Abuso sul minore

CHE COSA SI INTENDE PER ABUSO SUI MINORI


I bambini ritengono che il maltrattamento fisico e il rapimento siano gli eventi "peggiori" che ad un bambino possano accadere.

In realtà le circostanze nocive che incidono sul corretto ed equilibrato sviluppo della persona sono più numerose, più complesse, quasi sempre più subdole, per lo più sottovalutate dall'adulto, generalmente rimosse e negate dal bambino.

Gli adulti invece considerano la dizione "bambino abusato" quale sinonimo di "bambino abusato sessualmente".


In realtà il termine "bambino abusato" copre una gamma di significati molto più ampia e, in parte, coincide con quello di "bambino violato".


La tipologia dell'abuso sui minori comprende quattro classi: la negligenza, il maltrattamento fisico, il maltrattamento psicologico, lo sfruttamento sessuale .

Per negligenza si intende la trascuratezza grave e costante nel tempo subita dal bambino. Essa si esprime nell'incapacità dell'adulto di fornire al minore un'adeguata protezione da qualsiasi genere di pericolo, freddo e fame inclusi. Per negligenza si intendono pure i fallimenti importanti nell'ambito dell'allevamento, dell'accudimento e dell'educazione, tali da comportare un danno significativo per la salute e per l'evoluzione psicologica del bambino.

Il maltrattamento fisico comprende sia il danno alla persona che il fallimento nel prevenire le cause del danno stesso (inclusi gli avvelenamenti, il soffocamento, le ostilità tra i gruppi, i danni provocati da pratiche rituali,...).

Lo sfruttamento sessuale di minori riguarda l'abuso sessuale, la prostituzione minorile e la pornografia minorile.

Nei tre casi precedenti il maltrattamento psicologico é comunque presente. Pertanto si usa la definizione di maltrattamento psicologico solo qualora, in assenza di negligenza, di maltrattamento fisico o di abuso sessuale, sia attuiato un maltrattamento di tipo emotivo in modo stabile e ripetitivo. Esso comprende un'ampia gamma di comportamenti: verbali (parole ed espressioni, frasi e silenzi), gestuali (grado di calore/freddezza nei modi di fare),

prossemici (uso dello spazio fisico nella comunicazione) metaverbali (espressioni del viso, tono e volume della voce,...), sottrazione di attenzione, punizioni verbali o fisiche non meritate che nel loro complesso fanno sentire il bambino non desiderato, non amato, non tollerato, non accettato o rifiutato.

Se questi comportamenti costituiscono l'atmosfera relazionale consueta nel contesto di vita quotidiana, veicolano significati di non-attenzione o di abbandono che il bambino comunque percepisce ed introietta.

La loro lesività, a volte sottovalutata, é invece tale da alterare lo sviluppo emotivo (e le relative espressioni comportamentali) e inibire lo sviluppo delle facoltà mentali di base, quali l'intelligenza, l'attenzione, la concentrazione, la percezione, la memoria, il linguaggio, il pensiero, l'autostima, lo sviluppo sociale, la capacità di porsi in relazione affettiva con gli altri., la capacità di porsi in una relazione stabile di coppia.

Situazioni di maltrattamento psicologico e di negligenza sui minori sono molto più diffusi di quanto si creda. Vi si possano rinvenire alcune origini del disagio in età evolutiva e delle difficoltà nel campo dell'apprendimento scolastico.


Per ulteriori informazioni e consulenze:

Dott.ssa Gianna Maria Tavoschi, psicologa Dott. Massimo Piscitelli Psicologo -sessuologo

vicolo Sllio 6/4-Borgo Mercatovecchio-Udine vicolo Sllio 6/4-Borgo Mercatovecchio -Udine

Tel 0432/26466 tel O432/-287007-347-5776769


In quali modi l'adulto può rivelarsi negletto nei confronti del minore o un educatore inadeguato dal punto di vista emotivo?

