ANDRE DEL CASTAGNO
Andrea del Castagno, una delle figure più originali del ’400 fiorentino, conosciuto anche come Andrea di Bartolo, nasce a Castagno Mugello, un piccolo paese dell'Appennino Toscano e si trasferisce a Firenze poco più che ventenne dove viene a contatto con i maestri Masaccio, Donatello, Piero della Francesca e Domenico Veneziano; di quest’ultimo diventa probabilmente allievo.
Nel suo unico soggiorno a Venezia realizza nella cappella di San Tarasio, della Chiesa di San Zaccaria, il suo primo ciclo con “Dio Padre ed i quattro Evangelisti”, mentre nella Basilica di San Marco l’affresco rappresentante la “Morte della Vergine” (1442-1443). Per il resto della sua vita ha sempre vissuto e lavorato a Firenze.
Il lavoro veneziano mostra la conoscenza della pittura di Masaccio, Filippo Lippi, Donatello e dall'arte nordica soprattutto per l'incisività del disegno.
Ritornato a Firenze dall’esperienza a Venezia, fornisce i disegni per la vetrata raffigurante la “Deposizione” a Santa Maria del Fiore (il Duomo).
Anche se non è noto in quale bottega si sia formato, dai dipinti dell'artista fiorentino si scorge un particolare legame con Paolo Uccello, grazie all'interesse per la figura umana, per l'anatomia e per la resa volumetrica dello spazio.
Il primo lavoro attribuito al pittore è una “Crocifissione e Santi”, dipinta in Santa Maria Nuova poco dopo il suo arrivo a Firenze, ma la maggioranza degli affreschi di Andrea del Castagno, sono rimasti a lungo sconosciuti, coperti da strati di intonaco fino all'Ottocento. Era tradizione, purtroppo, dopo la Riforma Cattolica, nascondere con l’intonaco gli affreschi del ’400, perché non corrispondenti ai canoni morali del tempo; dopo la metà del XIX secolo, finalmente, si scopre il valore dell’opera dal punto di vista artistico oltreché tecnico-pittorico.
I dipinti che ritraggono i ribelli impiccati dopo la battaglia di Anghiari (1440), diedero fama di grande ritrattista ad Andrea del Castagno, ma anche la immeritata fama, da parte del Vasari, di uomo crudele.
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Il pittore realizzò le sue opere più importanti nel refettorio del Convento delle Benedettine di Santa Apollonia, dove tra il 1442 ed il 1450 dipinge le scene della “Resurrezione”, della “Crocifissione” e della “Deposizione”, collegate da un fondo rappresentante un paesaggio; poi affresca la lunetta del chiostro rappresentante “Cristo nel sepolcro tra due angeli”, infine nel refettorio il grande affresco che rappresenta “L’Ultima Cena”: essa è rappresentata in un interno rivestito di marmi policromi, le figure sono disposte intorno al tavolo in ordine simmetrico caratterizzate da un forte stacco di colori e la prospettiva è molto curata.
Verso il 1450 realizza presso Villa Carducci di Legnaia la serie di affreschi dedicati agli uomini illustri del suo tempo. Questi affreschi sono stati staccati e ora sono conservati agli Uffizi di Firenze.
Della sua produzione tarda fanno parte le figure del Salvatore e di San Giuliano, e il monumento equestre dedicato a Nicolò di Tolentino, che si trova in Santa Maria del Fiore a Firenze accanto a quello di Giovanni Acuto, realizzato da Paolo Uccello: tale vicinanza delle due opere evidenzia le differenze e sottolinea la maggiore plasticità ed animazione del lavoro di Andrea del Castagno.
L'artista dopo aver lavorato con Domenico Veneziano a Sant'Egidio ad affreschi andati distrutti, muore a Firenze di peste nel 1457.
In foto l'affresco presso il Convento di Sant'Apollonia a Firenze.