Faccio seguito alle considerazioni di Edoardo Prati in merito a quanto la società attuale abbia in considerazione i giovani e la loro capacità d'infondere cambiamento nella cultura, nella politica e nel modo di pensare. Benché ogni anno sento allontanarmi da questa "categoria" che per interesse o scarso approfondimento tendono a isolare ed etichettare, alcune cose sento di dirle: 1.Spesso siamo inondati di proposte di tirocinio camuffate da ricerca di lavoro iper qualificato e mal pagato, ma lo si fa perchè fa curriculum. Ma ci proviamo. 2.Spesso sostituiamo chi di competenze, soprattutto in campo digitale e di problem solving, ne ha meno della metà ma non si può dir lo stesso dello stipendio. Ma ci proviamo. 3.Spesso ci troviamo a cambiare strada, non seguendo quella linearità tanto ambita, trovandoci a rimboccarci le maniche. Ma ci proviamo. 4.Spesso le aspettative, ampiamente remunerate da lauree, master e continui corsi di formazione non sono minimamente soddisfatte. Ma ci proviamo. Nonostante le nostre possibilità siano state infinitamente limitate da generazioni addietro, ci proviamo. Ma arriva il momento in cui uno è stufo di provarci, fin quando non viene riconosciuto il ruolo che gli spetta, nella sfera politica e sociale. Non abbiamo la minima idea di cosa offrire alle nuove generazioni, non abbiamo la minima idea di come garantire loro un futuro più sostenibile, non abbiamo la minima idea di come incentivare la formazione di nuove famiglie. E' mai possibile che nel nostro paese dobbiamo continuamente provarci senza vederci riconosciuto un ruolo attivo, in nulla??
Post di Vera Di Giovannantonio
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“La generazione sospesa” Abbiamo studiato, ci siamo laureati, molti di noi hanno fatto un master. Ci hanno detto che investire nella formazione era la chiave per il futuro. E invece eccoci qui: 29-30 anni, curriculum pieno, ma offerte vuote. Stage. Tirocini. Se siamo fortunati, 300 euro al mese. Altrimenti, niente. Sempre in formazione, mai davvero assunti. E allora chi non si ingegna, chi non sceglie di mettersi in proprio e fare da sé, spesso resta fregato. Non è solo una questione economica, è una questione di dignità. Ci chiedono esperienza, ma non ci danno opportunità. Ci dicono che siamo il futuro, ma ci trattano come scarti di un presente bloccato. Quanti di noi hanno accettato lavori sottopagati, sperando che fosse solo un trampolino? Quanti hanno visto i propri sogni ridimensionarsi, schiacciati dalla realtà? Quanti hanno fatto la valigia e sono partiti, perché altrove il talento viene valorizzato davvero? Questa non è una crisi di singoli, è un fallimento collettivo. Non possiamo accettare che la nostra generazione venga trattata come sacrificabile, come se la laurea fosse solo un pezzo di carta e non il frutto di anni di impegno. Meritiamo di più. Meritiamo un futuro che inizi davvero. (Fonte immagine: VD News)
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La vera formula per il progresso verso il futuro? Credere nelle nuove generazioni. Per questo siamo orgogliosi di aver ospitato, nelle scorse settimane, alcuni tirocinanti nell'ambito dei Percorsi per le Competenze Trasversali e l'Orientamento (PCTO), progetto formativo dedicato agli studenti dell'ultimo triennio delle Scuole Superiori. Sosteniamo fermamente i giovani di oggi e crediamo sia importante offrire loro strumenti concreti per orientarsi nel mondo del lavoro. Grazie ragazzi, siamo felici di avervi affiancato e aver toccato con mano il potenziale di una generazione pronta a fare la differenza! 🚀 #Arix #formazione #orientamento #PCTO
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Leggo e continuo a leggere da tempo molti post del perchè i ragazzi giovani lasciano le aziende…sembra un dramma Nazionale! Forse la prima causa siamo noi, popolo sconfinato di Manager (o presunti tali) che non diamo loro la prima cosa che può aiutarli a crescere: l’esperienza. Neolaureato entra in azienda dopo aver macinato, nella migliore ipotesi, tomi di libri per tre anni, gli diamo un PC, una sedia e la scrivania e gli diciamo “questo è il tuo ruolo e questi sono le attività che devi fare”. Personalmente uso l’approccio “siediti vicino a me e se qualcosa non è chiaro domanda senza problemi”. Il secondo problema, troppo spesso paventato, è che i giovani non vengono pagati a sufficienza. Non sono d’accordo perché credo ognuno di noi la propria carriera e l’esperienza di cui sopra se l’è costruita con tanti sacrifici e senza diventare milionario il primo giorno. Questo non significa che dobbiamo sfruttare i nostri ragazzi. Dobbiamo però costruirgli un percorso di carriera fatto da obiettivi sfidanti (e non impossibili) e consentendo loro di fare (nei limiti del contesto aziendale) quello che amano. Se fai quello che ti piace sei a prescindere più produttivo. Se sei più produttivo meriti di guadagnare di più. Terzo punto: formazione! Sento tanti neolaureati che vanno all’estero per imparare l’inglese. Lo possono imparare anche qua e può essere in azienda un premio, un incentivo, un qualcosa che ha a che fare con il welfare e molti altri metodi a disposizione. E così per molti altri temi differenti dall’inglese. Dobbiamo essere noi i primi a credere nei nostri ragazzi.
