la vita dei grandi artisti. Noterete le indicazioni per apprezzare ancora di più il vostro essere unici in questo percorso. In fondo, un foglio ha uno spessore, e se comprendiamo il suo significato, possiamo fare grandi cose di tale bellezza che i temi diventano un'odissea. Prof. Francesco Misale 71
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