“Educazione Finanziaria “ La Denatalità in Italia è un fenomeno che sta facendo tanto discutere. Secondo i dati provvisori dell’Istat, a gennaio-giugno 2023 le nascite sono state circa 3.500 in meno rispetto allo stesso periodo del 2022. La denatalità potrebbe avere nel nostro Paese un impatto negativo sulla capacità del sistema Paese di continuare ad innovare in tutti i campi e a giocare un ruolo da protagonista sui mercati globali incidendo sul sistema welfare. In buona sostanza questo andamento potrebbe portare ad avere molti più anziani rispetto ai giovani. Un gap previdenziale importante che necessita una comprensione , guardando in maniera futuristica le nostre pensioni volte al nostro sostentamento. Cosa fare? Io ci sono per una puntuale diagnosi delle esigenze di integrazione pensionistica.
Post di Vincenzo Gesuele
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DENATALITÀ E CONSEGUENZE. La #denatalità non è un problema sociale ma un dramma economico, afferma il Ministro Giorgetti. In effetti le conseguenze potrebbero rivelarsi pesantissime: l’#Istat stima che a fine anno i nuovi nati si fermeranno a 374 mila #bambini. Meno che nel 2023. Il #Corriere analizza la situazione: '«C’è un #invernodemografico - dice Gigi De Palo, presidente della Fondazione per la Natalità e organizzatore degli Stati generali della Natalità -, dove la natalità resta il convitato di pietra e molti #governi sembra abbiano perso la speranza, ma ogni giorno che passa non lo recuperi più: rischia di crollare il #sistemasanitario, quello #pensionistico, quello dell’#istruzione». In pratica: #serviziessenziali a rischio. Denatalità e #longevità sono due fenomeni che non si possono sottovalutare. Pochi #figli, molti #anziani: è perciò necessario puntare sulla #qualità della #vita, riflettendo sulla #pianificazionefinanziaria e sulle tematiche dell'#assistenzasanitaria, della #nonautosufficienza e della #previdenza. Gli #strumenti per tutelarsi a 360°, anche patrimonialmente, esistono. Fai un'analisi con il tuo #consulente di fiducia! #calodemografico #vecchiaia #consulenza #tutele #protection #salute #sanità #welfare #pianificazione #benessere #lifeplanning #patrimonio #insurance #polizze #trust
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Come fermare la crisi demografica: ricette e misure per favorire la natalità in Italia Quando parliamo di futuro per un Paese spesso lo associamo a politiche industriali, progetti politici e sociali, prospettive di una nuova economia e via dicendo. La natalità è, volente o nolente, dibattuta come un problema demografico; solo di recente si è capito che sarà un problema generazionale e che non potrà continuare ad essere affrontato a "colpi di bonus". Serve una prospettiva che: 👨👩👧👧 invogli ad essere genitori 🤰 non penalizzi la donna nell'avanzamento di carriera dopo essere diventata madre ⚖️ preveda un nuovo equilibrio tra vita lavorativa e vita privata, quello che oggi chiamiamo #worklifebalance 📊 una politica votata all'orizzonte generazionale che prevede misure di medio-lungo periodo 💡 una nuova politica sugli asili nido che non penalizzi chi ha reddito. Serve una politica di sostentamento alla spesa per le famiglie che mettono al mondo figli Se sei arrivato fino a qui, potresti dirmi cosa ne pensi❓️ https://lnkd.in/dKicVa7Q
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💡 Rifletto sulle sfide enormi che noi giovani stiamo affrontando ogni giorno. Con il 63,3% che vive ancora con i genitori, è chiaro che la transizione verso l’autonomia economica è più difficile che mai. Nonostante il calo della disoccupazione giovanile, la precarietà dei contratti rimane alta e la diminuzione del potere d'acquisto rendono la vita quotidiana complicata. I consumi dei giovani sono diminuiti del 7,7% in termini reali. Anche l’età media delle madri al primo figlio continua a salire, evidenziando le sfide nel coniugare lavoro e vita familiare. Le misure governative, sebbene promettenti, non sembrano sufficienti a garantire un reale supporto per il futuro. Questo scenario solleva interrogativi su come possiamo essere davvero supportati noi giovani nella costruzione del nostro futuro. È fondamentale che le politiche pubbliche rispondano alle nostre reali esigenze, per garantire che possiamo intraprendere il percorso verso l’AUTONOMIA e la STABILITA'. Articolo a cura di Dario Aquaro, Cristiano Dell'Oste e Michela Finizio