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Un anno fa scrivevo questo post, e ancora oggi lo ritengo estremamente valido: "SE SEI UN UNIVERSITARIO ENTRA IN UNA JE" Dopo 1 anno e 3 mesi di tanto impegno, esperienze bellissime e infinite occasioni di #crescita e miglioramento ho lasciato JEBO - Junior Enterprise Bologna, l'associazione che mi ha permesso di mettere in pratica e lavorare in maniera concreta a progetti di #marketing e #comunicazione con clienti reali, insieme a colleghi brillanti, motivati e dotati di moltissimo talento. Al posto di un lungo messaggio di addio, vorrei rendermi ancora utile alla causa e provare a scrivere i motivi per cui ogni studente universitario dovrebbe prendere in considerazione l'idea di entrare a far parte di una #JuniorEnterprise. 1) Sarete immersi in un ambiente nel quale ognuno vuole migliorare ogni giorno, stimolando anche voi nel farlo sempre in modo positivo, senza comportamenti tossici e orari impossibili. Anche se toglierete tempo ad altre attività, questa mentalità vi permetterà di migliorare anche in tutte le altre attività quotidiane. DA QUANDO SONO ENTRATO IN JEBO LA MIA MEDIA SI È ALZATA NOTEVOLMENTE. 2) Se avete le idee poco chiare, potrete sperimentare, fare tante cose diverse e capire con il tempo cosa vi piace davvero. Attraverso il concetto di "learn by doing" verificherete se ciò che vi piace quando lo studiate vi soddisfa anche nella pratica. 3) Essendo composte da ragazzi giovani ed avendo un turnover molto elevato, le #JE hanno delle gerarchie altamente scalabili, e se vorrete cimentarvi in una posizione di responsabilità sarà relativamente semplice rispetto ad altri posti. Questo vi permetterà di gestire un team di persone quando avrete 20 anni, non una cosa che tutti possono inserire nel #curriculum, e soprattutto nelle proprie competenze reali. 4) Conoscerete tantissime persone più brave di voi, che vi insegneranno molto dal primo giorno fino all'ultimo. Avere un #network così ampio di futuri professionisti eccellenti si potrebbe rivelare utile in molteplici occasioni. 5) Sarete pronti per il mondo del lavoro. Nei mesi all'interno della Junior farete colloqui (da entrambe le parti se lo vorrete), organizzerete eventi, riunioni con clienti importanti, parteciperete a visite aziendali, avrete l'opportunità di viaggiare in Italia e all'estero, concludere progetti da migliaia di euro come PM e tenere formazioni su argomenti nei quali vi ritenete forti. Concludo ringraziando tutti coloro che mi hanno accompagnato in questo percorso. Rifarei tutto da capo, consapevole di star vivendo un'esperienza magnifica. Make. Lead. Inspire.
