Post di Vittoria San Pietro

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Responsabile Innovazione e Startup

La carriera? Quasi un no, grazie! Un’analisi condotta da Randstad su 26.000 lavoratrici e lavoratori in Europa evidenzia dati che non mi aspettavo. Solo la metà delle persone intervistate si dichiara ambiziosa, il 42% non è concentrata sull’avanzamento di ruolo: il 60% afferma di essere motivatə, in calo del 9% rispetto all’anno precedente Chi cura le persone nelle aziende si confronta con uno scenario sempre più complicato, considerata sia la concorrenza che la scarsità. Il cambiamento va in direzioni che, fino a cinque anni fa, forse erano impensabili. Gli occhi con cui guardiamo la realtà intorno vanno allenati a vedere panorami che non pensavamo potessero esistere: sono immagini reali, non generate dalla AI. Voi, dal vostro punto di osservazione, come la vedete? #innovazionegentile #lavoro #carriera

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Oleksandr Aleksandrenko MBA

AMBA MBA | Fund Accounting Alchemist | Marketing & Business Management Passionate | Generative AI Enthusiast

7 mesi

Purtroppo le organizzazioni, specie quelle italiane, continuano a vedere un individuo lavoratore come un qualcuno che deve verso l'azienda e basta, possibilmente ringraziandola anche per il solo fatto che arriva lo stipendio a fine mese, di cui deve essere contento e basta. A mio avviso, siamo in un periodo transitorio dove queste aziende perderanno il vantaggio competitivo a causa di gente qualificata, che sceglierà aziende dove viene trattata (e remunerata) in modo adeguato. Ergo, queste aziende non sono destinate a fare altro che soccombere, è solo questione di tempo. D'altronde, sembra che le aziende stiano scoprendo l'acqua calda. Trattando bene i dipendenti e pagandoli di più, si attraggono eccellenze e si motivano le persone. È incredibile questa cosa, no? (ironia)

Marco L.

Senior Program Manager @ Amazon | MBA, PMP, CISSP, ASM

7 mesi

Bisognerebbe chiedersi anche se l'ambiente lavorativo sia sano, se le dinamiche di promozione siano trasparenti ed eque, se il livello successivo sia un effettivo avanzamento o uno specchietto per le allodole. Bisognerebbe chiedersi, se in azienda vi siano esempi degni di essere seguiti, che ispirino i dipendenti. Solo dopo aver risposto "Si" a tutte queste domande (o alla maggior parte), allora ci si puo' chiedere il perche' della mancanza di ambizione dei dipendenti. Qualcosa mi dice che le risposte a queste domande sarebbero molto scomode in tante organizzazioni.

Matteo Oldani, EMBA, CFA ESG

Associate Partner | YOURGroup | Board Member | Support Enterprise (BigCorp, SME, Startup) to grow | CFO/CSO/CEO Fractional & Advisory | ANDAF | Finance, Strategy, Risk Man., ESG, Climate, Governance, Organization, AI

7 mesi

A mio parere, per ritrovare la motivazione alla carriera, andrebbero prese le seguenti misure: 1. Definire obiettivi che siano realmente SMART (Specific, Measurable, Achievable, Realizable, time-bounded) e che tutti abbiano le stesse possibilità di raggiungerli, tramite un supporto di chi è al livello gerarchico più alto equo ed identico per tutti, secondo il cosidetto modello della Servant Leadership (modello sempre più necessario). 2. maggiore flessibilità in termini di orario in modo da non dover chiedere permessi se devo andare a fare una visita, etc., in quanto dando obiettivi SMART si definisce una scadenza entro quale ottenere risultati di elevata qualità, indipendentemente se lavoro meglio al mattino, la sera, da casa, dall'ufficio, dal mare o da un'altra capitale europea.

Matteo Paolo Barbatti

Buyer NPM at Merlett Tecnoplastic SpA at Continental AG

7 mesi

Ambisco ad avere obiettivi stimolanti e ad aver approvati i miei progetti che da sempre porto a termine piu' per soddisfazione personale che per la ricompensa economica. Le generazioni delle 70h/settimana hanno fatto la fortuna di tante aziende e adesso andati in pensione nessuno vuole lavorarne piu' di 35, gli stessi figli dei genitori che ne lavoravano 70 e che hanno beneficiato del benessere derivante (scuole, vacanze, motorini, smartphone, vestiti firmati). Sarebbe servita una mediazione almeno 30 anni fa per non arrivare alla voragine generazionale attuale, adesso e' tardi e malgrado i tormentoni HR utopistici che riempiono linkedin, la realta' lavorativa rimane totalmente diversa, non terribile, ma logorante per chi ama impegnarsi con etica lavorativa e onesta'.