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Che futuro attende il Belpaese??? https://bit.ly/4azrwvq Ogni volta che leggo questi dati mi vengono i brividi, possibile che non ci sia stata una programmazione temporale di 25-30 anni avanti? Si era parlato di un proposta di dare un bonus agli anziani che si occupano dei nipoti. L'Italia è quel Belpaese dove a 60 anni sei anziano anagraficamente ma sei giovane per lavorare ancora. Facciamo un semplice ragionamento: Oggi la società chiede di lavorare entrambi sia la donna che l'uomo senza i nonni che li seguono come possiamo pensare di sperare che le famiglie si allarghino? Ritengo che tra i fattori di denatalità ci sia anche il diverso concetto di famiglia: la mamma si occupava di educare i figli e l'uomo si occupava di altri bisogni. Questo sistema ha funzionato per quasi 50 anni ricordiamolo! Poi negli anni 90 (precisamente in data 8 agosto 1995 con la riforma Dini) abbiamo mandato in pensione alcune categorie statali con 19 anni 1 mese e 1 giorno di lavoro in pensione. Alcune donne con 15 anni 1 mese 1 giorno, non tenendo conto che la vita si sarebbe allungata. In quel periodo storico la popolazione era composta da 2 under 30 e 1 over 60 (erano passati 18-20 anni dal boom economico) quindi prima o poi i nodi sarebbero arrivati al pettine. Un sistema che sarebbe crollato prima o poi. Primo perchè si vive più a lungo. Secondo perchè a 70 anni oggi si fanno cose che chi iniziava a lavorare a 15 anni fisicamente a 60 anni era come se ne avesse oggi 90. Terzo la medicina come tutto si è evoluto e ha fatto passi da giganti in tutti i campi. Tu come la pensi riguardo questa tematica??? #lavoro #pensione #futuro #anziani
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Secondo i dati ISTAT, l'aspettativa di vita alla nascita supera ormai gli 83 anni, con un trend in costante aumento, mentre per l'undicesimo anno consecutivo si registra una diminuzione delle nascite, con meno di 380 mila bambini venuti al mondo nel 2023. Oggi il numero di ultra-ottantenni supera quello dei minori di 10 anni; solo venticinque anni fa il rapporto tra bambini con età inferiore a 10 anni e adulti over 80 era pari a 2,5:1, cinquant'anni fa era 9:1. Nei prossimi anni la forza lavoro sarà sempre più scarsa: già oggi assistiamo a difficoltà di reperimento di alcune figure professionali (secondo UnionCamere oggi "mancano all'appello" circa 800.000 laureati), con evidenti conseguenze sulle capacità future di produrre reddito nel nostro Paese. Tutto questo si verifica in una nazione con un debito pubblico prossimo a raggiungere la soglia del 3.000 Miliardi di Euro (2.906 Miliardi ad Aprile 2024, in crescita di 11,5 Miliardi rispetto al mese precedente), una spesa pubblica che nel 2023 ha superato i 1.150 Miliardi di Euro (oltre 55% del PIL nazionale) e in cui non è al momento prevista alcuna azione di risanamento o perlomeno di rallentamento di questa "folle corsa". Di queste sfide sociali ed economiche legate all'incredibile allungamento della nostra vita abbiamo parlato nel corso dell' evento di giovedì 27 giugno insieme al Prof. Alberto Borgatta - storico, divulgatore, autore teatrale
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📣INVERNO DEMOGRAFICO, IN ITALIA NON NASCE PIU’ NESSUNO📣 Puntata Nr. 90 L’’invecchiamento della popolazione è ormai un fatto acquisito. Non stiamo perdendo soltanto i nuovi nati, ma si sta ampliando la forbice annuale fra nascite e decessi tanto da essere arrivata ad una quota negativa pari a 120mila persone all’anno; pensate che oggi gli over 65 sono più degli under 25 nel nostro Paese. 👨🦳🧑🦳👵👴 La spesa pubblica per pensioni, cure e assistenza per gli over 65 è in crescita, mentre diminuisce la componente demografica che genera ricchezza, sviluppo e innovazione. L’Italia, e in particolare le regioni del Nord, vedono prospettarsi il rischio di una “glaciazione demografica” che, senza nuove migrazioni o una decisa inversione nelle nascite, provocherà da qui al 2040 un calo della forza lavoro, un minor mercato interno, quindi più bassi consumi e investimenti inferiori. 📉📉 ❄️❄️❄️ Questa tendenza non è solo un “problema italiano”, il mondo si trova davanti una vera e propria tendenza al declino della popolazione. In Europa, il numero degli abitanti si trova già in netto calo ed entro il 2050 l’età media salirà a 49 anni, quando più di un europeo su dieci sarà over 80. La stessa Cina ha perso, a danni dell’India, lo scettro come Paese più popoloso del mondo. Nel 2023 si è aggiunta alla lista degli stati con più morti che nascite in un anno. Per non parlare poi di alcuni Paesi dell’Africa o dell’America Latina, dove i tassi di natalità sono stati storicamente elevati, mentre anche lì il numero di nuovi nati si sta abbassando rapidamente, scendendo intorno a 2,1 figli per donna. 