Alcuni scatti del Seminario di Supervisione Clinica "Il funzionamento borderline"
Sono stati giorni PIENI. Pieni di contenuti clinici, di confronto, di relazione, di passione per un lavoro che ti chiede di non smettere di imparare cose nuove e che ti permette di stare con l'altro.
Un sentito ringraziamento a Davide Armanino per aver condiviso teorie e suggestioni cliniche di valore che mettono la persona al centro, con la sua complessità.
Grazie anche a tutti i partecipanti che con la loro professionalità hanno dato un valore aggiunto al confronto.
#stpcsocial
Qui Silvia lo spiega bene.
In Italia è opinione comune, ancora oggi, associare le persone sorde alla lingua dei segni italiana (LIS), canale usato per lo più dalla comunità sorda, la stessa che si definisce orgogliosamente “Sorda” e che prende le distanze dai “sordi”.
Questi ultimi (persone sorde oraliste che non conoscono la LIS) sono considerati "non sordi", perché grazie alle protesi, agli impianti cocleari e alla riabilitazione logopedica, hanno imparato a parlare perfettamente la lingua italiana. Chi è stato riabilitato non ha necessità di appoggiarsi alla LIS.
Prima di procedere però devo aprire una breve parentesi per contestualizzare meglio: la definizione "Sordi" contrapposta a "sordi" è proprio un distinguo sentito nella comunità sorda, soprattutto di vecchia generazione (che riconosce come lingua madre naturale la LIS).
Tornando a noi, purtroppo questo stereotipo culturale è più dannoso di quanto si pensi e la sua diffusione, spinta anche da una certa narrazione mediatica degli ultimi anni, radicalizza l’idea che non ci sia niente di più inclusivo per una persona sorda che la LIS.
Ma non finisce qui. Questo genere di disinformazione può disorientare sia i genitori udenti di bambini sordi, che la scuola o qualsiasi altro ambiente pubblico che si relazionerà con un bambino sordo riabilitato. Credendo infatti di fare del bene, ognuno di loro introdurrà in varie fasi, un po' di Baby Sign, un po' di italiano segnato e qualche segno. Un pasticcio incredibile di cui ancora oggi noi stiamo pagando direttamente le conseguenze, ma questa è un'altra storia.
Cosa ci può essere di ancora più grave, se una parte politica fa orecchie da mercante e quando si parla di sordità continua a finanziare corsi per la formazione in LIS (che vanno fortissimo in Emilia Romagna, Lombardia e Sicilia, a quanto pare), nonostante l'esistenza di un'audizione informale presentata presso la Camera dei deputati, il 15/06/2021, che spiega puntualmente che tutte le leggi promulgate dal 2018 in poi, a partire dal riconoscimento della LIS, sono state a senso unico? Tali iniziative infatti, come si legge nel documento, non hanno tenuto conto interamente del tema sordità, penalizzado le persone sorde impiantate o protesizzate, perfettamente "emancipate", che non sanno cosa sia la LIS e hanno necessità diverse.
Con "L'articolo 34 ter della Legge n.69 del 21 maggio 2021, che riconosce la LIS come lingua dei sordi, appare evidente come vi sia un’idea di centralità della LIS quale strumento comunicativo linguistico dei sordi. Questo non è, però, confermato dai dati epidemiologici prima riportati". Stiamo parlando di 7 milioni di persone sorde in Italia (da "ipoacusia disabilitante di grado medio-grave-profondo che necessitano di un supporto rimediativo". Perché si continua a parlare di sordità in termini di LIS in parlamento, quando "la scelta dello strumento comunicativo dovrebbe essere indirizzata fin dai primissimi anni di vita verso la forma orale"? [continua]
Ieri su Il Fatto Quotidiano!
A partire dal racconto di Silvia, responsabile web e informatica all'interno del nostro consiglio direttivo, abbiamo raccontato chi siamo, perché ci definiamo "nuovi sordi" e quali sono i nostri obiettivi.
