📍 Al via un nuovo gruppo di lavoro per la riorganizzazione in ottica Lean del Pronto Soccorso della AUSL Piacenza! Dopo tre giorni iniziali di formazione a circa 30 persone della rete delle emergenze, un team affiatato e motivato si sta cimentando nella mappatura del percorso dei pazienti con codice Azzurro. 👉🏻 Da sottolineare, nonostante le difficoltà del momento storico attuale per il personale del Pronto Soccorso, la grande volontà di mettere il valore per il paziente al centro e di migliorare i percorsi ed i servizi offerti, sia per gli outcome del paziente, sia per il benessere organizzativo e la collaborazione interna. Un grande in bocca al lupo e buon lavoro! 🤝🏻 Silvia Palazzi, Duccio Nasoni e Federica Castaldini #telosmanagement #consulting
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Recupero delle liste d’attesa, stato dei lavori del nuovo Pronto Soccorso, ammodernamento dell’Ospedale: questi i principali temi oggetto dell’incontro tra il Comitato Consultivo e la rinnovata Direzione Strategica dell’Azienda Ospedaliera per l’emergenza Cannizzaro
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COMUNICATO STAMPA 118 Azienda USL di Bologna: tutto da rifare Managment ha cronicamente normalizzato politiche disparitarie e discriminatorie, tra prescelti e reietti, figli e figliastri: in quel clima quanto leggiamo oggi sui giornali è solo punta dell’Iceberg SNAMI Sezione di Bologna a @paolo-bordon-b4b35878 : soluzione non è solo far salire infermieri della Centrale Operativa in Elicottero, quello è solo un primo passo, serve profonda revisione del sistema e interrompere un ciclo gestionale disfunzionale. Oggi il 118 di Bologna va ricostruito. 118 di Bologna va totalmente riorganizzato, questa la raccomandazione dei Medici dell’Emergenza di SNAMI a Paolo Bordon e Andrea Longanesi, Direttori Generale e Sanitario dell’Azienda USL di Bologna. Il clima che si vive nel servizio, e non solo nella Centrale Operativa, è massimamente conseguente al clima organizzativo e alla gestione che sono state operate nell’ultimo decennio e oltre. Far salire gli infermieri della CO118 in elicottero e’ certamente un primo passo, ma non e’ quello che risolverà i problemi di pluriennali comportamenti organizzativi che hanno discriminato gli operatori creando tensioni. Si basti pensare al “daspo” messo nei confronti dei medici con contratto 118 rispetto a poter svolgere banalmente i propri compiti contrattuali nella Centrale Operativa o sui mezzi di soccorso cittadini così come in elisoccorso, un evidente discrimine oramai intollerabile che sarà necessariamente da affrontarsi nei prossimi tavoli di confronto professionisti-azienda. Intollerabile oramai che le Attività in elisoccorso, spesso aggiuntive, siano distribuite tra pochi eletti in assenza di avvisi pubblico o interni, e che solo ad alcuni, sulla base di criteri discutibili sia consentito accedere. Il feudalesimo è epoca oramai passata. Stesso dicasi per le Automediche cittadine, che oramai sono coperte a suon di “gettoni” da medici di unità operative estranee al 118 pur di non pubblicare i necessari posti previsti dalla vigente normativa, o dei corsi aperti ad alcuni ma non ad altri. E’ oramai evidente, come già detto, che serve una profonda riorganizzazione del sistema di emergenza sanitaria territoriale che deve vedere la Centrale Operativa ed i Mezzi di Soccorso organizzati in una Unità Operativa 118 profondamente riorganizzata e dove i professionisti non debbano subire queste politiche gestionali che vediamo dove hanno portato. Non da ultimo, rimarchiamo ancora una volta l’invito a Bordon di rivedere immediatamente il bando recentemente emesso sul quale molteplici https://bit.ly/3dT1qcg. hanno già diffidato e incaricato gli studi legali di agire a tutela dei professionisti.