👶👶 👩🔧 La sfida, che noi professionisti del risparmio dobbiamo giocare da subito, è nella pianificazione previdenziale dei nostri clienti, ma anche nella educazione delle nuove generazioni. L’adesione ad un fondo pensione diventa il primo “pilastro” per costruirsi un futuro già da ora e, a mio parere, dobbiamo far capire anche ai giovani quali sono i vantaggi all’ adesione alla previdenza integrativa che sarà sempre più necessaria da affiancare a quella pubblica che riceveremo al momento del pensionamento. La previdenza integrativa, è sempre più alla portata di tutti visto che si possono investire anche piccole cifre, utilizzare differenti profili di rischio, permettendo nel contempo di massimizzare i risultati finali grazie anche ai notevoli vantaggi fiscali quali: la deducibilità fiscale fino a poco più di 5.000 Eur , un’imposta sostitutiva del 20% anziché del 26% sulle rendite finanziarie, una tassazione agevolata massima del 15% (che può arrivare fino al 9%) in fase di erogazione della pensione.
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Previsioni drammatiche ma plausibili.. che futuro ci aspetta? La politica sarà in grado di attenuare l'attuale crisi sociale e demografica e le conseguenze che si ripercuotono sul nostro benessere, sul mondo del lavoro e sulla sanità, che tanto a fatica abbiamo costruito (e contemporaneamente indebolito) negli ultimi decenni?
L’evoluzione dei gruppi di età e i loro effetti sull’Italia I prossimi anni saranno un momento unico nella storia demografica Italiana (e gran parte dei paesi ricchi del mondo). Fino al 2045 vivremo un crollo delle persone in età da lavoro (25-64) anni dal picco del 2010 a 33M fino a 24M nel 2045, 9M in meno. Contestualmente avremo un aumento degli over-65 da 12M a 19M, 7M in più. Dentro al crollo del primo gruppo ci sono le donne in età fertile (20-40 anni) che quindi a parità di propensione a fare figli producono un crollo del numero di figli fatti, già scritto quindi nella demografia esistente, a meno di una pressoché impossibile esplosione di figli per donna da 1,2 attuale a qualcosa oltre 2 in pochi anni. Questi cambiamenti hanno e avranno un impatto devastante sul nostro paese, in molti suoi aspetti: 1-La distribuzione di ricchezza nelle età cambierà e con essa la domanda di mercato per prodotti e servizi 2-Le scuole avranno sempre meno ragazzi e quindi molte dovranno chiudere 3-L’INPS sarà sempre più in deficit strutturale e dovrà chiedere sempre più soldi alla fiscalità generale drenando risorse ad altre voci di spesa 4-La sanità necessiterà di un aumento di circa il 3% all’anno di spesa reale (depurata dall’inflazione) per mantenere la propria capacità erogativa 5-I prezzi delle case crolleranno a meno di alcuni centri città e alcune zone turistiche di seconde case 6-La politica diventerà sempre più conservatrice e orientata alla nostalgia 7-I risparmi saranno sempre più investiti in prodotti a basso rischio togliendo risorse alle opzioni ad alto rischio alto ritorno 8-Ci sarà un ricambio generazionale degli imprenditori in imprese famigliari con pochi giovani disponibili a prendere lo scettro dei genitori 9-Il numero di lavoratori continuerà a calare velocemente creando enormi problemi per le aziende a trovare persone 10-Le entrate dello stato crolleranno insieme al PIL L’unica strada possibile per limitare questi effetti già scritti nei numeri della demografia, é aprire ad una imponente entrata di immigrati qualificati, in numero tale da controbilanciare il crollo delle persone in età da lavoro Fonte: Our world in data
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Non è un paese per figli (l'Italia). La crisi dei subprime del 2008 ha forse contribuito all'accelerazione del rallentamento del tasso di natalità: un figlio è un sacrificio economico maggiore rispetto al passato. Oggi uno stipendio non basta, anche la crisi ha spinto ad aumentare la partecipazione delle donne nel mondo del lavoro, anche se siamo lontani dalla media europea. Nel 1995 mediamente si diventava mamma, per la prima volta, entro i trenta anni, oggi dai trent'anni in su. Il contributo delle famiglie straniere è rallentato vistosamente e tende ad allinearsi al trend italiano. Non si fanno figli perché non se ne sente la necessità (evoluzione della società)? per motivi economici? Per stress e fattori esogeni (inquinamento, evoluzione genetica...)? Le nascite diminuiscono ed oltre all'aspetto umano, c'è quello economico-sociale: meno figli = meno lavoratori futuri e più anziani = meno soldi per stato (welfare e pensioni). Viene a scarseggiare l'unico capitale disponibile del proletariato, ma questo solo nei paesi sviluppati, che cercheranno di portare risorse dai paesi più poveri o di sfruttare la tecnologia (robotica e automazione). Quale futuro per la società italiana?
