Post di Rai - Radiotelevisione Italiana

📺 Nella puntata di Porta a Porta dello scorso 11/12 si è parlato, tra i vari problemi del nostro paese e della scena internazionale, anche di affitti brevi e dell'impatto che questi hanno, soprattutto nelle grandi città italiane. Grande risalto è stato dato alla carenza di alloggi per giovani e studenti, causata proprio da questo fenomeno. Personalmente credo che intervenire analogamente a quanto visto per Uber 🚕, ovvero con una caccia alle streghe fatta di norme e sentenze volte a vietare questo tipo di locazioni, servirà solo a portare lo scontro anche sul piano sociale. Sarà compito del legislatore di farsi parte diligente e mettere mano alla 431/98, eventualmente con lo studio di un nuovo testo unico in materia di locazioni, che dia validi incentivi al padrone di casa che intenda locare i suoi immobili alle fasce di utenza più colpite dal caro affitti e dalla carenza immobili. Tutto questo sarà possibile soltanto se, in parallelo, si provvederà ad emanare norme che agiscano sul complicato meccanismo di procedura legale che rallenta gli sfratti. Riuscire a garantire, in caso di morosità, il rilascio dell'immobile in 3 mesi, sarebbe un risultato ottimo. Proseguendo invece con la strada dell'investire il padrone di casa del doppio ruolo di contribuente e ammortizzatore sociale, non si va da nessuna parte.

La prima proiezione Opinio Italia per Rai (6% campione) per la corsa a presidente della Liguria dà Marco Bucci al 49,8%, Andrea Orlando al 46,5% e Nicola Morra allo 0,9%

In questa puntata di #Draft ripartiamo dagli iter e e dai provvedimenti che avevano iniziato il loro esame prima della pausa natalizia. Interrogazioni, mozioni, risoluzioni, interpellanze e ordini del giorno. Draft è il format di Urania TV, canale 260 del digitale terrestre, interamente dedicato all'attività parlamentare, condotto da Fabiana Nacci. #uraniatv260

Relativamente alla Rai il Governo , potrebbe formulare un ddl per trasformare la Rai in tre canali monotematici , un canale dedicato all'informazione con telegiornali non stop. Un canale dedicato all'intrattenimento e al cinema; un canale dedicato allo Sport e al Calcio. Dunque una rimodulazione della Rai sul modello Sky , valutando anche la quotazione in Borsa della Rai SN ( socio sostenitore FI)

Fatto il nuovo consiglio di amministrazione della RAI. Gente che capisce di comunicazione e radiotelevisione e di vario orientamento politico, ma ciò non toglie che a dettar legge sarà il governo, con la determinante scelta dei consiglieri in capo all'esecutivo. In barba alle norme comunitarie che tra breve imporranno una modifica radicale delle regole di governance

Prepariamoci: in primavera si torna alle urne ma non per rinnovare il Parlamento bensì per votare i #referendum approvati dalla Corte Costituzionale. Tra questi ne spicca uno: quello sul Jobs Act, una legge voluta una decina di anni fa dal premier Matteo #Renzi, all’epoca leader del PD, allo scopo di favorire la flessibilità nel mercato del lavoro. Ora è lo stesso PD di Elly #Schlein a promuovere, d’intesa con la #Cgil, il referendum per abolirlo. Una scelta che sta agitando e non poco le acque della sinistra e ovviamente in primis quelle del Partito Democratico. Nel frattempo ci sono state nuove leggi sul lavoro, è cambiato il quadro politico, così come il contesto economico. Tante novità, forse fin troppe: l’impressione è che ci sia molta confusione e che sia necessario chiarirsi le idee, considerando un mondo del lavoro in cui la disoccupazione è scesa al 5,7% ma quella giovanile resta alta (19,6%) e in cui i salari sono fermi da troppo tempo. A #giùlamaschera su @Radio1Rai. oggi, venerdì #24gennaio ci siamo chiesti: cosa resta del #JobsAct oggi? Quali riforme del #lavoro sarebbero necessarie? La sinistra italiana andrà in frantumi proprio sul referendum? @petergomezblog ed io ne abbiamo parlato con Marco Valerio Lo Prete, il senatore di Italia Viva Enrico Borghi e l’onorevole del PD Arturo Scotto. Ascolta il podcast!👇 https://lnkd.in/dcbZkiHz

