ATTACCO O DIFESA?
LE PRIORITÀ DEI CIO PER IL 2018 SUL NUOVO SPECIALE DI DATA MANAGER (GENNAIO/FEBBRAIO 2018), DI ALDO CECCARELLI
Attacco o difesa? Quale sarà la strategia dei CIO e quali saranno gli schemi di gioco per il 2018? Data Manager ritorna con il dossier che ha coinvolto direttamente oltre 200 CIO, CTO, IT manager delle aziende utenti di tutti i settori. Gli analisti di IDC Italia tracciano lo scenario di mercato con le previsioni per il 2018: l’anno di una digital transformation giunta “al capitolo secondo”. I Top CIO hanno accettato di mettersi in gioco raccontando in dettaglio ai lettori di DM come la stanno vivendo.
La tecnologia è embedded in ogni aspetto del digital business del futuro. E il business è alla ricerca di un nuovo equilibrio fra mondo fisico e digitale. La combinazione di persone, device, contenuti e servizi viene da più parti definita come la “maglia digitale intelligente” dalla quale scaturiranno le soluzioni più innovative. Dai CIO italiani arriva una lezione importante. Nella corsa al cambiamento e alla trasformazione dei modelli di organizzazione e di delivery dell’IT, bisogna avere chiara l’idea di futuro. Davanti alle sfide della sicurezza, della protezione dei dati, della servitization e dell’intelligenza artificiale, i CIO devono svolgere il ruolo di service provider, business partner e digital leader per far evolvere l’intera organizzazione.
Grazie al contributo di Fabio Rizzotto (Head of local research & consulting di IDC Italia), la lettura dei loro feedback si scompone nel prisma dei trend attivi come emergono dall’analisi approfondita e specializzata secondo Industry Insights che vedono oggi una trasformazione digitale (DX) al suo capitolo secondo. Il “second chapter” è iniziato e sta portando le imprese a ragionar con logiche DNE (digital native enterprise) su fronti di innovazione multipli. Sono questi alcuni dei caratteri delle Global IDC Predictions 2018, in cui sfide e opportunità ancora più accese si affacciano per CIO e Senior Manager impegnati nel complesso cammino dell’innovazione.
Fra fine dicembre ed inizio gennaio i più importanti CIO a livello globale si sono confrontati nel vivissimo dibattito tenutosi il 21 dicembre nel “salotto” #CIOchat del facilitator Myles Suer (CIO.COM, The Adaptive CIO) sulle priorità per il nuovo anno e nello stesso periodo Data Manager ha rilevato in Italia le prospettive del CIO nel 2018 cogliendo temi chiari ma anche interessanti differenze di prospettiva, radiografate dal confronto su cinque domande che le hanno fatte emergere con chiarezza. Qui le risposte che crediamo fornire il miglior quadro aggiornato delle priorità concretamente vissute e avvertite da industry e settori del mercato anche molto differenti fra di loro nell’approcciare (ora in attacco ed ora in difesa) la “DX atto secondo” evidenziata da IDC.
I CIO E GLI INVESTIMENTI 2018: COME SI ARRIVA A DECIDERLI E PERCHE’
La ricerca condotta da DM ha accertato che i CIO hanno la certezza di non scegliere alla luce della più nuova tendenza della tecnologia ma vogliono piuttosto assicurarsi che gli investimenti nel 2018 guidino il valore del business e conducano ad una vera innovazione di business. Ciascuna azienda ha la propria ricetta segreta per discutere ed individuare i migliori investimenti.
DM, DOMANDA 1 - Ai CIO è richiesto di migliorare il modo di allineare gli investimenti IT alla business strategy. Ma è difficile farlo quando ancora in molte aziende italiane la funzione IT dipende dal CFO e il CIO resta fuori dal board. Che cosa ne pensa? Come vengono decisi gli investimenti IT nella sua azienda?
Piergiuseppe Delfino (CIO, Aubay Italia)
Da sempre Aubay è particolarmente attenta alle tematiche. Quest'anno con l'acquisizione del ramo di azienda di ADS Assembly affronteremo anche le tematiche legate al 5G e l'imminente assoggettamento al GDPR rende la sfida sempre più complessa e interessante... direi avvincente! Ai CIO è richiesto di migliorare... in realtà sempre più ridurre i costi il tenere il CIO "fuori" dal board è un gravissimo errore che molti fanno (non Aubay per fortuna) nel 2017 abbiamo fatto un grande investimento, curato nei costi e nelle tante ore di lavoro che ci è servito a consolidare in un datacenter primo per livello e struttura in Italia e questo ci farà risparmiare fatica e costi.
