I beni confiscati, con il loro intrinseco valore simbolico e sociale, possono essere considerati beni collettivi. Il loro riutilizzo si inserisce nell'ambito dell'economia sociale, coinvolgendo associazioni e cooperative. Questo processo genera un impatto significativo sia in termini economici che di coesione sociale, contribuendo al rafforzamento delle comunità. Ce ne parla Ivan Vernosce. #terzjus #terzosettore #economiasociale
Post di Terzjus
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Due appunti su venerdì scorso.
Venerdì scorso, nella splendida cornice della Sala della Carità di Padova, abbiamo data il via agli eventi per il ventennale di Riesco, l'impresa sociale in cui ha preso forma Habile. Il direttore di Impresa Sociale Felice Scalvini e la ricercatrice senior di Euricse Giulia Galera ci hanno accompagnato nel pensiero di chi più di ogni altro/a non ha mai smesso di ragionare sull'impresa sociale, ovvero il professor Carlo Borzaga, mancato lo scorso anno. Perché prima di Borzaga era quasi "impensabile" credere che l'attività economica potesse essere svolta per finalità anche altruistiche. "I comportamenti economici", ci ha ricordato Scalvini, "non sono razionali, non sono solo egoistici e opportunistici, non sono solo quell'approccio all'economia che il diritto commerciale ha ratificato. I comportamenti economici sono come ogni comportamento umano, un misto di razionalità ed emozione". E le imprese sociali questo sono, un'economia che tiene insieme solidarietà e sostenibilità economica, crescita d'impresa e impatto sociale. La serata di pensiero sul futuro collettivo ci ha lasciato con una sfida cruciale, quella delle "persone": "Ricordiamoci", ha sottolineato sempre Scalvini, "che è la cultura che dissoda il terreno. Ricerca e formazione non si devono fare solo quando sono finanziate, i ghiacciai di pensiero si stanno sciogliendo, il mondo del terzo settore non ha più alle spalle le fonti di energia vitale. Quando immaginammo Euricse con Borzaga avevamo bene in mente proprio questo: che non basta il pressing politico, che senza cultura viene meno il vivaio". Da dove ripartire? "Qualche segnale di consapevolezza c'è. Ma la chiave sono le persone, sono le persone la priorità, più che il fundraising è fondamentale il peopleraising: senza persone non si va da nessuna parte".
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Esiste anche un'economia poco citata, quasi nascosta, che appassiona milioni di persone, che fa impresa, che è fondamentale per il sistema pubblico e che ha, a differenza di quello che si pensi, innumerevoli punti di contatto e sinergie col mondo #profit, l'economia del dono che si manifesta grazie all'esercito dei #volontari. I volontari sono spesso persone che si muovono singolarmente, tramite organizzazioni dedicate e con successo costituendo imprese sociali. Un bacino di imprenditori che conta 5 milioni di presenze nel nostro Paese, spesso nel mondo dei servizi e con un #purpose ben chiaro e definito. Quella che viene definita oggi #passioneconomy è una realtà importante del Paese, opera in situazione difficili, territori difficili, ai confini col mondo profit, andando a colmare quei bisogni dimenticati o no produttivi di marginalità e che il sistema pubblico e di welfare fanno fatica a sostenere negli ultimi anni. Il volontariato, che è alla base di buona parte del funzionamento e della continuità gestionale delle imprese sociali, è una palestra di vita, di know-how gratuito e di salto emotivo e formativo. Accanto alle imprese sociali, si sono sviluppate anche le Siavs, #startup innovative a vocazione sociale. Agiscono nei settori dell'assistenza sanitaria, dell'educazione, della formazione, della tutela ambientale e del turismo sociale. In ultimo, fenomeno in forte ascesa, il modello delle #societabenefit da L. 208/2015,) imprese sociali che puntano al profitto, ma si dedicano anche ad una missione di impatto sociale ben definita nello statuto a favore della collettività. #impresasociale #sociale #sostenibilita #volontariato #svias #societabenefit #cambiamento #futuro