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𝐏𝐫𝐨𝐧𝐭𝐨 𝐒𝐨𝐜𝐜𝐨𝐫𝐬𝐨 - 𝐂𝐨𝐧𝐜𝐥𝐮𝐬𝐚 𝐥𝐚 𝐭𝐞𝐫𝐳𝐚 𝐭𝐫𝐚𝐧𝐜𝐡𝐞 𝐝𝐢 𝐥𝐚𝐯𝐨𝐫𝐢. 𝐎𝐩𝐞𝐫𝐚𝐭𝐢𝐯𝐚 𝐥𝐚 𝐧𝐮𝐨𝐯𝐚 𝐚𝐫𝐞𝐚 𝐝𝐞𝐝𝐢𝐜𝐚𝐭𝐚 𝐚𝐢 𝐩𝐚𝐳𝐢𝐞𝐧𝐭𝐢 𝐢𝐧 𝐜𝐨𝐝𝐢𝐜𝐞 𝐯𝐞𝐫𝐝𝐞 𝐞 𝐚𝐢 𝐟𝐫𝐚𝐭𝐭𝐮𝐫𝐚𝐭𝐢. 𝐈𝐧 𝐩𝐫𝐨𝐠𝐫𝐚𝐦𝐦𝐚 𝐥’𝐮𝐥𝐭𝐢𝐦𝐚 𝐭𝐫𝐚𝐧𝐜𝐡𝐞 𝐝𝐢 𝐥𝐚𝐯𝐨𝐫𝐢 Si è conclusa la terza tranche di lavori che ha interessato il Pronto Soccorso avviata lo scorso giugno. Gli interventi hanno interessato 120mq dell’intera struttura e si sono incentrati sulla zona destinata ai pazienti classificati come codici verdi (urgenze minori, con pazienti in condizioni di salute stabili) e all’ambulatorio dedicato al trattamento dei traumi. Un percorso di riqualificazione degli spazi che ha comportato la temporanea riduzione degli ambienti senza però intaccare la continuità assistenziale. L’area è attrezzata per trattare contemporaneamente fino a nove pazienti ed è stata strutturata per permettere agli infermieri di registrare digitalmente i dati sullo stato di salute del paziente, utilizzando uno speciale Tablet di derivazione militare. In questo modo, i medici dalle proprie postazioni potranno incrociare in tempo reale le informazioni inserite dagli infermieri, coi referti degli esami clinici e radiografici consultabili sul pc. Questo modello di lavoro permetterà di velocizzare le attività e gestire meglio le informazioni. Quest’area del Pronto Soccorso è particolarmente importante, considerando che nel solo mese di agosto sono stati trattati come Codici verdi circa 3.000 pazienti, quasi il 50% degli accessi complessivi. L’equipe del Pronto Soccorso nonostante la temporanea ristrettezza degli spazi dovuta ai lavori in corso, nel periodo estivo è riuscita ad assistere una media di 200 persone al giorno. Contemporaneamente con l'apertura dell’area appena ristrutturata, ci si sta preparando all’avvio dei lavori nella zona dedicata ai codici arancioni e azzurri. Si tratta dell’ultima tranche di lavori che porterà ad un reparto di emergenza urgenza completamente ristrutturato. Anche in questo caso, i lavori determineranno una temporanea riduzione degli locali dedicati all’assistenza. Con questa nuova apertura si completata il 70% del lavoro di ristrutturazione del Pronto Soccorso, iniziato circa un anno e mezzo fa. #OspedaleCardarelli #ProntoSoccorso #Cardarelli #ospedale #lavori #assistenza #emergenza #pazienti #SSR #SSN #lavori #ristrutturazione #sanitàpubblica #sanità #napoli #salute
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La sanità italiana ancora una volta si fa riconoscere in negativo. E la pandemia verificatasi nel 2020 è stata una dimostrazione pratica che ha messo in evidenza le gravi carenze di personale sanitario e di strutture opposite! Non è cambiato niente prima, durante e nemmeno dopo.