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Sono entusiasta di condividere con tutti voi che ho recentemente completato il mio percorso formativo di minor degree in diritti, lavoro e pari opportunità. Ho avuto la possibilità di partecipare al percorso di specializzazione DiLPO presso l’Università degli Studi di Milano. Questo progetto ha rappresentato per me un’opportunità per approfondire le tematiche fondamentali legate all’uguaglianza, ai diritti umani e al diversity management. In un contesto in continua evoluzione, è emerso quanto sia necessario avere una preparazione mirata sulle questioni dei diritti umani, delle pari opportunità e della gestione della diversità. Attraverso un’analisi approfondita delle teorie dell’eguaglianza e della differenza, la mia formazione ha incluso lo studio delle norme e delle azioni contro la discriminazione, delle politiche di conciliazione e delle pari opportunità, con un focus particolare sul mondo del lavoro. Non vedo l’ora di applicare queste conoscenze nel mio percorso professionale e di continuare a imparare e a crescere in questo campo.
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Dietro ogni tirocinante, nuova leva o giovane professionista, si cela un mondo fatto di altissime potenzialità, determinato a voler lasciare il proprio segno. Oggi, nella Giornata delle Competenze Giovanili, celebriamo questi talenti emergenti che stanno ridefinendo il futuro con la loro energia, creatività e curiosità, incitando tutti i giovani che si stanno approcciando al mondo del lavoro, a dare il meglio di loro stessi e portare in alto i loro sogni. Un invito, inoltre, per le aziende, nel dialogare e coinvolgere le figure junior, che sono capaci di portare nuove prospettive nei luoghi di lavoro, sfidano lo status quo e promuovono il cambiamento positivo, mantenendo l’azienda al passo coi tempi e dando un vantaggio insuperabile. #GiornataDelleCompetenzeGiovanili #FuturoGiovane #youth #YouthSkills #InternationalYouthSkillsDay #YouthEmpowerment #benessere #lavoro
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Mi trovo frequentemente a relazionarmi con nuove classi di stagisti, che mi spingono a delle riflessioni sul mio percorso lavorativo. La mia è la generazione che più ha sofferto il precariato: siamo quelli dei CO.CO.PRO, la fuga dei cervelli, il rientro, a volte non necessario, dei cervelli in fuga; aggiungo sono donna 😊. Per noi il contratto era una chimera, lo stage non pagato o retribuito con rimborso spese era l’opportunità, Il sogno, il primo passo verso l’impossibile, la speranza che prima o poi sarebbe arrivato il nostro momento; tutto questo mediamente intorno ai 25 anni, dopo essere passati per le forche gaudine dell’Università degli studi di Roma La Sapienza (dove se ti perdevi uno statino cartaceo, che fotocopiavi in triplice copia, dovevi ripetere l’esame…). Gli stagisti oggi invece sono dei fighi pazzeschi, noi eravamo degli sfigati e pure un po' gobbi. Alle 17.59 hanno già gli zaini pronti per uscire; noi non si staccava mai prima dei nostri superiori. Lo stagista oggi guarda il cellulare, mentre un senior gli spiega il task da svolgere; noi leggevamo (internet era per pochi eletti e non c’erano gli smartphone) “The Art of SEO” per essere pronti il giorno dopo ad evadere la consegna che pensavamo ci sarebbe stata affidata. Lo stagista 3.0 conosce il suo progetto formativo e tutta la scala dei diritti che gli spettano; noi?! Pensavamo di avere solo doveri verso un sistema, che in realtà si reggeva solo sul nostro profondo senso del dovere e la nostra etica del lavoro, sottopagato al limite dello sfruttamento. Sicuramente a farmi scrivere e parlare è l’invidia; io 800€ in stage non li ho mai visti; tutta questa attenzione rispetto alla mia crescita non l’ho mai percepita, ma la domanda che mi faccio è: ma davvero tra il bianco ed il nero, non sono contemplati i colori? Tra il troppo ed il poco, possibile non ci sia una giusta misura? Ma soprattutto sto diventando vecchia nel ritrovarmi a pensare che “si stava meglio quando si stava peggio”? #stage #lavoro #precariato #pensieriinlibertà
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La formula del #tirocinio è stata abusata nel tempo tanto da drogare il mercato del lavoro in Italia. Per le professioni del terzo settore palesa un approccio anacronistico. L'azienda che vuole assumere deve programmare un corso di formazione iniziale con la persona scelta. Cosa che non accade praticamente mai, soprattutto nel Mezzogiorno. Quella dello stage, il più delle volte, è una "presa di tempo" che si potrebbe ovviare predisponendo un periodo di prova. Al giorno d'oggi, tra l'altro, ci si approccia alle professioni (sempre del terzo settore) ad età avanzata e con i titoli di studio già in tasca. Solo la pratica sul campo, con l'assunzione delle relative responsabilità, può avviare uno scambio proficuo ed equo di benefici tra azienda e lavoratore. Soprattutto quando dopo il tanto agognato periodo di "tirocinio retribuito" (e ci mancherebbe altro non lo fosse) non si prospettano assunzioni reali ma ulteriori collaborazioni da esterno.