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In una fase di incertezza e di poli-crisi come quella che stiamo attraversando, la coesione sociale è un bene prezioso e da consolidare: ecco perché, e come, le comunità rappresentano, per le Fondazioni di origine Bancaria, origine e destinazione del proprio essere e del proprio agire. Il commento via #ilPunto
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Una Storia di inclusione Vi condivido una lezione preziosa, affinché possiate trarne spunto ed insegnamento. E' la storia di una delle famiglie più influenti delI'talia del 1800: i "Florio". Una famiglia che si trasferisce in Sicilia dalla Calabria, a causa di un terremoto. Di umili origini, si costruiscono un impero economico che abbracciava vari rami d'azienda, nonostante una situazione politica precaria, fra cui l'invasione borbonica. Rami d'azienda che iniziano con le spezie, produzione di vini, una tonnara, navigazione, finanza. La chiave del loro successo? La diversificazione, l'unione della famiglia, lo spirito collaborativo, l'inclusione, l'etica. I Florio capirono che affidarsi a un'unica fonte di reddito era rischioso. Per questo, investirono in varie e differenti attività, riducendo la dipendenza di un singolo mercato, creando un network di imprese, che si supportavano a vicenda. Questo permise loro di crescere, li rese resilienti di fronte alle crisi politiche, economiche, e ai cambiamenti del mercato. La storia dei Florio insegna, a coloro che hanno orecchie, che la diversificazione, è una strategia, è una necessità, per garantire stabilità e crescita a lungo termine. Abbracciare opportunità etiche, protegge dagli imprevisti e apre nuove porte. Ho preso ad esempio, i Florio che nel 1800, furono grandemente operativi, creando benessere per loro e per chi gli gravitava intorno. Noi siamo nel 2024, e abbiamo a disposizione, un ventaglio di opportunità, di gran lunga maggiore. In che situazione siamo? Se si e' pronti ad innovarsi, le risorse sono a nostra disposizione. Oggi, come ieri, la diversificazione è la migliore difesa, forse è sfuggito di mente!! È vero o no!
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❗❓“Terzo settore” o “settore civile”? 📌La portavoce del Forum Nazionale Terzo Settore, Vanessa Pallucchi interviene nel dibattito che si è sviluppato su VITA non profit. 📣" Il termine “Terzo” non può essere letto come ultimo per importanza dopo il primo (lo Stato) e il secondo (il mercato). Il Terzo settore non rappresenta un’alternativa residuale, utile per svolgere alcuni specifici servizi, magari a basso costo. " dice la Pallucchi. "È “Terzo” perché distinto e autonomo dai primi due, perché possiede una propria storia e identità e perché propone un proprio modello di sviluppo sociale ed economico, che non vuole fare a meno né del pubblico né del privato." 💡A trent’anni dalla sua nascita ideale, è arrivata l’ora del pieno riconoscimento di questo attore sociale ed economico strategico per il futuro del Paese. Leggi l'articolo di #VITAnonprofit 👉 https://lnkd.in/dS6u5ciw #PLL #ProgettoLiguriaLavoro #ConsorzioProgettoLiguriaLavoro #ConsorzioPLL #ValoriAggiunti #ProgettoLiguriaLavoroImpresaSociale #ImpresaSociale #PLLServiziImpreseSociali
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📖 Disponibile per consultazione il BILANCIO SOCIALE 2023 della nostra Cooperativa Sociale - Impresa Sociale ➡️ Uno strumento di trasparenza a disposizione di chi avesse l’interesse di conoscere meglio valori, mission, organizzazione e prospettive future del nostro ente. Ma soprattutto un prezioso "catalogo" per scoprire tutte le attività sul territorio e l'impatto del nostro impegno sulle comunità di Milano e hinterland. ▶ Dall'introduzione del Presidente Lino Rovati: "A fronte della perdurante crisi generale dei servizi sociali italiani, appare di fondamentale importanza riscoprire il valore autentico del lavoro sociale, la centralità della dimensione relazionale a fronte di una logica prevalente di tipo prestazionale. Costruzione di legami di fiducia, valorizzazione del sapere esperienziale, sviluppo di relazioni e di capitale sociale, sviluppo di empowerment e di capacità di assumersi la responsabilità di cercare insieme strade possibili. In sintesi: Relazioni Inclusive tra PARI". https://lnkd.in/dsbqkJ78