Giovanni Tedesco (CIO, Editoriale Domus)
Nel nostro caso specifico, l'IT dipende direttamente dall'AD e gli investimenti aziendali vengono concordati direttamente nel board aziendale e con l'AD. L'allineamento con il board è fondamentale per instaurare un processo virtuoso tra IT e le altre funzioni aziendali. L'IT si configura alla pari delle altre funzioni come un’unità di business e non più solo come servizio.
Aurelio Mora (CIO, DHL)
Nel caso di Deutsche Post - DHL il CIO è parte del Board di Direzione (o CdA), gli investimenti possono essere decisi sia localmente che centralmente presentato opportuni busines cases che sono analizzati mensilmente. Per gli investimenti locali c’è un apposito Board chiamato Business Development dove si segue un processo simile.
Massimo Fedeli (CIO Direzione centrale per le tecnologie informatiche e della comunicazione, ISTAT)
In Istat la pianificazione IT viene fatta dal CIO in Istituti c’è un approccio inclusivo tutto i direttori fanno parte del Board potendo condividere strategie ed investimenti. Questo consente un costante allineamento tra obiettivi di business e investimenti IT.
Claudio Paganelli (Head of ICT & Information Security Manager, METAENERGIA)
Anche io, nella mia realtà, non riporto direttamente al Board ma non per questo non posso far sentire la mia voce. Forse non avrò “accesso” a tutte le strategie aziendali e per evitare di rimanere estromesso anche da quelle importanti ho un approccio di tipo “push”. Conoscendo il nostro modello di business ed il nostro mercato sono io che propongo migliorie e innovazioni per migliorare il servizio verso i clienti e ottimizzare i processi interni.
Lorenzo Cibrario (CIO, Università Vita-Salute San Raffaele)
I problemi dei rapporti tra CIO e Board stanno riducendosi, pur avendo le stesse radici da anni. La difficoltà che i CIO incontrano sono dovuti a problemi di gap culturale tra chi siede nel board che non conosce le tecnologie e difficilmente le vede come un investimento. Le decisioni sugli investimenti vengono prese con metodologie sia bottom-up, dando seguito ad analisi condotte di concerto tra le UO e l’IT per trovare vie di efficienza su processi esistenti o per creare nuovi metodi, sia top-down dando corso alle decisioni del Board su nuove attività L’elemento chiave di entrambe le metodologie è la fiducia che deve crearsi tra IT ed il resto dell’azienda, con l’IT che deve essere consulente interno capace di immaginarsi metodi per agevolare il business. Fiducia è la parola su cui le aziende costruiscono la collaborazione e da questa le nuove tecniche di gestione.
Paolo Beatini (CIO, Grandi Navi Veloci)
Credo che questo aspetto complichi notevolmente le attività di un CIO, diventa difficile allineare la business strategy agli investimenti IT; ritengo che l’approccio più corretto sarebbe quello di avere anche una business IT strategy studiata e condivisa con il board. Nella nostra azienda diverse persone dell’area IT partecipano agli incontri strategici; nei casi migliori contribuiscono alla definizione della strategia, in quelli peggiori quanto meno riescono a coordinare le attività IT con le direttive aziendali e non a subirle.