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L'inversione di tendenza delle nascite non si ottiene con misure occasionali che entrano ed escono dal cilindro ad ogni manovra. Serve una visione di paese nella quale inserire la scelta di avere un figlio sostenuta da politiche solide e opportunità per le nuove generazioni. «L’incertezza frena le nuove generazioni: lavori precari, salari bassi, alti costi per la casa non spingono a diventare genitori, e infatti abbiamo l’età media più alta per il primo figlio». E dopo il primo «è ancora più difficile: all’incertezza si aggiungono i problemi di conciliare vita e lavoro». Serve dare fiducia con misure stabili: «Anno dopo anno si ragiona su singoli interventi senza un orizzonte generazionale, ma un sistema coerente di politiche con misure da monitorare per vedere se funzionano darebbe fiducia alle persone e possibilità di scegliere». Al link l'intervista uscita ieri sul Corriere della Sera. #natalità #crisidemografica #politichefamiliari #degiovanimento
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L’evoluzione dei gruppi di età e i loro effetti sull’Italia I prossimi anni saranno un momento unico nella storia demografica Italiana (e gran parte dei paesi ricchi del mondo). Fino al 2045 vivremo un crollo delle persone in età da lavoro (25-64) anni dal picco del 2010 a 33M fino a 24M nel 2045, 9M in meno. Contestualmente avremo un aumento degli over-65 da 12M a 19M, 7M in più. Dentro al crollo del primo gruppo ci sono le donne in età fertile (20-40 anni) che quindi a parità di propensione a fare figli producono un crollo del numero di figli fatti, già scritto quindi nella demografia esistente, a meno di una pressoché impossibile esplosione di figli per donna da 1,2 attuale a qualcosa oltre 2 in pochi anni. Questi cambiamenti hanno e avranno un impatto devastante sul nostro paese, in molti suoi aspetti: 1-La distribuzione di ricchezza nelle età cambierà e con essa la domanda di mercato per prodotti e servizi 2-Le scuole avranno sempre meno ragazzi e quindi molte dovranno chiudere 3-L’INPS sarà sempre più in deficit strutturale e dovrà chiedere sempre più soldi alla fiscalità generale drenando risorse ad altre voci di spesa 4-La sanità necessiterà di un aumento di circa il 3% all’anno di spesa reale (depurata dall’inflazione) per mantenere la propria capacità erogativa 5-I prezzi delle case crolleranno a meno di alcuni centri città e alcune zone turistiche di seconde case 6-La politica diventerà sempre più conservatrice e orientata alla nostalgia 7-I risparmi saranno sempre più investiti in prodotti a basso rischio togliendo risorse alle opzioni ad alto rischio alto ritorno 8-Ci sarà un ricambio generazionale degli imprenditori in imprese famigliari con pochi giovani disponibili a prendere lo scettro dei genitori 9-Il numero di lavoratori continuerà a calare velocemente creando enormi problemi per le aziende a trovare persone 10-Le entrate dello stato crolleranno insieme al PIL L’unica strada possibile per limitare questi effetti già scritti nei numeri della demografia, é aprire ad una imponente entrata di immigrati qualificati, in numero tale da controbilanciare il crollo delle persone in età da lavoro Fonte: Our world in data
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