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Con questo scritto, insieme all’amico Roberto Genco, abbiamo cercato di evidenziare la stretta connessione tra scopo mutualistico e indivisibilità patrimoniale delle cooperative: se pure quest’ultima caratterizza in particolare le cooperative a mutualità prevalente, è pur da sottolineare come il nesso tra patrimonio indivisibile e l’essenza dello scopo mutualistico sia un importante strumento di analisi del fenomeno cooperativo. Abbiamo anche cercato di far uscire dall’indeterminatezza con cui spesso è usata, la parola “demutualizzazione”, cercando di riempirla di contenuti e di descrivere modalità – legittime o illegittime – con cui può realizzarsi. E a questo proposito, abbiamo pure abbozzato un tentativo di ipotizzare i mezzi con cui contrastarne le realizzazioni illecite, anche quando realizzate con strumenti apparentemente legittimi, utilizzati con opportunismo, valorizzando in proposito il ruolo della Vigilanza. La tutela del patrimonio mutualistico è un elemento importante della specificità cooperativa, che non lo considera finalizzato all’appropriazione dei soci, ma strumento funzionale alla erogazione del servizio mutualistico ai soci, intrinsecamente collegato alla naturale intergenerazionalità delle cooperative. A ben pensare, questo è anche un modo di trasferire la ricchezza che si accumula nell’impresa non con la successione individuale tra le persone che la possiedono, ma in modo collettivo e solidale tra le generazioni che la utilizzano: un elemento di spiccata sostenibilità dell’impresa e di forte contrasto alle disuguaglianze sociali. #BLF #cooperative #riserve indivisibili #demutualizzazione #mutualità prevalente #intergenerazionalità
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💥 Le reti di impresa sociale devono oggi essere ridisegnate per rispondere a nuove sfide. Perché ciò avvenga, oltre ad un investimento feroce e profondo in #competenze, è indispensabile rifondare la propria missione e le proprie strategie intorno a tre pilastri: ✅ tornare ad essere comunità pensanti e non solo calcolanti, ✅ alimentare e condividere legami (fra diversi) dentro e fuori la propria rete ✅ recuperare “la dimensione culturale” del lavoro e dell’intrapresa sociale. Una riflessione di Paolo Venturi su VITA a partire dal confronto nato alla Convention di Consorzio Nazionale CGM e che apre il cantiere verso le #GdB2024 che si terranno l'11 e 12 ottobre 2024 a Bertinoro (FC).
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Ancora oggi, continua a impegnarsi per realizzare 𝐮𝐧’𝐞𝐜𝐨𝐧𝐨𝐦𝐢𝐚 𝐬𝐨𝐜𝐢𝐚𝐥𝐞, 𝐬𝐨𝐬𝐭𝐞𝐧𝐢𝐛𝐢𝐥𝐞, 𝐨𝐫𝐢𝐞𝐧𝐭𝐚𝐭𝐚 𝐚𝐥 𝐜𝐚𝐦𝐛𝐢𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐨, 𝐚𝐢 𝐝𝐢𝐫𝐢𝐭𝐭𝐢 𝐞 𝐚𝐥𝐥’𝐢𝐧𝐜𝐥𝐮𝐬𝐢𝐨𝐧𝐞: un 𝐜𝐚𝐦𝐛𝐢𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐨 𝐚𝐧𝐜𝐡𝐞 𝐜𝐮𝐥𝐭𝐮𝐫𝐚𝐥𝐞 che mette al centro l’idea di 𝐝𝐢𝐟𝐟𝐞𝐫𝐞𝐧𝐳𝐚. Ora che raggiunge i 𝟑𝟓 𝐚𝐧𝐧𝐢 𝐝𝐚𝐥𝐥𝐚 𝐟𝐨𝐧𝐝𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞, la 𝐜𝐨𝐨𝐩𝐞𝐫𝐚𝐭𝐢𝐯𝐚 𝐥𝐚 𝐅𝐞𝐧𝐢𝐜𝐞 𝐝𝐢 𝐀𝐥𝐛𝐢𝐧𝐨 è pronta a rinnovarsi, al fine di individuare sempre 𝐧𝐮𝐨𝐯𝐞 𝐫𝐢𝐬𝐩𝐨𝐬𝐭𝐞 𝐚𝐢 𝐛𝐢𝐬𝐨𝐠𝐧𝐢 𝐞𝐦𝐞𝐫𝐠𝐞𝐧𝐭𝐢 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐕𝐚𝐥𝐥𝐞 𝐒𝐞𝐫𝐢𝐚𝐧𝐚 𝐞 𝐝𝐞𝐢 𝐬𝐮𝐨𝐢 𝐚𝐛𝐢𝐭𝐚𝐧𝐭𝐢 con servizi educativi e socio-assistenziali alla persona. In questo articolo di 𝐁𝐞𝐫𝐠𝐚𝐦𝐨𝐍𝐞𝐰𝐬, nella rubrica dedicata alle mondo delle cooperative di 𝐂𝐨𝐧𝐟𝐜𝐨𝐨𝐩𝐞𝐫𝐚𝐭𝐢𝐯𝐞 𝐁𝐞𝐫𝐠𝐚𝐦𝐨, la storia e il futuro dell'impresa sociale. Link nel primo commento: https://bit.ly/4eeyHMi #lafenice #confcooperativeBg #mondocooperativo #confcooperative
