500 GRECO-SICULI SUL LARIO
La città di Como, nella sua posizione in prossimità del lago, fu fondata da Caio Giulio Cesare nel 59 a.C. con il nome di Novum Comum. Novum perché esisteva già un Comum,[1] fondato da Liguri che si sviluppò notevolmente sotto l’influsso degli Etruschi[2] a cui si sovrapposero i Galli Insubri, ma si trovava sulle colline[3]. Questo perché la convalle era impraticabile per la presenza di tre fiumi[4] e acquitrini.
Caio Giulio Cesare, diremmo oggi, era un uomo di visione.
Lui, guardando la convalle (Como è circondata da colline), mentalmente cancellò fiumi, paludi e con l’immaginazione, la fantasia creativa, vide una città: intuì che se avesse deviato i corsi d’acqua all’esterno e prosciugato le paludi, avrebbe ricavato una fertile piana su cui avrebbe potuto edificare una città in prossimità del lago e utilizzare quest’ultimo come un’autostrada che avrebbe condotto ai passi alpini[5], da cui poi accedere al cuore dell’Europa e porre in atto la sua strategia di espansione militare e politica.
L’idea attraversò la mente di Cesare come un fulmine!
Il tribuno Publio Vatinio era un suo amico, fu lui a proporre un plebiscito che approvato (Lex Vatinia[6]) nel 59 a.C., permise a Cesare di realizzare il suo proposito.
Il geografo Strabone ci racconta che Caio Giulio Cesare fu autorizzato a condurre (dedurre) 5000 coloni di cui 500 greci ….
I 5000 sono capifamiglia, ergo, per un numero complessivo di circa 15000 persone.
Cesare fece deviare i fiumi, bonificare le paludi, e venne finalmente fondata la città di Como nella convalle.
Il rito era molto particolare: probabilmente gli àuguri e gli aruspici da un colle (Brunate?), precedentemente avevano avuto responsi positivi sul futuro della città, poi, il fondatore (lo stesso Cesare?), avrebbe guidato un aratro trascinato da una mucca bianca e da un toro nero e avrebbe scavato il solco su cui edificare le mura. Il solco era sacro: e per questo, in prossimità delle porte, l’aratro veniva sollevato. Perché nessuno, nessuno, poteva impunemente attraversare quel tracciato: ricordiamo, durante la fondazione di Roma, che Remo osò compiere per disprezzo quell’azione e il fratello Romolo lo uccise, seduta stante.
Caio Giulio Cesare aveva condotto con sé 500 greci si è detto: o meglio magno greci, meglio ancora, greco-siculi: di uno di lo loro ne conosciamo il nome: Caio Avianio Filosseno.
Era nato a Calactce (oggi Caronìa), si trattava di un liberto che aveva per questo motivo aveva aggiunto al suo nome (Filosseno) quello del suo benefattore: Caio Avianio Flacco.
Commerciava in cereali, aveva ottimi rapporti con finanzieri della zona dei Campi Flegrei, era amico di Cicerone e probabilmente fu il grande oratore a raccomandarlo perché fosse iscritto tra i coloni.
La tradizione a Como vuole che questi greco-siculi si fossero installati nel borgo della Coloniola (noto anche come Sant’Agostino), e che anzi, il toponimo coloniola, significhi proprio piccola colonia, per non confonderla con quella più grande che aveva fondato la città di Novum Comum: piccola colonia di 500 greco-siculi.
Storicamente è accertato che i 500 godessero di uno stato giuridico più elevato rispetto al resto dei coloni. Ai primi era stata concessa la cittadinanza romana, mentre ai secondi solo quella latina.
È dunque verosimile che i due nuclei fossero effettivamente separati. Certamente furono loro a portare la navigazione sul Lario: perché ad esempio, come l’Odissea di Omero ci insegna, i greci erano ottimi marinai ed è verosimile che questa abilità la volessero esercitare anche sul lago. Non solo: vocaboli tipici del dialetto comasco o del lago[7] inerenti alla navigazione che sono d’origine greca; ad esempio la barca chiamata comballo[8].