Pietro Amorusi (CIO, D’Amico Shipping Group)
La relativa difficoltà del CIO a trovare una fasatura perfetta e pianificata tra il suo lavoro e le esigenze del business è un fatto reale, molto spesso figlio delle ridotte dimensioni delle Aziende ma ancora di più di visioni strategiche che fanno fatica a considerare l'IT come elemento propulsivo, anziché solo abilitante. A mio avviso, la maggiore sfida consiste nel riuscire efficacemente a pensare insieme: il confortevole ruolo di problem solver è allo stesso tempo scontato ed insufficiente, le possibilità che siamo in grado di mettere a disposizione dell'Azienda sono troppe, troppo vaste e troppo complesse (spesso anche per noi) perché uno qualsiasi degli attori in campo, da solo, possa vederne in autonomia le opportunità. Dal lato opposto, una eccessiva invadenza di persone che non sono "del mestiere" genera il rischio di una sorta di rigetto da parte degli uomini del business, che possono facilmente sentirsi infastiditi da una proposizione al di fuori della propria sensibilità quando non, in caso di successo, sminuiti nel proprio ruolo. E' fondamentale che le competenze di ognuno siano maggiormente ibridizzate, l'IT ed il business devono assolutamente trovare una piattaforma semantica comune, i rischi sono elevatissimi e costosi, come l'arroccamento dell'IT sulle proprie specificità e la tendenza dei reparti di business al fai da te; in epoca di consumerizzazione spinta e servizi cloud chiavi in mano, la babele è sempre dietro l'angolo. Nella mia Azienda, che è molto piccola in termini di struttura a terra, la problematica è percepita consciamente, i progetti degli ultimi anni hanno visto una sempre maggiore interazione e gradualmente gli sforzi per costruire un percorso comune stanno pagando.
Mirco Destro (Group CIO, Beltrame Group)
Se la direzione IT è vista come centro di costo è più complesso incidere sulla business strategy; non però impossibile! La mia attuale azienda rimane sicuramente lungimirante e il dipartimento IT mantiene la totale autonomia nella decisione sugli investimenti IT.
Gian Luigi Sangermani (CIO, Silvano Chiapparoli Logistica)
La nostra azienda ha da anni istituito un Comitato Direzionale Strategico (CDS) che si incontra periodicamente per definire obiettivi e strategie. A questo tavolo il CIO è presente. Uno degli obiettivi del CDS è proprio quello di allineare gli investimenti IT alle strategie di business.
Fabio Rizzotto (Head of local research & consulting di IDC Italia) sottolinea su questo tema che, in un quadro incerto, le aziende leader nei processi di DX a livello globale e nazionale sapranno agire su tre dimensioni che consentiranno di cogliere nuove opportunità e crescere nell’economia digitale. La prima è il concetto di “scale” che si misura con la capacità di lanciare prodotti e servizi digitali, a costi marginali contenuti, che possono espandersi rapidamente (o contrarsi al tempo stesso) grazie anche all’amplificazione che clienti e partner sono in grado di attivare. Il tema dello “speed” è anch’esso noto e si concretizza in processi digitali automatizzati che garantiscono continuità e meccanismi fluidi lungo le varie fasi dal design, alla creazione al lancio sul mercato di nuove offerte. Non ultimo il tema dello “scope” che inizia a caratterizzare la reale convergenza tra mondo fisico, asset e principi digitali, dove le risorse tecnologiche, aziendali, umane sono combinate per attivare e crescere sul mercato attraverso nuove forme di business.
IL RUOLO DEL CIO NEL 2018 TORNERA’ QUELLO DI REGISTA BEN OLTRE ALLA DELIVERY IT
Gli oltre 200 CIO coinvolti nella ricerca hanno espresso il loro punto di vista anche sul ruolo che il CIO assumerà nei prossimi mesi e come spesso accade il discorso è partito da funzionalità IT. I CIO ritengono centrale per l'IT migliorare la pianificazione strategica, la gestione dei prodotti, la gestione dei servizi e la governance. Gli intervistati di DM in generale sentono che dovrebbero parlare meno della tecnologia e di più delle esigenze dell'azienda. Il raggiungimento di questo obiettivo viene percepito come abilitante per l’IT per diventare un vero partner anziché il “solito” centro di costo. I CIO nel loro complesso vogliono che la tecnologia sia parte integrante o principale della strategia aziendale. Ciò significa assumere una regia che traini il business anche a considerare gli investimenti IT come investimenti realmente strategici e non più mera spesa operativa.
DM, DOMANDA 2 - Davanti alla complessità dei progetti, l’IT torna a giocare un ruolo importante non solo di “provider” ma anche di regia?
Piergiuseppe Delfino (CIO, Aubay Italia)
L’IT deve giocare un ruolo di regia, se CIO e Board sono d'accordo la visione di un "nerd" sebbene estremizzata non può far altro che portare beneficio all'Azienda, se poi fatto con attenzione a una continuos-change con zero disservizi ecco che l'IT ha un ruolo primario nel tenere sempre online l'azienda con innovazione e tutela delle informazioni.