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Quanto l’essere ligi e severi con sè stessi è contro o producente nell’ambito professionale? Diversi anni fa ero alla mia premiazione alla Camera dei deputati ,riconoscimento per meriti al termine della laurea magistrale. Mi accompagnò mia madre a Roma, e come sempre, dopo due ore faceva pressing per tornare, perché aveva un sacco di cose da fare. -ah,ok - pensai. Iniziai con uno stage, facevo tardi, mi sentivo indietro e in colpa di non sapere abbastanza. Allora feci un master di II livello, dovevo approfondire e acquisire più conoscenze; cambiai ruolo, idem, nel weekend studiavo, e se non sapevo rispondere ad una richiesta arrivava il senso di “non essere abbastanza”. E Ancora, ancora, ancora. A volte facevo paragoni - come spesso accade quando ci si confronta con altre realtà o professionalità- e spesso mi rincuoravo: alla fine tra diverse esperienze, anche all’estero, di cose in fondo ne ho anche fatte. Mica male. Bologna, Londra, Cina, Corea: esperienze molto intense, ma, appena si concludevano, riguardavano già il passato, messe negli archivi e quasi mai rispolverate. Ma quindi, come facciamo a gestire questo senso di “gap” tra quello che si conosce e il famoso “so di non sapere”, anche nell’ambito lavorativo? Alessio Carciofi, davanti a un monastero mi disse: “ricordati di riconoscerti ed essere grata a te stessa. Fermati e riconosci quello che hai raggiunto, è importante. Voltati e scrivi i tuoi traguardi”. È una sfida, oggi, avere una struttura aziendale/lavorativa/ professionale (e famigliare!) in grado di riconoscere e incentivare, ma, soprattutto, è importante avere una educazione all’ascolto alla misurazione effettiva delle competenze. Esattamente, competenze reali e aggiornate. Un sistema sostenibile che inneschi un circolo virtuoso e non “vizioso”. #sharingknowledge #goals #people #culture #performance #education
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💼 In un mercato del lavoro sempre più competitivo, molti giovani talenti faticano a trovare opportunità all’altezza delle loro competenze. Questo gap tra preparazione e accesso al mondo professionale è una sfida che non possiamo ignorare. Investire in programmi di mentoring, formazione continua e opportunità di stage può fare la differenza. Dare fiducia ai giovani oggi significa costruire il futuro delle nostre aziende e della nostra società. Dimmi la tua⬇️
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Responsabile Comunicazione, Marketing, project manager e home relooker
6 mesiI giovani si trovano spesso a lottare in un contesto che sembra offrirgli poche prospettive reali, inondati da opportunità lavorative poco remunerative o che non rispecchiano il valore delle loro competenze. Tuttavia, per quanto ingiusto possa sembrare, c’è un altro aspetto fondamentale da considerare. È proprio in questo scenario che diventa indispensabile saper leggere i cambiamenti, interpretare i segnali del mondo che ci circonda e uscire dalla propria zona di comfort. Il futuro non si aspetta, si costruisce. E per farlo bisogna essere disposti a mettersi in gioco, a cercare nuove strade, anche se inizialmente possono sembrare poco sicure. È questo l’atteggiamento che permette ai giovani di prendersi il posto che meritano, non attraverso la semplice attesa del riconoscimento, ma attraverso l’adattamento e la capacità di anticipare i trend e le dinamiche socioeconomiche. Non basta "provarci". Bisogna osare e avere il coraggio di affrontare l’incertezza, sapendo che il cambiamento è la costante di un mondo in evoluzione. Solo così le nuove generazioni potranno ottenere quel riconoscimento che aspettano, costruendo un futuro in cui il loro ruolo sarà centrale, tanto nella sfera politica quanto in quella sociale.