BEATO ANGELICO
Guido di Pietro Trosini, detto Beato Angelico, nacque a Vicchio di Mugello (FI) tra il 1395 e il 1400. Non si conosce nulla della sua formazione, le sue prime opere di pittura sono andate perdute; fu anche un miniatore, e tra queste c'è la “Madonna dei Domenicani del Messale numero 558” del Museo di San Marco a Firenze. Dell'attività giovanile restano probabilmente il “Trittico di San Pietro Martire” e la “Madonna con Bambino e Santi”, anch’essa collocate nel già menzionato Museo di San Marco.
Caratteristica delle opere dell'Angelico è il cromatismo delicato e l'uso di una illuminazione piena. All’inizio della sua attività aderisce di molto all'arte di Masaccio, come nel dipinto la “Imposizione del nome del Battista”; successivamente ritorna a forme più arcaiche, anche se con molta probabilità egli segue questi due orientamenti a seconda delle opere da realizzare e a seconda dei committenti: proprio in questo equilibrio tra passato e presente sta il segreto della sua arte.
Prima della realizzazione degli affreschi del convento di San Marco a Firenze, che avvenne tra il 1438-1446, Beato Angelico esegue alcune opere considerate suoi capolavori: “L’Incoronazione” che oggi si trova al Louvre di Parigi, la “Deposizione di Santa Trinità” e il “Trittico di Perugia”: le sue opere sono conservate al Museo di San Marco a Firenze. Nell’Incoronazione sono rappresentate una serie di figure inginocchiate davanti ad una scala, in cima alla quale avviene la rappresentazione dell'incoronazione, che danno profondità all'intera scena, alcune di queste figure sono poste di spalle e questo rappresenta una novità per la pittura del tempo, dato che prima di lui solo Masaccio, nel dipinto della “Crocifissione” rappresenta la Maddalena posta di spalle.
Nella “Deposizione di Santa Trinità”, egli realizza un paesaggio nel quale immette i suoi personaggi ordinati secondo una composizione studiata ed equilibrata. Sullo sfondo c'è la rappresentazione di una città entro le sue mura forse, identificata con la città di Cortona.
Nella predella del “Trittico di Perugia” del 1437, sono visibili alcune delle più belle scene rappresentate dall'artista come ad esempio nella “Nascita e Vocazione del Santo”, nelle quali è evidente il gusto per il racconto fiabesco e fantastico.
Tra il 1438 e il 1446, Angelico realizza gli affreschi per il convento di San Marco a Firenze, che aprono una nuova fase nello sviluppo del suo stile pittorico, caratterizzata da una maggiore austerità e un maggiore misticismo delle atmosfere nelle sue pitture, avvalendosi di composizioni semplificate; esemplare è la tavola rappresentante il “Giudizio Universale”. Tra gli affreschi del convento vi sono: il “Crocifisso”, la “Trasfigurazione” e “San Domenico”, che si trova nel chiesto, e la bellissima “Annunciazione”, che si trova all’ingresso del dormitorio.
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L'atmosfera che pervade questo celebre dipinto è serena, pacata, dolce, le figure dell'angelo e della Vergine sono ambientate in un porticato che richiama evidentemente quello del convento stesso, non aderendo però fino in fondo al realismo di Masaccio, prediligendo la contemplazione divina piuttosto che la rappresentazione delle cose terrene.
Beato Angelico nel 1446 è a Roma per Papa Eugenio IV, dato che gli affresca una cappella in Vaticano, andata perduta; successivamente si reca ad Orvieto dove inizia la decorazione della cappella di San Brizio nel Duomo. In seguito verrà richiamato a Roma dove decora, stavolta per Papa Niccolò V, la cappella Niccolina raffigurando le “Storie di Santo Stefano e San Lorenzo”. Prima del 1449 esegue anche i dipinti per le ante degli armadi della Santissima Annunziata che oggi si trovano al Museo di San Marco a Firenze.
Il Beato Angelico muore a Roma nel 1455.
In foto l'Annunciazione, che si trova presso il Convento di San Marco a Firenze.