Assistente Sociale in azienda

Assistente Sociale in azienda

Una nuova forma di #welfareaziendale è l'inserimento della figura professionale di Assistente Sociale in azienda, sempre più ricercata nelle aziende del Nord Italia (particolarmente nella Regione Lombarda).

Tale figura, nominata anche Assistente Sociale del lavoro, sostiene il lavoratore nella conciliazione della vita/lavoro, attua attività di counseling e mediazione, fornisce indicazioni rispetto esigenze assistenziali private del lavoratore.

Il conseguente successo aziendale, come riportato da quotidiani nazionali, quali La Stampa e Il sole 24 ore, aumenta il senso di fiducia e di appartenenza al luogo di lavoro, amplifica il benessere del lavoratore e conseguentemente aumenta la produttività.

Un'utopia?

No. Basti pensare al numero di permessi lavorativi che ogni dipendente deve richiedere per occuparsi di pratiche presso uffici aperti, ovviamente, nello stesso orario di lavoro. Ad esempio occuparsi di un genitore anziano con specifiche esigenze: colloquio con i medici, pianificare visite specialistiche, domanda di invalidità (con MMG e ufficio patronato), attivazione di servizi domiciliari, etc.

Un altro esempio riguarda i figli, l'iscrizione presso nidi e scuole di ogni ordine e grado, eventuali problematiche scolastiche, informazioni rispetto contributi economici e di servizi quali centri sportivi e centri estivi, etc.

Se a tali esigenze, con processo metodologico tipo del lavoro dell'A.S., venisse data una risposta internamente all'azienda con una professionista dedicato quale sarebbe il risultato?

Risparmio di energie del lavoratore. Minor preoccupazione durante l'orario di lavoro. Minore richiesta di permessi. Più serenità e più tempo libero.

Non comporta, forse, tutto ciò un aumento della produttività aziendale?

Valentina Leone

Mediatrice Familiare | Supervisore | Conduttrice Gruppi di Parola | Progettista Sociale

1 anno

Interessante questo contributo alla comunità professionale degli e delle AS! Mi sorge un quesito, chiedo per capire se ne faccio una lettura “deformata” dal momento che ho sempre lavorato in ottica partecipata con genitori con fragilità: l’AS in azienda tende o rischia, nella tua esperienza, a sostituirsi al cittadino di turno in pratiche che richiedono un suo interessamento responsabile? Un esempio fra tanti, l’iscrizione a scuola di un figlio (che peraltro si fa telematicamente). Il cittadino tende a “delegare” queste azioni? O si rivolge all’AS aziendale con altri obiettivi? Ti e vi ringrazio se potrete fugare questo dubbio. Intanto, buon lavoro!!

Lucia Tomè

Assistente Sociale Specialista

1 anno

Verissimo! Condivido, sto cercando di andare in quella direzione professionale ma è difficile mostrare questa professionalità in alcune realtà. Bisogna non demordere, i/le lavoratori/trici hanno bisogno di sostegno e ascolto.

Veronica Preti

Social Worker | Consulente Sociale e Formatrice | Social Care Specialist di Stimulus Italia

1 anno

Verissimo! Nelle aziende con cui collaboro in qualità di assistente sociale l’obiettivo è proprio quello di agevolare la gestione del tempo tra vita lavorativa e personale familiare! Le persone devono potersi sentire ascoltare e supportate

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