CHE COS'E' LA VERITA'?
Il paradosso dei paradossi è che il contrario della verità è ugualmente vero.
Hermann Hesse
La frase dello scrittore Hermann Hesse riassume un atteggiamento antichissimo che i Sofisti sono i primi ad aver assunto in Occidente.
I Sofisti – indicati come presocratici, ma in realtà contemporanei di Socrate – erano antichi maestri di saggezza e di retorica, e su di loro da secoli regna il pregiudizio imposto dall’opera di Platone, che li considerava indegni di chiamarsi filosofi perché non cercavano il Vero e perché si facevano pagare quando insegnavano. Infatti quasi tutti i Sofisti provenivano dalla classe media e nessuno di loro disponeva di redditi familiari, come invece aveva Platone che era un aristocratico. Protagora ad esempio, uno dei più noti Sofisti, originariamente lavorava come fattorino. Per cui avevano deciso di monetizzare i loro talenti facendosi pagare quando insegnavano filosofia e l’arte della retorica. Questo comportamento fu considerato da Platone e da quelli della sua cerchia segno di inettitudine intellettuale, insieme al fatto che i Sofisti democratizzavano la cultura, intervenivano in luoghi pubblici, non sceglievano il proprio uditorio e si mescolavano alla gente qualunque, ai non-nobili, anziché insegnare in luoghi esclusivi come faceva Platone con la sua Accademia.
Proprio Protagora vide tutte le sue opere bruciate dagli Ateniesi perché aveva affermato che riguardo agli dèi non era in grado di sapere né se esistono né se non esistono. Di lui ci sono pervenuti solo alcuni frammenti e aforismi, come il seguente: <<L’uomo è la misura di tutte le cose, nel senso che quali le cose appaiono a me, tali sono per me; quali a te, tali sono per te>>. I Sofisti si erano accorti di ciò insegnando la retorica: ad ogni discorso se ne può contrapporre un altro; su ogni cosa si possono sostenere posizioni contrarie con pari validità (e lo si può fare persino su questo stesso principio, che cioè su ogni cosa si possano sostenere posizioni contrarie ugualmente valide). Gorgia era particolarmente famoso per questa capacità. In mezzo ad un pubblico occasionale chiedeva di scegliere un qualsiasi argomento e iniziava a parlare finché non riusciva a persuadere tutti della correttezza di quell’argomento. Finito ciò iniziava ad argomentare esattamente l’opposto e continuava a parlare finché non riusciva a persuadere tutti anche del contrario.
Così, secondo Protagora, un abile oratore è colui che sa <<trasformare le cose che a uno di noi appaiono e siano cattive, facendole apparire come buone>>. Spesso chi legge la dottrina di Protagora si ferma a questo punto, ma il filosofo prosegue ulteriormente facendo intuire che l’abilità non corrisponde alla sapienza, anche se ne è la condizione necessaria. Si legge tra le righe dei suoi scritti che gli oratori sapienti sono coloro che, sapendo abilmente maneggiare il linguaggio nella sua relatività, <<fanno sembrare alla città giusto ciò che è utile e non ciò che è dannoso>>. Così, se l’abilità dipende dal saper sfruttare a pieno la malleabilità del linguaggio, la saggezza dipende dal saper mettere questa abilità a servizio degli altri, aiutando loro a perseguire l’utile ed evitando il dannoso.
Abile è chi è in grado di sfruttare a pieno la malleabilità del linguaggio, riuscendo a persuadere gli altri sia di un’opinione che dell’opinione opposta.
Sapiente è invece colui che, essendo abile nell’uso del linguaggio, riesce a far credere giusta l’opinione più utile e ingiusta quella più dannosa.
La posizione “sofistica” risulta essere un ottimo punto di partenza per la progressione umana e intellettuale. Da essa infatti emergono alcuni atteggiamenti di vitale importanza.
La tolleranza: la tua visione della vita è tanto rispettabile quanto la mia.
La responsabilità: visto che ognuno di noi si costruisce una visione della vita, di essa io sono il diretto responsabile e, dell’eventuale fallimento, non posso attribuire la colpa né alle circostanze né agli altri.
La libertà: siccome sono io l’artefice della mia realtà, posso anche costruirla in maniera diversa.
Il pragmatismo: tra le tante visioni della vita, possibili e immaginabili, ciò che conta non è quali sono quelle più vere, ma quali le più utili a breve e a lungo termine.
Tante versioni della realtà. Tutte ugualmente valide di principio. Poche altrettanto valide nella pratica. Come il filosofo, teologo e poeta russo Vladimir Solov’ëv fece notare, il carbone e il diamante hanno la stessa struttura chimica ma l’uno non fa passare la luce, divorandola, l’altro la lascia risplendere e fa sì che la stessa sostanza del carbone diventi di indescrivibile bellezza.