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Caro Federico Mento, i tuoi interventi su VITA sono sempre uno stimolo interessante ma in questo caso l'articolo mi trova in uno stato "down" e quindi la mia reazione è pessimista. I rapidi cambiamenti tecnologici e sociali (che spesso ne sono derivati) hanno disintegrato i corpi intermedi (partiti, sindacati, associazionismo, movimenti ecc...) ed il tentativo di alcuni di resistere ad ogni costo ha portato le distorsioni che segnali (attenzione ai bandi, ai progetti, a mantenersi in piedi insomma....). Inevitabilmente tutto ciò ha portato ad un impoverimento umano nel #terzosettore ma direi nella società tutta che trovava in quei corpi intermedi la linfa vitale. Ormai i buoi sono scappati ed anzi sono in buona parte anche morti di fame e si potrà ricostruire qualcosa di sano solo cominciando a ragionare con categorie completamente diverse e dimenticando del tutto il terzo settore (ed anche il primo e secondo) come l'abbiamo conosciuto noi ultra-cinquantenni. Come farlo forse va chiesto proprio a quei giovani che vorremmo "recuperare" alle nostre categorie senza però costringerli (con corsi, premi, workshop ecc..) a partecipare come pensiamo noi sia giusto fare. E' dura ma forse una speranza ancora c'è....altrimenti ci sono sempre Starlink per chi vuole andarsene in orbita e Neuralink per chi vuole perdersi restando qui. #impresasociale #innovazionesociale #impatto
🌍 Terzo settore e capitale umano, c’è bisogno di una filantropia coraggiosa Il Terzo Settore è a un bivio. #FeliceScalvini lo ha descritto con grande efficacia su VITA (https://shorturl.at/fr93s): la crisi vocazionale delle organizzazioni non può più essere ignorata. Di conseguenza, abbiamo bisogno di un'azione filantropica evoluta, che possa supportare le organizzazioni nel gestire la sfida dei talenti. Nel mio percorso professionale iniziato più di 20 anni fa, movimenti sociali, sindacati e partiti politici rappresentavano una potente "cinghia di trasmissione" verso il lavoro sociale. In un contesto radicalmente differente, dobbiamo immaginare nuovi meccanismi di ingaggio, a partire dal confronto con l'attivismo giovanile (ancora grazie Progetto RENA per l'invito alla #SummerSchool di #Matera). E per farlo, dobbiamo tornare a stare nei conflitti, alimentando domande sociali per vecchi e nuovi diritti. Non possiamo pensare di “scaldare i cuori” delle giovani generazioni, parlando di servizi, gare, appalti e ribassi. Il problema del Terzo settore non sta tanto nelle aggettivazioni, quanto piuttosto nell’aver preso lucciole per lanterne, quando la sussidiarietà è diventata il cavallo di Troia per la riduzione della spesa sociale e l’esternalizzazione dei servizi, e da infaticabili costruttori di domande sociali ci siamo ritrovati nell’angusto ruolo di service-provider. Se al deficit di elaborazione politica, aggiungiamo le basse retribuzioni, come ha segnalato in una recentissima intervista Carola Carazzone (https://shorturl.at/Lun8L), non possiamo lamentarci che i giovani non prendano in considerazione il Terzo settore come opzione di crescita professionale. Sul ruolo dei donatori, filantropici o istituzionali, Carola ha ragione da vendere quando segnala gli effetti distorsivi della logica dei progetti, rispetto all’investimento sui changemaker. Verba movent, exempla trahunt, le parole muovono gli esempi trascinano, sostenevano i Latini, non bastano più le parole, per quanto possano essere significative e fare awareness, oggi abbiamo bisogno di esempi, di casi studio concreti, di attori filantropici coraggiosi in grado di farsi carico della fase sperimentale per poi generare un effetto di trascinamento sul resto del sistema. Daniele Messina Francesca Magliulo Laura Savoia Marisa Parmigiani Laura Baiesi Elisa Paluan Marco Traversi Marco Perosa Daniela Fatarella Andrea Chiara Brancale Francesca Mereta Assifero Flaviano Zandonai M. Enrica Lobina Enrico Testi Luca Solesin Vera Donatelli Mariella Stella Arianna De Mario stefano arduini Marco Borraccino Elena Zanella Tiziano Blasi Tiziana dell'Orto Stefania Grea Beatrice Marzi Giorgio Panzera Matteo Cadeddu Angelo Rindone Barbara Antonelli Katia Scannavini, Ph.D. Ecco l'articolo: https://lnkd.in/duKKeB_t
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