👉Al “San Giuseppe” di Copertino, ospedale di base dell’Asl Lecce, crescono le preoccupazioni degli utenti e le fondamenta del sistema sanitario iniziano a traballare per la cronica carenza negli organici dei camici bianchi a fronte di una costante richiesta di assistenza sanitaria. ❗Un ospedale sold-out, sovraccarico di accessi, ma privo di appeal verso i medici. Almeno questo, numeri alla mano, è il quadro che emerge: al “San Giuseppe” dal primo gennaio scorso i professionisti in servizio nel pronto soccorso sono soltanto 5 (tre con disponibilità a turnare anche la notte e due invece esonerati) rispetto agli 11 previsti nella pianta organica della Regione Puglia. ❗❗E così il caos, con i medici costretti a turni raddoppiati, senza ferie o riposi da oltre due mesi, e i ritardi che si registrano nell’accesso alle cure sembra riprodurre una situazione kafkiana, così come raccontato dal nipote dell’anziana donna. «Nei tre giorni in pronto soccorso di mia nonna - afferma l’uomo - ho assistito a delle scene surreali. Ogni turno ha un’attesa di oltre 20 pazienti, tra patologie croniche e traumi, che aspettano di essere visitati, a cui sia aggiunge il via vai di autoambulanze e l’attesa che si liberi un posto in reparto per i soggetti più gravi o fortunati». Criticità che inevitabilmente finiscono poi per riflettersi nelle sale dei codici rossi o sulla salute dei medici in servizio. «Non sempre le stanze dell’emergenza urgenza bastano per accogliere i pazienti - aggiunge l’uomo - purtroppo alcuni pazienti come mia nonna hanno trovato posto su una barella posizionata nel corridoio. Le cure da parte dei sanitari per fortuna non sono mancate.. Durante l’attesa, il primario, di turno nel reparto, con l’accesso venoso con ago a farfalla ancora inserito al braccio per aver fatto una flebo poco prima, provava a dare indicazioni agli infermieri e a parlare con i familiari dei pazienti». «È stato difficile assistere e accettare un quadro del genere. Per fortuna mia nonna è stata curata e ieri mattina è stata dimessa direttamente dal pronto soccorso, potendo fare ritorno a casa». 👉E lo scenario delle carenze negli organici dei camici bianchi resta critico in tutta la provincia.
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COMUNICATO STAMPA 118 Azienda USL di Bologna: tutto da rifare Managment ha cronicamente normalizzato politiche disparitarie e discriminatorie, tra prescelti e reietti, figli e figliastri: in quel clima quanto leggiamo oggi sui giornali è solo punta dell’Iceberg SNAMI Sezione di Bologna a @paolo-bordon-b4b35878 : soluzione non è solo far salire infermieri della Centrale Operativa in Elicottero, quello è solo un primo passo, serve profonda revisione del sistema e interrompere un ciclo gestionale disfunzionale. Oggi il 118 di Bologna va ricostruito. 118 di Bologna va totalmente riorganizzato, questa la raccomandazione dei Medici dell’Emergenza di SNAMI a Paolo Bordon e Andrea Longanesi, Direttori Generale e Sanitario dell’Azienda USL di Bologna. Il clima che si vive nel servizio, e non solo nella Centrale Operativa, è massimamente conseguente al clima organizzativo e alla gestione che sono state operate nell’ultimo decennio e oltre. Far salire gli infermieri della CO118 in elicottero e’ certamente un primo passo, ma non e’ quello che risolverà i problemi di pluriennali comportamenti organizzativi che hanno discriminato gli operatori creando tensioni. Si basti pensare al “daspo” messo nei confronti dei medici con contratto 118 rispetto a poter svolgere banalmente i propri compiti contrattuali nella Centrale Operativa o sui mezzi di soccorso cittadini così come in elisoccorso, un evidente discrimine oramai intollerabile che sarà necessariamente da affrontarsi nei prossimi tavoli di confronto professionisti-azienda. Intollerabile oramai che le Attività in elisoccorso, spesso aggiuntive, siano distribuite tra pochi eletti in assenza di avvisi pubblico o interni, e che solo ad alcuni, sulla base di criteri discutibili sia consentito accedere. Il feudalesimo è epoca oramai passata. Stesso dicasi per le Automediche cittadine, che oramai sono coperte a suon di “gettoni” da medici di unità operative estranee al 118 pur di non pubblicare i necessari posti previsti dalla vigente normativa, o dei corsi aperti ad alcuni ma non ad altri. E’ oramai evidente, come già detto, che serve una profonda riorganizzazione del sistema di emergenza sanitaria territoriale che deve vedere la Centrale Operativa ed i Mezzi di Soccorso organizzati in una Unità Operativa 118 profondamente riorganizzata e dove i professionisti non debbano subire queste politiche gestionali che vediamo dove hanno portato. Non da ultimo, rimarchiamo ancora una volta l’invito a Bordon di rivedere immediatamente il bando recentemente emesso sul quale molteplici OO.SS. hanno già diffidato e incaricato gli studi legali di agire a tutela dei professionisti.