Giovanni Tedesco (CIO, Editoriale Domus)
La governance è uno dei temi core nella gestione aziendale e di progetti. E' necessario che tutte le componenti del progetto sia "committed" e siano attive figure di Key User nelle varie aree fortemente motivate , competenti ed con un approccio agile al progetto. IT in quanto parte di tutti i processi aziendali botton-up è parte fondamentale di questa regia.
Aurelio Mora (CIO, DHL)
Io penso che l’IT è sempre di più inserito nei processi aziendali e quindi prende parte alle decisioni importanti di tutta l’Azienda.
Massimo Fedeli (CIO Direzione centrale per le tecnologie informatiche e della comunicazione, ISTAT)
Nel nostro contesto l’IT funge da indirizzo e guida con un approccio digital first. Il nostro e un contesto di ricerca e quindi anche nel campo IT le nuove soluzioni tecnologiche sono costantemente provate per verificare nuovi approcci/soluzioni nel campo della statistica.
Claudio Paganelli (Head of ICT & Information Security Manager, METAENERGIA)
L’IT oggi è un ecosistema complesso che non comprende “solo” tecnici ma anche gestionali! Sempre di più le divisioni IT comprendono Senior Project Managers che si occupano di seguire, sia i progetti interni tecnologici, di sicurezza e soprattutto di sinergia e coinvolgimento con le altre Business Unit.
Lorenzo Cibrario (CIO, Università Vita-Salute San Raffaele)
L’IT ed in particolare i CIO sono i driver del cambiamento che oggi passa obbligatoriamente per la trasformazione digitale. A tal pro servono capacità di analisi, conoscenza del business, fiducia e capacità di agevolare il cambiamento. La regia dei progetti deve essere condotta da manager che conoscano le tecnologie in modo da trarne il massimo
Paolo Beatini (CIO, Grandi Navi Veloci)
Gli IT aziendali si muovono in un ambiente complesso che da un lato richiede il mantenimento delle performance raggiunte mentre dall’altro spinge per inserire nuovi processi potenzialmente dirompenti per i sistemi. In questo panorama gli IT dovrebbero cercare di utilizzare il pragmatismo per aiutare le aziende ad innovare stabilmente processi e proposte commerciali spingendosi ad utilizzare maggiormente le proprie competenze di business.
Pietro Amorusi (CIO, D’Amico Shipping Group)
Se i progetti sono veramente complessi, probabilmente anche la loro regia dovrà essere un lavoro corale; al di là del crudo project management, il ruolo chiave è più che mai in capo agli Steering Committee, che si trovano pertanto ad estendere ancora di più il loro ruolo e spesso a dover inglobare anche competenze specifiche.
Mirco Destro (Group CIO, Beltrame Group)
Da anni la tecnologia è pregnante in ogni area e risulta essere almeno un fattore abilitante; il CIO ha una visione a 360° su tutte le direzioni aziendali ed è sempre più uno dei candidati alla regia in molti progetti business (soprattutto in quelli dove la natura tecnologica, organizzativa e/o di processo risultano predominanti).
Gian Luigi Sangermani (CIO, Silvano Chiapparoli Logistica)
Sono fortemente convinto che il CIO può e deve avere un ruolo di regia proprio perché il dipartimento IT è l’unico ad avere una visione globale dei processi aziendali. Processi complessi richiedono una corretta “armonizzazione” tra le varie linee di business che l’IT è in grado di garantire.
Fabio Rizzotto (Head of local research & consulting di IDC Italia) spiega che questo obiettivo di “assumere il ruolo di regista” dovrà a sua volta intrecciarsi per i CIO con innumerevoli altre sfide tecnologiche, di business, di sicurezza e rischio, di competenze e approcci. In questo senso, cambiano le logiche di project management ed evolvono in chiave “design thinking” e “design approach”. La flessibilità in tutte le sue sfaccettature dovrà essere denominatore comune per attivare un mindset culturale e di processo improntato al dinamismo, in cui nuove attitudini e capability tecnologiche troveranno massima espressione.