Errori educativi, inadempienze, difficoltà momentanee, proiezione di propri vissuti infantili non sufficientemente elaborati, alienazione genitoriale, relazioni alterate, patologiche e distruttive. rappresentano la realtà in cui il bambino vive emozioni, sentimenti, reazioni, comportamenti inappropriati dell'adulto che si ripercuotono sul bambino.


Perché fanno così male?

Perché sono realtà inadeguate, espresse proprio da quelle persone che dovrebbero costituire i punti di riferimento, i modelli di imitazione, le fonti di sicurezza, di sostegno, di tranquillità.



COME "SI DIFENDE" IL BAMBINO VIOLATO ?

con modi di essere esterni: silenzi, ritiro sociale, reazioni a scatti, sguardo pseudo-sognatore perso nel nulla apparente, pianto, reazioni ansiose esagerate rispetto la situazione, paure, insicurezza;

con modi di essere interni: paura, vergogna


Il silenzio copre la sofferenza e il dolore, la sfiducia e la diffidenza negli altri, un'identità in costruzione incerta e traballante, la paura che questo stato di cose non finirà mai, il dubbio di essere lui la causa di tutto questo.


Perché non reagisce aggredendo?

Normalmente reagisce il bambino che di solito vive in ambiente attento e affettuoso e che saltuariamente viene sgridato o punito (grida, o piange; a volte controribatte in modo aggressivo, scaricando così la frustrazione e la sua collera).


Il bambino violato di solito non reagisce in modo manifesto, soprattutto in famiglia. Egli ha appreso a poco a poco a inibire le reazioni esterne perché ha constatato che tacendo e soffocando l'ira e gli impulsi di auto-difesa evita conseguenze più gravi, che per lui é più vantaggioso reprimerli che manifestarli, che é più pragmatico adattarsi che ribellarsi, che é meno doloroso non pensare che pensare.

Ha appreso in altre parole ad utilizzare quei primari meccanismi di difesa che sono la rimozione e la negazione: non faccio nulla, non ne parlo, non lo ricordo, non esiste.

Ma la rimozione é un inganno che isola la reazione emotiva dallo sfondo che l'ha generata, prima o poi finisce ad un certo punto col non essere efficace e con il rivelare che la sua funzione adattiva é solo apparente.


L'aggressività inibita durante l'infanzia finirà così col riemergere in adolescenza o nell'età adulta, favorita soprattutto da momenti di crisi, ed esprimersi in forme distruttive rivolte verso se stessi o verso gli altri, secondo un'ampia gamma di sintomi e di manifestazioni che non sono altro che l'espressione di una tensione precedentemente inespressa.


Quando l'aggressività eterodiretta viene considerata inesprimibile, può venire autodiretta in forma depressiva o negata e tradursi in anestesia affettiva.

Se un trauma viene negato o rimosso (apparentemente dimenticato) e non elaborato, prima o poi porta conseguenze patogene.

Per assurdo il trauma in se stesso non é ciò che é maggiormente nocivo,

Ciò che é maggiormente nocivo é il modo con cui il trauma é stato trattato

da chi l'ha vissuto

e

dall'ambiente psicologico di sfondo.


Lo sfondo può essere di sostegno, di supporto e di aiuto

- alla decodifica del problema,

- alla comprensione dei significati,

- all'accettazione dell'inevitabile,

- all'elaborazione delle soluzioni possibili


Può essere uno sfondo freddo e indifferente,

- non disponibile alla comprensione e alla condivisione dell'evento,

- ascettico e anestetico rispetto al turbamento dell'altro,

- non collaborativo nell'individuazione e nell'attuazione dei percorsi risolutivi.




QUALI LE CONSEGUENZE DELL' ABUSO IN FAMIGLIA?


E' molto raro ed improbabile che l'abuso e la violenza in ambito familiare restino degli episodi isolati.