🗣La #sordità si può sconfiggere: ciò che possiamo fare, dunque, è realizzare sul territorio nazionale sempre più centri audiologici qualificati, che possano offrire #diagnosi tempestive e precoci e trattamenti specialistici di alto livello: sui bambini nati sordi, in particolare, questi requisiti sono essenziali per ottenere il miglior risultato riabilitativo possibile.
❗ Chiediamo al mondo della #politica di prendere delle decisioni sulla direzione degli investimenti. Occorre infine una più moderna forma di rappresentanza politica che rappresenti a tutti gli effetti i "nuovi sordi", una parte della popolazione che non può, e non deve, più essere ignorata dalle istituzioni.
#liberidisentire#impiantococleare#protesiacustica#audiologia#diritticivili#SSN
Un appello importante, da sottoscrivere come cittadi3, professionist3 e associazioni. Al link la lettera per intero e le istruzioni per la firma:
"Il disegno di legge 1179/2024 “Disposizioni in materia di tutela della salute mentale” presentato il 27 giugno dal senatore Zaffini (da altri ventidue senatori di Fratelli d’Italia e due di Noi Moderati), preoccupa e indigna chi, come noi, ha a cuore il diritto alla salute mentale di ogni persona, sancito dalla nostra Costituzione e affermato con la legge 180/78, la cosiddetta Legge Basaglia, che ha posto fine a secoli di abusi nei confronti di migliaia di persone obbligate all’internamento nei manicomi, restituendo loro libertà, dignità e accesso ai diritti.
Sappiamo bene che la riforma Basaglia, pur positiva e ricca di successi, non è stata pienamente applicata. Mentre oggi una grave crisi colpisce il nostro Servizio Sanitario Nazionale, indebolito da tagli e spinte privatistiche, e si sfalda la rete, spesso ancora precaria, dei servizi sociali nei territori. Lo stato di debolezza dei Dipartimenti di Salute Mentale che devono assicurare il diritto alla salute mentale e alle cure, espone sempre più le persone con sofferenza e i loro familiari a un’inaccettabile condizione di abbandono, di prestazioni frammentate, per lo più farmacologiche, di internamento in strutture residenziali istituzionalizzanti e cronicizzanti. Crescono stigma e pratiche non rispettose dei diritti, la più estrema è la contenzione meccanica. Gravissima è la situazione nelle carceri e nei centri per migranti. Mentre crescono povertà e insicurezza, le operatrici e gli operatori del servizio pubblico, delle cooperative sociali, dell’organizzazioni del terzo settore operano in condizioni difficili, di estrema debolezza e precarietà che si riflettono sulla qualità dell’assistenza. Così anche le esperienze più qualificate e avanzate rischiano di arretrare.
Di fronte a questa situazione, che espone a grandi bisogni e a gravi problemi le persone con sofferenza mentale, i loro familiari e gli stessi operatori, invece di potenziare e finanziare le tante opportunità offerte dalla legge 180, sperimentate con successo in molte realtà del nostro paese, il disegno di legge Zaffini offre vecchie, fallimentari ricette."
https://lnkd.in/dB79HAct
Intervista a Gilberto Di Petta sulla gruppoanalisi dell'esserci, il dispositivo di cura di gruppo che si sta diffondendo sempre di più in diversi contesti della salute mentale, dalle tossicodipendenze alle comunità terapeutiche, fino all'ambito della formazione degli operatori. L'intervista a cura di Marco Caravella è fruibile in formato audio e in formato testuale, trascritta da Alessandro Sergio.
#gruppoanalisidellesserci#daseingroup#fenemonologiaclinica#fenomenologia#psicoterapia#psicologiafenomenologica#psicofen
Professore ordinario di Economia aziendale - Full professor of Management at Università LUMSA in Rome - SIG Chair for Public and Nonprofit Management at EURAM European Academy of Management
Ieri 1 maggio il Ilsole24ore ha pubblicato un inserto dedicato all'evento del 16 aprile "#Recidiva zero, #studio#lavoro e #formazione in #carcere" organizzato da Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro (CNEL) e Ministero della Giustizia. L'inserto, consiglio a chi segue questi temi di recuperarlo, riporta la sintesi dei documenti della giornata di lavoro, interventi e contributi istituzionali, dati rilevanti sul tema.