Stefano Betti

Finance Controller presso ERP Italia Servizi

7 mesi

La carriera è stata uccisa sull’altare della leadership gentile, della resilienza, della empatia e di tutti quei concetti che oggi vanno molto di moda tra i fuffa guru che hanno polarizzato l’informazione creando quasi un derby con il famoso schemino da analfabeta funzionale che mostra le differenze tra un capo un leader. In un paese a forte invida sociale magari le persone hanno capito che è meglio mantenere un basso profilo e portare a casa qualche soldino in meno, piuttosto che prendere 100k e vederne la metà spesi in imposte e sentirsi pure dire dai colleghi che sei un arrivista. Stendiamo infine un velo “pietoso” sui commenti che alludevano alla pubblicità degli stipendi come a qualcosa che doveva mettere fine ai cocchi di mamma strapagati. Perché alla fine è sempre più facile dare la colpa agli altri e ai differenti livelli piuttosto che fare una analisi seria dei propri limiti

Andrea Cattabriga

Strategic Designer and Researcher| PhD | #communityAI, CCI and AI, emerging tech, responsible innovation

7 mesi

mi sembrano fattori che indicano una generale inadeguatezza delle organizzazioni, sempre meno in grado di creare una cultura interna allineata con le aspettative delle persone. A prescindere dal fatto che manchi un dato di paragone storico, rimane netto lo scarto con l'Europa in cui oltre afattori culturali profondi legati al rapporto col denaro ed al valore dell'individuo nella società, c'è un tema di competenze manageriali e quindi stili di leadership (da noi è più normale sopportare il malessere per poi sbottare ed andarsene, non negoziare). Ma ci vedo del buono: una maggiore spinta alla sovrapposizione dei propri valori a quelli dell'organizzazione, unita ad una maggiore consapevolezza di cosa ci interessa veramente (mi piace quello che faccio e non il ruolo nella gerarchia), porterà cambiamento positivo. Essere tutti più orientati al proposito mi parrebbe una bella tendenza :)

Credo che la flessibilità sia un fattore cruciale, il modello full time non lascia tempo e spazio alle proprie passioni e alla famiglia. Le donne nei primi anni di vita dei bambini lasciano il lavoro perché non sanno come gestire gli impegni familiari, quando basterebbe avere la possibilità di lavorare part time qualora ne facessero richiesta. Se abiti in una grande città anche fare pochi km per arrivare a lavoro richiede tempi biblici e a fine giornata non hai tempo e forza per fare molto altro. Bisognerebbe ragionare di più sulla qualità della vita delle persone

M Lava...e

R&D , modellazione 3D , sviluppo prodotto

7 mesi

Che non ha senso lottare per avanzamenti di carriere che non spostano di una virgola la qualità di vita. Le retribuzioni in Italia, sono ridicole considerato il costo della vita continente inflazionata. E voi che dite?

Chiara Cavenago

La tua Bussola nel mondo del lavoro 🧭 Consulente di carriera e orientamento professionale 🧭 Outplacement

7 mesi

Il mio piccolo punto di osservazione mi porta a non stupirmi particolarmente di questi dati: è indubbio che negli ultimi 4 anni è scoppiata la bolla valoriale, le gerarchie delle priorità individuali sono state non tanto ribaltate, quanto comprese con maggiore consapevolezza. Mi spiego: le priorità legate a cosa una persona si aspettava dal lavoro e dalla propria vita in generale (non si è mai davvero potuto dividere l'una dall'altro, ma ci si raccontava una storia diversa) non erano percepite veramente, si preferiva andare dietro ad un sentire generale, e se anche in tanti avvertivano un certo malessere derivato dal non vedere realizzate le loro vere priorità, piuttosto che parlarne si sentivano sbagliati. E chi si ribellava al sistema era guardato storto. Ora questa cosa è cambiata, la pandemia ha dato uno scossone in questo senso: abbiamo meno problemi a dire che riteniamo più importanti altre cose, che spesso e volentieri troviamo fuori dal lavoro. Da lì le Grandi Dimissioni e la necessità di ridisegnare il rapporto con tra lavoratori e aziende (senza dimenticare che anche i manager sono lavoratori!).

Tommaso Greco

Cyber Security Expert and Certified Penetration Tester & Certified Ethical Hacker

7 mesi

Se la motivazione manca è solo per due motivi: fare carriera è avere più responsabilità spesso coincide con ... lavori 16 ore al giorno e alla vita privata rimangono spiccioli. Scusate mi è quasi scappato il termine "spiccioli" perché spesso si vuole pagare tutto questo 2 spiccioli. Fare carriera fa paura perché non è più sinonimo di stare meglio... molto semplice.

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