Nella stragrande maggioranza dei casi essi costituiscono una serie di eventi che si ripetono, scatenati da una molteplicità di cause e di fattori.

Per di più si tratta spesso eventi imprevedibili e, ancor peggio inevitabili, da parte del bambino.

Egli non ha la capacità o la possibilità di difendersi fisicamente; in breve tempo, perde anche quella di farlo in altro modo.

Tutto ciò che lede i bisogni e i diritti di base (fame, sete, sonno, calore, affetto, sostegno, protezione, appartenenza) ingenera di per sé frustrazione e aggressività, ansia e paura.


lesione dei bisogni e dei diritti di base

---> frustrazione

----> ansia

----> aggressività reattiva

RISULTATO

a)----> tutela dei bisogni e dei diritti (efficacia-Sr-)


b)----> non tutela dei bisogni e dei diritti (inefficacia-P)

---> frustrazione

----> ansia

----> aggressività reattiva

----> punizione ambientale (P)

----> lesione dei bisogni e dei diritti di base

Se la pericolosità é incontrollabile, la paura si traduce in angoscia.

Ma poiché nessun essere umano e nessun genitore é costantemente "cattivo", l'insieme degli eventi positivi e negativi vissuti si mescola, provocando sentimenti e reazioni ambivalenti, confusi, complessi e incostanti.


Genitore incostante---> reazione ambivalente---> stato confusionale reattivo

A lungo andare le conseguenze più gravi consistono nei disturbi dissociativi nelle relazioni affettive e nella personalità.

Per poter sopportare psicologicamente un ambiente traumatizzante, il bambino mette in atto una serie di operazioni di frammentazione della realtà per cui ricorda le briciole di bene che riceve, ingigantendole, e "dimentica" i momenti di male, sottovalutandoli o negandoli.

La consapevolezza di avere un genitore "inadeguato" é intollerabile, per sopravvivere deve riuscire a "salvarlo" ugualmente in qualche modo.

La componente "cattiva" del genitore viene negata e si ricorda soltanto la parte buona.

Si ricorda il contesto in cui il fatto é accaduto e il fatto viene dimenticato o reso psicologicamente accettabile con trasformazioni e sostituzioni di particolari.


VANTAGGIO:- il bambino riesce a salvare il genitore e il contesto,

SVANTAGGIO:- il bambino non riesce a salvare se stesso.


La sua immagine di sé viene ad assumere contorni ambivalenti e incerti. Parallelamente coltiva pensieri e sentimenti contradditori verso se stesso e verso gli altri:

- paura di essere dominati ma anche di essere abbandonati,

- impulsi di rivolta e opzioni di passività,

- desiderio imperioso di fuggire e rinuncia all'autonomia,

- diffidenza estrema verso l'adulto e iperattaccamento dipendente alla figura di accudimento.


In conclusione il bambino violato ama e odia il genitore, ama e odia se stesso. In fondo spera che qualcosa possa cambiare e nel frattempo ogni tanto lascia segnali come Pollicino le sue briciole di pane: sintomi d'ansia, sussulti, soprassalti, atti impulsivi, irritabilità oppure proposte o richieste di affetto.

A volte il bambino sembra in un persistente stato di all'erta come se qualcosa di pericoloso stesse per accadere da un momento all'altro.

A volte di notte ha incubi e si sveglia urlando.

Di giorno é apatico, demotivato, poco coinvolgibile, spesso distratto.

E' facile alle lacrime oppure, al contrario, le contiene a forza. A volte ricerca il contatto con gli altri e l'affettività ma poi si ritira.

A volte si tiene in disparte, a volte aggredisce i coetanei, a volte si isola.

Si sente cattivo e ingiusto ma non riesce a capire perché.

Se per caso in quel momento gli ritorna per un attimo in mente l'immagine del genitore cattivo e ingiusto, la spazza via con un colpo di spugna e la sostituisce.

Non sa fare altro per difendersi dall'incertezza, dalla paura e dal dolore.










































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