L'inserto ospita anche un mio contributo sulla critica e rilevante questione della misurazione della recidiva, mio ambito di ricerca da diversi anni.
In sintesi:
📌 lo studio della recidiva richiede la definizione di un chiaro perimetro di indagine definito da target, indicatore scelto, e orizzonte temporale di osservazione. Quindi, non esiste una misura di recidiva ma molteplici recidive. Ad oggi sappiamo poco o nulla sul fenomeno!
📌 gli interventi rieducativi possono agire positivamente solo sui fattori dinamici di rischio (come condizione occupazionale, abitativa, di salute mentale e fisica) a patto che l'intervento sia modulato sulle specifiche caratteristiche dell'individuo.
📌 gli interventi di inclusione lavorativa sono centrali perché impattano su una molteplicità di fattori dinamici di rischio. Gli studi mettono le opportunità
di lavoro per i detenuti al primo posto per una corretta riabilitazione ma sono altresì importanti meccanismi strutturati di assistenza agli ex detenuti nella transizione verso un impiego stabile.
A giugno con Francesco Perrini presenteremo i risultati di una ricerca condotta per Regione Lombardia, che partendo da questi presupposti teorici, ha sviluppato una valutazione d’impatto degli interventi di inclusione sociale in favore di persone in esecuzione penale. Ringrazio tutto il nostro team di ricerca che ha lavorato al progetto Edoardo Sangiovanni Silvia RocchettiGiacomo Alessandro CampagnolaAdelia GandolfoGiorgio Minciotti.
Stay tuned!
È appena uscito il mio articolo mensile per Agenzia di Stampa Giovanile in cui ho ripercorso le tappe cruciali della vita di Franco Basaglia in occasione dei 100 anni dalla sua nascita. La legge 180 o legge Basaglia ha riscritto i confini dell’attuale psichiatria riconoscendo l’importanza della salute mentale e la necessità di preservarla e prendersene cura.
Per approfondire:
https://lnkd.in/drkC4e2M
“Tra 25 anni quasi due italiani su cinque avranno più di 65 anni (molti di loro affetti da almeno una patologia cronica) e il sistema, già oggi in grave difficoltà, non sarà in grado di assisterli”.
È una prospettiva su cui riflettere, emersa dall’ultimo rapporto Censis sulla situazione sociale in Italia, raccontata da THE MAP REPORT .
Quando abbiamo dato vita a OIS Medical Center sapevamo di misurarci con questo scenario, ed è uno dei motivi che ci hanno spinto a costruire un progetto olistico di cura delle persone.
Oggi sappiamo che la medicina preventiva e della longevità (quella che l’OMS ha battezzato come active aging), è una direzione di cure da percorrere e da proporre ai pazienti che ci sceglieranno.
Per questo stiamo lavorando ad un progetto unico in Italia nel suo genere. Lo stiamo facendo con professionisti di varie branche della medicina, con investimenti importanti e con un occhio alla motivazione al cambiamento delle persone che ci sceglieranno e quindi, con un grande lavoro sulla comunicazione.
Se ti interessa questo tema (medical active aging) continua a seguirci, in arrivo belle sorprese e novità!
#medicalactiveaging
A Padova si ricorda il #Vajont. Venerdì 4 ottobre la testimonianza e il punto di vista dello psicologo sulle strategie dei superstiti per superare il trauma; sabato 5 ottobre ci concentreremo sugli aspetti tecnici di una opera ingegneristica imponente e sbagliata, sulla gestione dell'#emergenza e sugli strumenti della #prevenzione e della #tutela_ambientale del quadro normativo attuale
Giorni fa, alla Casa Famiglia Led, ho partecipato al terzo Convegno Nazionale Scientifico ECM "Disagio giovanile psicosociale e le nuove dipendenze patologiche" affrontando uno dei problemi più urgenti e complessi della nostra società: l'abuso di sostanze che continua a coinvolgere tantissimi giovani, nuove dipendenze e la necessità di costruire percorsi di speranza e salvezza.
