AMEDEO MANZO: una visione globale del mondo della cooperazione di credito sia per la sua storia che per il suo presente e il suo futuro
Con il Presidente Manzo abbiamo parlato della prima esperienza italiana di fusione di federazioni; mutualità esterna, sviluppo verticale, comunicazione efficace e rappresentanza attiva, questi i temi toccati dal Presidente.
Presidente Manzo ormai sono trascorsi circa tre anni dalla costituzione della Federazione Campania Calabria, primo esperimento assoluto di fusione tra federazioni: quale bilancio?
Il bilancio è certamente ottimo. Abbiamo una forza notevole che ci consente di essere più capaci di rispondere alle esigenze dei territori e delle banche. Efficacia, trasparenza, presenza, solidità e radicamento sono le cinque parole chiave che le BCC aderenti alla Federazione delle Banche di Comunità Credito Cooperativo Campania e Calabria applicano sui territori per raggiungere risultati straordinari. 16 banche, 236 sportelli, 1.578 dipendenti, 63.241 soci, 470.912 soci, una raccolta complessiva di 8.775 milioni, impieghi lordi per 4.841 milioni con un prodotto bancario lordo 13.617 milioni, un patrimonio di 694 milioni e infine un CET1 23,83%, criterio fondamentale di affidabilità. I dati per una banca sono importanti. Noi siamo questo ma anche tanto tanto altro.
Quale gli ambiti in cui maggiormente la Federazione delle Banche può incidere e supportare le BCC associate?
Il progetto ripartenza della Federazione si basa su concetti nuovi e di alto profilo tecnico. Sviluppare temi come la mutualità esterna, lo sviluppo verticale, la comunicazione efficace e la rappresentanza attiva significa avere una visione globale del mondo della cooperazione di credito sia per la sua storia che per il suo presente e futuro. Una Federazione più ampia prevede un impegno che riguarderà in misura prevalente l’accrescere della funzione mutualistica delle 16 BCC associate, la rappresentanza e il rafforzamento delle BCC.
È molto apprezzato l’impegno a rivedere riunite tutte le BCC indipendentemente dal Gruppo Bancario di appartenenza quale l’esperienza in tal senso della Federazione Campania Calabria?
Assolutamente sì. Anzi da questo modello dobbiamo ripartire con sempre maggiore forza per far viaggiare unito il credito cooperativo che rappresenta una grande forza del paese al di là delle varie declinazioni. E posso dire di aver avuto il piacere di vedere riuniti proprio a Napoli, in occasione del convegno sulla “Marca” tutti i soggetti del credito cooperativo da Trento e Palermo, senza distinzione geografica o di appartenenza a gruppi differenti.
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Già importanti progetti realizzati da Federazione Campania Calabria tra cui quello sulla comunicazione, la marca, i giovani…. Cosa bolle in pentola per il prossimo futuro?
Noi tutti insieme cerchiamo di dare risposte alle esigenze dei nostri territori. Dalle Banche di Credito Cooperativo del Sud arriva la spinta a un credito più umano, sostenibile, utile al territorio. È la dimostrazione che unire i valori all’efficienza ci conduce all’efficacia e rappresenta un modello di fare banca per il territorio in difesa delle comunità riuscendo a ottenere al contempo importanti risultati economici. Ciò seguendo i principi fondanti del rating umano e della biodiversità creditizia. In particolare oggi stiamo valorizzando il principio dell’algoretica, codificato di recente da padre Paolo Benanti, un importante professore di teologia morale ed etica delle tecnologie, un principio al quale però noi ci ispiriamo da molti anni e che ci consente di valorizzare i progetti validi sui territori anche quando l’algoritmo indicherebbe una bocciatura. Mettendo insieme il valore dell’uomo, con la conoscenza dei territori si riesce ad andare oltre l’intelligenza artificiale senza però mettere in discussione la validità economica e la sostenibilità dei progetti. Ecco questi sono i grandi temi del futuro su cui stiamo lavorando.
La riforma del 2016 ha rivoluzionato il mondo cooperativo bancario. Quale potrebbe essere il vero ruolo delle Federazioni nell’era dei Gruppi Bancari?