IL CIO NEL 2018 HA CAPITO CHE DEVE MIGLIORARE NON SOLO SE STESSO MA LE PROPRIE RELAZIONI A 360°
Per scegliere bene obiettivi ed investimenti e per essere buoni registi, I CIO hanno spiegato a DM come sia fondamentale imparare a raccordare punti di vista opposti mediante un ascolto più attivo. In molti ci segnalano che nel 2018 punteranno in particolare su relazioni da ottimizzare con i mondi marketing e finanza. Ma i CIO sentono di dover cambiare anche loro partendo da una nuova attenzione a diventare costruttori di relazioni positive, in particolare ripensando oggi problematiche storiche e fino a ieri bloccanti. In termini di ambito, i CIO devono andare oltre la loro ovvia cerchia. Devono rendere la loro rete un moltiplicatore di forze per se stessi, i loro colleghi e la loro organizzazione. Ciò significa estendere la loro maglia attraverso ed oltre l'organizzazione con nuove relazioni – dirette – a monte, a valle e lateralmente a organigrammi e supply-chain fino al Cliente. Oltre a questo, i CIO devono costruire le loro reti personali e professionali a includere un network di altri CIO all'interno e all'esterno del proprio settore. Quest'ultimo aspetto è fondamentale per far emergere idee nuove e rilevanti da riportare in azienda.
DM, DOMANDA 3 - Secondo gli analisti, il nuovo modello IT per il 2018 è quello di una “maglia digitale intelligente” così definita...
- “maglia” ~ reticolo di connessioni tra un gruppo in espansione di persone, aziende, dispositivi, contenuti e servizi per fornire risultati al business...
- “digitale” ~ mix fra il mondo virtuale e reale per creare un ecosistema unico...
- “intelligente” ~ intelligenza artificiale o periferica che può consentire sistemi più dinamici, flessibili e potenzialmente autonomi...
Lei che cosa ne pensa?
Piergiuseppe Delfino (CIO, Aubay Italia)
Credo che l'intelligenza stia nel team IT e del suo Responsabile cosa che è percepita dall'Azienda. Parlare di automi, IA, bot o altre cose è possibile ma stiamo con i piedi per terra ci sono cose più pratiche da fare.
Giovanni Tedesco (CIO, Editoriale Domus)
Sicuramente sarà un modello interessante. Vedremo. Al momento per esperienza diretta ed indiretta, l'IT viene spesso percepita come una maglia "costrittiva". In questi contesti aziendali spesso le Business Unit lavorano a Silos senza uno scambio di informazioni completo ed in assenza di una vera Governance. Per raggiungere l'obiettivo della magia digitale intelligente, occorre concludere un processo di cambiamento, che deve portare le aziende a lavorare come un tutt'uno senza più silos, aprendo alla condivisione delle informazioni, degli obiettivi e delle strategie. Il processo di cambiamento deve portare a rivedere i processi esistenti, leggere nel digitale un opportunità e non una minaccia e trovare nelle risorse e nelle informazioni presenti in azienda nuove idee ed opportunità che, supportate da sistemi dinamici e innovativi, potranno dare nuova linfa al business.
Aurelio Mora (CIO, DHL)
Anche da noi la digitalizzazione e’ ormai una strategia che tocca tutte le attivita’ innovative.
Massimo Fedeli (CIO Direzione centrale per le tecnologie informatiche e della comunicazione, ISTAT)
L’ISTAT è per sua natura al centro di un reticolo visto che funziona da raccordo tra i vari uffici statistici della pal/pac nell’ambito del sistema nazionale di statistica. Inoltre si trova nel network Eurostat quindi ha continui contatti e collaborazioni con gli altri sistemi di statistica. Per noi è quindi fondamentale alimentare e contribuire allo sviluppo del network.
Claudio Paganelli (Head of ICT & Information Security Manager, METAENERGIA)
Sicuramente l’IT giocherà, anche nel 2018, un ruolo fondamentale di integrazione e innovazione. Se guardiamo ad esempio gli aspetti di sicurezza ci rendiamo conto che la “maglia” che lega persone, cose e informazioni è sempre più stretta e richiede investimenti sia tecnologici che di soft skill. Le aziende a mio avviso dovrebbero vedere il processo di digitalizzazione non solo come un’opportunità ma soprattutto come un bisogno per rimanere competitive, aggiornate e soprattutto appetibili sia per i clienti che per i dipendenti (sempre più spesso composti da Millennials più legati agli aspetti innovativi che tradizionali).