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Per superare la crisi dei Pronto Soccorso non bastano singole soluzioni, ma è necessario rifondare il paradigma del sistema dell’Emergenza-Urgenza. Di sotto una sintesi delle riflessioni e una proposta di agenda maturata dalle ricerche e dal confronto continuo tra i protagonisti della Community LOPS, il network manageriale dedicato al Pronto Soccorso, con l'auspicio che possa ispirare un percorso di ripensamento complessivo e coordinato.
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Condivido questa interessante riflessione di Luciano Fontana sulla situazione in cui verranno i Pronto soccorso allo stato attuale: appare scontato che se i medici vengono lasciati a gestire le emozioni di rabbia dei pazienti, oltre a dover svolgere il proprio lavoro di erogazione di cure, appare evidente che ci sia un bias organizzativo a monte e che la situazione di grave carenza di personale non riesce a trovare soluzioni rapide: c'è necessità di rendere il pronto soccorso un posto sicuro in cui poter svolgere la propria attività medica e di rendere quella dell'urgentista una professione attrattiva!
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Ogni giorno una storia nuova. La ASL chiede il rispetto dei tetti e la Fondazione San Raffaele, che gestisce il centro di Riabilitazione di Ceglie Messapica, replica che gli extra-tetti li ha autorizzati il TAR. Vuol dire che i ricoveri in più li pagherà il Presidente del TAR? Ma che strano Paese… La ASL di Brindisi ha chiesto alla Fondazione San Raffaele, diversamente da come è accaduto purtroppo in passato, di rispettare la distinzione dei posti letto in ossequio ai regolamenti regionali, vietando ogni e qualsiasi ricovero in più, che ovviamente non risulterebbe autorizzato e non remunerabile, e di rispettare il setting assistenziale a tutela dei malati e il personale impiegato. Tutto chiaro? Così sembrerebbe ai più. E invece succede che la Fondazione San Raffaele, travisando il significato dell’ordinanza presidenziale del TAR Lecce, che ha solo sospeso il subentro della ASL nella gestione del Centro sino all’udienza del 4 settembre, ritiene che la decisione del giudice amministrativo li autorizzi a fare diversamente da quanto prevedono i regolamenti, magari continuando a fare - in materia di ricoveri - tutto quello che è accaduto sinora, mettendo in atto iniziative di ricoveri ben oltre i tetti autorizzati e compensando le maggiori prestazioni con il mancato pagamento del canone di locazione. A parte l’assurdità di tale teoria, verrebbe da chiedere: in base al ragionamento della Fondazione San Raffaele, il numero dei ricoveri non autorizzati, e decisamente splafonati rispetto ai posti letto autorizzati, chi li dovrebbe pagare? Forse il Presidente del TAR di Lecce? Ma per piacere. Invito la ASL a continuare sulla strada intrapresa, perché deve finire il tempo in cui in quella struttura tutti hanno fatto come meglio gli piaceva. Leggi qui i dettagli 👉 https://bit.ly/4c4ULqF
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Il boom dei pronto soccorso privati è una nuova frontiera nell'offerta sanitaria, con imprenditori che rispondono alla domanda di cure urgenti ma non gravi, evitando le code dei pronto soccorso pubblici. Queste strutture, come la "Domus Salutis" a Legnano, offrono visite, analisi ed esami a pagamento, garantendo un servizio rapido e accogliente. Tuttavia, le Regioni sono in allerta e il Veneto ha segnalato ai Nas questa nuova tendenza. Secondo esperti, queste strutture non dovrebbero essere equiparate ai veri pronto soccorso ospedalieri, ma piuttosto agli ambulatori rapidi per patologie minori. La crescita di queste iniziative sottolinea la necessità di rafforzare il sistema sanitario pubblico.
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Secondo un’indagine di Altroconsumo, il 48% dei cittadini giudica negativamente i servizi dell’ASL, il 39% quelli dei Pronto Soccorso e, per entrambi i fronti, pesano soprattutto le attese. #Altroconsumo #indagine #Sanità #SSN #prontosoccorso #ospedali
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