Quanti posti alla Meloni e quanti al PD? Siamo nel pieno del rinnovo del Consiglio di Amministrazione RAI

Rai 1200 giornalisti: Mediaset 400.  E nessuno dice niente In un’epoca in cui la parola produttività è ormai un mantra, apprendiamo dalla stampa che in Rai ci sono 1200 giornalisti, di cui 22 direttori, circa 22 condirettori, circa 40 vicedirettori, 208 capiredattori, 327 capiservizio e 430 vice capiservizio (i soldati “semplici” sarebbero quindi 151). Sappiamo che quello dei “gradi” è un vezzo tipico dell’Italietta, ma viene da pensare che nella Tv pubblica ci siano più giornalisti che notizie da diffondere. D’altronde basta guardare i tre Telegiornali. Se c’è un collegamento, ad esempio da Parigi, ci saranno tre giornalisti collegati, uno per il Tg1, uno per il Tg2 ed uno per il Tg3, mentre a Mediaset e negli altri Network televisivi per esempio ne basta uno che copre tutte le testate. Ma gli “altri” a fine anno devono chiudere se possibile i bilanci in attivo; in Rai, grazie alla bubola del “servizio pubblico” sono abituati che a pagare “a babbo morto” sia lo Stato, meglio i cittadini che ormai, almeno ciò vale per me, i programmi Rai non li guardano quasi mai. Ecco il perché dei 1200 giornalisti, ognuno etichettato politicamente, “pronto all’uso” ogni qual volta cambi la maggioranza di Governo. Peccato  non esista il “Nobel per la faccia di bronzo”, perché ci vuole tutto il coraggio di una classe politica screditata per difendere un “servizio pubblico” fatto di “Pacchi” e “Balli con le Stelle”, per di più contendendosi all’ultimo sangue fino all’ultimo strapuntino del Cda e dell’organigramma. Visto che noi cittadini stiamo zitti, Lor Signori continueranno a considerare la Rai “terra di conquista”, e noi a pagare servizi di infima qualità spacciati per “servizio pubblico” (https://lnkd.in/ds_puKR9) Quante volte, prima un Partito e poi altro, ci hanno promesso privatizzazioni o almeno riduzioni consistenti del canone, ma alla fine tutto resta come sempre, compresi i 1200 giornalisti abbarbicati alla loro “cadreghe”. Aveva ragione Tomasi di Lampedusa; questo è il “Paese dei Gattopardi”. P.S.: Fa quasi tenerezza Chicco Mentana, che riesce a costruire un notiziario con le risorse risicate che ha disposizione, fra l’altro il meno fazioso di tutti; sicuramente meno di quelli della Rai, che sono sempre il megafono del Governo di turno, e anche di quelli di Mediaset, da sempre schierati.

LA PAR CONDICIO NELL’EPOCA DEL RING Vedi anche il sito ilcorriereblog.it La par condicio, la «parità d’importanza», ha colpito ancora: su Rai1 non ci sarà il confronto fra Giorgia Meloni ed Elly Schlein, anche perché né in Italia né in Europa vige il bipolarismo. Ci sono anche gli altri, nel proporzionale. La par condicio non gode di buona fama: per alcuni è una legge illiberale, per altri è vissuta come una mordacchia legalizzata, un’offesa alla responsabilità dei singoli giornalisti, per altri ancora è una norma analogica incapace di affrontare la realtà digitale. A introdurre la legge nel 2000 fu il governo guidato da D’alema per limitare il potere mediatico di Berlusconi, all’epoca proprietario di reti tv e giornali. La par condicio è solo una visione punitiva dell’informazione o è anche un contrappeso, un effetto che dipende da altri legni storti? Tipo: la Rai trattata come un bottino di guerra, la commissione di Vigilanza, la scelta dei membri delle Authority, il vecchio «conflitto d’interesse». È vero, la rigida applicazione della disciplina sovrastima il peso della tv e non tiene conto del mutato scenario mediale e potrebbe tramutarsi in un regalo alla noia e all’astensionismo. Ma che senso ha usare lo scontro diretto e l’europa per un dibattito che si sarebbe fatalmente trasformato in un ring politico personale? Non dimentichiamo che ciò che si trova nell’effetto era già nella causa. Ha senso oppure no lo scontro diretto senza il sistema bipolare? Aldo Grasso - Corriere della Sera - 19 May 2024

IL NUOVO GIORNALE NAZIONALE