Lorenzo Cibrario (CIO, Università Vita-Salute San Raffaele)
Le metodologie di gestione dipendono da più fattori e vanno adeguate a questi: le dimensioni aziendali, la cultura aziendale, il business in cui si opera. Le strutture a matrice falliscono in contesti fortemente regolamentati, le strutture gerarchiche laddove il mercato richiede tempi rapidi. La società dovrà trovare un equilibrio tra persone e tecnologia, oggi ancora lontano dall’essere individuato. Manager illuminati possono condurre le aziende per le vie giuste, facendo crescere il patrimonio umano ed utilizzando al meglio le tecnologie che il mercato offre.
Paolo Beatini (CIO, Grandi Navi Veloci)
Per essere realista penso che nel 2018 questo nuovo modello possa essere una tendenza, non credo che sarà possibile, nel corso dell’anno, avere una accelerazione così importante nelle aziende italiane. Certamente andiamo verso una sempre più evoluta integrazione di strumenti e persone con aumentate richieste di flessibilità, disponibilità e facilità d’uso.
Pietro Amorusi (CIO, D’Amico Shipping Group)
Concordo pienamente, dobbiamo accettare l'idea di un IT "liquido", che in quanto tale abbia facilità di penetrazione nei metodi e nelle strategie dei reparti di business e che da questi si faccia più facilmente permeare proprio allo scopo di costituire quell'unicum complesso in grado di dare realmente all'Azienda armi decisive nel confronto col mercato.
Mirco Destro (Group CIO, Beltrame Group)
Il mondo e le aziende evolvono, tutto è sempre più connesso e più alla “portata di mano”. L’IT, a mio avviso, rimane il sistema nervoso aziendale ma sempre più senziente e dotato di intelligenza, saperne sfruttare le potenzialità porterà un vantaggio competitivo insormontabile.
Gian Luigi Sangermani (CIO, Silvano Chiapparoli Logistica)
Personalmente considero questo modello ancora una tendenza, quindi non sufficientemente maturo per avere realmente un’interconnessione che riesca a dare risultati oggettivi nell’arco del 2018. E’ senz’altro un modello che si svilupperà negli anni successivi e che la nostra azienda sta osservando attentamente.
Fabio Rizzotto (Head of local research & consulting di IDC Italia) legge questo modello come esigenza sentita a seguito di un insieme di fattori che intervengono con sempre maggiore decisione a stravolgere gli schemi al CIO. Stiamo osservando, anche nel nostro Paese, l’imprevedibilità delle regole del business digitale che viene continuamente disegnato, con percorsi non più lineari ma esponenziali. Le pressioni su architetture e sistemi IT esistenti sono note. Ancora più evidente è il bisogno di guardare all’insieme di paradigmi tecnologici, acceleratori dell’innovazione, machine learning, multicloud, competenze “aumentate”, e un insieme di attori e influencer a corollario del proprio business che trasforma il proprio ecosistema in una potenziale galassia di relazioni.
PREDICTIONS 2018 E CONTESTI OPERATIVI REALI: ECCO COME “CI SI RITROVANO” I NOSTRI CIO
DM ha analizzato gli obiettivi dei CIO interpellati e come ci si poteva attendere li ha rilevati diversi a seconda delle situazioni e delle industrie. Alcune però si confermano tematiche calde e ricorrenti. Su tutte emergono le mete utili a creare una visione di ciò che è possibile per sfruttare la tecnologia allineandola alle strategie di business. Ognuno a modo suo. Alcuni daranno priorità all’adozione di nuove soluzioni mentre altri penseranno prima a modernizzare le applicazioni legacy, a istituzionalizzare DevOps o a migliorare la gestione dei dati, alla business intelligence. Denominatori più frequenti sono l’aspirazione ad un’automazione crescente e il nuovo impulso alla migrazione o al consolidamento di applicazioni sul cloud. Ma il “mantra” pressochè universale oggi pare essere quello di migliorare la sicurezza.