Quello delle dipendenze è un tunnel che molto spesso non lascia via d'uscita, pertanto eventi come questi sono necessari per dare voce a silenzi soffocati dal pregiudizio.
Negli ultimi anni, abbiamo assistito a un aumento significativo delle nuove dipendenze che vanno oltre quelle classiche da sostanze come alcol e droghe (che purtroppo non si attenuano).
Parliamo di dipendenze comportamentali come quelle da tecnologia, gioco d’azzardo, social media e shopping compulsivo. Queste nuove dipendenze sono strettamente legate a una serie di fattori psicosociali, tra cui l’isolamento, l’ansia, la depressione e la mancanza di prospettive future.
Oggi più che mai, è nostro dovere fornire ai giovani gli strumenti e il supporto necessari per affrontare le sfide del mondo moderno e per emergere più forti e resilienti.
Solo così potremo trasformare la crisi delle dipendenze giovanili in un'opportunità di crescita e speranza.
#droga#storie#salutementale#dipendenza
#dirittoalloblio
Riflessione su testimonianze dei pazienti e diritto all'oblio.
E' comune nell'ultimo decennio - ed ormai pratica quasi obbligata per Istituti di Ricerca, Associazioni, singoli Professionisti - quella di pubblicare su canali social e condividere in spot e trasmissioni televisive, le testimonianze di pazienti affetti da diverse patologie, tra cui quelle oncologiche. Senza dubbio, esporre queste storie tramite le parole e i volti dei diretti interessati ha un impatto positivo, sia per le persone che si trovano in circostanze simili, sia per chi non toccato dal problema ne assume consapevolezza grazie alle testimoniaze. Il ritorno per le Associazioni, gli Istituti di Ricerca, i singoli Professionisti è un bene per tutti.
Tuttavia, i singoli pazienti oncologici-testimonial nell'esporsi in internet e sui media convenzionali rinunciano in parte al Diritto all'Oblio, non solo nello stretto senso amministrativo di potenziale discriminazione economica negli anni successivi alla guarigione, ma in senso lato al diritto sociale all'oblio della diagnosi oncologica. Dopo una malattia oncologica, nell'arco degli anni, si susseguono diverse fasi in cui il desiderio di svelare od omettere infomazioni sul proprio passato di malato oncologico si alternano.
E' verosimile che i testimonial di oggi non abbiano alcuna consapevolezza di queste sfaccettature della rinuncia a diritti di privacy e parità di trattamento futuri, indipendentemente dal fatto che oggi firmino una liberatoria in piena consapevolezza e con rispettabile determinazione nel voler apportare il proprio contributo alla ricerca o al riconoscimento pubblico delle capacità di un professionista sanitario stimato.
Come noto però, una volta caricate su internet o sui media le informazioni non sono più arginabili (nè se ne può controllare l'uso appropriato) e la prospettiva di quanto questo possa comportare dopo 1-3-10 anni deve essere esplicitato a voce e per iscritto ai potenziali testimonial al momento del consenso al rilascio di una intervista. E' forse anche il caso di interrogarsi sugli aspetti deontologici, (che si proiettano fin dopo la morte del paziente nel caso del segreto professionale), e su un eventuale obbligo implicito del medico alla protezione della privacy del paziente che potrebbe consistere anche nel non sollecitare affatto queste testimonianze pubbliche.
✍🏻 𝐋𝐨 𝐬𝐭𝐢𝐠𝐦𝐚 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐯𝐞𝐜𝐜𝐡𝐢𝐚𝐢𝐚 𝐞' 𝐢𝐥 𝐩𝐫𝐞𝐬𝐮𝐩𝐩𝐨𝐬𝐭𝐨 𝐜𝐮𝐥𝐭𝐮𝐫𝐚𝐥𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐝𝐢𝐬𝐞𝐠𝐮𝐚𝐠𝐥𝐢𝐚𝐧𝐳𝐚
Pur all’interno di un fenomeno positivo, quello dell’aumentata speranza di vita, e in una buona percentuale anche in buona salute, esistono però degli esclusi. Tali esclusioni saranno modificabili se agiremo con competenza, determinazione e saggezza.
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