Territori e comunità. Sono queste le parole chiave per mettere insieme le grandi conoscenze che la vicinanza ai territori e alle comunità hanno le banche di credito cooperativo, con la capacità di interagire con il Gruppo bancario nazionale che ci offre quella forza e quei servizi che consentono a tutti noi, quando vogliamo, di essere pronti a tutte le sfide che ci vengono proposte. Poi è evidente che su alcuni temi bisogna fare battaglie insieme alle istituzioni, per esempio quella che da Nord a Sud stiamo conducendo sulle banche less significant, quali sono le Bcc che hanno un’attività inferiore ai 30 miliardi, pur facendo parte di un gruppo bancario significant. Tutti temi che incidono sulle banche ma ovviamente anche sulle imprese dei territori. Ma stiamo lavorando molto bene su questa strada anche con la Regione Campania che ha approvato in Assemblea una mozione in nostro favore.
Di recente è stato dato avvio al progetto per rilanciare le Associazioni Giovani Soci delle Banche e per favorirne la costituzione nelle BCC che ne sono prive. Che idea ha al riguardo?
Promuovere le associazioni di giovani soci perché rappresentano sia la dirigenza del futuro ma anche i clienti e più in generale i soggetti economici del futuro prossimo. L’educazione finanziaria è l’altro aspetto di tale questione che rappresenta un grande investimento su noi stessi. E i giovani devono essere protagonisti.
Come può la Cooperazione di Credito aiutare concretamente i nostri giovani a guardare il futuro con maggiore serenità e soprattutto senza la necessità di emigrare altrove?
I giovani devono rimanere al Sud e noi dobbiamo aiutarli in questa direzione valorizzando i loro sogni trasformando i progetti in fatti. Non è vero che bisogna necessariamente emigrare al nord per guadagnare di più o avere maggiori opportunità di lavoro. Studiare e specializzarsi nel mondo ma riportare le proprie esperienze nel proprio territorio. Possiamo creare tutte le condizioni per favorire il miglioramento di un tessuto economico capace di accogliere le loro istanze. E lo stiamo facendo. Non possiamo e non dobbiamo rassegnarci a ciò che altri danno per scontato. Anche come BCC di Napoli abbiamo sempre lavorato in questa direzione per esempio con Il progetto “studio Sì” rivolto ai nostri giovani che si laureano e si specializzano, anche provenienti dal nord, ai quali assicuriamo fino a cinquantamila euro di sostegno a tasso zero rimborsabili in 20 anni. Il 99 per cento di piccole e piccolissime imprese rappresentano il 75 per cento degli occupati e il 65 per cento del Pil italiano. Portare avanti esclusivamente il concetto grande e bello significa negare le caratteristiche italiane. Grandi strutture difficilmente sono interamente italiane. Difatti le banche del credito cooperativo finanziano e raccolgono sui propri territori alimentando l’economia locale. Dunque finanza per lo sviluppo e non finanza per la finanza.
Presidente Manzo lei ricopre più ruoli di rappresentanza nel Credito Cooperativo e soprattutto opera in una delle più grandi città del Paese quale, secondo Lei, il contributo più importante che possono dare le BCC?
Noi abbiamo dimostrato di essere nei momenti di crisi spesso gli unici interlocutori per moltissimi cittadini e per molte aziende. Basti pensare al periodo della pandemia. In molti comuni siamo l’unico sportello bancario, addirittura siamo un riferimento istituzionale come il sindaco o il medico per molti. Questo è un aspetto. L’altro aspetto importante è la nostra capacità di innovare i modelli e di rispondere più velocemente di altri alle esigenze delle imprese. Prima si pensava che questa caratteristica si potesse sviluppare soprattutto nelle campagne, nelle periferie, e invece abbiamo dimostrato che si può essere all’avanguardia anche nelle grandi città. Un modello che funziona perché economicamente conveniente per tutti ma che consente anche di garantire quel profilo sociale che mai dobbiamo dimenticare di avere e anzi di alimentare con la nostra opera costante.