Chi sono diventato?
Quello dell’identità è uno dei temi che, prima o poi nella vita, coinvolgono tutti. Le domande rispetto a chi siamo, dove siamo orientati, come ci percepiamo e come ci rappresentiamo nel mondo possono evocare in noi curiosità, dubbi, preoccupazioni, poiché la risposta a questi dilemmi non è semplice e soprattutto non è mai definitiva.
Uno degli psicologi che si è maggiormente interessato a questo argomento è Erik Erikson: l’autore è stato tra i primi ad aver costruito un apparato teorico sull’evoluzione dell’individuo durante l’intero ciclo di vita. È proprio nel suo sviluppo che l’uomo è chiamato a confrontarsi con la propria identità, in particolar modo, secondo lo studioso, durante il periodo adolescenziale. Questa tappa di vita è fortemente connotata non solo da domande, pensieri su se stessi, ma soprattutto da una costante sperimentazione di vesti differenti, in modo da esplorare direttamente sulla propria pelle i diversi ruoli sociali, la personalità, i gusti, i desideri…
È proprio grazie a questo momento così significativo di formazione della propria identità che l’adolescente impara a capire chi è, dosando anche la giusta distanza dalla famiglia d’origine, dai propri genitori, dal sé bambino. Questo distanziamento, però, non dovrebbe mai configurarsi come un taglio netto, in quanto l’altra faccia dell’identità è proprio la continuità: se non trovassimo delle costanti in noi stessi e negli altri saremmo completamente disorientati nel mondo.
Eppure spesso si avverte la sensazione di non riconoscersi più, di essere diversi, di aver messo in atto un comportamento o di vivere stati d’animo che non ci appartengono.
Perché ciò accade? È sicuramente vero che la nostra identità si compone di elementi costanti, come ad esempio il lavoro che si svolge, la cultura di appartenenza, le preferenze sessuali, le attività che si amano fare; tutti questi elementi e ovviamente tanti altri si assemblano per creare il mosaico della nostra identità.
È vero anche, allo stesso tempo, che quotidianamente facciamo esperienza del mondo, interfacciandoci con realtà esterne, ma anche interne, che aggiungono un tassello a quel mosaico, aumentando la consapevolezza di noi stessi o, al contrario, facendoci mettere in dubbio l’intera identità.
Mantenere un senso dell’identità coeso e coerente non è sempre un compito semplice e spesso si vivono momenti di crisi. Ritrovare la bussola da soli potrebbe diventare sfinente; per questo motivo potrebbe essere opportuno richiedere l’aiuto di un professionista della salute mentale, per ripercorrere insieme il cammino della propria esistenza, mettendo insieme chi si è stati con chi si è diventati.
Dott.ssa Luciana Prudente