Probabilmente i greco-siculi portarono anche la coltivazione dell’ulivo, della vite, forse anche del limone (in alcune zone).
Immagino pensare con affetto ed emozione a quei 500: essi si sarebbero dunque stabiliti dove io sono nato e cresciuto. Sin da piccolo mi è stata raccontata questa storia, ed è verosimile che effettivamente si siano stabiliti lì: da secoli il quartiere della coloniola è un porto naturale. La gente di quel borgo è plasmata dal vento e dall’acqua del Lario. Vorrei interrogare il mio lago e chiedergli se effettivamente fu il greco la prima lingua che le sue onde sentirono.
I 500 greco-siculi inaugurarono un rapporto Sicilia-Como/Lario che si sarebbe rinnovato più volte nel corso dei secoli; ricordiamo alcuni episodi velocemente.
Il culto di Santa Rosalia[9], Santa Patrona di Palermo dal 1666, in Alto Lago, nella zona delle Tre Pievi[10], molto presente e sentito, è la conseguenza di una contaminazione culturale figlia di una massiccia emigrazione dal nord del Lario, per sfuggire alla povertà o comunque per migliorare la propria condizione economica, verso Palermo.
Ancora: nella Pinacoteca di Como c’è un quadro la “Virgo Advocata”, ritenuta per alcuni critici e storici d’arte, riferibile ad Antonello da Messina. Infatti in quest’ottica fu concessa in prestito al MART[11] di Rovereto, nell’ambito di una mostra organizzata in collaborazione con la Regione Sicilia e la casa editrice ELECTA sul grande pittore del Quattrocento.
E , ma non sarebbe l’ultimo, altro esempio di forte legame Sicilia-Como/Lario: la cupola del Duomo di Como, Santa Maria Assunta, fu progettata dal grande architetto messinese Filippo Juvarra nel 1730.
Cesare diede un grande futuro a Como. Una piccola città che nasce da una grande visione; tipico di una classe dirigente moderna, lungimirante capace di pensare in grande e di sapere scegliere le persone per le loro capacità senza pregiudizi. Questa è la grande lezione che Caio Giulio Cesare ci ha dato.
Bibliografia
Storia di Como Antica – Giorgio Luraschi -New Press 1999
Como nell’Antichità- Società Archeologica Comense
Como e la sua Storia: I Borghi e le Frazioni- Monizza e Cani- NodoLibri
ARTE – Le Garzantine
[1] La fondazione di questi villaggi risale al 1000 a.C.
[2] V secolo a.C. Secondo Giorgio Luraschi furono gli Etruschi a trasmettere alla popolazione locale l’idea di organizzazione se non urbana, almeno protourbana: un centro unitario(oppidum) sostituisce i precedenti villaggi: Comum si sviluppa economicamente per la posizione di cerniera tra nord e sud.
(Giorgio Luraschi, “Storia di Como Antica” -New Press 1999, pag.5)
[3] La zona della Spina Verde, a sud ovest della città attuale, nei pressi degli abitati oggi conosciuti come: San Fermo, Prestino, Cavallasca, Breccia ….
[4] Valduce (o Val Duce), Cosia, Fiume Aperto; gli acquitrini principali erano le paludi della Moia e di Rondineto:
[5] Maloja, Julier, Septimer
[6] “Lex Vatinia de Colonia Comum deducenda”
[7] laghèè
[8] Dal greco Kumbalion: navicella. Il comballo fu per secoli la barca più imponente usata sul Lario per il trasporto merci. Se ne vede ancora una, l’ultima probabilmente, ormeggiata al porto di Loppia a Bellagio
[9] Rita Pellegrini: “Gioielli storici dell’Alto Lario. Cultura del prezioso nel periodo dell’emigrazione a Palermo” – Vedi anche: il quotidiano “La Provincia”: “Quando la ricca Sicilia conquistò l’Alto Lario” di Elena d’Ambrosio.
[10] Gravedona, Dongo, Sorico e rispettivi territori
[11] Vedi: cultura.comune.como.it/musei/la-virgo-advocata-in-prestito-al-mart/