DM, DOMANDA 4 - Quali saranno i temi caldi di investimento per la vostra azienda e settore industriale nel 2018? Li ritrovate elencati nelle ultime analisi?
Piergiuseppe Delfino (CIO, Aubay Italia)
GDPR anzitutto, poi Wi-Fi, videoconferenza e telepresence ed e-learning (con attenzione al tema appunto formativo dei dipendenti su temi specifici della sicurezza) e diminuzione dei costi delle sedi aziendali oggi "dannazione" di tutti i CIO le infrastrutture, i cablaggi e tutte quelle cose che hanno una necessità ovvia di gestione e manutenzione ma ti obbligano a una rigidità che va superata... ci si era provato con BYOD con un vero insuccesso...
Giovanni Tedesco (CIO, Editoriale Domus)
GDPR-sicurezza-e-processi sono uno dei temi principali; congiuntamente ad azioni di valorizzazione e monetizzazioni dell’enorme patrimonio dati presenti in azienda e continuous improvement dei processi già in essere.
Aurelio Mora (CIO, DHL)
Gli investimenti saranno rivolti alla rete operativa con nuove sedi presso gli aeroporti (Malpensa e Venezia per primi, HQ e altri seguiranno dopo) per un totale di 300 Mio. In queste nuove sedi avremo soluzioni innnovative per video conferenze, rilevazione presenze, automazione building etc. Come IT parteciperemo a queste iniziative, da parte puremente IT ci concentreremo sulla installazione di nuove soluzioni globali quali il nuovo sistema finanziario, soluzioni Oracle per HR, email management, chat, soluzione su smartphones per i dipendenti. In aggiunta avremo una nuova soluzione chimata MYDHL+ che e’ un portale digitale che servirà più di 70.000 Clienti da marzo 2018.
Massimo Fedeli (CIO Direzione centrale per le tecnologie informatiche e della comunicazione, ISTAT)
Nel 2018 ci sarà un grosso investimento sui big data e data analytics.
Claudio Paganelli (Head of ICT & Information Security Manager, METAENERGIA)
Per il 2018 continuerà il processo di digitalizzazione (virtualizzazione e cloud) con una forte spinta sulla parte industriale e IoT.
Lorenzo Cibrario (CIO, Università Vita-Salute San Raffaele)
Gli investimenti del 2018 si svilupperanno su diverse linee: strumenti di behaviour analytics per contrastare l’evoluzione dei malware e degli attacchi sempre più evoluti; strumenti di supporto al business come chatbot e sistemi che utilizzino algoritmi di intelligenza artificiale per sollevare le risorse umane dai compiti a minor valore aggiunto; strumenti di monitoraggio degli asset, analisi dei trattamenti, gestione dei consensi, in ottica di GDPR, tema portante del 2018.
Paolo Beatini (CIO, Grandi Navi Veloci)
Certamente per il 2018 un argomento di prioritaria importanza sarà la cybersecurity, l’entrata in vigore del GDPR e la sempre più importante apertura verso l’esterno delle aziende avrà come nodo centrale la fiducia digitale. Gli altri temi da affrontare se si vuole garantire alla propria azienda un percorso di crescita saranno legati all’ IoT ed allo sviluppo di API rivolte agli interlocutori esterni per consentire una più rapida e completa attivazione della digital trasformation.
Pietro Amorusi (CIO, D’Amico Shipping Group)
Il nostro è un settore molto particolare, l'attenzione nel 2018 e, credo, anche negli anni a venire sarà particolarmente focalizzata sulla transizione delle flotte da una sostanziale arretratezza digitale alle tecnologie di ultima generazione, all'IOT, ai Big Data e all'utilizzo di tecniche di Intelligenza Artificiale per l'analisi.
Mirco Destro (Group CIO, Beltrame Group)
I progetti e i temi che affronteremo sono tanti e spaziano da quelli meramente tecnologici ai “business oriented”; una tra le tematiche più importanti sarà per noi la “sicurezza” a cui daremo un focus importante.
Gian Luigi Sangermani (CIO, Silvano Chiapparoli Logistica)
Per quanto riguarda la nostra azienda il continuous improvement dei processi, anche attraverso la digital transformation, sarà la linea guida del 2018. Questo ci permetterà di incrementare e migliorare il rapporto di partnership con i nostri clienti.
Fabio Rizzotto (Head of local research & consulting di IDC Italia) osserva come non sia un caso che secondo IDC, a livello mondiale il 75% dei CIO metterà in Agenda per il 2018 nuove iniziative di “data monetization”, sperimentazione di nuove logiche di “experiential engagement”, approcci di “digital business at scale” per fare un salto di qualità nella competizione digitale. Il ripensamento degli equilibri sarà una costante. Secondo IDC entro il 2019 il 60% dei CIO avrà messo in atto il “re-platforming”, una revisione completa delle architetture che regolano il funzionamento di infrastrutture e applicazioni, facendo leva su Cloud, Mobile, DevOps.
I CIO TAGGANO IL LORO 2018
Il 2018 è incamminato ed i CIO coinvolti nello studio di DM sono già “running” non più a inseguire i buoni propositi per l’anno nuovo bensì concentrati sulla priorità fra le priorità queste sì uniche per i rispettivi contesti: non c’è riassunto che tenga qui, eccole raccontate dai protagonisti intervenuti al panel.
DM, DOMANDA 5 - Quale sarà la “parola chiave” che ispirerà il suo lavoro nel 2018?
Piergiuseppe Delfino (CIO, Aubay Italia)
"Procedure operative": non è solo un bisogno è la chiave per ridurre costi e migliorare i processi, non deve essere solo una buona intenzione ma un vero approccio di metodo e sistema, ci vuole tempo per impiantarlo, ma risolve.
Giovanni Tedesco (CIO, Editoriale Domus)
“CHANGE!”
Aurelio Mora (CIO, DHL)
“Digitalizzazione” come tutti credo ma anche “stabilità” dei sistemi e della rete (che da noi chiamamo un po’ presuntuosamente Zero Defect...), “sicurezza” o “cybersecurity” se si preferisce.
Massimo Fedeli (CIO Direzione centrale per le tecnologie informatiche e della comunicazione, ISTAT)
Per noi sarà fondamentale “innovare e consolidare”: due faccine della stessa medaglia.
Claudio Paganelli (Head of ICT & Information Security Manager, METAENERGIA)
Potrei sintetizzare il nostro 2018 con una parola: “allineamento” tra IT e Business, tra Business e Mercato ecc...
Lorenzo Cibrario (CIO, Università Vita-Salute San Raffaele)
“Riduzione del rischio”, inteso come incremento delle procedure e sistemi che garantiscano il business dell’azienda.
Paolo Beatini (CIO, Grandi Navi Veloci)
“Equilibrio”: nel 2018 sarà necessario mantenere il giusto equilibrio tra le pressioni innovative, i rischi di sicurezza, le richieste di analisi stabili e flessibili e le aspettative di stabilità e performance dei sistemi.
Pietro Amorusi (CIO, D’Amico Shipping Group)
Una su tutte: "cybersecurity", purtroppo.
Mirco Destro (Group CIO, Beltrame Group)
Personalmente mi ispiro a un modello molto semplice che ho coniato nei miei anni di lavoro; il “3S-model” (Simple, Smart, Standard). Nel 2018 la “parola chiave” che ispirerà il mio lavoro sarà “4S-Model” (Simple, Smart, Standard, Security) che guiderà il mio lavoro futuro.
Gian Luigi Sangermani (CIO, Silvano Chiapparoli Logistica)
Visto il core business della nostra azienda quest’anno ci focalizzeremo sul miglioramento dei processi effettuando analisi predittive e machine learning. Utilizzo di devices di nuova generazione (smart glasses,ring scanner, ecc..), a supporto dei processi operativi.
Fabio Rizzotto (Head of local research & consulting di IDC Italia) chiude commentando che queste e altre direttrici sono parte, se vogliamo, di un insieme più generale di regole a cui IDC ritiene CIO e Senior Manager IT si stanno orientando a livello internazionale e nazionale per la definizione dell’agenda strategica, a breve e medio periodo. In queste priorità dovranno necessariamente trovare collocazione alcuni principi guida, tra cui lo sguardo alla definizione di una futura “digital platform” come insieme di architetture e modelli adeguati alle sfide del digital business, che passa tra l’altro anche attraverso il concetto di “re-platforming”.